Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

ancora sul so gno Questo, e altro I tre saggi, di Ghezzi, di Quintavalle, di Bruno, che qui si leggono, hanno in comune l'argomento: il sogno. Un argomento che rimanda immediatamente a Freud e alla psicoanalisi; per riconferma stessa di Freud, che dieci anni dopo aver scritto la Traumdeutung, ribadiva, nella terza delle Cinque conferenze sulla psicoanalisi (1909): «L'interpretazione dei sogni è in realt� la via regia per la conoscenza dell'inconscio, il fondamento più sicuro della psicoanalisi». Né sembra che, in se­ guito, abbia cambiato - tra le molte che pur fecon­ damente cambiò - questa idea. In Io sogno Cartesio, di · Enrico Ghezzi, la psicoana­ lisi non è esplicitamente in questione. La sua presenza è semmai indiretta, sotterranea, da cogliersi attraverso «spie», o indizi, (come quello, ad esempio, che gli fa leggere una metafora di Wittgenstein come «un sogno d'angoscia»). L'itinerario del testo si muove per un diverso Baedeker: nessi tra biografia e teoria in De­ scartes; nessi tra biografia e interpretazione in chi De- . scartes, a tre secoli e più di distanza, oggi rilegge. E tuttavia quella presenza indiretta e sotterranea, indiziaria e; a quanto appare, come tale voluta (« Ne sator ultra crepidas », « Ofelé, ofelé, fa 'l to mesté »), costituisce, questa volta in modo diretto, un hommage . al grande Sigmund. Senza l'attenzione da lui prestata al sogno, inspiegabile sarebbe nell'a1 te, nella cultura, nella stessa teoresi del nostro secolo la straordinaria, 95

RkJQdWJsaXNoZXIy