Nuova Repubblica - anno V - n. 40 - 6 ottobre 1957

6 UN 01\IAGGIO DI "iTINEUARI,, A GAE'l'ANO, SALVEl\HNI BILANCIO S1 1 0RIOGRAFICO di GIUSEPPE ANDRIANI L A TENSIONE 4_e1sec;ondo conflitto mondiale ha posto alla storfografia gravi interr.9g:ativi e difficoltà, sic- • ché giustificato è il_ tentativo della rivista Iti.neTa,ri (dicembre 1956) di un bilancio provvisorio ad opera di' un notevole gruppo di studiosi, pure riuscito ineguale e talvolta contraddittorio. L'idea centrale è nella breve pre– sentazione di Francesco C. Rossi, che insiste suU'impegnO di responsabilità .del1o storico verso il Proprio tempo, su una stoda che interpr:eti la libertà « al di fuori delle stn.it – ture ~onvenzionali o ·dogmatiche» a.deguandosi ad una realtà « ricca dì profpndi motivi sociali, politici, reli– _giosi, culturali». La dedica, in omaggio a Gaetano Sal– vemini, sottolinea ottimamente il carattere' vivacemente militante della raccolta, fino a non sempre. giustificate affermazioni di terza forza storiografica. Il fascicolo· non contiene articoli o saggi di caTattere propriamente sto– rico, ma opportunamente si chiude con una nota del Calogero sui modi di insegnare la storia; sì da solleci– tare l'attenzione all'aspetto conclusivo della crisi, che è di divulgazione e di circolazione fuori degli ambienti specializzati. Un primo nodo problematico è dato dall'insistenza ricorrente in parecchi saggi su coricetti o mo1nenti del– l'illuminismo, inteso come atteggiamento di fronte a.ila realtà piuttosto che come organismo di dottrine. Il PePe pubblica nel 1947, il suo Medioevo ba1·barico in Europa, interp·retando l'età di h1ezzo come di disperazione e di decadenza economica e civile, articolando il concetto di barbarie µiedioevale, ammonendo che il medioevo è ca– tegoria _morale· che appare nella mancanza del rimpianto per la libertà perduta; per la contempor.aneità dell'inte– resse, Ì.l ·volume, del resto assai lodato. viene giudicato ' P ER LA ORMA1 nota -colJana <\i documenti politici di attualità, è uscito il più celebre contrjbuto di ori– glne non europea alla revisione della politica e del– l'ideologia comunista (Mao Ts e-tu.ng , DeUe con,t <ra.dd1.zi- on-i tra il popolo, 'l'orino, Einaudi, 1057). Dell'originale, scritto come relazioné al consiglio di st?to cinese, s'i è già fatto gr.an pal"lare in tutto H mondo, soprattutto a propos·ito deUa .fàmosa dottrina « dei cento fiod )>, rèlativa a.lla libertà di ricerca e di creaz·ione nel dominio ·culturale. Però, il nocciolo principa~e dell'opera non è cost,ituito da problemi dì cultura, ma, come .dice il titoJo~ dalle con– traddizioni nel reale, che il pensatore dnes~ distingue, for– se più su1le orme della filosofia del suo paese ·che di quel– la occidentale, in contradd'izione universale - o untctgo– wi.stà, legge generale del mondo - e contraddizioni parti– colari - riscontrabiU all'interno di ogni fenomeno natu– rale e socia~e. di carattere essenzialmente non antagoni– stico. Questi fondainent1 teorici son-o, nel pensiero di Mao. 11.iuttosto di vecchia data, poichè risalg-ono aHo scritto del 1'937, Sulla cont,.addi.zi.one, e a quello d-el 1940, Su.Ua nuo– va demOcrazia (tradotti in italiano per le ed~zior-i.i Rina– scita). Solo che da essi veqgono hatte conclusioni meno caute e più conseguenti, ora che la crisi del principio di stato-guida e di tutto l"edificio ideologico leni-n-staliniano ha reso evidente aJ mondo comunista e non comunista il va!ore teorico deHa condizione di piena indipendenza che il comunismo ,cinese si era già conquistato