Pattuglia - anno I - n. 8 - giugno 1942

mconTcRoOnLADAlffiAZIA CARTOLINA DA ZARA I L, piroscafo che ci conduce vcrsQ le rive dalmate si chiarn., Baj:m1onti cd ha lo scafo dipinto di color grigio cupo, colore severo di ciclo copcrlo. f: lo stesso che fino a non mollo tcm~o fu si chiamo\'a Sarajevo, crl dipinto di un bel bianco clomcniculc e appart('ncvn alla rtotia dcl1a J(l{/ransha Plo11frlba. La (.tCntc di bordo, dal comnnclnnlc nlPultjmo carncrotto, è rimostn quello di primll e <1unsi non mostra di essersi nccorla di aver mutala bandiera. Per costoro in l'('nllò nulla appare veramente camhialo: nel giro delle loro i?iornntc. imperniale sul mestiere, tutto è rimnilO tale e quale. Fin da rn- ,zazzi, e molti di essi ancora ai tempi dell' AustrioUn~heria. hanno sempre navigalo qui, tra la tena e le isole, forse imbnrcnt.i per lustri sugli stessi battelli, toccando i medesimi approdi, indiUerenti che sullo banchino ci fosse i1 carabiniere, il grnnicjnro o ti gendnrme. Ti·a di essi, come trn la gente del litorn1c istriano, la imperiale e regio marina da guerra nsburt,dc:., trncvn fìtli uomini 1>Cr le sue nnvi; e per qurilcuno l'itnbnrco sulle nnvi imperiali ero stato 1wobabilmrutte l'unica av,·enturo cleQno di memoria vis-.uta fuori del mare di cosa proprio. TI linµ:uaggio di bordo è rimosto ancora in gran p:irte quel ger~o misto di veneto e di slavo che era la lingua uffici3le dello morina nustrincn c in cu\i i termini marinareschi e il proverhiole dei nostromi erano in un ,·eneto sch·ictio, mentre le imprecazioni. i rimbrotti, le bestemmie hanno ~empre mantenuto l'impronta della lingua slava. Tanto f' ,·ero che maestri della navigazione in Aclrint.ico 11>rnnoi Venczinni e ln gente schiavonn, calata cl'amo1·c o di forzt1 <lnllc · montagne del retroterra, non si imbarcava altrimenti che per ciurma cli fatico. Tuitavia fl.nchc fuori ciel lingunggio cli bordo. tt1tti parlano l'italiano correntemente. TI dialetto è Yencto, ma con una cadenza particolare. inasprita, piì1 durn c scabra ancora di c1uella che si sente sulle coste deJI' lstrin. Lontanissima è 1n dovizia Fcm- · minen della parlotn veneziana, nel discorrere di questa µente. sulla cui terra. costo e isole, ~:ra,·n tutto il peso delle enormi e nude montagne di Croazia. Tn certi punti del litorale, sembra nddiritt.ura che i Velebit.i o le Dinnriche sor.'!ano dall'nc<1ua, con la lorCl desolazione di roccia. E questo spice:a senza dubbio tinche molti nsoeili del carattere della gente tnorloccn. cui lo squallore e l'impraticabilità delle gigantesche monta~me "iet.a octni respiro, che non sin c1ue1lo spesso avvenLuroso cli navigare trn le isole. Si vedono sco~li di poche braccia in cui attorno alla lnnterna che indicu il rischio delle sccc;'.1e rocciose, sono, nm<n-evolment.e pettinate, magrissime vigne. E la vendemmia si fa con la barca. che qui tiene in tutto il luogo del c"nrro. Anche con 1n barca si menano alln pastura Jc capre e poi si nbbandonano per ]a giornat.1.1 tra le sah1ie dello scoglio. Relnno, protese sull'acqua al passaggio elci batlclli, come animali araldici o mitici. Si capisce come chi vive qui non possa tenere Fondazione Ruffilli - Forlì lo stesso linguaggio della gcnlo che at:~__. lungo le chiare strade della pianuru 'o nella c1uietc sonnochiosa dclln lngunn. t. un paese eia sentimenti inespressi, ma fondi, da fuoco coperto: qui si immaginano ire improvvise e grandi, ma brevi e limori essenziali e un senso violento e tirannico ciel possesso. f. anche una proFoncli'I, ma rafrrcnatn dolcez:~n. . .. Zara è una città che si direbbe uffacciata alla rivo con prepotenza. I suoi