La Nuova Europa - anno II - n.46 - 18 novembre 1945

• -- 18 novem, 19-15 -~------------ LA NUOVA EUROPA------------~----- 5 __ M O T [ V [ , DEL L ' A •RTE • BEL L [ A N 1 A di p;ano. Per s:unger~ dall'uno all'al· uorl da me fatti per solo capriccio • tra, clall'caucs al mimu.s, bisogna tra· in tempi di mente srroolata •· Due tm· versare una zona Intermedia piuttosto nl prima della morte del poeta, la con• LA LOTTA COL DIALETTO oscura e umbratile in culla pcrsonn• danna andrà ad involgere addirittura lità empirica e sociale cli Dclll ~an:• 11vernacolo dl Roma che, in una lct– iscc,entra con una faccia e ne esce con tera al principe Placido Gabrfcltl è dc, un'altira. E' Il momento in cul Labcrlo finito, .come si t- detto, « la Un(lua a· si spoglia, prima di apparire sulla se~- biella e buffona de' 1·ouwncschh. . N JN s! dJmcntichi la orlglnallt~ tica poc$i3 di Roma, 11mimografo La· na c.rcalcentu.s e con Ja persona, col Slamo qui indnbblamente agli Irosi dell'arte di Belli, ciò che di nuo- berlo, di cui Aulo Cellio rummcnta che maschçronc grottesco del pcrsonagg:o eccessi <.lt un vecchio. Mn. non si crc– V<>d1 eversivo, rapprescntn.va rl· nei suol mhn:ambt • maculantta (ver •popolo•· E' una zona fluida in cui st da. Anche nel periodo di plù. fervida SJ)Clto alla letteratura di tradizione. ba) ex sordidiorc vulgi usu ponit». perdono te connotazioni certe dell'io· tnfatuario~e. l'a~cslonc della cosolen•• quasi tutta aulica, illustre, riflesso di (Noct. Atti.e., XVI. 7). La Popolarit.>i. dlviduo, I punu <JI rficrlmcnto più so- za di Belli al di~letto non è priva di corte o d1 eur:a, appannaggio di classi della su:i: poesia Io costrinse una volta Ud~ e avviene la e metamorfosi ,. Ma ombre e dl J ncnnature, non va mal agiate. a calcare la scena comica, scalzo. nel• gi!l nella note che tn irreprensibile ~pagnata da uno certo senso dl . In quesito. Bclll doveva mettersi l'abblgliomcnto disonorante ciel mimo. lingua mustrc 11 poeta sc_gnava in cal· umiliazione, cQ~e se 11 poeta subL.o:;oo contro una corrente• solenne per au• Gilmio Decimo Laberlo era cavaliere cc al sonetto c che dùnno quasi Il gra· quello che vorrei chiamare 11 complcs· torltà e splendore: egli aveva da r1• romano e perciò quel trascorso non so- flco dei due plani della sua. coscien:m, so d'inf_cr1orlt.\ dol d•in.lctto.Jacopo Fer– bellarsi a quella «autorità• (l'autori· Io menomava I.i sua dlgnltà, mo !'ab- 11 letterato riprendeva contegno, tcn<m· retti, J1bretllsta di melodromm.1. che .tà lcttcr,ma è la plù 11ranntcn. e dog, bassava alla condizione servile, ren· do d'occhio u suo uo....-to nell'ordine elci n oetto a.t nostro. onmc oorsonalltà ·ar• malica d1 tutte le autor!tà) della quall't dcndolo indegno dell'anello cqul"stre. cavalieri. tJstlca, era un moscootno, pass.wn tn <!gli stesso era stato tributaMo, aSJ>l· Salito sulla scena, sebbene ave.e.se la Qui sta Il punto. Nella innegabile quef circoli per u,~ grosso poeta e Be\, rando at suol accademici onori. a rl· persona o maschera comica .sul viso, duplicità della posizione bPIUana e. Il. ~Ila mia auroa arrettuosJ.tà e>cr gt4 ccvcrc sulla sua Poesia (In lin,:ua\ accusava con un vi6lblle tremore delle asgiung:amo anch~ m quetla um·· om1cl, non .avrebbe osato metterglisi una particella s:a pur minima di quel, membra il suo turbamento. µ recita bratiltlà di cosclenz., attraverso la qua• a paro. Tutti questi elcmc.:nu che talo– ,o .splendoro per altro riusci uguabncntc d: straor• le di volta in volta il doppio pcrson.ig• ra