Nuova Repubblica - anno V - n. 40 - 6 ottobre 1957

(185) nuova repubblica (Dis. di Dino lJoschi) Da_t quadro al bozzetto C'sÈTrrE GIORNI NEL MONDO ] BUIO SULL!I FR!l~Clfl L A CADUTA del governo Bourgès-Maunoury, dopo cinque mesi piuttosto a~ita!i di esercizio del pote– re, al?re una delle crisi più gravi della IV Repub-– blica, forse la più grave che si sia avuta finora. Bourgès– Maunoury non rappresentava certamente una politica liberale, al contrario. La sua politica sociale e la sua politica algerina erano fra le più reazionarie praticate finora in. Francia. Ma è proprio questo che aggrava la crisi: un governo tendenzialmente di destra, nonostante la presenza di ministri socialisti) è stato rovesciato· dalla destra perché non ancora del tutto servizievole. Non bisogna dimenticare, infatti, che Guy Mollet era stato anch'egli rovesciato dalla destra perché aveva pro– posto un incremento delle imposte dirette, onde sovve– nire alle spese della guerra d'Algeria. Ma i sostenitori conservatori del governo Mollet, i quali· volevano pur essi proseguire la guerra d'Algeria, preferivano tuttavia non pagarne le spese e farle gravare sui ceti popolari, Cl?n un inéremento delle impos~e indirette: perciò rove– sciarono Mollet. Anche sul piano del conflitto algerino, d'8ltra parte, mentre Guy Mollet era andato abbastanza avanti, nel promettere le riforme, con la sua dichiarazione d'inten– zioni del 9 gennaio scorso - e perciò era stato rovesciato con un pretesto finanziario dalle de.Stre, che volevano im– pedire che quelle intenzioni si traducessero in atto - Bourgès-Maunoury rappresentava invece una ,posizione, molto meno avanzata. Già avemmo l'occasione di rilevare, su questo giornale, al momento 'della nomina di Bour– gès-Maunoury alJa carica di primo ministro, che questi eia stato l'esponente, fino ad allora, della corrente più oltranzista, in seno ai vari gabinetti dei quali aveva fatto continuamente parte negli ultimi anni. In parti– colare, il presidente del consiglio oggi dimissionario era stato il principale difensore della politica di repressione in seno al governo di Edgar Faure, dove occ~pava la ca– rica di ministro dell'interno, e in seno al governo di Guy Mollet, nel quale occupava la carica di ministro della difesa. Mentre tutti i suoi predecessori, cÒstretti dalle cir– costanze, avevano finito, come lo stesso Bourgès-Mau– noury, d'altronde, per cedere qualcosa a coloro i quali invocavano una politica di profonde riforme in Algeria, ma erano caduti, in seguito, con un pretesto qualsiasi, che sembrava estraneo alla loro politica algerina, il go– verno di Bourgès-Maunoury è il primo che cada diretta– ment~ -per non avere ottenuto la fiducia sulla sua poli– tica algerina. Ormai, quindi, .l'Assèmblea Nazionale francese è in- vestita in piel\2__della responsabilità di elaborare essa stessa una pol.(Cfè.à-algerina che non conduca al disastro. Infatti, di tutti gl'insuccessi della politica algerina della Francia, nel modo di condurre la guerra, nell'avere per– duto, una dopo l'altra, le simpatie dei capi nazionalisti algerini anche più moderati, nell'essere messa sul banco degli accus_ati all'AsJemblea generale dell'ONU, si po– teva cercare di •fare cadere la responsabilità sui vari governi che si sono succeduti al potere dopo lo scoppio della guerra civile, nella notte dal 31 ottobre al I.o no– vembre 1954. Ora, questa responsabilità ricade diretta– mente sugli eletti del popolo francesé. Si tratta di una responsabilità alla quale non posso– no sfuggire, poiché la «legge-quadro», bocciata con la negazione della fiducia al governo che l'ha elaborata e difesa, segnava un passo ancor p_iù breve, sulla via delle riforme rivendicate dalle popolazioni algerine, della ge– nerica dichiarazione d'intenzioni di Guy M-0llet del 9 gennaio 1957. Era un semplice avviamento alle riforme, una « cornice» nella quale qualche riforma, col tempo, sarebbe forse diventata possibile. Le destre hanno ora dimostrato di non volere nep– pure un pallido tentativo di quel tipo, poiché il governo Bourges 1 Maunoury è caduto non tanto a causa del voto ostile dei ,comU:nisti o dei mendesisti, che e'ra scontato in anticipo, non a causa di defezioni so.cialiste, che que– sta volta non ci sono state, ma perché è stato abbando– nato da una parte dei suoi amici di destra, che rifiutano anche quel minimo di riforme necessarie alla Francia per non subire la condanna dell'ONU, quando la que– stione algerina verrà rimessa in discussione. Si tratta quindi di una crisi particolarmente difficile, in quanto mette in causa le stesse istituzioni repubbli– cane. Un governo più a destra di quello di Bourgès– Maunoury rischia fatalmente di suscitare un inaspri– mento della rivolta algerina e una esplicita censura dell'ONU, determinando così un'ondata di nazionalismo esasperato, in Francia, che può portare a soluzioni au– toritarie o comunque a un rafforzamento dell'estrema destra poujadista e gollista. D'altra parte, una soluzione di centro sinistra, che n-0n sia esposta al ricatto delle destre è resa impossibile o estremamente difficile anche dall'ostilità preconcetta dei comunisti a qualsiasi soluzione che non sia sotto– posta ad una loro 'palese ipoteca politica. Si preparano quindi