La Nuova Europa - anno II - n.28 - 15 luglio 1945

-- 15 luglio 1945 ----,------------- LA ,NUOVA EUROPA------------------ G,-- Sul ma In noi stessi. se no\ slamo degll morto Cesare, Jo spirito di Cesare schiavi»- sembra domk1are glt steSsi cospiratori• _Qua~to più vlctne a noi, comprcnst- essi medesimi finiscono per soccombi ~11t,. ci sembrano queste parole di re all'ombra di colui che, vivo, non rl· Shakespeare di quelle dl Goethe! Che tenevano che un debole uomo dunque? Col suo ·«demonico» l'lllumt• St narra che 11 rincceronte 1~ fin d1 nato _G~the_~orr~bbe farci credere aJ. vita, emetta un debole squttlto 1Ji sor• la sueoc:,ncna. E egli cosU contempo- clo, che pare straordinario uscendo da raneo d1 Voltaire o di Cagllostro? La s) robusta cai-cassa Quei colossi t'ella co11,a è degli uomini se Investono d·un storia sovente fini~ono cosl com<> 11 !!°tere i!llmltato uno dl .. toro, non ml• rtnoceronte, ed è colpa e tdma dCgu oliare d1 molti, ma por.alo da certe uomini non rlcoraare soprattutto que• c?ntlngen~ a_esprimere, al momento sto momento d.1 verdad, il momento in g.usto, un asp1razto~e diffusa; la colpa cul u fantasma gonfio di Yento che essi è degli uomini se s i~ludono di vedere sl son creato, si svuota e si affloscia Incarnata in uno di essi Quella potenza con uno strido grottesco; è colpa e fol– s?vrumana che è H loro segreto sogno Ila degli uomlnl• non voler compr~n– d1 sempre; sono essi che vogllono ve- dere II significato d'una tal fine di· n!r sedotti, ,affascinati, trasctnaU, e menttcare la debolezza peggio che Uma• cteano cosl I ambiente favorevole alla na del loro idolo, circonfonderne di follia di colUi che assume, come assisa leggenda la figura d'Immenso pagllac– calzante, la parte di ~rcdcstlnato, dl clo. Per questo di Hitler ci è stata na• e uomo del destino». E la superstlzlo• ecosta la fine, che possiamo ragionevol- "DEMONICO,, A MOLTI è venuto ratto dl ricordare. di questi temPt, un passo dl Poe– sta e verità di Goethe sul edemo– nico•· su quella misteriosa forza che si manifesta anche presso gli animali. ma soprattutto negli uomini, attrnversan– do l'ordine morale del mondo a quel modo che la t-rama fa con l'ordito: e Non sono &.:mprc gli uomini più ec– ccllcntt, o Per spirito o per talento. e di rado si raccomandano per bontà di cuore; ma da lorn emana una forza immensa. ed essi esercitano un incre– dibile potere su tutte le creature. e perfino sugli clementi. e chi può dire fin dove può estendersi un tale lnHus– oo? 1.'utte le forze etiche tiunitc non poo.sono nulla contro di loro; invano ,a ,parte più mwntnata dcll"umanità tlifTondc li sospetto che e.ssi siano In– gannali o ingannatori. la massa è al– t.ratta da loro. DI rado o mai essi tro– vano contemp0rana loro pari, e non possono essere domali altiro che dal– )'universo medesimo. col q,uale si sono messi In lotta ». ~!11~e~fre~:.sst0~hce ~~~~•sla 1 ,i~~~~~~: mente presumere Ignobile. di Walter Pater, colui che accetta d'lln• Nunc ubl Ilegttltu1 aut ubl JromulUa, personare l'eroe forse altro non è che aut ubi R•nuut un ossesso, un Indemoniato, un sue- Stat ro:a prlstfna nomtt1e, nomtna cubo, piuttosto che un vero demonio nuaa t,nemua. Shakespeare faceva dire a Cassio, di Ce .sa.re : e Casca, io Potrei nomlnaru un uomo simile a questa notte spavento– sa. li quale toona e saetta e apre tom– be e rugge come Il leone In Camptd~ gllo, un uomo non .più potente di te e dl mc nella sua personale azione. cir pure diventato portentoso e terriblh? quanto tali strani prodigi ». Non più potente di Ca§io o dl Casca. anzi plt'l debole della comune deg.U uomini. ci appare C\'?sare nel dramma: menomato flSicomcnte. chè soffre di sordità e di mal caduco. e incapace di tener te.sta a un fiume In piena o a un accesso di f-cbbrc, e moralmente ft:.icco,super– stJz!oso e vaclllante, ambizioso. sensì- 1.