Nuova Repubblica - anno V - n. 40 - 6 ottobre 1957

4 UNA NUOVA PROROGA? ANCORA SUI BREVETTI di IBERIO S ONO NOTI i precedenti: è stata presentata, alla Ca– mera dai fascisti e al ~enato da numerosi demo: cristiani, una proposta d1 legge per la proroga dei brevetti modificata nella forma ma non nella sostanza dal lib;rale ministro Cortese, con la sfacciata proposta non soltanto di aumentare la validità dei ·brevetti fu– turi (che si- potrebbe eventualmènte prertdere in con– siderazione salvo poi scartarla), ma anche di proro– gare quelli ancora in vigore e persino quelli già sca:.. duti. Cosa quest'ultima che dovrebbe indignare persino le destre più reazionarie, data l'inaudita retroattività di una legge per quasi due anni; si tratta infatti della violazione di· uno dei più sacri principi generali del diritto, tanto caro agli incensatori dell'Italia, patria del diritto, ecc. ecc. Non sarà necessario spendere molte parole per con– testare la possibilità di prorogare i brevetti già sca– duti: francamente sarebbe tanto grossa, che se dovesse passare in quella forma ci sa'rebbe materia di dispe– razione per un qualsiasi sviluppo democratico in Italia. La stampa di quasi ·ogni settore ha bollato l'iniziativa e d'altra parte i compilatori del progetto sono piuttosto fiacchi nella difesa di questa proposta. Si spera che sia stata presentata solo come merce di scambio, come qualche cosa a cui si è disposti a r_inunciare purchè venga approvato il resto. Il secondo gradino della proposta riguarda ii;ivece i brevetti non ancora scaduti e per quesN ?i vorrebbe che la protezione venisse portata a 18 anni invece dei 15 ont vigenti in Italia da un secolo. Le giustificazioni sa:10 quelle solite di ogni bolsa politica nazionalista e cor– porativa delJa destra economica: si paventano inon– dazioni di prodotti stranieri, si prospettario chiusur:e di (continuaz. da pag. 3) opportuno che anche l'Università quando denuncia la responsabilità altrui, (in questo caso dello stato per il mancato finanziamento) metta in evidenza anche le re– sponsabilità proprie ed i rapporti che sussistono fra di esse. L'Unione Universitaria Rappresentativa Italiana in– tende agire all'interno di questo quadro ampio di re– sponsabilità: auspica che anche le altre forze interessate alla scuola sappiano trarre occasione dal problema im– mediato del finanziamento per ·impostare nella sua am– piezza l'annosa Questione dell'istruzione superiore in Italia. Per la prima vo!ta dunque l'UNURI è uscita dalle drammatiche denuncie suU'inadegua.tezza deU'Università italiana aUe esigenze di una società mockirna per- fl.van– zare proprie soluzioni. La logièa consegUenza del docu– mento è infatti la' preparazione di un testo di progetto di legge che dov'l"'zbbe essere completato nella sua ste– sura teC"nica entro la prossima settimana.. H progetto di legge prevede un finanziamento annuo di cilrca 8-10 miliardi alle Università, repzren.done i fondi necessm·i con un'addizionale all'impos•ta di ricchezza mobile per i redditi di categoria A e B. Nel dibabtito dell'Unione Nazionale erano state avan– zabz due proposte. La prima, riaUacciandosi a quanto già avviene in Francia, considera.va lo stretto rapporto che intercorre fra mQndo economico ed industriale e sviluppo della scuola, chied.end0 conseguentemenb.a una imposta che gravasse soLtanto sui redditi iniprendito– riali.. A questa proposta si r-i.spondeva con due ordini di considerazioni: a) il settore deUa s·cuola condiziona in reaità (anche se è esatto die le condizioni degli studi tecnici e scientifici si ripzrcuotono in via immediata sull'indu– stri.a) lo sviluppo di tutto il reddito del paese e in de– finitiva il suo progresso; b) un'imposizion,z del genere verrebbe facilmente fatta gravare, da parte dei mcnopoiisti italiani, sui prezzi dei manufatti colpendo inoltre la· nostra industria pro– prio quando si troverà impegnata in una sforzo con– correnziale nel quadro