Ombre Bianche - anno III - n. 5-6 - febbraio 1981

Le rivolte dei veneti 89 È interessante notare che, mentre l'autorità fa saltare mercati e festività religiose, non abbiamo trovato nessun caso di tumulto provocato dalla reazione contro l'abolizione di un mercato, mentre molti dei conflitti e dei disordini di paese che verremo raccontando sono occasionati dalla ribellione popolare contro la sospensione di una festività liturgica. . Non çontenta dell'abolizione temporanea delle feste, la borghesia comincia ad avanzar~ la.richiesta della 16ro radicale e definitiva diminuzione. Lo spunto rimane evjdentemente ciò che sta avvenendo in quei giorni in campagna, ma l'obiettivo strategico è quello di costringere il contadiname inselvatichito nella libertà ·e nell'ozio, che le feste religiose avevano istituzionalizzati, a lavorare di più: "Fino da molto tempo addietro - scrive nel luglio un foglio degli agrari - l'attenzione degli eèonomisti si rivolse a calcolare la ricchezza prodotta dal lavoro, e, per la ragione dei contrasti, il danno che risulta, tanto nel privato che nel pubblico, dalla cessazione del lavoro medesimo. Ma non è soltanto sotto il punto di vista èconomico che debba essere riguardata tale questione; egli è ancora sotto l'aspetto della moralità, ·perchccé è ben chiaro che nei giorni di ozio l'operajo ed il colono hanno molti motivi di abbandonarsi al vizio, spontanea conseguenza pur essq della cessazione del lavoro''. · Oltre alle innumerevoli festività locali ci sono ancora 70 feste religiose obbligatorie e i contadini sono rigorosi. nel loro rispetto e nella loro santificazione. La borgh~sia, per contrasto, non ,può che essere rivoluzionaria, laica e puritana a proposito: ''non è troppo morale qu_ellospirito religioso che glorifica l'Essere supremo éd i santi coll'ozio, colla poltroneria e colle male abìtudini che si accodano alla poltroneria ed all'ozio" (49). Ma, tornando.all'uso politico del pericolo di epidemia còlerica, assolutamente scoperto è l'intendimento del seguente Avviso della Giunta comunale di Verona dove, fra gli altri mezzi potenti per guardarsi .dal coìera, si ricorda di "evitare l'uso delle bevande alcooliche (acquavite), sfuggire l'agglomerato di persone, evitare per quanto si può i subitanei sbilanci di temperatura, .emantenere lo spirito calmo e tranqùillo ( ... )" (50). Sull'influenza dell'uso dell'alcol nella diffusione del colera l'opinione della scienza dell'epoca era divisa. Malgrado l'incertezza della medicina in argomento (51) la.giunta comunale, si- · cura che un bicchiere di vino o di grappa può comunque far montare il sangue alla testa dei tumulti, lo sconsiglia caldamente ai suoi cittadini'. La·stagione in cui i .contadini pot~vano soddisfare la loro tradizionale passione per il vino era ovvia- . mente quella· della pigiatura. Per evitai-e che l'ubriacatura di massa comportasse giorni di fuoco per l'ordine pubblico il prefetto rpende le sue precauzioni radicali. Il 22 settembre firmerà una disposizione nella quale: "Considerato che dall'uso del vino nuovo possono facilmente derivare con, lievi disturbi alla salute. Fatto riflesso che le attuali condizioni sanitarie, sebbene migliorate, esigono tuttavia una scrupolosa osservanza delle misure precauzionali; Bi li eamo tmlJ1e. itun·e del Consiglio Prov. di Sanità;

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