>lleall'adulazione. amante del gesti teatrali. IDppurc, semp1·e neHe p:1.rote di Cassio, e egli sovrasta Io stretto mondo come un Colosso. e noi omun– coli passeg.gl: .imo sotto le sue enonul ,;ambe e scrutiamo attorno per trovar– cl tombe dlsonOl'ate». Ma aggiunse: e Gll uomini, a un certo momento. so– no pad-ront del loro destini; l..t colpa. caro Bruto. non è nelle nostre stelle, N ON so se il nuovo libro di Cesare Za,•attlni, questa storia di Totò lui stesso, un Uranno. Di uno di que– sti uomini prodigiosi - e se mal ce ne fu uno convincente, fu quello cantò Vietar Hugo: Cct homme étrangi avalt commi eutvrl l'hlstoire, O non era lui, piuttosto, tiirebrlato? Non sarebbero per caso questi mostri, questi ·colossi, queste e meteore che Improvvise partono e proseguono ti loro corso senza che nessuno 1)0583 frenarle• (come ha detto di Hlller 11 suo medico personale), non sarebbero aluu che pl3\e invasate. che tramiti me• dianlcl, o, per dirla col volgo, grandi isterici? Le }oro debolezze parrebbero provarlo. Questi uomini del destino sono non di rado dei vili. Dinanzi alla prova suprema, in quel momento che nella tauromachia è chiamato la verdad, al• lorché torero e toro si fissano senza 'infingimenu per l'ultimo confronto, proprio in questo momento l'uomo del destino si sente mancare e non sa tro• vare « parole degne della sua pa~ta hUt ». E che sian gll uomini a confc• rire statura gigantesca al «prctlcstl• nato», lo mostra ancora Sh:1kespeare: Della spregevole spoglia di quello che fu l'uomo del destino sl dimentl• cano gli uomini; resta il nome, e quel nome adorato e esecrato, una genera– zione successh·a lo riempie ancora del vento vano della propria stoltezza e lo erge di nuovo a segnacolo. E' sem• pre accaduto cosl, cl meravlgllercmmo che cosl seguitasse ad accadere? SI è forse facili profeti dicendo che v.?:rr-l giorno ln cui qualcuno pretenderà di riesumare 11 cadavere pulverulento di tale che penzolò nella. pubblica p!azza come bue squartato da gancio di bec– calo, e oserà fare irriverenti racco~ta· mcnll con martiri autentici. C.Jme al povero pazw Eugenio nel Cavaliere d1 bronzo di Pushk~n. parrà a questi sciagurati posteri dl sentire alle !Mo spalle un pesante sonoro galoopo co• me uno scrosctar di tuono, parrà d1 vedere il volto del tiranno dt:funto volgersi lentamente come animato di vita galvanica. . Saranno ossessi dal fantomatico condollriero a cavallo, ché per atavica superstizione l'uomo a ca– va.Ilo è un semidio. («O Mussolini mon– ta a cavallo», st.rimpellò una volt.a Malaparte, e Il Kronprlnz ha detto di LETTURE TOTÒ IL BUONO 1· · il buono (2• ediz., Mttano, B<im· p\ani, 1945), sia davvero atto a pia- 1--------------------------l a•re ai ragazzi per cui è stato scritto e ai qu.1.li.u ...tno nella pt1t.ma «uzio- · gno di ZavatUni di scrivere per I ra: Il~ quasi cscluslvamemc si rivolgeva. gazzi, e quindi di avvicinare \I p\ll E probabile che abbia avuto ed ab- possilxle cotesta semplicità laboriosa bia accogltenzc non molto diverse da e riflessa aHa loro nativa semplicità, quelll.! rnconu-..tc presso t ftg.llo!