Nuova Repubblica - anno V - n. 38 - 22 settembre 1957

6 "LIBERALE SUO ~IAI,GRAOO,, KRUSCIOV UNO -E DUE di FRANço1s FEJTO S I E' TENTATO, da parte sovietica, di presentare la crisi che ha scosso il Kremlino come "la vittoria del– l'avvenire sul passato», il trionfo delle forze del pro– gresso sul conservatorismo. Krusciov, come è noto, ha cercato di dare al suo trionfo un carattere democratico, ossia liberale. Tuttavia, l'affare appare meno semplice. Se è certo che due tra gli sconfitti del 29 giugno, Molotov e . Kaganovitch, membri della vecchia guardia staliniana non potevano adattarsi difficilmente ai nuovi metodi di gover– no adottati da Krusciov, il caso del « terzo Grande » messo in disparte, il caso cioè di Malenkov, appare del tutto di– verso. Malenkov non è stato forse il portatore delle. spe– ranze di liberalizzazione di vaSti ·strati della popolazione sovietica'? Se ciò accadde per calcolo o per convinzione, Dio solo lo sa (come direbbe Krusciov); fatto sta che Ma– lenkov ha puntato fin dal XIX Congresso (ottobre 1952) sulla corrente liberale portata avanti dalla nuova classe dei tecnici, classe per la (luale il terrorismo staliniano ap– pariva sempre più come una intollerabile camicia di forza, incompatibile con la propria condizione acquisita, con il ruolo assunto nella società sovietica. E' Malenkov che ha invitato per la prima volta, e questo mentre Stalin era ancora vivo, gli intellettuali, gli scrittori, gli artisti a sbarazzarsi dello Zdanovismo, a ri– prendere contatto con la vita, a mettere a nudo le rlefì– cienze sovietiche. Dudintsev è il figlio spirituale di Malen– kov. Spetta ancora a quest'ultimo il merito di aver lan– ciato nel 1953 la parola d'ordine dell'«aumenlo pTioritano del livello di vita». Soltanto con l'aiuto dei più duri stali– niani, e con l'appoggio dello stato maggiore scontento di veder diminuire il suo credito, Krusciov riusci, al princi– pio del 1955, a eliminare Malenkov dalla presidenza del ConsigHo. In quel momento Scepilov, che era ancora il braccio destro di Krusciov, lanciò una autentica campa~na di diffamazione contro Malenkov, rimproverandogli di avere preso sotto la sua protezione tutto un gruppo di economisti che riprendevano numerose idee dall'arciere– tico Bukarin. Malenkov accordò anche la sua protezione all'esperienza bukar:nista condotta da Nagy in Ungheria, fra il 1953 e il 1955. Senza dubbio non si deve sottovalutare l'importanza del fattore personale nella crisi del Crem,lino. Per Krusciov, il popolarissimo e sempre popolare Malenkov era un ri– vale: il rivale più pericoloso. Ecco perché fin dal 1953 egli non ha mancato alcuna occasione per umiliarlo e diffa– marlo: Così Malenkov [u costretto a cercare degli alleati per difendersi. Ma l'innegabile rivalità personale s'inne– stò su divergenze più profonde che non si riferivano sol– lanto a questioni concrete come quella dell'articolazione dell'economia (dal momento che Malenkov si rivelava ostile ai progetti di decentralizzazione di Krusciov) ma altresi al metodo di lavoro. Due uomini così differenti come Molotov e Malenkov potevano trovarsi d'accordo nel giudicare severamente gli improvvisi cambiamenti di IIOSAICO SUD-UIERICANO (contin«az. da pag. 5) basciatore americano a Cuba e le dichiarazioni del nuovo ambasciatore, Smith, contro i procedimenti usati dalla poli?Ja per disperdere una manifestazione di donne con– tro Batista, è un altro sintomo del cambiamento dell'atteg– giamento del Ojpartimento di Stato rispetto ai dittatori, tanto più che Dulles si è ben guardato dal condannare quella che, sul piano diplomatico, è una gaffe, ma proba– bilmente una gaffe voluta e preparata. Nessuno dubita che Batista si <1Pi>rossinu aJl::i fine della sua dittatura a Cub.L F~rlel Castro, ..:no sti.J<lcnte milionario che sostiene dal gennaio di quest'.:mno un·E-2.io– ne di guerriglia nella regione orientale dell'isola, conta su una simpatia ogni giorno crescente. ll solo cc atout» di Batista è la mancanza di prestigio e di unità degli oppositori. Si può essere certi che se ci fosse un succes– sore, Batista ste::;so gli pr-sserebbe con piacere il potere. Intanto la gioventù ctell'isola, che diffida dei partiti, ma che reagisce energicamente contro Batista, continua spontaneamente, con organizzazioni improvvisate, piccole ma numerose, la sua campagna di terrorismo - quasi mai sanguinoso - che tiene l'isola in un'agitazione co– stante. E' doloroso constatare che i sindacati non hanno preso una posizione ferma di fronte al dittatore. Di qui lo scacco subito (ad eccezione delle provincie orientali del– l'isola) dallo sciopero generale ordinato dai partigiani di Fidel Castro. Ma anche fra gli operai sembra che si fac– cia ora strada la volontà d'imporre ai propri