economico del Mercato Comun.e. Si fece quindi rapidamenbz strada il criterio di re– perire le nuove entrate colpendo indiscriminatamente tutti i redditi. La soluzio-ne più logica sembrava ana addizionale aUa complementare progroessiva sul reddito, incidendo sui redditi da una certa entità in su. Quesita proposLa si dimostrò successivamente inattuabile dQtO che la complementare, per l'evid•znte inadeguatezza de-i mezzi di accertamento, dà oggi un gettito complessivo di appena 60 miliardi. Evidente quindi, che troppo forte a·vrebbe dovuto essere l'incidenza dell'addizionale per ri– cavarne un ulteriore reddito di circa dieci milia·rdi. L'imposta di ricchezza mobile è sembrata dunque la sola che potesse soddisfare tutti i requisiti richiesti, Il criterio di colpiriz sqJo le classi economicamente privi– legilite è stato seguito, compatibilmente con la strut– tura deU'imposta, sottraendo all'addizionltle i redditi di BAVASTRO sane attività produttive, sàrebl>e in breve la vigilia della fine del mondo. Tutto inventato di sana pianta, per l'ab– bastanza semplice considerazione che in genere si tratta di brevetti relativi a procedimenti industriali e non di prodotti finiti; la concor·renza quindi non si riferisce alla vendita del · prodotto, oggi possibile malgrado il bre– vetto, ma alla installazione di nuovi impianti in, Italia per la produzione dello stesso prodotto, altrettanto ita– lian,o; in vendita oggi nel nostro paese da parte di un solo produttore Jnohopolista, domani da diverse ditte in _ concorrenza fra' di loro. In sostanza prorogare i brevetti equivarrebbe a fare un grazioso regalo di altri tre anni di indisturbato monopolio agli attuali detentOri •in privativa del ·pro– cedimento di produzione, regalo che gli interessati si danno da fare per ottenere e che in partenza, quando hanno fatto i loro calcoli industriali per la produzione,· certamente non avevano previsto; ragione per cui non hanno neppure ,la scusante di dover ancora ammortiz– zare gli impianti fatti 15 anni fa. Anche per questa ri– chiesta dunque - se pur non così sfacciata Corn·e la prima - siamo ancora- sempre nel çampo delle viola– zioni' dei principi fondamentali del diritto; perchè di fronte al regalo di ulteriori tre anni di sfruttamento monopolistico, sta la legittima aspettativa di tutti i cittadini italiani - meno uno - a vedere cessare il moner polio, ed il dir:itto al risarciqlento del danno di quei cfttadini cl)e, in vista della cessazione del monopolio, prevista· dalla legge, hanno fatto studi, impianti o al– tro per l'inizio della produzione dal giorno successivo alla cessazione del brevetto. · La terza richiesta dei monopolisti non presta il -fianco ad obiezioni del genere di quelle fatte sino ad ora, ma DIECI MILIARDI· categoria C, quelli derivanti cioè da rapporti di lavoro. H momento per la prese~tazione deL prog-ztto di legge è )vi_dubbianiente favorevole. Con l'avvicinarsi della scadenza ebzttorale è evidente l'interesse. da parte dei partiti a mostrarsi estremamente aperti verso le ri– chieste, cui d'altronde nessuno si sente di obioettare al– cunché, di categorie che potrebbero giooo.re un loro ruolo nella campagna elettorale. Esiste quindi già un impegno di quasi tutJti i partiti a far proprio il pro{Ìetto di bzgge e a sollecitarne l'ap– provazione prima· della scadenza della legislatura. Solo da parte della DC, che pure dichiara di essere piena– mente d'accordo con la sostanza politica del progetto, si tend•z a trincerarsi dieiro ~Ìa scarsità del tempo a disposizione e l'irreperibilità (sic) dei ,suoi maggiori esponenti. . Difficile dire se l'atteggiamento del partito di mag– gi01"anza, che è ovviamente determinant.,e per\ l'appro– . vazione del progetto, potrà cambi.are nei prossimi giorni o se invece confermerà l'abituale propensione demcc-ri– stiana al rinvi.o e aUe soluzioni interlocutorie. In quest'ultimo caso eh.e è, inutile nascondercelo, H pi-ù probabile ci sembra élie