pnJazzi, tutti nuovT grandi e chiari, sorgono sulle sonziosc banchine, in visto del mare. E giungendo do! mare in una giornata libera di foschia, si scorge da lontano questa alt-;- bm·ricra di case, prima ancora di avere la sensazione della terrn su cui sono edificate. Accanto alle evidenti ragioni pratiche che lo hanno dctcrrn.inalo', si direbbe che vi è un \'aloré simbolico nel tendere verso il suo mm·c della cittit nssecliata e privata clelln proprio terraferma. Doveva essere uno clurn vita quell11 che si viveva <iui sotto gli occhi dello straniero accampato alle porle. E il costume degli Zaratini ne mentiene la memoria. C'è a Zara una tcnnce, quasi sc,·cra sobrietù di costume e può sembrure singolare in una cittù dove la vita e1·a economicamente facile, so• pratutlo in uno città unica per il poco prez7.0 e la comodità d'acquisto di tutti i generi voluttiari. f: il cuso cli dire che gli Zaratini non volessero loscinrsi consolare. Oalh, riva, traversando i;tli archi aperti negli spessi bastioni delle muro venete, si entra nel cuore del• l'antica Zara. Che è, al giorl10, una citlù silenziosa L'inlrico d<"lll' C'alli apparl' quieto, i campielli e i CJuadrivi taciturni e deserti. Dopo. i} fugace movimf'nto delle prime ore del mattino, cui fu da centro una Piazza de1lc Erbe, più picco1n ma non divC-rsn, neopure per il _vivnce e c1uasi festoso intrecciarsi delle contrattazioni. da quelle per cui vanno famose le ciUi\ delle provincie' vcncie delln pianura, la cit.llì pare svuotarsi, c•ome se si ritraesse in sè. ln <1uelle ore un'altra vita ..si svolge, per l'esi.2uìili delle contrade, la 1>rossimit:'I tra finestra e rincstra. la comunanza elci cortili: una vita quasi acren, che vibro al cli sopra delll' strade e al bosso non si nvvcrle e non si sospetta. Ma la vera vita cli Zara scoppin all'improv- ,·iso la sera, dopo il sole, nelle ore del passeggio. Allora le calli si colmano cli gente. Il popolo di Zara possiede l'antico gusto tutto veneto del p!lsscggio. Passeggiare è uno festa c1uotidiana, tale che ne~- suno se ne vuol privare. f; però una FcstD gelosa, che si s,·olge quasi al chiuso, ncll'inteJ•no delle mura, dove si incrociano Je calli. La folla si pigia, si urta nel lo spazio avaro, mu non trabocca ma i ,,erso lQ rive, dove pure vi è tanta nbbonclunza di spazio e unn• cosi Jnrga pos5ibilit.iì di rcspiJ-are verso l'Adrii,- tico. Le 1·ive sono fotte per le automobili e per la a;ent.e che ha fretta, dicono 1,tli 7.aratini. Oppure per gli innamorati 1 che rii qua contemplano lo spettacolo dolcissimo del sole mentre naufraga nel mare nlln vasta imboccaturn del golfo, aggiungono, non senza mali/4ia, le r..tg:izzc. E le ragazze qui, proprio :n questo passeggio serotino, hanno un loro impor• tantissimo ruolo. A Zara si incontrano le prime avvisaglie della bellezza delle donne clalnrnte, che è di uno stampo , eramcnte originale. \'on è composta, armonicn bellezza di lineamenti. Anzi i volti sono spesso squadrati a lince fin troppo decise e irregolari ccl hnnno un'espressione cosi instuhilc, che si potrebbe dire burrascosa. i\fa le figure sono 5-uperhc. Scheletri forti, ben sagomati, che si manifestano nell'umpicu:o delle spalle, n('lla cuna snida, \igorosa delle anche, nelle gambe dritte, liscic <' t'arnose, di questa stagione già brunite e Justre per il sole meridionale. I~ poi gli occhi. Un colore di , clluto, che sembra nero a primu , ista, ma in rcaltù ha riflcs~i di bruno dorato e di verde, carctzc,ole e in.sidioso, che tt volte ollontann, inchioda ficris!'