raggiungono forme di senslbdWtà St pcnSi alla pasta del lcttcrnto: C'! dinar.ia efficacia e L suol strali contro glo si alticrna. Una posizione netta. mor~. SCl.!11 nbbattimentt dJ iI)OCOn• del letterato italiano, per giunta, In la tirannide non mancarono di colpir-P. una luce viva, avrebbero guastato quc· drdo, 1nforbidano .stranamente e Hl quella mandarinesca cerimoniosità del· Cesare stesso- presente nel• teatro. Se· sto gluoco di compcns: Ironici,· di sfu- modo assai Mmplicot~ l rapporU di ~a Roma papalina (La s1tperbia lmpal· nonchè quando, terminato ·11 mimiam- mature irtafTcrrabJh .fra la coscienza Dem, con la sua J)3.S'na romanesce. lona li. p<n,·etl Pe' li loro soneUl stiTOI" bo e rivestilo l'ordinnrJo abito, Labc· ciel signor Bem e la sua, ver:i Musa Qll<'II ;fn,tegirale assunzione ~cl vcrna• chiat; ...); s 1 pensi a quell'aria sterile dt rio andò per riprendere il suo posto dialettale. colo chcg,U aveva compiuto nel fatto eecadcmlc col cardinale. dove una mP fra gli spettatori nell'ord!n~ del ca· E• ·qui veramente U caso dt parlare f1'nguaggto •• no~ è altrettanto asso,, tlcolosa crusca tlberma aveva fatto del vallerl, costoro, che prima lo avevano d' una Musa una mUSa p0polann trcc· utn nel rlfless1 della euscettlbllltà l'italiano una 1:ngua due volte mortR tanto apptaudHo- conslder.:-mdolo ora e! ct:ino tinguaccluta e scapigliato personale, de.Ila coscienza attrlbutrt• '(dl quella « cru.!iCa » Dclii stesso era indegno d1 sedere fra loro, si str.nSP.• corl cu~ 11• J>OCta .conserva per dicci :m· cc di v~lor!; dove permangono i Stato uno dct più zelanti abburattatort l ~c~~~nr~ l7c~~~ ~~~~L~. 1 ~oc'!l~i ~ nt un3 relaztone amorosa ardenUssl· ~t~~ ~~~~:~, sig~~~ ~~~~ 1 fefg:Orisc~:: e si consideri poi che cosa ùass.1, riprenderlo. ma ma. tn ul~lma islam.a, tnconfessa· mente adottatn. dallo s«!sso poeta O suo sprcgevol~. Ingiuriosa doveva .semhrn I bltc, non ufflc.alc. Anche se a un ccr- discarlco: « T.IOSciva nobls paOfna. trl• re da stm.le punto di vista {I tradl· Equcs romanus e I.o.re cgrca11us mC'O, to punto 11 suo fervore parr:). portar- ta proba,, cui corrisponde In ragione mento di tal lingua e tal Iellcrat\1ra Domum revcrlar Mlmus' lo a~lc nozze. si trat.t,erà di un matrJ· estetica l'alt-ra sua tlp!ca distinzione: ~r Il trtstlloquto della feccia rionale. monto morg3naUco, .cta.ndest~no, In • J popolari dk9oorsJ svolti ncW.O m"' I:. e accad<'m1co• che si era fo_rmato e Un sentimento molto simile di me- modo da non prcgiudtcare in tutto 1, PoCSia». Ecco i due ptam, la materie. tanto avf"va lavorato in quell riltro .U· 1 nomazlone, di incancellabile marchlo sua più: nobile aspirazione: quella d~ C!la forma, che Belli vede come scpa• p0 d1 letteratura - ove sl fOSSC! ehm- sembra aver ferito la suscettibilità del Impalmare In Musa accademica. Del· rati sfuggendogli il punto focale della sa la parentesi di momentaneo ab· 1 lctterato BelH: al quale mancava la I l'altra cgll sempre parrà avere qual• lorO unificazione che avviene senza baglio. e~. lr.fatuazlone per ti PoPolo - I for7,a di assumere In piena rcsponsa•' c!le rossore; e, più Lardi vergogna, dubbio a sua insaputa, anzl nonostante che sentimento poteva provare se non blli'tà d1 coscten?,.'l, la portata della sua I disgusto, aborrimento. Do~ lo sfogo una 1nconsc.ta censura (egll fu Poi un ., <,Il vergogna? Indipendentemente dal• ribellione e di sostenerne e rlvcnd:.