si apra pzr la Rappresen– tanza Universitaria e soprattutto · per una deUe due maggiori forze politiche che la compongono, l'Intesa universitaria, una precisa alternativa: continuare a porre richiest>z a livello verticistico e di segreterie di prrtito finendo per contentarsi di "buone parole e di promesse o denunciare fermamente e proprio in occasione della cam– pagr{a elettorale quali sono le forze politiche che osta– colano il progresso della scuola di Stato. Gli universitari cattolici (uno di loro, Piombino, è oggi~ il presidente deH'UNURI) lianno di fronte a loro una grossa responsabilità. Al recente Consiglio Nazio– nale, pur essendo chiaramente superata neU'iniziativa dal gruppo goliardico, l'Intesa si è comunqwe impe– gnata a portare avanti con tutti i mezzi" di press-ione e di agitazioni possibili i progetti dell'UNURI. Oggi essa è chiamata a dare la misura delta sua autonomia. Le prospzttive deU'UNURI meritano qualche altra considerazione. Innanzi tutto è necessario che vengano precisati i c-riteri di spesa dei dieci miliardi richiesti: la Rappresentanza Univ«?rsitaria rischia altrimenti di essenz tagliata fuori dei un giuoco politico che reste– rebbe in mano soltanto alle burocrazie miriisteriali e accademiche. I quattro punti del documento deU'UNURI in, cui si indicano cilc~ne priorità sono certamente esatt-i, ma ancora troppo gemrici pe.r una insufficienza di docu– mentazione. C'è quindi l'assoluta urgenza di una inchie– sta a larghissima scala condotta insieme agli Organismi rappresentcitivi di sede i cui dati potranno permettere di conoscere cOn esattezza la situazion,z di ogni singolo Ateneo, cos! come, opportutt-a111ente. sfT-u:ttati,_ potranno legittimare la richiesta degli studenti di essere ammessi a partecipariè con una propria rappresentanza ai Con– sigli di amministrazion-2 delle Università. (185) nuova ·repubblica non per questo diventa più accettabile. Si limita ad essere una richiesta Presentabile, e tale però resta: solo presentabile con una certa serietà. Vediamo quindi in– nanzi tutto le ragioni giustificative della proposta: prin– cipalmente una, e cioè che in altri paesi la durata dei bravetti è di 18 anni e non di 15; il che è vero sino ad un certo punto e con alcune osservazioni clre rendono an– cora più evidente la convenienza di lasciare in Italia la durata di 15 anni. Infatti, -in tutti i paesi che pre-– vedOno una protezione di oltre 15 anni (USA, Germania, Ìnghiit~rra, Francia e Belgio) vige, ad eccezione della Francia, il sistema del controllo preventivo del bre– vetto; inoltre, essi sono in genere esportatori di bre– veÌti, hanno cioè la convenienza generale nazionale ad avere la massima durata dei brevetti per rendete mas– sima la dllrata. delle fonti di rèdevance.s. Ancora, vige in quei paesi una certa legislazione antimonopolistica ed il sistema della licenza obbligatoria: vale a dire è pre– visto dalla legge che un qualsiasi" cittadino, se dimostra che il detentore del brevetto non lo sfrutta a sufficienza per lasciarsi un largo margine di .rendita monopolistica, può richiedere al Tribunale l'autorizzazione allo sfrut– .tamento, salvo il pagamento di ,un equo diritto al de– tentore del brevetto. In Italia non abbiamo nulla di tutto questo: . non. le condizioni obiettive per rendere, seri i brevetti,. vale a dire l'esame preventivo, non la · convenienza nazionale, perchè siamo importatori di bre- veÙi e p,agatpri di diritti all'estero, non un sistema . qualsiasi di. licenza obbligatoria che limiti - nell'interesse gene.q1le lo strapotere del titolare del brevetto. Quello che ci p_are qui par:ticolarmente preoccupante è che proposte del genere non siano solo sostenute dalle destre· e poi· riprese dal governo, ma vengano ora ap– poggiate anChe ufficialmente, dalla DC (vedi: n Popolo lombardo del 14-9-1957) e addirittura dalla corrente di Base (vedi informazione dell'Espresso dell'l-9-1957 sui risultati del convegno di