Pattuglia - anno I - n. 8 - giugno 1942

Cl l\l()IJIE ~o H ,\NNO domandato se io mi cli,·crlo - leggendo le reazioni degli c1ncrgumcni, a1lc 1nio polemiche: e che non sono --:- come ripetiamo - pere mosc<1tellle da clm·si ai porci. Se, cioè, io goda leggendo le reazioni clcgl~ energumeni, finti energumeni, portatori d'acqua con le orecchie, t?C· sui ti e finti gesuiti, cattivi sc1 vi. EfreLlivamentc Ja cosa sla cosi: non m.i ci arrabbio e non ci godo. :\le ne importa niente. E questa è, p1.!resempio, la ragione per cui ho laciuLo, ultimamente, quando si {' levata contro cli mc, la canea che arrota,·a, contro di mc, i suoi denti, da tempo. *** :'\ 1la perchè, dunque, certa gente l'abbia contro di mc, è questo il punto eia dovere spiegare; ma sollanio ai non Jett.ori dei miei scritti: chi:, viceversa, i lettori dèi noici scritti capiscono, al Yolo, i mo,·enti degli analfabeti scagliali L'Oniro di me. ! lo detto che non mc Ja prendo al modo tragico e che vi ~orrido sopra. Dopo i trabocchetti infiniti, comprese le gesta di quel teppista che tentò di agt,rrcdirmi di notte tempo, f'ra tanta teppa posso trovarmi contento dcj ci11quc o sci melensi arlicolacci con cui ,·arie persone hanno credulo cli farsi belle scagliandosi L'0nlro un uomo e contro un artista che, come diceva J' Oppo, fa onore al suo tCJ11po cd alJ' Italia. ~he il lloceioni: al quale, ,·ila durante, non si Ieee di meglio che di · tirargli .carote e patate e torSDli cli c~,·olifiori ccl altri cmlllem: della pubblica ignoranza. Poi è anche vero che a Bocci on i (dopo, morto) sono state intitolate piazze o strade di .Vlilano o di Roma. Boccioni scrisse -.l'vlcrda a ~IJi- <.:hclangclo » e non di meno rimase Boccioni; in quanto gli intelligenti capirono il suo spirito cli rP" ·one che lo portava a demolire 11 vecchio per la creazione del nuo, 1<"; s~n~a, perciò, che Boccioni avesse commesso una vera offesa allo spirilo di Michclangc!o. (Spirito distruttore; ben diverso dalla michclangioleria aecaden1ica) Fd a,1ch1jo 1 scrivendo di Gemilo, non feci altra cosa cli quella rii met-terc in evidenza il danno e l'in[)u~' o malefico che le epoche cli dccaclcnza spirituale, le epoche frolle e provinciali, arrecano agli spiriti degli artisti che non sanno difcndersCJ1e. E del resto, a che scopo, in llalia sarebbe stato tutto un 1novi1nenlo di rinnovamento spirituale, nel campo delle arti classiche, se ad esempio la scultura clell'otlocento a,·esse già clctlo l'ultima definitiva parola? :\lcssuno nega, cd i.) lo sostengo, che Gemilo valse più dei Barbella c degli Ximencs, più dei Trcnlncostc c dei Bistolfi, più elci ì\ laccagnani e elci- Calandra e <lei Canonic,. e dei Hutclli. Ed appunto io presi a parlare di Gemito': quale il più degno di esame e di considerazione e di revisione critica. Lo ripeto: io non scrivevo e non scrivo per la platea. La demagogia non mi appartiene. LI coro degli applausi pecorini no mi solle,tica. Io faccio delle revisioni - parziali, soggettive - da artista, E non c'era (conclusione) ragione al mondo, di. prendersela çontro di me, eccettuata q .1ella cli dar sfogo all'odio che mi si porla- ,·a e mi si porta e mi si porterù eia parte della plebe, irruente mal-. dicente fecciosa e teppista dei piccoli artisti e piccoli critici. Essi· l'hanno - jn altre p-arolc - con mc, perchè io non Li adulo, non li vezzeggio, non li liscio. Non mi frega niente cli essi mediocri striscioni e vergognosi questuanti cli lodi e cli acquisti eia parte di terzi compiacenti (volenti e nolenti) acquirenti delle loro porcheriole, Tanto meno è scrio affermare che io, scri,·cndo del Gemito, mc l'abbia presa coi napoletani: i cjuali 1rnpolctan i sono sempre slali trattati benissimo nei miei scritti. Vero è che essi dicono che io mi sia per il primo scagJi~,Lo contro un altro artista, e cioè contro Gemito, ma questa cosa non è ve-- 1·11. lo non ho eletto, cli Gemito, che quello che dovevo dire. )~cl i cafoni burini hanno i.nvcce preso il mio articolo e lo ha11no clcfor· mato attraverso i riporti di proposizioni fra virgolette, atte soltanto a dar<: ad inlcndCJ'e che io abbia dello che Cristo è morto di freddo, o che GCJnilo non era un artista: mentre invece io scrissi che Gemito era un artista il quale aveva dato· bcUa proni di sè attraverso alcune terrecotte; ma che poi il suo tempo, umbertino, pro,·incialc, curialesco, banale, ciarlatmio, vacuo, indegno della tradizione, lo aveva guastato. Gua- ~talo montandogli la testa dandogli a vedere di arricchir mediante Ja maniiattura di saliere in isitilc semi liberty; le quali mollo poco hanno