Pattuglia - anno I - n. 8 - giugno 1942

E' stato scritto recentemente su queste colonne che lo scopo cui noi tendiamo con la nostra otliDit<ì c,olonterosa e disinteressala di giouani s<·rittori c·ousisle sopratutto nel t:mtalivo di esibire un ,locumenlo sincero e palpit,mlc della nostra umanità, nmauil<i clw noi <'rediamo in coscie11:.a,co11 jed(• dilficilmente infllCCllbile, essere <Juellat111ouache la Riuo/u::ionc ha crealo ponendoci di fronte degli appassionanti problemi spirituali e come tafi emi- • ,wnJcmente politici. Perchè in. fondo ogni nostro sforzo di migliorumento mira aWafferma:.ionc di um, politicità asso· lultt di ogni nostro auo, irlleso al bene delfo socielrì e quimli ,/elfo Stato. R bene che 1-•engano mcmifesluti questi colloqui oper,,ti nel nostro intimo, affinchè es~·i possano tlonumi rimanere a riprova di u,ur particolare sensibilità che dist.iugua la nostr<1 generazione da tutte lé altre, che cas/.ìfuiscn mr sostrato ideale ct,p(lce di rend'!rSi degni u roccogliere l'ere,lilà del Fascismo. Se il no~·lro lrm;(lglio ic/ealr., anela s;opratutlo fl fissare ec/ a limitare l'esse,i::r, qm,lilaliva e quanl.ilalivn delle nostre e~·igenzr ormai c/n tutti riconosciute, rion bisog11aperò dime11licare che nitre esigen:.e, ugualmente radicale e profonde, vengono manifeslllte nei riostri riguardi dalla flfoolu:ione. E um, rii esse ci infen'ssa principalmente ora, cl,e ci pare d'importanza fondamentale; quella al.tinenle a un mollo cui l'abuso dei rf)fOri ha Iuli.o molto del suo significalo: andare verso il popolo. Sappiamo che in genere ogni Rioo/u::ione nasce e si sviluppa su premesse sociali che ad essa ,Mmro poi il licoil.o della sua 1Jalid;1.,i. /f Fascismo è sorto su una preme!)·sa sociale sen::a dubbio lo pili preciso, lo piiì cosciente, la pilJ morale. di qmm/P •si siano nlfacciate durante il <'Orso della storill dal se.ulimeuto dei popoli. 1-lccorciare le ,list.an- ::e sociali ,ron abbllssarulo coloro che stanno più in alto, 111<e1levando coloro che slwmo piiì i11 busso. E per questo è neussllrio nltresì che coloro che starrrro in alto rrorr rimangano chiusi al di là di un sordo llltervallo, ma scendono p<1rgendo il loro braccio, ma niul.i110 gli altri a salire. Orbene, se noi esaminiamo la posi- ::ione in cui si lrooa la noslrn classe, di stmlenli e quindi qomini colli, di unioersilari e quindi futura borghesia dirigente (non cre,lo sia 11ecessaria la raccomn,ula:ione ,li non equivocnre il /ermi ne « borghesia » ), vedremo come insu/ficienlemente le nzioni de/fo nos/r(I 11ifa siano conseguenti a questa esigen- :11 fondamentale postll dalla Rioolu::ione Se noi ci mettiamo di fronte alle nostre anime, t;e noi ci guar,liarno un istante nel bianco degli occlri,vedremo come ,m. ,li/etto moli.o grni,e nrn per fortuna 11011 insanabile sia ripos/o nella le11Je11::aindiscutibile che noi abbiamo a formare una casta. Se noi iml<tghitnno presso il popolo che tma oolta si sarebbe chiamato mi111110, <1uello formato dai lavorutori ma• mwli, conlatlini e operai, <101,remocon- .'llqlare in esso mw ,liffiden:a, sovente malcelata, c,('r.<;o gli studenti delle Uni11ersità, un' inclina::ione evidente a co11- !