Belgirate). In questi ultimi at– teggiamenti democristiani ovviamente non si difendono . le prime due trincee, ma si appoggia solo la proroga dei brevetti; salvo poi, in sede di approvazione del. testo, farci sçappare qualche regalo ai signori della destra economica,. ahzi finanziaria, che vorranno pure una contropartita per l'appoggio che si apprestano a dare alla DC in occasione delle prossime elezioni. Come giustificano questa posizione le correnti de- • mocristiane più avanzate? E' una domanda alla quale gradiremmo che giungesse ...una risposta convincente e a · breve sc·aderlz"a. Noi non crediamo che i'Unione Naziorial.e possa limi– tarsi, comé era stato fino ad oggi, ad eSsere l'ente che el.àbora brillan'ti tesi pòlitiche e eh€ neppure possa tra– sformarsi · i.n · ùn ufficio di legislazione e di statistjche universitarie. Ad essa spetta ormai il ruqlo di effettiva guida politica degli studenti universitari :italiani. E' per noi inconcepibibz (anche se possiamo comprenderne le cause e, per il momento, giustificarle) che l'UNURI sia assente dal Congresso dei Direttori amministrativi delle Università é da quello degli assistenti universitari, che venga a conoscenza del Convegno dei Rettori solo attra– verso la stampa e che, in quest'ultimo caso, non prov– veda a sollecitare e" coordinaN? un'azione unitaria di tutti gli 00.RR. , invece di lasciare aUa buona volontà delle sedi l'assumere una qualche iniziativa, con il risultato che le prese di posizione sono state frmnmoentarie, spesso tardive, a volte anche contrastanti. Oggi coni.e non ?TI{li la R~ppresentanza Universitaria ha assoluto bisogno di avere dietro di sè non soltanto il generico consenso, ma un'-etJettiva e anche rumorosd presenza della massa studentesca. Si è parlato spesso del distacco di questa base da un vertice troppo politicizzato; noi non crediamo affatto che esso dipenda, come vanno affoermando gli universitari di estrema destra, da un difetto di struttura degli 00.R'R. (in , realtd la Rappre– sentanza Universitaria strutturata in Associazioni di fa- . coltà di, tipo corporativistico, quale è teorizzata dai neo– fascisti, potrebòe al massime avvicinarsi alla massa stu– dentesca sulla base di un deteriore e spicciolo .;indaca– lismc rivendicazionistico-: un progetto di vasta portata non potrebbe neppure ess·ere concepito e tanto meno portato avanti), ma dalia mancanza di mordente e di iniziativa che deriva da una errata comprensioné dei reali termini della lotta politica . moderna. · Noi avremmo preferito che il progetto di legge p1'e– parato daU'UNURI non venisse presentato al Parlamento da un gruppo di deputati particolarmente interessati al problema della scuola e sensibili alle istanze deUa Rap– presentanza Univzrsitaria (come già avvenne per il pro– getto di riconoscimento giuridico degli OO.RR. ), ma che l'UNURI si fosse avvalsa della possibilità d'ini.ziativa legi– slativa popolare prevista dalla Costituzione, presentando ii progetto di legge con le cinquantamila firme. prescrvtte e tutte di studenti universitari: la solidarietà dei partiti, · che certo doveva essere sollecitata (ma forse non ce ne sarebbe stato I bisogno), sarebbe venuta. dopo. Era un mezzo, quello .dell'iniziativa popolare, che avroebbe con– sewtito di scendere immediatamente a contatto della massa studentesca e il cui successo non avrebbe più cons-entito dubbi sulla partecipazione degli universitari _a questa lotta. , Si è preferito una strada diversa, certamente più ra– pida ( e comprendiamo che U tempo giocava un ruolo importante in questa breve fine di l-agislatura). Ma i termini del problema restano gli st>2ssi: se la Rappre– sentanza universitaria riuscirà a dimostrare al Paese che il progetto di legge d,a lei preparato è la volontd degli universitari italiani, qualunque sia la sorte immediata del progetto stesso, non avrà perduto la sua battaglia. CLAUDIO ZANCHI

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