•, amichevole della lettera allo Spada del tnesorabile censore pontlficlo) escreti ; fo questione religiosa, 11 solo faUo di carne tutto il valore. Egli Insomma' 5 ott~bre '31, do cui uscl l'lntroduzi.o· tata sulla sua propria spontaneità. Seri~ aver trad'ito Il talamo uxorio della non era stoffa di dire come Paolo: 11e ai sonetti, e una breve accompa• ve nolla Introduzione di ritrarre cuna 1 letteratura :!lustre per trescare oon la «non embesco evangcUum•, ma arros• gnatorla della stessa Introduzione al• pleba concettosa e arg.uta, nnunui\l e lingua abietta e buffona dc' romane- st poi del suo vangelo, cloò di quel "I'o- l'intimissimo Jacow Ferretti, il pocUI mente incline • all'e~~mTna. ;l sar. :rr.~~w~Je~~I r3g~~scanc':a'J~c!:-a;~~ ~?nt~~c 0 n~ 1 ~ 00 s 1 ;~c;~d:~ 1 ~ ~~~;~g ~~a~:~~r!. ;tl~ sc~1~:r-/u:arr~~f. ~n~o0n 31 di~ 1~:big:g fm~~~~t!~ i~~~,'i: 1 ~n~~~ft~c~nfo b~~~~~- i~· ~~\~n~ 1 ~~~o~~lfite~r1~~1d;o ~~;.:t~~r.~~sf°ttfu~~ 1:rate~'!:~t!: J?~Ut~~~~lc~~1fil~· p~~~~~~ lirito non sentir parJarC!. Fra Il signor Belli uscito. ma po~ contenente t sonetti con le parole • St gra1Cio emJncnte. E<XO perclb lf punto Il carattere di QUPsl<\ turbrunf!nto rientrato ncll'Accademln Tiberina e la dovranM ardere•• intenzione confer- dove l'oggetto sf ricongiunge col. sog• ~~t~N°~r~~::g;.: 1i"~~ 10 n~i',,i~. fàan:~~~ad!a!:;t~o"~~m~eèn~ 0 ~~1~~ fM:t c~~I ptis~r~t 0 co~~ 1 an 1 :a:rn::gk~ f;,tt~~~a~lfa cOI~t 1 ;oJ~~~/\=; N ON c'è dubbio che. ossi, pùre un critico o lettore che ancora ri– tenga dl collocarsi e al dJ sovra delta mlsclila • o • al di fuori di oiml lendcnr.a •· ha acquistato un modo nuovo e oli>: umano di le1n:erc. • Per glustillcare Il senso d'insoddi– sfazione In cul cl ha Jasciato la lettura del romanzo. domandiamoci. francn. mente. se anni fa ci sarebbe accaduto lo stesso ... La domanda indlca da sola il carattere della nostra insoddlsfazlo• ne. E come l'appagamento che noi cer– chiamo ne-Ila letteratura vada diven– tando sempre più arduo da coneeguJ. ~t ,;u~ 05 ~r~~\~ 0 ~~i~t! caon1_~i~~ l'ultimo libro di Bontempclli. &i è <.o– pratutto per Questa funzione. di a: pie– tra di parogone • del tempo (umano e letterario). che il libro di Oontcm– pelli merita che se ne parli. Non so• lamente per Questo. chè :.ltre riflessio– ni esso può suggerire; ma sopratulto per questo. Mi sembra importante not..1rlo: an– che. nelln critica più tradizionale e e canonica• s'è introdotto alla chetl– chello non ancora un nuovo concetto Jf:r;,er~.~~:;.uoJ.~rf;:e~!~•m~~~- ~Ò considerati come •assoluti• e « per– fetti in s~ •· ma collocabili su una 11. nca di sviluppo, e partecipi dunque di un movimento, della letteratura e del· l'arte Questo, appunto, ml sembra un fatto nuovo: questo modo di consldr.· rare l'arte non più come fcrmn c soli· dlftcau ln opere, ma in movimento, ossia capace e suscctUbUe di una sua •vera C!propria storla, e Quindi pnrtc• clpe. almono per quctto, del gcnernle moto della storta. Mi sembra <:loè che. anche In una critica•« ortodossa• ad un concetto astorico e metafisico del· l'arte, Quale li Croce ad esempio cercò dl tcorizT.are. vada lentamente sosti• tuendosi una conslderazione ph'l umn· na e dlolcttlca: si cominci e sentire cioè che la dlfferenz.., tra una Quoti– diana eaoacltà espressiva o comunica· tlva degli uomini e l'opera d'arte pro• J)riamcnte detta non sta in una diver– sa quancttd dl e forma• (come, volere o no, a venuta od a.ffcrmorc l'estetica crociana), ma In una diversa Quantità dl forza umana, ossia di forza ordina• .trlcc che è tutt'insieme • sistematica » cd e: etica». à Il risultato dell'attività leorlca e pratica di un