Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

terra e l'acqua della valle del Nilo; il faraone è quest� potenza ma non ne è fuori; dunque non la padroneggia intellettualmente. Le vacche, le spighe, l'acqua; Giu­ seppe si pone di fronte a quello che l'agricoltura egi­ ziana è e può essere; numera i ritmi della natura, la padroneggia per padroneggiare gli uomini; li salva dalla carestia e toglie loro proprietà e libertà; realizza lo Stato per realizzare l'annona, e l'annona per realizzare lo Stato. A questo prezzo può poi imporre agli Egi­ ziani di accogliere i pastori, odiati e disprezzati, asse­ gnando alla sua famiglia terre che al popolo dell'Egitto non appartengono più. Ma i pastori sono sfamati e resi schiavi nello stesso tempo, con lo stesso gesto. Giu­ seppe, così potente, dovrà chiedere il permesso al fa­ raone per andare a seppellire suo padre, in un viaggio che sembra il primo annuncio dell'esodo. Giuseppe sempre interprete, dal sogno di potenza­ miseria in poi; sa e progetta, nascondendosi dietro le quinte per piangere. 2. Miseria dell'illuminismo nella tradizione che lo ri­ co:Pda: gli illuministi lottano per la libertà senza sapere il prezzo di fame da pagare; gli illuministi lottano con­ tro la fame senza sapere il prezzo di libertà da pagare; non hanno mai un popolo, non sono popolo. Giovanil­ mente entusiasti, i giacobini pagheranno queste con­ traddizioni; linciati da contadini, facchini, sottoprole­ tari di mezza Europa; intuizione delle plebi idealizzate da tanta storiografia di pregio ed oggi finalmente smi­ tizzate dall'abbraccio evidentemente (spero) grottesco dei nouveaux. O forse grandezza degli illuministi. Se fossimo co- _ stretti a pensarli sempre sdoppiati e consapevoli, reci­ tanti 1'1Illuminismo-trionfo-della-ragione (intelletto) come parte del loro rapporto col mondo. Visti così, ci lasce­ rebbero orfani di quel padre-infante di fronte al quale 142

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