.imo, a volte ::;i direbbe che in, iti. In un caso e nell'altro sono sguardi che non si abbassano. ~luovono qualche ricordo degli sguardi delle hvuntìnc, mo senza nulla nè di torbido nè di sgo• n,cnto. L'inquietudine e la rebbrilità del sangue levnntino si è tempC'ratt1 n contatto con la serena civiltù dell'altra sponda, l'oscuro ::;i è chiarito e illuminato, la morbositù si è placuh1 in un focoso cqu·i~ librio ciel snngue. E queste donne sunno senza incertcua quello che valgono e quello che ,,ogliono. l)isogno vederle c1uando scendono ,·erso il porto - il mare qui l' sempre una meta e un richiamo .J?er le gradinate e le rnlli scoscese dei loro paesi aggrappati all-;- costa. Hanno il passo sicuro e uno sguardo larg,;, e frt:rnco, da padrone. Jl \Jorlacco ha fanrn di essere per le sue donne un duro signore e. si dice che non <li l'ado per rarsi obbedire adoperi la frusta. Può darsi, ma non importa. Questo modo dispotico di comandar<' non è sempre un segno di supremazia e qui Forse è proprio segno del conlTario. Si sente che il dominio segreto <lclln cas~1 ap1>nrtiene ad C'sse C' che ad esse appartien~ :mch~ 1scnza condi>.ioni, il dominio del cuore dei loro uomini, che si fnnno inconsapc,olment.e una difesa clclln propria ruvidezza. In cambio, mi dicono, e lo si può cl'ederc, che queste donne sono capllCi cli una fedeltà ostinata, qu-nsi caparbia, fino al sacriftcio. Ma è forse una Fedeltà bas~ta più ,sull'o-goglio che sull'amore. .. * ,cl por~o di Zara la gente oz.iosu è scarsa. Anche coloro che guardano parlccipano. Segno questo di un clima già meridionale sì, ma di un mezzoA:iorno attivo, ,i,ace, caldo cli slanci ·e di iniziativo. Quando un battello fa il corico, ad esempio, vi è sempre un gruppo cli sfocccnclati ·che assiste. Ma il loro assistere non è passl\·o. I~ gente che scende nl porlo innnnzit.utto. per htvorarc: quando però non trovano ingag~io, non se ne vanno, rimangono come ad uno spettacolo e come nel uno spettacolo criticano, aiudicano, commentano e non di rado si in<,criscono addirittura non richiesti nell'opera. Se per c1m,lche inccrlc7,za tr::1 gli uomini, quando l'operazione cli caricamento si presento delicata e di rficile, il lavoro ha urHf pausa, sono prodighi di suggerimenti e di consigli. ]'\'fu fraternamente, sen?.a saccenteria, proprio da buoni camerati, che conoscono i rischi, le difficoltà e gli incerti dell'in_,;çrnto mestiere. Con lo slcsso animo assistono alle manovre dei piroscafi in art·ivo o in, pnrtcnza nella ra<ln. Solamente che qui la critico è più pronta e il giudizio più severo. Chi è profono ha sempre un criterio di giudizio più aspro, e poi costoro, come del resto qul'1si tutta lu gente della co.:;t.a e delle' isole, hanno l'ingenuo e fic~·o pregiudizio che non possa essere buon mano, riero chi non è nato all'omb1·a di uno cli questi sn~lli campanili ,·encti. f « foresti-. sono sempre guardati con unn sort:1 tli sottinteso disprezzo. Del resto nnche il senso clell'ospitalitù, che pure generoso in tutta la Dalmazio e particolarmente a Zara, ha in fondo qualche cosa cli superbo. Non l'ospitalità della gcnle cli campagna, che apre la sua casa e accoglie l'ospite come un upportatore di novitiì e ìn runzione di questo lo festeggia e Jo cir,1.1.iscc. Qui la prima cosa che si fa notare all'ospite è che si trova tra gente di mondo, ~ente che non ha nullll do imparare, perchè dircUmnenlc o indirettame#ntc hn spinto il suo sguardo lontano, lungo_ lu roUn clellc na,'l che solcano gli oce:mi. f: non è presunzione: è piuttosto quel senso virile di parìlù che governa i rnpporli di, chi vive sul 1nare, con chi arriva dnJ mare. FllANCO VEGL/ANI 3

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