-1 del• è valso tuttavia a, tenorio (spesso, st: fau~re: che fuu-ono - a quanto que- non sempre) lontano da quelle com– stl ,contessa m una nota preliminare, 1>licazioni e soprastrutture lntcllcttua· che ·ha un po· l'ufficio e il tono, me-sto- listiche, da quegli espedienti d'rnven– ~rr.klentc, delle consuete e prefazlonl • zione non meno che di J>ari>la,l quall zaval.tintnne - furono di rtspettooo, ma tnfirmano non piccola parte del sum In hndo freddo riserbo. l'orchè ciò due ultimi ~brl, e speclalmcnt.e di lo che fa prez1os.i a not questa starla: sono il diavolo, Dow quel che ctlspia– U sottlle contrappunto di tmsmo e ceva non era già la convenzione, rar– umortsmo, la dcllcaw. contam1naziou1:: tificio di certe tmpostazlo.nd o solu– dl cronaca e fantasl_a, di reali~mo e zioni, essendo l'artificio un prcsupp1>– su111·eallsmo,Il dlffiale t."QU!llbr10na· sto o incentivo naturale di un'arte sl(– scentl! da intimi, contlnul scompcn">l; fatta; ma la maniera, la formula 1n è per sua natura destinato a sfuggirn cui tale artific.-io era costretto come ad un g!.O\'ane lettore. Nè, d'altra par- per una estrosità scaduta ad nbltudi· te, spogliate che siano di cotesto Ile ne. Qui, invece, la P:,ll decisa esigenza ~-~iglol~r:v;i;~~u~~e~ite 'l'fatò s:n ill~:~a~t ~~~nf:; 0 c~~ nd ~~~~-e,lnd~e~~~a ~~~~iae1?~ naà'..onc. 11 mondo liabcsco e fanciulle• e storielline nate spesso (e al solltoJ sco <ll z~vattltll è In vertlà, qui e ai- ciascuna per proprio conto, se non trovc, un mondo da grandi, non da 11csce naturalmente a cltssimulare 'a ~~~i, ,ciP~~~e~rir;~ ~ ; 1 il~~}:~ ~~ ~n~~~fe"Jrcfr; 1 ~n~~~~a~!~• fr~~ tata. è una ronciullczza non cil questa il maggior rilievo consentito; memrc vH..1m<1~i tm"altr.a..vita: una fanciul- un più aperto e assaporato gusto di 1ezza prenatale, ance!)Lratc. di. cui av· fiaba dà art.a e moto a certo figurare vertiamo n tratti l'mebrlantc riehia- e colorare di :tavattlni, che altrlmeu– mo. ql.Ulsi per un improvviso farsi ti, per le ambizioni ermetiche, e dico p1ù ::Ocvc della nostra densità 8311· p1-oprio dì e poesia pura», palesato! gutgna; ovvero una fanclulleza po- dalle sue ultime cose, avrebbe rori;e stuma, celeste, che ci attende dl là, finito col rarefarsi, col rldurai. ad come llbcratrlcc della nostra soma di una emblcmatic.a in fondo ni1mte esperienze e dl affanni. (E mlsterlo- più che decorativa. E l'umore acret– sc intese corrono e unl.S:(!<>no, quall tuoso d; Zavatt4ni, quella sua. pietà · angl!ltcl messaggi, quel di qua a que- :,er la vita degli umi li, r,er le solT~– st.o di là del nostro uransit.o terreno). renze Ktel pover.i, 1>erle musoni e di– ·:A1lo.stesso mcxlo che la bontà di Totò, s.iuga11nl dell'uomo qua1unqu:·. quella di cotesto ragazzo confortato dagli an· te.nerezza sempre cost prossima a fa!"· gel!, o angelo egli medesimo venuto sl commo-.m.one se un vivo, dolente sc11- quagg1ù a mlracol mostrare, non è so di pudore non mtervenisse sollcc1to - come sempre neghi eroi di zavat, a volgere 1-l pateUco In 1"so, in rnn11• Unl - l'a bontà ,\ngell,ll,a,e direi uni- steria, in bufTone1ia: - cotesto umOff dlmeW.onale, di Wl Ple1tno; ma è una di Zavattinì (che per piu di un aspct bontà-espiazione, una bontà da e uml; lo ricorda quello di CharJot}, qui, se1:1- llatd ed offesi », una bont.à offerta qua: za perdere nessuna delle sue prcrosa– ,·e pegno, e condizione, del nostro ri• Uve, si fa ancor esso più aperto, ::r .