eia spartire con In tradizione della scultura italiana, la quale va da Arnolfo di Cambio a Jacopo della Quercia, eia Donulcllo a ;\Jichclangc!o e a 13emcnut.o, per cuJminarc nel Bernini. * E, per esempio, in[or1ni il mio ** SCl'itto ;;.u Toma. Informi, nelQue&te cose al principio del l'istesso mio nrtioolo su Gemilo, Pairaa"21(5rfEf''Rllffl11i ~-Foflre io dissi di Gian Lorenzo 8 Bernini, napoletano cli nasdt.a e napoletano cli spirito. Sono state vere e proprie vigliaccherie quelle cli avere virgolcggialo le mie proposi,zioni in modo· da clefor111arne ed, anzi, da capovolgerne il senso. Sono stato, del resto, tanto tempo a vivere ncll' Italia nicridionalc cd insulare, eia considerarmi, più che amico dei napoletani, meridionale cli spirito. Ed altre cento ragioni avrei da addurre per ribadire le icli.ptaggini scritte contro cli mc dai vari roccacannuciani improvvisati polemici. Hanno anche dato ad intendere che io abbia fatlo colpa a Gemito di non aver avuto noti genitori, mentre invece io avevo scritto che non c'è nessuna oolpa a nascere bastardi e che per l'artista la famiglia vera è la sua arte. D'altra parte quale scopo avrei avuoo ncll'offenclcre la memoria di Gemito? Gli i.mprovvi- );ati difensori cli GCJnito possono avere a cuore l'interesse 1naterial<:\-pccunario della valorizzazione di opere ciel maestro e da essi acqujstatc a Prezzo di stTozzo; ma di tali interessi io non sono il curatore nè il vile ruffiano. A mc, ripeto, importava dimostrare un fallo di alta morale: e cioè come un ambiente frivolo possa, con le sue stupidità, esigenze chincagliercsche, ecc. ecc., ? rnstarc uno scultore istintivaJlH!ntc nato e rivelato tale: e che molto di pii, avrebbe fatto se fosse vissuto l'ra 11,cno quacqucri contemporanei. * •• Sono stati tanlo cai,i e tanto canaglie da scappar fuori ad insolentin, non soltanto contro la inia persona e contro le mie opere (delle qu,1li cose mi importa nulla perchè insolenze a vuoto possono, c'lntro di me, far colpo soltan1Jo p,·esso persone che non m.i cofloscono) ; 1na sono stati così idioti così CJ'etini eia prenclcrs.;,la anche contro « L' /\cquaforLc » come urie. Sissignori: se ..h.1 sono presa contro l':..<'qu.,forte come arte; cd un tale e sortito fuori n dire quasi che io fossi il tutto della minima parLe eh<', invece, sono o rappresento nell'arte ( uditela che è bella!) dell'acquaforte: Ja quale è (secondo costui) «l'an~ tipasto • delle esposizioni. Cari- . :,I I (Luigi Bartollnl) no quest'antipasto od aperitivo! Carino quest'apcrìtivo che sarebbe, come gli ignoranti non sanno, un aperitivo all'acido nitrico, in quanto •acquaforte» è -sinonimo cli acido nitrico, nel· gergo clcll'arle. E cosicchè hanno dello, credendo di offendermi maggiormente, che L'acquaforte è una cosa da poco. Come a dire che se an'che fosse vero che io eccello in tale arte sarebbe sc.mprc un eccellere sopra cosa da nulla. Ora, caro lettore cli Pattuglia, io mi rivolgo a te che non sei un jgnorante e che hai presenti le acqueforti di Hembrandt: le quali a giudizio di tulti gli artisti valgono qu,U1to i quadri cli Rembrandt. Mi rivolgo a te per domandare se non sia ve• ro che e eia un disegno piullo· sLo e hc non eia un quadro che meglio si può giudicare un artista; 1ni rivolgo a te per domandarti se non sia vero che un'acquaforte di Goya vale quanto, o di più, d'un quadro di Goya. Cosa ti piace cli più, o inLclligcnlc lellorc di Pattuglia, un quadro cli Anto,ùo Canaletto op· pure una sua ncqual'ortc? Non esitare, al>bi coraggio, dà prova d'inLelligcnza contro i cafoni e rispondi, con mc, che ti piace di più una sua acquaforte. Dlircr è più grande come incisore e disegnatore che non come pittore, Le stampe cli Anto1lio Pollajolo supereranno molti scco· li; mentre la i!lustrc pittura, il chiasso dei colori, e la femmineilà ciel colore piacciono al selvaggio, al bifolco, al tuo portiere, alla sartina della casa di fronte e agli iJllbccilli che per scrivere contro di mc, scrivono anche contro la mia arte; e non soltm,to, ma anche contro il genere della mia arte. '* ** E quando Jc cose stanno cosi l'unica è cli mandare a 1norirc ,anuuazzati i bifolchj, i pervenuti a posizioni inattese quanlo im1ncritatc, ma j rimasti bifolchi. Ed è ai bifolchi che io dico: ci vuole ,litro, 1nici cari, per demolire un uomo della mia tempra e clel111 miu onestà e ci rivedremo dopo la guetTa. Oggi le polemiche non sono nè opporl1mc nè utili e perciò non ho desiderato cli rispon• dcrc a lungo; ma ci rivedremo dopo la guerra. LUIGI BÀRTOLIM

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