uomo. ossia · delln sua capacità di sperimentare e lare 1a storta - la realtà umana cui par.tecl.J)a- e di pensarlo. criUcamen- SU UN LIBRO DI HONTEMPEI 1-I una attcndlbilttà cli reale, che prima non possedcv:mo. F.d è significativo, si potrebbe dire fatale, che questa ri· cerca. esercitandosi nell'unica direz.io , ne po~lblle (che a pol quella pcrmcs– s.1 dnll'cspcrlcnz.1 dell'autore), giunga te, ordinarla. QuCSta cr for1.a•• oggi più fino a svelare autobiograficamentc t che mal. st richiede a uno scrittore: si vizi di lui stesso, la sua consistcnu:t richiede cioè che egli eserciti la sua umana: proprio là dove -Bontempolll, capacità di sofferenza, dl partccipazio- senza più: veli di • magia•• sl mette ad ne al problemi che si sono aperti nena· affrontare i personaggi e te cose come realtà della nostra vita. e comun1cbi fatti reau, le cose e t personaggi più quali risposte, ossia quale «ordine», veri, cho la sua propria vita gli abbia egli sa dare ad essi. Quello che Ieri permeS!Jo di sperimentare. E:cco dove, una critica ermetica chiamava « ll appunto fatalmente, ogni scnttor~ non messaggio"'» di O$nl scrittore, ha rlce- P}lò non trovare t sue» limiti, e l opera vuto un'accezione finalmente concreta d arte non tnvo\gcre sempre un gludl· e reale, determinata nello sJ).)Zloe nel zio anche morale. Ed ecco perchè ml tempo, polchè deve soddisfare n.d est· sembra non •demagogia• nè e politi• ge~ze ~on plù. rJcavatc da solitarien at ~tÌ•;~. s~~c~~ea:'J:Ci:: 11 f ~~~1;1{~n~ lucrnaztoni. ma proposte tnslSle t t U ttuall a conquistarsi con vincoli ~~~:. d~nar;;, 1 ~,d~~;;;1 ~l~~~s~ c':,n~i:_ctl,0881a con vlncolt attivi: di saggio,. se si vuole, ma un messaggio lavoro e dl lotta, quell~ part_ectpaz1onc chlartficatore per tutte le angoscie e più: larga olla vita clegh uomrnl che SO· I quesiti che la fame, In guerra, la di• la PU~ pc~mcllcrc di amvllare 1 limiti scordia, 11 disorientamento e lo lotta, stessi dell arte e della cultura. la divisione 1 Jutll e le speranze han- Se dunque. do un lato. Dontempclll no scavato e mantengono nella vita e r~ 1 :. ::;A1~~fi~oq~~~uf:u;~r l~~~~~n! nel cuore della mo.Rgloranza degli uo· dall'altro bisogna riconoscere che la mini. E' quest:i l'IAposta, umana ed sua genei-OOtlàe n suo sforzo riescono attuale, o almeno un brano di questa solo a distruggere quc11'equiHbrio risposta, che si aspetta oggi da un 11· • maglco I che Il suo ., rcalisme » ave· bro. Ed o::m! opera (ltnllana O str anlc-. va qualche volta sortito: sposta.no l'au• rn. ma specmlmentc italiana). che n.,- tore al di fuori delle sue c:::ipacltàd'ar. sce eludendo quelle domande. sfug. te appunto pcrchè a quella nuova esl– sendo al peso di quella realtà. lascia ge°nza non corrispondono ancora delle oggi Insoddisfatti, più amareggiati e nuove effettive espcrlen 1 ,e_ Questo, Insoddisfatti di quanto « anni fa sa- Bontempclll stesso lo avverte. A11a fl. rcbbc accaduto•· Chiunque ormai. m1 ne del libro si arrende, ripiega sui suol semb;a, può senza difficoltà convenire « .mezzi I usuriU: partito dalla vecchia che I a~tualc crisi ttallnna ha aperto e tematica, n racconto è un duro tcnt.a– lntrntttenc in tutti nol e In tutti t cam- tivo di dissociarne t due termini, il pl una nuova sollecltudinC!, volta al a: realismo I dal • magtsmo > per toc· presente e nll'avventre o: per esso, al- care un reale pleno e oonstsfunte, non l'immediato passato, per cui è dlvenu- più: sfigurato da cr magie•: ma dol)O ta nssai difficUe una plenn dedizione a osciltazlonl, incertezze, pentimenti, che