ìidnarli lutli come dei figli di papà di buona memoria. In quanto poi ni gio11tmi della ,wslrn generazione - avticrto dw la questione è sempre inlesn in sens_n di massa - 11011strulenti (e, cmJ/ranamcnle a qrwn/.o f,otrebbe parere, sono ben tanti!), l'abisso sembra poi ancora phì scoraggiante. Si /ratln direi di due categorie chiuse, che rari con/alfi e scambi lllimentano seu::a liicuna continuità. (Sostwrzialmente: percl1è la forma non ci ir1tç_ressa). Jt'El~che~:er~bb~m~i l~;·:-o c:n 1~~~ certa costernazione un r1rticolo di Lorenzo falanga « conlro la burocrazia •· Diciamo con una certa costernazione poichè credevamo che le rrust.ntc sanguinose della stampa di puntu contro <1uesta burocra7,ia, mostro e mulnnno della civiltù moderna che però non ha ancora trovato istituzione che Jo possa sostituire, si fossero innridite 1 vista la mancanza di costruttivitil delle l'ipetute polemiche e dei prolungati aU.ncchi. Non ci pare clrn sia il caso cli ribadire la nostra posiz.ionc cli rronte al problema, poichi: già abbiamo chiarito che, pur comprendendo i gravj svantaggi che una fredda burocrntiu;nzionc di tutta la vitn civile arreca alla compagine nazionale, non vediamo cÒmPsi poSsa abolire di sana pianta la complessitù cli tutti gli uUici che confrol-- lano ogni pubblica e privata ·attività. TJ1IC complessità deriva direttamente dalla e omplessiti\ cli Forme che ha assunto tutta la vita moderna negli ultimi decenni. fal:mga fomento che ogni istitu• zion(' anche del Partito al suo nascere si burocratizzì _. al punto cli dividersi e suddìvidcrsi in direzioni, urfici, settori, -con i 1·elativi gl'and'J e piccoli gerarchi», ìmprCcn contro gli « uscieri gallonati' )O \~ i telefoni in tutte 1c stanze. Ebbene, ci sembra chc- egli non :Jbbia la minimH ,esperienza di quel che sia necei;sario per far funzionare con ordine ~ con rego!nritù un qualsiasi urficio. Che si possa snellire e ridurre, siamo d'accorcio. ~fa noi crediamo, per quanto lil nostra esperiemr,:1 personale' ci ha in molti C'asi detto, che dal punto cli vista istituzionale o meglio organizzativo In pe1·cenLunJc cli superfluo che ncj diversi uffici ancorn si trovn, non è poi così spaventosa: se la burocrazia è t,mmalata, non certo nel sistema risiede il suo male; m(t in tutti i casi negli uomini che <li tale sistema costituiscono I' ingranagsio. Se il sistema è in se stesso pcsrrnte, potrebbe divenire leggero e snello qualora gli uomini snpesserQ con et1ua discriminazione distinguere l'utile dall'inutile, il necessario dal non necessario. 'lò'n è che il sistema burocrnlico comporti la morte di ogni senso cli iniziativa; l'essenziale sta nel dare ad ogni cellula umnna del sistema la sun rcspoosabilitù e Ja sua iniziativa. In ult.imn analisi il problema rienh·a in quello più Jato <lclle competenze, e di conseguenza srociu in quel problema di formazione di coscìemw che noi vcdinmo come il londumento necessario cli ogni impostazione rivoluzionaria clc1la nostra gen""razionc. Si sta svolgendo sulle colonne di Roma Fascista una· interessante discussione o proposito delle frequenze uni- \ crsitnric. L'argomento ci sla parlicolurmentc .a cuore poichè per noi studenti di provincia resiclcnt.i in nitra città, che non sia quello sede di Atcheo, non poche clifficol\n si presentano nei rigunrdi cU uno regolare frequenza alle lezioni accademiche. Teniamo appunto ora a precisare che -finora ·i camerati che si sono nv-..•icenclati sulle colonne di sangui,wta reultà. Ricordiamo e/re <1slrllendo dalla realtà corriamo il peri• colo di lrlldire la continuità della /Uvo- /u;;ione, di falsare e tJuindi distruggere l'essen::a del J?ascismo. A queste realtà per:,erremo proponendoci rm co11fotlo più a~siduo col popolo, un interesse pi1ì me,lilato uerso i suoi problemi. Chi trii i lei/ori ha <mulo la forlmw di trovarsi in me:::o al pitì ge1111i110 popolo· illlliatto, a trnflare ,la mnico delle silua::ioni nuovissime che +r, s/oria <l'oggi ci offre, sa quanto il vero popolo italiano sia sano, sia fiducioso. Io credo che non si