Ombre Bianche - anno III - n. 5-6 - febbraio 1981

Comunicato della redazione sull'arresto di Massimo Tramonte Massimo Tramante è stato rimesso in galera. Assieme a lui son finiti tutti i suoi compagni che mesi fa erano stati scarcerati. Gli avvocati ce lo spiegheranno: si tratta del pigro, vischioso, inerte funzionamento della giustizia. È una "spiegazione" che ci paralizza, esattamente quanto ci lascia individualmente furiosi. Nel terzo numero della rivista abbiamo espresso il nostro pensiero sugli arresti degli autonomi del 7 aprile. E abbiamo preso il caso di Massimo come esempio. Allora, solo pochissimi della redazione lo conoscevano personalmente. Oggi lo conosciamo tutti. Ha partecipato alle nostre redazioni ed è stato un nostro fecondo collaboratore. Sul suo conto potremmo sbagliarci solo ammettendo di essere tutti imbecilli. È un'operazione che ci costa una co1nprensibile difficoltà. Impotenti come siamo, ci teniamo ad esprimere a Massilno ed ai suoi compagni la nostra solidarietà, e a rivendicare il loro diritto ad una rapidissima soluzione di questa allucinante vicenda processuale. La Redazione Chi in questo nostro Stato garantisce che cosa? Quando Massimo Tramante, alla fine del dicembre 1979, viene scarcerato, viene riconosciuto estraneo a qualsiasi associazione sovversiva. Da allora è_ passato tutto il 1980, anno di tanti terremoti. Compreso quello, non certo secondario, determinato dal lungo racconto del pentimento di clandestini di ogni specie. In questo fiume di parole, nessun accenno a Massimo Tramante (che pure avrebbe dovuto, per l'accusa, costituire e dirigere quell'associazione sovversiva, unica e continua, da Potere Operaio al partito armato di oggi). Anzi, di recente, proprio l'ufficio unico della Procura della Repubblica di Roma, ha tolto ogni residua credibilità alle affermazioni di quel teste a carico di Tramante, che aveva ispirato tutta la filosofia dell'affaire 7 aprile. Nonostante ciò la richiesta di garanzia politica ha seguito il suo corso: l'ordinanza di scarcerazione di Tramante è statariformata (come si dice nel linguaggio di bassa fureria giuridica) dalla Corte di Appello di Venezia; e la Corte di Cassazione ha sancito l'esito scontato. Massimo attendeva da mesi di tornare in carcere con le stesse imputazioni - si badi bene - da cui era stato assolto per mancanza di sufficienti indizi. Nulla oggi è intervenuto di nuovo: il giudice che ha scarcerato Massimo dovrebbe pertanto confermare la propria opinione di innocenza. A meno che non si diffonda quell'area politica che cerca da anni la conferma dello sciagurato sillogismo secondo cui: questo Stato è migliore possibile - chi ha pensato di cambiarlo è contro questo Stato - costui rappresenta l'intollerabile e va perseguito penalmente. Dice il proverbio: chi è in difetto è in sospetto. Che questo Stato abbia qualche difetto? È un quesito su cui interroga~ci tutti. Anche per aiutare Massimo. Biblioteca Gino Bianco f.to gli avvocati difensori Lamberto Lambertini Giuseppe Mercanti

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