giorni oscuri per la Francia e_non può sfuggire a nessuno il grave pericolo che pesa nòn solo su quel paese ma sulla forza e sul prestigio d~la democrazia in Europa. PAOLO VITTORELLI 5 -1 LE1"l'ERAHALL'AUKlUCA. LA'l'lNA_ DI CUBA N ON AVEVO mai visto il mio amico, il professor M., c?sì inquieto come quai:i-do si seppe che la guarni– g10ne della· base navale di Cienfuegos si era sol– levata. - Sarà un altro colpo di Batista, commentò. Batista, infatti, è considerato un uomo molto astuto, capace di organizzare una sommossa contro se stesso se questo può essere per lui una via di uscita. Oggi, il grande problema di Cuba è che nessuno vuole il potere e che Batista desidererebbe andarsene definitivamente purché gli garantissero i beni e la vita. Ma nessuno può dargli questa garanzia, salvo lui stesso: a condizione, c_ioè, di restare alla presidenza della Repubblica.· Più tardi, quando si sono conosciuti i particolari della sollevazione di Cienfuegos, il professor 1\1. mi ha spiegato: ' - Vede, una dittatura militare ha molti aspetti ne– gativi. Ma l'aspetto peggiore è che essa trascina i mili-: tari a immischiarsi nella ~politica. E questo noi cuban~ non lo vogliamo, anche se è per cacciare il dittatore. Questa frase spiega quanto in realtà è accaduto a Cienfuegos. Ho potuto ricostruirne a, grandi linee la storia, grazie ad alcuni amici e a qualche fuggiasco. E' una storia che bisogna raccontare, perché contiene una bella lezione di civismo e può servire di ammoni– mento ad altri popoli. Batista non se la prende mai con i suoi amici e col– laboratori: può sostituirli nel governo, ma li 'lascia con– tinuare i loro af-Iari e godere della loro influenza. Che sia stato un ex ministro di Batista, con notevole in– fluenza al palazzo presidenziale, a preparare il colpo dì Cìenfuegos (dopo di che egÙ è partito in aereo per l\1iami, centro· dell'emigrazione cubana), dimostra che la situazione di Batista diventa sempre più difficile. I topi abbandonano la sua nave. Ciò è dimostrato ancora dal fatto che l'ex ministro abbia trovato dei complici fra i marinai di Cienfue– gos. G)i effettivi rrÌilitari si reclutano sulla base àel vo– lontariato. I contadini miserabili, i declassati senza me– stiere, i giovani sviati vanno a finire nell'esercito. E' dunque una casta mercenaria, senza agganci concreti nel popolo. Batista ha soddisfatto tutte le rivendicazioni << di classe» dei militari. Essi non avevano mai avuto tanti privilegi e benessere materiale. Se ul1 gruppo con– siderevole di militari si stanca improvvisamente di Ba– tista, vuol dire che sanno di non poter essere più a lungo protetti e si preoccupan0 di rendersi utili agli avversari del dittatore. Proprio questo, e a giusta ragione, temono il popolo e soprattutto gli uomini .dell'opposizione. Probabilmente più d 1 uno fra gli uomini politici democratici - i quali, perduto ogni prestigio a causa delle immoralità delle amministrazioni democratiche, ·aspirano ·a ritornare al potere - non esiterebbe a chiedere l'aiuto dell'esercito. Ma l'uomo della strada, lo studente, il giovane operaio che ha formato spontaneamente dei gruppi « terroristi», oppure chi segue gli ordini di Fidel Castro - il capo dei guerriglieri che da nove mesi combatte nella Sierra a Est dell'Isola -, non desiderano a nessun costo ab– bandonare la loro lotta in camPio di una ipoteca dei militari sull'avvenire politico del paese. Ecco perché, appena i marinai di Cienfuegos si sono sollevati, i gruppi civili d'opposizione - gli studenti, e diversi operai degli zuccherifici e dei magazzini del porto - si sono lanciati nella strada. Più che di aiutare i mari– nai, si trattava di sostituirli: ed è stato un atteggiamento pressoché spontaneo, comunque improvviso e che dimo– stra in quelli che l'hanno preso un notevole senso po– liti_co. Bisognava che l'eventµale vittoria dei marinai fosse anche quella dei civili, così non avrebbero potuto pre– sentarsi come salvatori e passare facilmente la misura. - Non· vogliamo essere debitori di niente ai militari, mi hanno detto alcuni dei miei informatori. Tale atteggiamento dei civili - ha fatto continuare la lotta per delle ore, a Cienfuegos: con ogni probabilità i marinai si sarebbero arresi appena si fossero accorti che Batista non esitava a lanciare contro di loro tutte le forze dei mercenari che gli restavano fedeli.· La sollevazione di Cienfuegos ha avuto tuttavia qual– che risultato immediato. Ha creato un nucleo di guerriglieri a sud dell'isola, ha rafforzato la popolarità di Fidel Castro, ha indebolito ancora Batista, sia pure consolidando per il momento la sua autorità sull'eser– cito, e ha dato al problema di Cuba una pubblicità in– ternazionale. Il popolo cubano, i giovani dell'opposizione non riten– gono che la repressione della rivolta di Cienfuegos siq un fallifllento. Al contrario, essi si sentono oggi liberi della minaccia di essere aiutati dai militari. « Ora siamo. sicuri - dic-0no - che il futuro governo del paese sarà fatto di civili ». Ma la tragedia di Cuba sta tutta qui: che· non si intravede ancora,chi formerà questo governo, e che il popolo non ha alcuna fiducia nelle elezioni an– nunciate da Batista per il 1958. VICTOR ALBA

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