dirigenti un più netto atteggiamento anti-dittatoriale. VICTOR t\LBA linguaggio di Krusciov, la sua « mancanza 'di serietà», la confusione del suo spirito, la sua intrusione nei campi in cui non aveva nessuna competenza. Tocchiamo qui uno degli elementi della crisi, di cui beninteso Krusciov non ha avuto fretta di parlare: H conflitto che è sorto fra l'alta burocrazia sovietica, fier.a della sua tecnica. e gli uomini che, come Krusciov, rap– presentano il dinamismo un po 1 pasticcione e plebeo della ccburocrazia media ». La principale rimostranza formulata dal gruppo Mo– lotov contro Krusciov riguardava la sua « demagogia irri– flessjva ». Durante una seduta del Presidium, del novem– bre scorso, Molotov avrebbe trattato Krusciov di « ap– prendista-stregone» che, per la sua denuncia dei crimini di Stalin, per i colpi inferti al dogmatinmo, per la frater– nizzazione con l'eretico Tito, avrebbe sconvo1to le basi, ideologiche e morali, del comunismo. Ora, se è vero che Krusciov, lancianpo al XX Congresso l'idea della pluralità delle vie che conducono al socialismo, eliminando poi dal1a direzione sovietica, gli uni dopo gli altri, gli anziani luogotenenti di Stalin, ha fatto e continua a !are il gioco del «liberalismo» si può d'altra parte rico– noscere che egli l'ha fatto indipendentemente dalla sua volontà, spinto dalle forze di cui non aveva affatto il con– trollo. Perché questo è notevole in Krusciov, l'esistenza nella sua coscienza - come essa si rivela negli atti e nei discorsi - di pure formule staliniane unite ad un pragma– tismo che lo fa apparentare ai « revisionisti>>. Krusciov resta legato allo stalinismo nel senso che jJ partito - l'organizzazione, l'efficacia del partito - re– stano ai suoi occhi il supremo idolo. Da questo pu:1'w di vista, per Krusciov - come per Molotov o Kaganovitch - il nemico numero uno è il revi.sion:ista, ossia il comu– nista che comincia a dubitare dell'utilità del monopolio politico del partito, che tende a riesaminare la politica bolscevica a partire dall'aprile 1917, data decisiva in cui Lenin aveva optato per la grande avventura blanquista contro l'applicazione del socialismo scientifico. Questo « anti-revisionismo » di KruscioV è apparso chiaramente nei numerosi discorsi che egli ha pronunciato durante il suo soggiorno in Cecoslovacchia. Egli si è sfoi:– zato di dimostrare, con una sincerità che non si saprebbe ~tl:_ere in dubbio, che è interamente d'accordo con i di– ferlsori cecoslovacchi dell'ortodossia - i Siroky e i No– votny - i quali si erano mostrati molto zelanti nel soffo– care, sotto il pretesto della lotta contro il revisionismo, ogni manifestazione di spirito critico, di volontà di discus– sione nel senso del XX Congresso o delle raccomanda– zioni di Mao Tse Toung. Quando si tratta di difendere il partito, il suo diritto, la sua missione di governo Kn1sciov non è meno ortodosso di Molotov. Si può dire che più o meno inconsapevolmen– te egli tenda a restaurare - sotto una forma in apparen1,a più popolare - la dittatura personale, l'assolutismo sta– liniano. E si potrebbero paragonare i suoi metodi di lotta contro i rivali ai metodi machiavellici usati da Stalin dopo la morte di Lenin contro Troisky, Kamenev e Bukarin. Gli intrighi di Stalin si collocavano però in un periodo di riflusso rivoluzionario, di stanchezza generale, mentre il riformismo prudente e moderato di Krusciov (riformi– smo che lo porta a demolire progressivamente i principali sostegni dello stalinismo) coincide con il «disgelo>> del– l'intellighentzia, con il risveglio dell'interesse degli stu– denti, con l'effervescenza riformatrice dei tecnici, con la « messa in movimento» della classe operaia. Situata in questa prospettiva delrevoluzione sovietica, la vittoria di Krusciov sul gruppo Molotov appare come una nuova tappa dello sviluppo del partito, che cerca di– speratamente di ritrovare la sua ragione di essere ma di cui ogni crisi al vertice non fa che accentuare le divi– sioni e le incertezze. Certo, Krusciov si sforza di restaurare l'autorità, rea– lizzando alcune aspirazioni dei tecnici che considerano l'apparato del partito, le sue dottrine economiche anacro-· nistiche, il suo burocratismo grossolano dei seri ostacoli sulla via della modernizzazione deJrURSS e della prospe– rità del popolo sovietico. Ma facendo delle concessioni sempre più importanti agli specialisti, non è affatto sicuro che KruSciov li guadagnerà al partito. (Egli avrà senz'altro più successo con i contadini: l'importante Provvedimento preso all'indomani della sua vittoria, cioè la soppressione delle consegne obbligatorie prelevate sulla produzione delle quote di terra spellanti ai singoli, gli varrà una si– cura popolarità nelle campagne e si ripercuoterà