da molto tem– po nella realtà dei ·fatti. La cautela usata in precedenza - fino al 1956 - dai dirigenti cinesi verso la {< guida " consacrata' del PCUS si limitava infatti a qualche concessione formale, senza alcun .effettivo ossequio alle superiori d"irettive. Per esem– -11.io, .in SuUa niwva -.democrazia è possibile leggere (p. 23) che « l'Unione Sovietica è in .f.ase di transizione dal so– cialismo al- comunismo», e .simili poco ,costose obb!ig.ate piagger1e - si era, ricordiamo, nel '40 -, ma nello stesso <tem'(}O ]a necessità ;di lasciar sopi·avvivere Ja borghesia naziona,e e di esercitare ia «-dittatura')) congiunta di d'i– ve-rse classi ven·iva già sotto1ineata con sufficiente chia– rezza. nel saggio déll'ArÙa1do come caratterizzato << da un tono genericamente illuministico» (pag. 419). L'interesse si accentua sul sag!fio del Giarrizzo dedicato appunto alla cu1tura i1luministica ed al mondo settecentesco: « il nuovo interesse per il settecento ha rimescolato profon– damente la nostra formazione storicistica.. riproponendo difficoltà che si dicevano superate ed erano erose)) (pag. 529). !\-fa il Gi.arrizzo, che vede protagonista di questo interesse per il settecento il « giovane · radica– lismo italiano>), lo valuta ,come « un approfondimento delle tradizioni liberali inteso ad assicurare al sommo un'esten~ione tale da includere le istanze socialiste - un ten•tativo di- rl"esaminare storicamente la legittimità teorica dello " azi-Onisrno" pohticO )>. Col che il « grande secolo)> eur-0peo Viene singolarmente ristretto: anche nell'interesse ad esso rivolto, è ancora un incrocio co– mune e un luogo di incontro, cui le ,correnti storiogra– fiche debbono far capo, come del resto, in parte, nella vecchia rivoluzione francese del Salvemini. Comunque, una più piena conoscenza del settecento è a merito della storiografia post-bellica; anche dalla sua lezione l'ac– centuato impegno etico-ideologico della storiografia mi– gliore. Argomento d'interesse è l'It.alia post-unificazione su cui vivace è la polemica deHe tendenze. Se il concetto di rivoluzione mancata diventa di dominio comune ed altrettanto generico, se minaccia episodicamente di estendersi perfmo alla resistenza facendo della stoda d'Ita1ia un unico blocco di m'anchevolezza, _ura indubbio progresso è segnato dal trasformarsi del processo, prima fondato su basi moralistiche, ora tendente ad ancorarsi all'identificazione dei sostrati sociali delle ideologie. COiUUNISJUOE SOCIALISIUO FIORI Marxismo o _non marxismo, le conside;3zioni politiche di Mao erano state, anche nel I-937, largàmente antici– pate. Per· quanto rigua.I;da, poi, la crisi recente deL comu– nismo stalini.Sta-~quanto sono venuti affermando, tra gli altri. jugoslavi e polacchi toglie al pensiero comunista cinese molto sapore di novità. L'interesse per gli scritti e lè" azioni dei cinesi non resta, da questa ovvia constata– z"ione, affatto sminuito: raccomanda àbbastanza 1a ·lettura dei loro documenti ori.ginali la tenace conseguenza con cui hanno perseguito gri obiettivi rivoluzionar"i. Stan.do alle direttive di Stalin, oggi governerebbe ancora Ciang, perchè, come ha, più volte sostenuto anche Togliatti ln Itali_a, in Cina il rapporto di f_orza era sfavorevole ai co– munisti. Va aggiunta la 1impida soavità del ragion-amento e de"Ho stile, del t9tto estranea ane consuetudini piuttosto truculente della pubblicistica comunista europea, che non ricorrerebbe mai a immagini come -la seguente·: « di certi IL PARTITO POPOLARE ITALIANO dt E. PRATT HOWARD LA