possll cercnre llltrove s·e non ~io noi lo rllgione di tutto <1uesto. In una nostra innato immodestia, in una ualuta::ione eccessi11a dello sforzo intellettuale che costituisce il noslro /aooro. /11 mia tendenza, ora per forlmw in discredito, cli i1111egginr.:> per le pfo::::c sen::a per altro far sentire la noslrn goliardia in qualche co:w ,li pi1ì ,,ero e di pitì coerente. In un maledetto 11izio cli Jeori::zare eccessi1Jame11te, di risolvere i problemi pùì ~roc,i sen::ll essersi resi conio ,!ella rea/là spesso IClnto cruda <' sconfortanle. Ricordiamoci che la riuolu::ione fascista nacque ,la. una realtà popolare, che gli uomini di vent'anni fn in ogni faro gesto rispecchiavano le necessità imprescindibili di tale sofferta ed in4 (Anche qui, soslon::ildmente: ili/alti le parole uggiose non contano):. Sa quali rfaorse si possono trarre <la esso, sa come in sostanza la materia sia pronlu ,, rice11ere in pieno il soffio delle idee ijondazione- Ruffilli - Forlì , Rama Fascista · hanno consiclcrnto nei conrronti del problema diverse categorie di studenti, che dovrebbero risentire dell'c\ 1 entuale decisione di una frequenza obbligatorin in tutte le Universitù del Hcgno. Prima ca\e.goria, gli impiegati i seconda, i figli di papù (mo qucstR non valeva certo Ja pena di essere considerata). Altri poi fa una distinzione fra jmpieg:nti e lavorntori manuali. Giustissimo. ~essuno però ha parlato di coloro che abitando lontano dal centro universitario si trovano in clisaginte condizioni economiche. Questi studenti, tra i quali sono vivissime intelligenze, intelligenze vere al di .fuori d'ogni spinta di raccomancla1.ioni e d'ogni assistenza più o rneno mecenutistica, non sono sovente in grudo di sostenere le spese ingentissime. di viaggi e cli sussistenza fuori della famiglia, nccessarìc per seguire regolarmente i corsi universitari. Ci preme per ora rar notare che questa categoria esiste, e che i problemi pnrticola1·i chl' essa· presenta in seno al problema gcnçralc della rifol'ma universitaria sono forse i più urgenti. Un'altra osservazione aggiungiamo: non solo dal lato economico il danno sarebbe molto forte; ma specie per coloro che sono iscritti alle l'acoltù scientifiche una frequenza continuata, tenendoli continuamente lontani drtlla -.loro resìdenza e dr,I loro G. U. F., impedirebbe ui pochi voletntcrosi di svolgere <1uelle attività di prepm·Az.ìone politica e colturale, cli addestramcn~o sportivo, di integrazione professionale, che noi tutti riconosciamo così .utili, In mezzo alle <1uali noi viviamo, e nelle quaU solo è riposta la ragion d'essere elci G. C. F. provinciali e la loro vitaliW.\. Comunque sappiamo che certamente nll'ntto cl.i una riforma universitaria, necessaria cd auspicata, tali considera~ zioni saranno certamente presenti in chi con tanto omore governa le sol'ti della Scuola Italiana. * .. Un indovinn.to corsh·o sul l3llrgello a proposito della distribuzione dei reciditi della produzione, ... si riuolge a due categorie ,li indiuidui, ogni giorno pili esigue, che raccolgono l'unn gJ; egoisti tiepidi e l'altra gli sconfortali ini,idiosi : i primi pensano clic il Fascismo ha realizzato socialmente una bella Rivoluzione, e sarebbe un peccato se ora si fermasse; i seromli lrou<mo, per esempio, che dal mome11l0 chi' i polli non ci sono per tuUi, s,,rebbe meglio sen:'altro abolire i volatili ,la oggi a e/omani. Gli uni sono privi di ogni qualunque nobil,e idealità; gli altri d'un po' di realismo. ~cl mezzo, come dice giustamente il corsivista, cammina la Rivoluzione. E nel mezzo, nggiungiamo noi, camminano coloro che veramente sono l'imasti e qgni giorno divengono (perchè, anche questo non è.