quel libri che si rivelino estranei, o gli dànno quel tono dubbioso e dlscon• tropPQ lontani, rispetto all'attuale tra- tlnuo, esso ripiega verso U punto di vaglio. partenza, non riesce a concludersi che In tal senso. dicevo. tl libro di non- chiudendosi nella vecchia cornice. E' tC!mpelllpuò servire da pietra di para- un tentativo fallito, se è necessario gone anche per coloro cho non furono dirlo; ma che, sia pure per slntoml, ri– mai interamente' consenzienti con la vela un'esigenza e un'intenzione vlULll sua narrativa, e non solo per chl· Jeg. ~l=~~~~rtl ~a! u~u~uc,a~:i~:Odf~~e:~~ ge, ma naturalmente per 11 suo autore mento, 0 , T>CrJo meno, una sua crisi mede.!Jimo. Bontcmpelll In questa Ac• salutare. 1rotndove sl inoltri questa qua, tenta da un lato di forzare le crisi, e se sarà sL'lta sterile o fruttuosa, hngustie della sua tr:idiztone, si sente soltanto DontempC!lll potrà in avvent- soJJecltoto ad allargare I suol teml nar- re dimostrare. • - ratlvi, a trovar loro una consistenza. FABRIZIO ONOFlll del popolo di Roma come 1.1 n vfagg\iQ• two ~nglcsc potrebbe parfarc dei pa, punsi: egli ha farla di Q.SSC!rvDrc e rl• tra.rrc con assoluto dlst.acco, 1ndtpcn1 denza, anzi con evidente 6ttpe-r-Jorità, una cosa che sta complct.nmente f,uori di ~ui; ma dimenUora di dire. o ne M"• ~~~dfoq~f~~~/~us~~~~ c:ao~ ooU neYP. vene - se Il De Crcgori è potuto rls.ilirc per )l rami dcll'ulbcro gcncafogloo dei Belli fino ai suol a.vf . eocchiCl'I net Seicento. AltNltanto, e a maggior mgione, si dica della par~ata romana che, se pu• re con lnffe-sslone meno greve, era pad. quella dn cui :U llOCta troV"c1vn U suo accento 11at1vo, famllilarc, quotlclinno. M suo vero patois dc l 'U.me . Conviene per altro r:tconoscc1scche H diGt.."lcco sociale, la •classe• e perfino l'accaderftia entrano qut In gli.loco l)OSli llvarpentc come prospett ;i.va dl distan– za e di cultura che rende posslblle la rappresentàzlone, la Vorstellung di una verità ancestrale dello stesso poeta che egli riesce a vedere solo nello spcc1 chio convesso. o dietro 11 maschcrono ,rrotlosc.o dol persona8@io « pol)Olo »: Rcbbcne (,J riso, fa eluslonc del c01nlco, gll ~mpedlsca d doloroso rlconoool• Ol<'nto di quoHia facda come proJ)J"la. Ma 1ndubblamcntc cg:l.t distacca questa «;ilcbe • d.i.lfa p'1ù profonda costola de[ wo Adamo. grovlg.Uo IY passiont"'e d! Istinto. Nell'opora d' a'ttc v'è sempro l'implicazione 61 un',aitm cosa cho l!,. ()('r cml d.itt, l"opJ)OStodella persona• 11tà chiara, consci.a dell'au.tore e me-i d1ante l'.Jntcrvento sia pure drammat1• co della quale, l'opera Viene .:i.Ilaluco ncU.ll su:1 mi-steriosa e a~o stesso .auto• re 1n,909pettata interezza. Cosl tn BcUI., Egli oS'lsccsl sul dialetto che, con amo– rostssima. arre tutta coperta, riesce a pl<'gare al suoJ fin1 d'ortc; ma non sl può escludere che a un certo ou11to ~ H dlatctto come complesso dl forze fan– tastiche, espressive, ctcmentan che agiScc su <ti lui e magart gli prende la mano. Dl qui nasce, Bi dJroma, rngigan• Usce qu~ fondamentale motfvo della · sua vitn e della sua arte che atrà te lotta col dialetto: specie d-1 eombattt• mento con l'angelo o col vampiro che ptono p1ano gli sua:hierà tutto Il san• G"Uee lo farà passare nel ca[)Olavoro dei Sonetti, lasciando pot un:i: larva di uomo, a opera finita. Un fantasma tlt vecchio ~roso che finirà con 1·0010-ree molcclirP. il dialetto. li suo llinvolo, Il SUO Vel'Oe grande ~r;\O, GIORGIO VIGOLO

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