Ombre Bianche - anno III - n. 5-6 - febbraio 1981

Rappresentare un lavoro frammentato e diviso 41 Si può tentare, a questo punto della riflessione, una prima sistematizzazione delle osservazioni fin qui svolte e cercare di esporle in forma tale da sollecitare ulteriori e più approfondite verifiche. 1. L'elemento comune, di gran lunga maggioritario, fra tutte le critiche oggi rivolte al movimento sindacale, va nella direzione di richiedere ad esso un supplemento di ''generalità'': più attenzione al quadro poli tic.o, alla programmazione, alle vertenze orizzontali, alle dinamiche istituzionali, al mercato internazionale, alla politica finanziaria e, soprattutto, a interessi diversi da quelli dei lavoratori dipendenti. Oggettivamente il tempo, l'attenzione·, la sensibilità dei sindacalisti risultano distolti dai compiti di rapprésentanza diretta legati ad un effettivo radicamento sociale: le pressioni esterne cercano anzi di rendere il sindacato un oggetto eterodiretto rispetto alle dinamiche di base. 2. Questo processo sposta l'attenzione del movimento sindacale verso compiti di riconversione culturale della tradizionale base associativa piuttosto che su compiti di estensione e di allargamento della stessa in settori mai toccati, pur presenti massicciamente nel mercato del lavoro. La base di massa dell'azione sindacale tende così a restringersi e a specializzarsi; soprattutto essa non è autonoma come soggetto politico in quanto dipende strutturalmente da un sistema di riconoscimenti incrociati. 3. Le conseguenze di questa mutazione sono assai gravi soprattutto perché essa tenderebbe a co,nferire legittimità e riconoscimento solo a quell'azione negoziale capace di attingere i valori generali; e ciò proprio nel momento in cui perfino quel valore generale specifico del movimento sindacale, e cioè il lavoro, non è più l'unico tramite fra il soggetto, la sua coscienza, la politica. Il paradosso sta proprio nel fatto che chi si presenta come "modernizzatore" del sindacato suscita in realtà atteggiamenti regressivi che tendono a negare comportamenti e esigenze · che non sono riconducibili alle equazioni politiche tradizionali. 4. La sfida del futuro sta invece per il sindacato nel cercare di misurarsi con la realtà del lavoro frammentato e diviso e con i mille e mille itinerari soggettivi che, 'da quelle realtà, cercano di costituirsi, e non sempre attraverso processi lineari e irreversibili, in una coscienza di classe spogliata da ogni mitologia titanica e da ogni ideologia sul produttore ''naturalmente'' progressista. 5. Liberare e accompagnare dialetticamente questi itinerari, aiutarli ad emergere e a ricomporsi senza sbrigative scorciatoie,. rintracciare collettivamente e induttivamente i tratti comuni dello sfruttamento_ propri del lavoro salariato in tutte le sue forme, questi sono tutti compiti di un sindacato immerso nelle contraddizioni vecchie e nuove. Ciò che è importante non è tanto essere al "centro", nel "nocciolo", nel "cuore" della "contraddizione principale" giacché è ben legittimo il dubbio se essa sia ancora tale nella coscienza della gente, quanto essere in mezzo e lasciarsi attraversare da esperienze e intuizioni che fino a ieri giudicavamo spocchiosamente secondarie, sovrastrutturali, marginali, solo perché non apparivano palesemente concatenate con il baricentro teorico e pratico della massa dei lavoratori. Ora, che il baricentro è diventato una nozione relativa, si apre un campo inesplorato di rischio e di necessario, umile apprendistato per verificare Bib · m ' M e~ ·· · nsolidate ·certezze del mestiere di sindacalista.

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