• ecatto. Cos) come, infine, la sempll· steso, sereno. Lo stesso eangellsmo » d-tà dl Zav:ittinl Jn quanto ecrittore. è zavuttinlano. ln questo cilma accen– una semplicità conseguita per accorta tuato di fiaba. J)en~ morto della gra– decanta:alonc delle più com1>00lte mt; t.uìtà o meccanicità degli u!Umi libri. st.ure dcli' ln-azlonalismo cont.cmpo- QW gU angelJ, e 1 miracoli, oono vera- !rallCO. mente di casa. Ma se dubbia può apparire una tale $"intende, non mancano neppure m !Ol"tun.a<lei libro; certo è - e p!.ù lm• Totd le for.atture, 1 Jczl, le trovate porta ai fini dell'arte - ohe l'impe.- - quelli che souo ommJ. dwenutt i.,ct• trtmonio comune dei giornali umoristi· et -; nè manca qualche calco troppO vistoso della mamera charlotUana: d.1· fettt, questl ed altri, che creano qua e là zone opache attomo a.i punti Ltuni– nosl del racconto (la signora Lolotta, li vtllaggto di baracche, la bella e ID• fida Amina ...). !\fa in genere ZavatUut procede con misura e cautela maggior! del solito: a oosto di caac-re nell'opi,rl· sto del lezioso, In un eccesso di asclut– tezza e schematicità. E senza toccare la pienezza del prlmo Ubro, di qut:I Parliamo tanto dt mc che resta la sua cosa più felice, egli ha però ritrovato parecchio di quella vena e cU quel 't.o, no. Hn ritrovato soprattutto, spedita e lieve, quella facoltà tutta sua di mo– strarci, in w1 favoloso conu·oluce, ;;,. Urica filigrana <Jl un paesaggio, dl un fatto, di uno stato d'animo còltl. e ·os• servati con minuta e realistica acutcz: za; e di dare alla sua prosa, cosi scar– na e dimessa, una intima vlbrazlon~ poetica. TES1'IMONIANZA EBRAICA· Q UESTE «pagine v=:ssute• di St1• \~a Lombroso (Si pub stampare, Roma, Dalmatia editrice), sono non pure 11 diario. di una animosa cionna ebrea che dalla tradizione della sua famiglia Ulustre, dallo spirito dt coesione e dal profondo seMO reli– gioso proprio del suoi simili, oltre che da un amore tutto femminile per la vita, ha saputo attinger forza per re– ~stere agU avvenimenti terrlbìll tll quootl anni, minaccianti ogni suo bene più geloso, dagli affetti domestici alle stesse memorie del passato; ma sono anche, queste pagine, la testimonianza commossa, e insieme obiettiva, della per.secu~lone, della dispersione e del martirio sofferti dagli ebrei in gene-re, lungo questo periodo, per effetto delle tgnom~nioso Jesgi razzia~. Perchè la Lombroso non si irestr.inge ad annota– re le vicende e ~ pene del suo vivere quotidiano. nè trepida solo per U ma– rito. i tig!.i. la c.:isa; ma volge Jo sguar– do .t.ngo&::l!ato ai p-3tlmenti e ai lutu di amici. di conoscenti, di estranei, tutti ora a lei avvicin:iu dalla comunanza de!la sorte. E non sta paga al fatti, Hitler: e Pensai sempre che egll av.reb1 be cerc~to di sparire in battaglia su un cavallo bianco.,.»). A noi che abbiamo veduto durante la nostra vita cadere tre di questi «uO' mini del destino», di questi falsi COI !ossi, dl quesu maledetti cavalieri de11 l'Apocallsse apportatori di flageill, a noi contemporanei di Guglielmo II di Hitler, di Mussollnl Incombe il d0: vere pietoso d'esorc1zZ:1re I nostri poi steri, di testimoniare, come onesti esperti, l'assoluta falsità di quel crei ~~fi :uf~vdo:it, rae~1~:indollper sempre Oh, se_per la.storia si potesse creare un museo del falSI come quello ideato una volta a Vienna dall'amico P1ant1 sclg per le opere d'arte, un museo dP.l cattivo gusto, del Kttsch, della poi shfpsl'. Un musco che fosse l'opl)Osto dt quello delle cere dl Madame 'l'ussaud, che conferiscono un'aria di autentldtà al più assurdl fantocci; un museo che mostrasse, non più attraverso la lente derormante della dabbenaggine e della follla collettiva, la vera essenza, la