Nuova Repubblica - anno V - n. 38 - 22 settembre 1957

(181) nuova repubblica DESTINO - Non vede nessuna possibilità centrista? (Dis. di Dino Boschi) SETTE GIORNI NEL MONDO J ELEZIO~I E PROGRAMMI I L RISULTATO delle elezioni politiche svoltesi in Ger– mania occidentale domenica scorsa non è giunto co– me una sorpresa per nessuno, ma come una delusione alla quale si cominciava ad essere preparati da molte set– timane. Gli ultimi sondaggi dell'Istituto tedesco di demo– scopia lasciavano ·prevedere l'esito finale e, per quello che riguarda i tre maggiori partiti, le percentuali ottenute sonò quasi esattamente 9.uelle risultate dallo scrutinio dei voti. Ma è proprio questa precisione dei sondaggi dell'Isti– tuto di demoscopia che è causa di amarezza e di delusione, poichè fa pensare che anche i sondaggi efl'.ettuati nei mesi precedenti dovevano essere quasi altrettanto vicini alla realtà. Da questi sondaggi risulta che, fin dal 1954, i rap– porti di forza frél i due maggiori partiti, che alle elezioi;ii politiche del 1953 erano stati di 45,2 e di 28,8 per cento rispettivamente per la CDU del Cancelliere Adenauer e per il SPD di Ollenhauer, hanno cominciato a mutare in favore della socialdemocrazia, fino addirittura a capovol– gersi nel dicembre 1956. Durante tutto il 1954 e il 1955, la distanza che sepa– rava ·1a CDU dal SPD calò da 16 per cento a 10 per cento circa. All'inizio del 1956, il prestigio del governo Adenauer si rimise a calare gradualmente e, nell'estate del 1956, i due partiti furono quasi alla pari. Ne1l'ottobre, il SPD fu iri lieve vantaggio sulla CDU e, nel dicembre 1956, lo su– però infine del 6 per cento. In quell'epoca, si poté ragione– volmente prevedere che, alle successive elezioni politiche, le leve del potere sarebbero andate alla socialdemocrazia. Ma, a_ decorrere dal principio di quest'anno, la democra– zia cristiana ha ricominciato a prendere quota, senza più fermarsi fino alle elezioni di domenica scorsa; nonostante un aumento di voti anche da parte del SPD, Adenauer è riuscito a conquistare la maggioranza assoluta dei suf– fragi e dei seggi. I socialdemocratici hanno giustificato ques.t'evoluzione, dopo le elezioni, con quattro ragioni: l'aiuto occidentale ad Aàenauer e l'aiuto indiretto fornitogli da Mosca; l'appog– gio del clero tedesco; l'appoggio della grande industria te– desca; e il desiderio dei tedeschi di scaricarsl di respon– sabilità politiche riversandole su un Fueher. Ma le ragioni sono più· profonde. Adenauer è forse nel giusto quando si compiace del fatto che da una parte la classe operaia tedesca sia rappresentata da un solo partito. Non vi è dubbio che, mentre un partito conserva– tore come il CDU è riuscito a convincere anche una parte della classe operaia che la sua politica era buona, la so– cialdemocrazia non solo ha perduto una parte dei suoi suf– fragi naturali, ma non è riuscita a convincere una parte della piccola borghesia tedesca che la sua politica era più favorevole ai suoi interessi di quella del partito conser– vatore cattolico. Il problema, come si vede, non è solo tedesco, ma si verifica in tutti i paesi dove esista un grande partito so– cialista che aspiri a governare democraticamente il paese. Esso si è posto jn termini pressoché identici in Gran Bre– tagna nelle ultime elezioni, quando almeno un milione <li operai votarono per i conservatori e i laburisti perdettero l'appoggio di quella .frazione mai:ginale di piccoli ce-ti me– di che, nelle precedenti elezioni, aveva permesso loro <l"1 conquistare IÌ'"maggioranza assoluta La Gcrm~nia e la Gran Bretagna sono i due paesi dove questo problema si pone in termini relativamente semplici, poichè l'unità di classe si realizza in seno ad un unico partito socialista democratico che può legittima– mente aspirare, con una buona politica, a conquistare i suffragi di tutto il proletariato e di quei ceti che oggi si possono c·onsiderare come facenti socialmente parte del proletariato anche se economicamente traggono li !oro reddito da attività diverse dal lavoro manuale nelle fab– briche dell'industria. Ma, sia pure in termini meno semplici, lo stesso pro– blema si ripropone a tutti i partiti socialisti, che aspirino a conquistare democraticamente il potere o ad esercitare un'influenza democratica sui pubb1ici poteri, poichè, an– che in paesi come l'Italia, un partito socialista che voglia espandersi oltre i confini di una mitologica unità di classe deve necessariamente effettuare un'apertura democratica verso quei ceti che sono obbiettivamente solidali con gl'in– teressi degli operai dell'industria, garantendo loro, con una politica di sviluppo economico che non abbia caratte– re di parte, che non sia, cioè, corporativa, anche se ispi– rata alla metodologia economica socialista, una sicurezza sociale e un incremento de1 reddito paralleli allo sviluppo delle condizioni della classe oper~ia. Perciò, nonostante le numerose riserve che esso ispira, il programma economico che l'esecutivo laburista si pre– para a sottoporre al prossimo Cpngresso di Brighton ha il merito della precisione relativamente ai provvedimenti concreti che il futuro governo laburista si dispone ad at– tuare, in modo da indicare chiaramente i grandi gruppi capitalistici che si propone di colpire nell'interesse col– lettivo e da dissipare i timori che questi gruppi diffondono in una parte del piccolo ceto