Ombre Bianche - anno I - n. 0 - agosto 1979

18 Giampiero Zendali Nei momenti di lucidità meno dolorosi, mi veniva da pensare: "O boia cane! Tutte le cose dette, pensate con tanto entusiasmo, dove sono andate a finire?" -Poi mi guardavo attorno e vedevo il muletto su cui ero seduto e i tre operai miei compagni di lavoro che chiacchieravano in un momento di pausa, mentre entrava un altro autotreno da scaricare. E vedendoli tranquilli che magari ridevano, mi davano anche ai nervi e mi si riapriva la mia dolorosa ferita, mentre si ricominciava a scaricare i bancali di merce. Mi accorgevo, man mano che passava, il tempo che la mia "coerenza comples- siva" che cercavo a tutti i costi (sull'esempio dei grandi personaggi politici), e che era la piaga più grossa e dolorosa della mia profonda ferita, era una cosa molto diversa dal rapporto reale che vivevo (mio malgrado oramai) dentro la fabbrica con i miei compagni di lavoro e gli altri delegati. Cominciavo ad accorgermi che i miei compagni di lavoro non mi giudicavano affatto sulla mia reale o presunta ''coerenza complessiva'' (in quanto a coerenza pure loro erano uno sfascio) ma sul tipo di rapporto reale che si instaurava al mo- mento, su quel determinato problema o argomento specifico in discussione. Questo fu per me una rivelazione che la mia testarda volontà' 'suicida'' mi ave- va impedito di vedere e di cogliere; al punto che sentendo per caso un commento di un mio compagno di lavoro sul mio conto, che diceva: "Mah! Chissà cosa avrà? Gli parli, non ti ascolta, a volte lo chiami e non ti sente, avrà senz'altro qualcosa che non va, meglio lasciarlo stare", cominciai a vedere le persone e le cose con un altro occhio, preoccupato più di ascoltare la gente per quel che era e diceva, più che dir loro cosa fare secondo una mia impossibile ''coerenza com- plessiva". In questo nuovo atteggiamento di ascolto puntiglioso a costo di stare zitto per intere giornate (il silenzio ha cominciato a piacermi) scoprivo un mondo tutto di- verso da come lo giudicavo. (Il mondo che scoprivo era lo stesso mondo in cui vi- vevo e vivo tutti i giorni tuttora). Questo cominciava a provocarmi sensazioni piacevoli di soddisfazione, che avevano l'effetto di una pomata miracolosa sulla mia ferita, al punto che comin- ciai a lasciarmi prendere sempre più fino ad immergermi in questo mondo che mi diventava ogni giorno sempre più familiare, ritrovando coraggio, speranza e gioia di vivere. 3 . Qualche volta mi assale un senso di amarezza e di sconforto, quando incontro qualcuno che con un profondo disprezzo per le persone, sputa giudizi e sentenze facendole passare per analisi o schematiche note (citazioni da un articolo apparso su un periodico provinciale dal titolo: "Terrorismo, Estremismo e classe operaia - prime schematiche note - "): ..... "quel che conta, dal punto di vista dell'artico- lo, è invece la catena politica che agisce nelle fabbriche in cui il terrorismo pesca e che si alimenta di operai sicuramente vicini alle organizzazioni clandestine arma- BibiiotecaGino Bianco

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