NUOVA JTALJA FJRENZE (185) ,nuova repubblica Piuttosto che quello del trasformismo, fenomeno in gran parte di riflesso {già il Salvemini ne L'Itatia politica del secoLo XIX; che è del 1925, aveva centrato l'argomento sulla dimostrata necessità immediata della soluziOne burocratico- cessitalia), il problema fondamentale è quello ·delle particolari origini del socialismo che appare sempre più chiaramente come forzà di rivoluzione della impasse post-unitaria. Seguire nell'attenta ricostruzione del Romano, che conclude• per ora una serie di studi inaugurati ancora una .volta dalle famose appendici del Salvemini àl volumetto su Mazzini, il prÒcesso di libe– razione del socialismo dall'involucro anarcoide e dalle persistenti ereQità radicali del Risorgimento è estrema– mente interessante, perché si scoprono a nudo· le con– traddizioni della nostra società. E se ai tre volumi -del Romano aggiungiamo il poderoso studio· dello Chool sulla politica estera e, speriamo, le indagini riprese dal •✓ Salvemini sulla Triplice, )a conoscenza di questo pe– riodo storico sarà tra poco di gran , lunga migliorata; anche se è da evitare il pericolo opposto della rasse– gnazione ad un processo storico i cui limiti negativi vanno tenuti presenti. La storiog-rafia contemporanea s'è introdotta solo recentemente da noi. La differenza della tematica tra due opere di impegno come Storia del fa– scismo del Salvatorelli e Da Versaiiles ad Hiroshima del Pepe indica quanto spazio e quante possibilità di utili risultati possano avere studi condotti col necessario rigore filologico. La battaglia é qui d'enorme interesse: una buona produzione di storia contemporanea è il mezzo migliore per sradicare accademismi tuttora per– sistenti. Da quanto detto, la conclusione è facile. La nost~a storiografia non può oggi presentarsi in una linea di uniforme e tranquillo progresso, come in un acuto saggio, rivendicante il buon senso dei nostri storici, 1a vide il Maturi nel 1930. Ora è diVisa per l'irrompere delle nuove esigenze etico-sociali, che non sempre r-ie– scono a trovare.. espressione scientificamente adeguata, è attraversata da scontri di èorrenti, che spesso sem– brano derivare i fatti dalle teorie, è limitata da una certa preesistenza dei risultati alle indagini,· come con osservazione vaJida per tutta l'Europa ha acutamente dètto il Renaudet. La· sua crisi è specifica, ma .anche di carattere più vasto: è l'aggrovigliarsi, fatfanno della li– bertà in tutta fa società. E come tale, ha per ora 1a sua so1uzione solo nel lavoro quotidiano, che è operoso, se pur non sufficiente. disordini creati da piccoli gruppi )>. Quale espressione ver• bale dedicata alla controrivoluzione, pare davvero un fiore. Ma, a questo punto conviene piuttosto augurarsi che, in. sede di documentazione socialista, venga' presentato ·quanto prima al pubblico italiano anche La nuOva classe, di Mi,lovan Gilas. Si tratta, com'è notO, di un manoscritto espatriato clandestinamente e pubblicato ··in traduzione inglese, dove l'intrepido amico-nemico del comunismo na– zionale di Tito . .e di Kardelj conduce una- c:ritica a fondo nei confronti dei presupposti stessi del leninismo. Di quei p1·esupposti, cioè, che le rivolte anUstaliniste e antiburo– cratiche jugoslava e polacca hanno~ sino a questo mo– ,mento, teso a conservare e a rimettere in nuovo valore. Per Gilas, ihvece, « non esiste più un centro solido del– l'ideologia. comunista: essa è adesso nella fase di completa disintegrazione». Una volta rimesso in discussione anche il « centro so– }jdo .» rappresentato dal leninismo, non è più di « comu– nismo)) che si deve parla.re , ma puramente, e semplice– mente di socialismo, di ul1 termine che ha assunto con l'andar del tempo un si_gnificato sempre meno ideologico - di <{ concezione del mondo>> - e sempre più politico - di allargamento del potere verso i gruppi subalterni. Le conclusioni di GilaS, che sono il punto più avanzato della revisione comunista nelle << democrazie popolari», meri– tano di poter esser conosciute aI più prestç, nel testo in– tegrale, anche per confrontarle con quanto vanno scri– vendo i vari « eretici » del comunismo italiano, da Gio– litti a Leonardi, o Onofri e 1\empi Moderni. GIULIO CHIARUGI Ed.tth P.rat.t Howard, c-he ha condotto con ecce.:10nale rliltgen– za questa ric<!rca sotto la guida di. Gaeta.no Salvemim.; o/lre un contributo ,fiJ p.rim'ordine alla cmnprensione di quel fe11ornuw. · c:he si è poi rivelato uno dei fatti centrali della società italiana: il -caUol4cesimo politico, l'organizzazione politica dei -cat.tolici ed il loro peso n-eUa formazione e nello sviluppo tlello Stato unita– rio. Nessun'altra opera consen.te come questa una conoscenza ap. p~ofondita -e particolareggiata di -quel.I.o che {u. nella sua breve vita, il Partilo Popolart! Italiano (1919-1922}. Ma e naturale che la ,storia del PPJ div.enti uno ·specchio di eccez.Ionale evidenza d,i tuLt.a fa so<.·1r!/à.t.taLiana nella cri.si gravi.ss1ma che /a scosse fra ta fine della prima guerra mondiale e l'avvento del fascìsm.o. L'°A ,u.tr ,ice ha identificato mo.lto b.c11e le rnd.ic.i. d.elfn, id.eologia del PP1 dat calfolicesimo sociale d~ Le·one XIII alla Democrazia Cri-stia,rn tii fine sec"to. E ,zon ha mancato d,t app:ro/ondire u.n prohlem.a, Ja cut a.ttu,a /i.tà è evi,dente: quali so.no stati i nessi ef– fettw1 Jra il Vaticano e le organìztazìoni politiche dei cattolici? le encicliche papali, il Ja,vore o l',Jslilità delle sfere va.ticane, quaq1.do eà i11 qual modo influirono sulla evoluzione e sulla fine del PPJ? · Q,ue.~ti p.r-obtemi si-Orici. sono .a.nche i probi-emi' dell'Itali.a dì oggi. Che cosa c•è dì comune fra la D,rnwcrazia CrisHana e i precedenti esp.erim.e-nti di organizzazione poUtica dei cattolici ita– liani? e che cosa può dirci la sto'ria d.i 9uestì tentativi per cercar d'inter_pre-tare le direzioni verso cut si muove og.gi il partito catto. Uoo, diventato il..ddirittura il ce.fl tra motore della Stato post-fasci– sta? La lettura di questo libro potrà dare molte risposte a così pre'i.santi interrogativi. Oggi che il XX Congi-esso e 1 sommovimenti tra le « cìemoc.razie popolari» hanno messo in, luce fior di « con– traddizioni », Mao può s" a1i.re :in cattedra .e r~petere le sue vecchde teorie senza più peli sulla Hngu.a, ,e la lezione trova facilmente eco in ogni d.ove. Non sarebb-e giusto nè motivato, però, at\ribuire al suo pensiero v.al.idità un.iver– sale, e 'tanto meno riconosceTgfr nov"Hà poHtiea rispetto ai fatti e a"Jle idee del soc'iahsmo europeo. In sede filosofica, la formazione del pensiero « marxista >) cinese - dove probabilmente Lao Tzè e Confuci~ non sono stati affatto cancellati dalla successiva conoscenza di: Hegel e di Marx ·- p~trà presentar-e senz'altro aspetti del .tu,tto .originali, ma· dal punto di vista politico quanto i· cinesi vanno af– fermando non può essere, per i sociaiiisti eu·ropei, che ifa– miliare e niente affatto rivoluzionario. ,V.o'lume del formato 1.3x 20, di pagJ_ XXIV-524, in vendita al p:rez– ~zo di L. 2300.

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