favore– volmente sulla produttività agricola). Viceversa è possi– bile che Krusciov accelererà la « messa in discussione>> di_ tutto il sistema che si profila già nei giovani. Alcuni osservatori giungono fino a considerare i recenti avveni– menti dell'Ungheria come una prefigurazione « idillica >1 di ciò che potrebbe succedere neU'Unione Sovietica, se il processo di decompressione delle passioni politiche, messo in moto da Krusciov, si sviluppasse ancora di più. Mantenendo Souslov nel Presidium, sottolineando, a Mosca e a Leningrado, la sua fedeltà al principio del «monolitismo» del partito, Krusciov si è preoccupato di dare delle garat;izie agli elementi conservatori dell'appa- 1181) nuova repubblica rato del partito. Resta però il fatto che egli ha vinto la battaglia contro i suoi avversari « staliniani » soltanto fa– cendo appello all'esercito e facendosi approvare in modo plebiscitario dalla folla (1). Ebbene proprio qui, in questo appello al popolo, vi sono degli elementi di pericolo per l'avvenire di Krusciov e del suo partito. Il primo segre– tario ha creduto di poter denunciare Molotov, Kagano– vitch e Malenkov in modo che le gravi accuse lanciate contro di loro non rimbalzassero su111autorità del partito. Ha voluto denigrare i suoi avversari, senza arrivare tutta– via all'incriminazione e all'organizzazione di processi sp~t– tacolari. Ma facendo ciò, Krusciov ha ripetuto l'errore commesso in Ungheria nel 1954, quando consigliò alla di– rezione del partito di riabilitare le vittime di Rakosi !enza investfre né l'autorità di Rakosi né quella del partito. Di fatto però la riabilitazione di Rajk e delle altre vittime del terrore suonò a morto per il partito ungherese. Che fa ora in Russia? Da una parte accusa Malenkov di essere il principale. respcnsabile della sanguinosa purga di Leningrado del 1949, fa accusare Kaganovitch di com– plicità nelle terribili purghe del 1938, rimprovera a tutto il gruppo « frazionista » di aver voluto ostacolarr il pro– cesso volto a ristabi1ire la « legalità socialista» e a riabi– litare le vittime del terrore; dall'altra, cerca di rassicurare nello stesso tempo l'apparato del partito lasciando capire che né Molotov, né Kaganovitch, né Malenkov saranno perseguitati. E si comprende bene come Krusciov non voglia, nel suo proprio interesse, andare troppo oltre sulla via delle riabi.litazioni: se è vero che egli è innocente delle purghe organizzale dopo il 1949, dal gruppo Molotov o da quello di Beria, la sua responsabilità è assai precisa per le purghe anteriori dirette dal gruppo Zdanov. Fin da adesso si vede che è difficile arrestare una campagna di denunce che risveglia tanti rancori nascosti e pone il problema della responsabilità globale, per il periodo del terrore, di tutti i dirigenti staliniani, del partito nel suo insieme. A questo proposito il ruolo giocato negli ultimi avve– nimenti dal maresciallo Zukov assume un significato tutto particolare. Non v·è dubbio che l'aiuto prestato dal mare– sciallo a Krusciov è stato determinante nel consentire a lui di sbarazzarsi del gruppo Molotov. Orbene. prendendo la parola a Leningrado, il maresciallo Zukov ha espresso per la prima volta un pensiero politico distinto che lascia trasparire delle ambizioni personali. In effetti, egli si è presentato come il difensore - contro i seguaci di Molo– tov - della legalità repubblicana e del federalismo dei popoli sovietici. Facendo ciò, ha voluto senza dubbio pre– costituirsi una posizione per l'avvenire. Perché di front.e a un partito in piena crisi che, secondo l'opinione preva• lente in Russia, gioca con Krusciov la sua ultima carta, l'esercito, non moralmente compromesso e che reclama la riabilitazione dei suoi martiri come Tukacewski, appare la garanzia più seria della sopravvivenza della Russia in quanto grande potenza e al tempo stesso come una forza ca-pace di fare da arbitro nel conflitto fra gli elementi ccconservatori» e quelli «riformisti», fra i tecnocrati dogmatici e quelli liberali. In ogni caso, la disfatta degli staliniani sembra rinforzare le possibilità di un bonapar– tismo sui generis in Russia. (1) Segnatimno rarticoio, di una fonte assolutamc1tte de– gna di fede, sutte vi.cendc eletta cris[ soVi. eti.ca pubbLìcato neL nu:m.ero det 19 luglio u.s. dat New Statesman and Nalion. In auto e in treno in aereo e in albergo sulle ginocchia, sul tavolo d'un bar, esatta e leggera scriverà la vostra corrispondenza gli appunti di· viaggio i ricordi delle vacanze. Olivetti Lettera 22 I I I I I I I \ I I / \ \ / / / / / ------- \ \ I I \ \ I I I I I I modello LL lire 42.000 + 1.0.c. Nei negozi Olivetti ed in quelli di milcchine per ufficio, elettro– domestici e cartolerie.

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