si, nlslra e grottesca essenza degl'ldol1~ delle folle, che sfrondasse gli allori dallo scettro del tiranni e svelasse dl che lacrime grondi e di che sangue, sl, e anche di che fraglco humour (tale scettro era l'asta di labaro messa a ludibrio - quasi bastone a sonagll di clown - nelle mani oramai impotenti. dell'impiccato di piazza Loreto>. ~ Museo del cattivo gusto nella storta Politica, ben più formidabile del cat• Uvo gusto ln letteratura e in arte - di quel cattivo gusto che, comè td sa, è manifestazione collettiva. Quet m<>' stri, quel prodigi, sono Il prodotto d'u• na certa cultura, come 1 bacllll delle epidemie mortali ... Ma forse è un'illu• slone la nostra, che gli uomlnl potreb• .~ bcro venir guaritl in questo modo. Per 1~ dimostrazione che si fac<:ia di falsi, si cessa per questo dl fabbricarne di nuovi? Per ridere che SI. faccia de~ cattivo gusto, non ripullula esso In forme nuove e sempre sim\li? Pur messo In guardia contro i.y, fatale pe 1 rlcolo l'uomo s'abbandona meno per questo alla venere pandemia o agli stu~ 1:>efacenU?L'uomo, questo sc-n1idlvino lncufabile Idiota. ~lARIO l'RAZ ma risale alle cause; e per ogni nuovt vittima, di ogni nuovo dolore si chic,: de smartito ,1 ~rchè; nnche se l'ulti• mo (o primo) perchè S.a destinato a rimanere senza risposta, come quello che st ,perde nel n11S(.cro stesso dell'c-– si.stenza. e della presenza. del male. li diario è diviso in due parti, c<Jr' rispondenti ai due atti culmmanu del 1 la trag<.>dla ebirolca In lt.al.ia : l'uno anteriore al 25 luglio, l'altro poste· rtore all'S settembre del '43. E il dh verso i·itmo del due tempi. formanti tuttavi,a un unico crescendo cU nequi: zie, si r.ifte«e ne.I diverso andamento di queste pug(nc: chè mentre le prii mc riecheggt,mo ancora dell'eicgfa del passato, le altre drammaticamente si accentrano nell'orrida visione del pre, sente. Nonctmeno, la parola ultima del Hbro è di fede nella vita, è dl 1:>er• dono, di pace: quale poteva prnnun· c'llarla. appunto. una donna di cosl -no• blle sentire. Peccato che, pur così sin: cera, e allena d.'.ll vofer « fare della letteratura ». la Lombroso - sempre un poco femminilmente cffusa ed e; sclamatilva nella sua espressione - si lasci andare qua e là a qualcJ1e trai scorso cll eloquenza; che è, alla fine, lettoratura ancor essa. e non della più p1·eglata. Come In quella sorta di rac– contini, o prosopopee dei suoi e altrui affanni, che ella talvolta intercala alle notazioni propriamente dlarlstlche. Non che alcuno di essi, specie se 1.n: teso a satireggiare qualche episod:o della «cam1>agna razziale•· non abbia un suo garbo, e un suo mordente (si veda. 1>.es., quello intitolato Il 1nonu: mento). !\fa l'aspetto genuino della Lombroso è altrove: è in quella anei !ante documentazione; in quel suo tra affettuoso e pensoso interrogare e ascoltar~. "IL NUOVO RISORGIMEN7'O,, Vittore Fiore, n proOlcma 1,0fitico lt<JJ Nano,· Gaetano Salveminl, Per tma con– centrazione repi.i()ò{lcxrna sociali8ta ; Eni r,lco Parcscc, It problema O-olladcmocrrP zkl; M•lchcleClfnrelll, lt POnr.e; Tommaso ft"'iorc, 'l'oo{iattl, Grau1.sci e noi, La J>Oi litico come rwra. utlLIM, Nect,sltd e m bertd; Fedcrleo Catre. Polem;ca dei ve,itt e forniture alleate; Giuseppe Capp3. C:fJ fl::i 11ipeTflul; Antonio Lucn.relll: Il pro, blcma tcrriaro nei Mc:uoaWr110; Aldo Ca,: pitlnl. Rlcorcll df'l movlme"to llberal-s 0 : oioUsta a Ptruola; CnrLo Muscctt.a, Una profezia dl CC.r.iwancl4a. '

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