medio allo scopo d 0 impedir– gli di scivolare verso il socialismo. · Se i grandi miti propagandistici potevano essere utili al socialismo cinquant'anni fa per risvegliare la coscienza di classe, essi servono oggi solo da spaventapasseri in ma– no agli avversari del socialismo. Davanti a un neo-capi– talismo sempre più agguerrito, invece, il socialismo deve oggi proporre programmi concreti e limitati, sui quali sia possibile fare l'unità di" un largo schieramento di povera gente, che i residui delle dispute ideologiche del sociali– smo spingono purtroppo ad unirsi, non attorno a un mo– vimento liberatore come il socialismo, ma attorno a un movimento di tipo conservatore: il quale la garanti– sce, come in Germania, contro le esperienze dei rifor– matori, a favore del mantenimento dell'ordine sociale esi– stente, e la induce a preferire una distribuzione magari ingiusta dei frutti della proprietà liberista a una distri– buzione magari più giusta di un ordinamento che spa– venta i ceti non operai con i suoi residui massimalistici. PAOLO VITTORELLI 5 MOSAIC ·' SUO-AMERI di Jl ICTOR ALBA Elezioni in Argentina D UE MILIONI di schede· bianche, corrispondenti a' 27% dei voti espressi, rappresentano l'influenza de. peronismo nella vita pubblica argentina. Certo, bi– sogna scontare la percentuale abituale delle schede bian– che; ma resta comunque un fatto innegabile: il peroni– smo, quasi due anni dopo la caduta del dittatore, riesce ancora ad abbagliare, con la sua demagogia, la maggior parte della classe op_eraia argentina. Le elezioni erano state indette per eleggere un'Assem– blea Costituente destinata a riformare la Costituzione del 1853. In gennaio, sarà eletto il presidente della Repubbli– ca. I socialisti hanno ottenuto appena un mezzo milione di suffragi, nonostante ch'essi siano sempre stati alla te– sta dell'azione antiperonista. I social-cattolici ed i comu– nisti non hanno ottenuto che 200.000 voti. Invece, i due raggruppamenti radicali rivali hanno superato ciascuno i due milioni di voti. L'Argentina è dunque, essenzial– mente, un paese di classe media democratica, e di classe operaia trascinata ancora dalla demagogia peronista. Quale la causa di questa sopravvivenza deJI'inf1uenza del dittatore, nonostante la prova dei suoi misfatti e dei suoi loschi affari? A mio avviso, il carattere unicamente politico di queste elezioni, in un paese - anzi, in un con– tinente, perchè il prÙblema riguarda tutta l'America me– ridionale - in cui predominano i problemi sociali. Nes– sun partito per esempio ha reclamato la nazionalizzazione della terra, la socializzazione delle nazionalizzazioni fit– tizie ordinate da Peron. Di conseguenza, il solo che sem– bra mettere in prima linea il problema sociale - Peron e i suoi - conquista il suffragio popolare: di quello stesso popolo che, nel 1955, lo rovesciò non perchè egli fosse di– venuto anticattolico, ma perchè stava per soggiacere alle influenze imperialistiche del petrolio. Non bisogna di– menticarlo! Farsa elettorale nel Venezuela e OL RISTABILIMENTO della democrazia in Argen– tina .e nel Perù, con gli avvenimenti della Colombia e con la crescente instabilità del regime dittatoriale di Batista a Cuba, l'America Latina si sta avviando len– tamente sul cammino della democratizzazione politica: ~e non perfettamente, per lo meno con netto progresso ri– spetto alle farse elettorali che contrassegnarono l'ultimo decennio. Due dittatori restano tuttavia arroccati al pote– re: Somoza e figli nel Nicaragua, e il colonnello Pérez Jiménez nel Venezuela. Nel 1952, Pérez Jiménez - piccolo, subdolo e fanfa– rone - organizzò delle elezioni per <<legalizzare>> 1a sua presa del potere dalle mani dei militari che, nel 1948, avevano rovesciato il regime democratico presieduto dal celebre romanziere Romulo Gallegos. Ma, nonostante la pressione del governo, egli non riuscì a trionfare. Venne infatti eletto Jovito Villalba, capo del partito di Unione Repubblicana (il partito di Ga11egos e di Romulo Ben– tancourt, Azione Democratica, si trova confinato nella clandestinità dal 1948). Il colonnello si rifiutò tuttavia di abbandonare il potere, e costrinse con la forza Villalba ad esiliare a bordo d'un aereo. Attualmente, davanti al nuovo slancio dimostrato nel continente dalle forze democratiche, Pérez Jiménez orga– nizza una nuova farsa elettorale per la fine dell'anno. Tutti i partiti d'opposizione (ad eccezione dei comunisti, di cui un gruppo flirta col colonnello, ed un altro gli fa un'opposizione del tutto teorica) si sono uniti per presen– tare un candidato comune: possibilmente Rafael Caldera, capo del COPEI democristiano. Ma vi sono già dei fatti che stanno ad indicare la rinnovata volontà di Pérez Ji– ménez di sbarazzarsi di tutti gli oppositori, continuando la sua sanguinosa politica di persecuzione, e di farsi rie– leggere. Solo una forte pressione internazionale potrebbe impedire la realizzazione di questo proposito, pittoresco se non fosse drammatico. La Casa Bianca conlro Batisla? S EMBRA da certi segni che la diplomazia americana si appresti ad abbandonare i dittatori latino-ameri– cani, o per lo meno que11i del mar dei Caraibi. L'av– versione verso Trujillo, il grottesco dittatore della Repuh– blica Dominicana, non è nascosta. Il cambiamento dell'aro (segue in 6.a pag., 1.a cC'1. 1

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