Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

All'interno del Vulcano (frammento di, in corso) Efesto Mulciberio Daidalus, detto dai nostri santissi):rli avi Vulcano, era il dio più dolce e triste di tutta la grande famiglia olimpica. Come i mitografi c'insegnarono, egli subì una grave, irreparabile umiliazione; la peggiore ch'es­ sere umano o divino possa avvertire: sua madre, Giunone, lo disprezzò a un tal punto da gettarlo (o costringerlo a gettarsi) dall'Olimpo in mare, e da questo elemento egli raggiunse tempo dopo la terra; sulla quale regnò, all'in­ terno dei crateri, con devota umiltà, circondato dai buoni Ciclopi, suoi operai, forgiando, mescolando e fondendo metalli. Egli fu dunque Dio supremo di tutto l'operato umano: di tutti gli operai, cesellatori, costruttori d'armi..., o coniatori di monete, stampatori. Di tutto ciò che è in simpatia coi metalli (armi, monete) che ne fonde l'impor­ tanza e crea dolore nel mondo. Poiché mai nessun divino soffrì tanto quanto il cuore del dolce Efesto che di pas­ sione seppe punire Ares, suo fratello, difensore, questi, di ciò che vuol essere: della Imposizione. Come Efesto e Dante, Malcolm Lowry sapeva che qual­ siasi sentimento, se grande, non ha fine. Qualora esso è troppo forte e trabocca dal petto per sua violenza, v'è la morte biologica che cessa il processo e lo dispone a fine (la Moira Atomo). Ma l'onda della passione s'espande 34

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