Il piccolo Hans - anno IX - n. 33 - gennaio-marzo 1982

e gli innumerevoli atti narrativi, a prescindere dallo spe­ cifico contesto storico-culturale-linguistico, a una limitata serie di modelli meta-storici, pare oggi attenuarsi. Un sin­ tomo di questo stato di cose è la sempre più diffusa attenzione accordata al contesto della produzione narra­ tiva. Non ho alcuna intenzione di alimentare volgari «disfo­ rie», dato il valore teorico degli studi a cui si allude in apertura, ma pare assai probabile che gli «elementi inva­ riabili», le funzioni che articolano i modelli narrativi, pos­ sano vantare un'invariabilità che «sussiste solo in rappor­ to con l'etica e la logica di un dato ciclo culturale, la cui lunghezza non è l'eternità», come scrive, con esemplare chiarezza, Cesare Segre 4 • Stefano Agosti, nel suo ultimo libro, si occupa di un corpus flaubertiano che comprende Madame Bovary, Edu­ cation sentimentale e Trois contes, muovendosi nella op­ posta direzione di coloro che cercano/cercarono di ridurre il particolare testo narrativo alla manifestazione di una struttura narrativa «anteriore» e mettendo «scandalosa­ mente» in rilievo la specificità del metodo compositivo flaubertiano, la peculiare solidarietà a cui, in quel conte­ sto, il materiale linguistico soggiace. L'autore appronta una griglia formale fondata sulla triplice tipologia della figura operativa del parallelismo (parallelismo di identità, di opposizione, di equivalenza o sostituzione). La sua lettura non salassa né appiattisce il corpus flaubertiano secondo la bidimensionalità spazia­ le richiesta dall'enucleazione di sequenze di funzioni, ma mette in movimento i testi scelti secondo la configurazio­ ne strutturale, sintagmatica e frastica che li costituisce. L'esecuzione offerta da Agosti non è «melodica» (come capita nel caso in cui si estrapolano concatenazioni di funzioni senza trascurare elementi caratterizzanti lo stile), ma «armonica», e anti-proppiana, in quanto la linearità della scrittura narrativa viene sospesa dalla imbricazione 197