· do escludere) fodeli alla Hivoluzione. E per questi non debbono a,·ere posto nè qualsiasj pessimismo nC qualsinsi ottimismo entrambi astratti e 'teorici in c1uesti tempi; ma solo la sana coscienza cli operare fottivamente per i J bene del Fascismo. ZOB. nuoue. Molti mi diranno che queste sono illusioni, e/re questo è sfasata otti- .mismo; che magari è retorica. Sono prOnto <t <limoslrare ali<, prora ,lei /nit.i che questo è rellltà. ~ *~ lll guerra costituinì un passo nocmli in questa necessaria marcfo oerso il J>opolo, che ,/o;;riì essere seguita imme1/i<llamenle ,fo ww marcia del popolo uerso di noi. l'universitllrio f<1scisfo uelle lunghe giornate grigio1Jerdi imparertì, a conu,tto co)1 il combattente ig11olo, come il suo compito pitì alto sia uella ricosl.ruzione quello di dedicarsi alla nobilitazione e al miglioramento ,lel popolo che suda: GIUSE:PPE ZOBUU Il 9 maggio deve essere stata festa grande per molti signori. Per quei signori che nella conquista dcli' Impero banno trovato la maniera dj accu1nulare in pochi mesi diversi 1.nilioni e cbe f~rse pensano nella imn1inente ricon,,uista, di accumularne aJtrctta.nti. (Mn i t~m1>i sono cambiati irrimediabilmente). ~e proprio non vogliamo pri• varli dei 1nilioni - che, in fondo 1 sono solo quelli che per loro contano - perchè almeno non li priviaino del distintivo fascista? Il bello • anzi il brutto • è che alcuni di que&ti signori ostenltmo il distintivo rosso squudrislu, ere• dendo forse che esso possa nascondere in <1ualehe modo le loro por• cherie. Camerati, non sarebbe <(UCSIO il 1nomento propizio di ripulire un po' certi angolini che prcfcudono cli illuminarsi col sole degli onesti? * 9Jatedi 111;a{JJ E' stato Erasmo, in un suo articolo su " Vent'anni ,, , u farci ri• J>ensare ad un fallo che da tempo avevmno conslatnto e che di giorno in giorno ci riempie di stupore. Infatti notiamo - specialmente nelle manjfestazioni patriottiche, quando tutti i.ndossnno l'uniforme fascista, come siano nuinerosi quei camerati fregiati dei fascj rossi della passione squadrista: taulo che e' è stato un momento in cui abbia1no pensato, che non fosse vero c1uanto ci ave,·ano dello circa la 1nagnifica 111i11ora11za. tlei lcmpi eroici della llivoluzione. Una minorun:,..n piuttosto nun1erosa. Il fauo è che niolti dei can1erati sc1uadri• sii non porevano essere alloro che 1nolto giovani, c1uasi fanciulli. Sbagliamo o sarebbe necessaria, nell' ~nteresse dcli' Idea, una rispol veratina n certe date di nascita ed una conseguente pii} esatta e cosciente ridistribuzione di certificati e distintivi? SULLEONDE Canzoni cli guerra : nostalgico eco elci giorni roventi sulle sabbie e tra le n1ontagne. Ci si do1.nandnva, or non è iuolto, come mui <1ucsta guerra non avesse prodotto <1nella fioritura di n1otivi che nascono spontanei sulle labbra dei soldati in marcia. Invece no, canzoni ne hauno·.iuvcntatc i 'nostri fanti;~e non poche. La Uadio ce ne vuol convincere: tutte le sere alla stessa ora, immancabilmente, esse risuonano nelle nostre case. Gradita è giunta, sulle prime, l'iniziativa: e ci piaccva:ascohare quelle musiche, anche se cantate dalle voci più o n1eno bianche dei soliti tenorjni sfiatati. 1\Ja batti e butJi, son sein• pre quelle, e va a finire che In gente s.i stanca; e non sa se preferire rprima, c1uando non se ne sentiYa per nulla, o oggi, che se ne sente troppe. E' strano: anche in queste piccole cose, noi troppo spesso abbiamo un difetto. Nel senso della misura.

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