Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

éclatante, emersione del sogno; di quel sogno e di quel sognare che non certo solo il positivismo aveva rele­ gato (o potremmo dire, sia pur metaforicamente, per approssimazione, «rimosso») nei marginalia degli og­ getti non solo - e non tanto - della scienza, quanto della stessa «vita», o, se si preferisce, «realtà». Larve, fantasmi, immagini fuggevoli, che era opportuno, e quasi doveroso, tener lontani - o esorcizzare - dal Feste Burg, dalla solida rocca, del _ soggetto costituito: costituito ad imitatio di un Dio aristotelico, o di una, forse ancora più orgogliosà Déesse, la Dea ragione (co­ gnominata anche Scienza; e qui la maiuscola è di rigore). Quintavalle � Bruno, al contrario di Ghezzi, inve­ stono direttamente l'oggetto della psicoanalisi. Lo fanno dall'ottica di quella che vuole atteggiarsi come Scienza, se non Déesse almeno princesse, dell'epoca no­ stra: la semiotica. Una scienza che dovrebbe servire da crivello, o vaglio, di ciò che per segni si dice: cioè di tutto. (Ma il sorriso di Wittgenstein ammicca: e l'altro? e l'altro?). «Non c'è altro da me», afferma glo­ riosamente la semiotica, per bocca di Marcello W. Bruno. «Definizioni, per favore, e vaglio delle mede­ sime», onde le si possa v,erificare, anzi «falsificare». «Il sogno è l'appagamento di un desiderio», ha scritto da qualche parte il signor Freud, di Vienna. «Appaga­ mento»?, «Desiderio»?, ma che mai vorranno dire que­ sti termini; e, più a monte, che cosa sarà mai questo oggetto-sogno di cui si parla? Un evento psichico? Ma esistono eventi «psichici» non riducibili al soma, anzi alla «somaticità»? Insomma il sogno - come tale - non c'è, · o se c'è è un'altra cosa; e comunque non è decodificabile, interpretabile. La Deutung freudiana è un'illusione teorica; non si dà, né può darsi. Ciò che rimane è «un sintomo» (come la febbre?) da ricon­ segnarsi, tout court, alla «semeiotica medica»: e da 96

RkJQdWJsaXNoZXIy