Il piccolo Hans - VI - n. 23 - luglio-settembre 1979

2 Nel 1925 Freud scrive Alcune aggiunte di insieme alla « Interpretazione dei sogni». In questo breve stu­ dio, così en passant, come spesso capita per le cose più importanti in analisi, tre punti vengono presentati da Freud che possono riaprire nel 1925 e nel 1979 un avan­ zamento nella questione del sogno. Primo punto. « Nessuno può praticare l'interpreta­ zion� dei sogni come un'attività a sé stante; essa è e rimane un settore del lavoro analitico». E ancora: « Non servirebbe a niente mettersi a interpretare i so­ gni all'infuori dell'analisi». Quando si parla di interpretazione dei sogni biso­ gnerebbe intendersi se ci si riferisce alla interpreta­ zione freudiana. Perché fuori di questa lettura appa­ rentemente restrittiva che Freud ne dà, forse si con­ tinuerà a sognare ma non si verrà a scoprire niente di quello « strumento misterioso e stupendo» che è il nostro apparato psichico. Punto secondo. Freud si chiede se ci si debba rite­ nere responsabili dei propri sogni. La risposta sorpren­ dente · è sì. Tutta la questione della realtà si lega a questo interrogativo, ed è del resto sulla questione della realtà che si chiude l'Interpretazione dei sogni. Dirsi: non è che un sogno (che è poi lo stesso che dire: non è che una donna), così come dirsi che tutto è un sogno, non è tanto svalutare il sogno o svalutare la realtà quanto allargare il dominio dell'elaborazione secondaria la cui funzione è di produrre, con i mate­ riali del sogno, un sogno a occhi aperti. Un lavoro abile, che tura le falle del sogno come il filosofo tura le falle dell'universo, aggiungendovi già, un attimo prima del risveglio, la sua interpretazione. Ma un universo senza falle non è un universo reale. E' piuttosto la visione dell'universo di cui si avvale il 136

RkJQdWJsaXNoZXIy