Nuova Repubblica - anno V - n. 38 - 22 settembre 1957

4 (181) nuova repubblica IL CONVEGNODEL PSI PER L'ISTRUZIONE PROFESSIONALE_ estratti del1a lettera del prof. Felice Greco, provveditore " agli studi di Bologna, indirizzata all'on. D'Arnbrosio, ---------------------------·------------------- commissario del Consorzio provinciale per- l'istruzione LE :DUE STRADE di AURO LF;NCI I I L 13 OTTOBRE; in Milano 1 si terrà - su iniziativa delle Fcdera;.-;ioni lombarde del PSI e del Movimento so– cialista giovanile - un convegno che affronterà il pro– blema deWistrnzione professionale. Noi auspichiamo viva– mente che l'iniziativa apporti. nn contributo pratico alla soluzione di un così importante problema, abbandonando la tradizione delle discuSsioni accademiche che ha reso inu– tili i molti convegni a questo scopo promossi dagli enti più disparati. Se si vuole affrontare Con sel'ietà e concrcte;,;za il pro– blema dell'istnrnione professionale o, meglio, della formn– zione professionale, è innanzitutto indispensabile rendersi conto delle cause che hanno po.rtato alla creazione .di questa «: area depl'CSSA. > della vita italiana, nonostante l'esistenza di una. legge sull'obbligatorietà dell'istruzione fino al 14.o anno, e di una legge speciale sull'apprendistato. L'indagine della Comrnissione parlamental'e d'inchiesta sulla disoccupazione ha rilevato che tl'a gli otto e i nove decimi dello forze del lavoro (8-1-,0%) risultarono o sprov– visti dl istruzione o provvisti appena di istruzione ele. menta.re. I dati riassuntivi del censimento degli iscritti alle liste del collocamento alla data. del 31 gennaio IV57 ci offrono i seguenti risultati: ver tit.olo di studio: IV3.135 an!)lfabeti; !J51.G26 fre. quenza elementare; 1.060.091 licenza elementare; 4 i .G27 li– cemm di avviamento professionale. per gruppi cli età.: fino ai 14 anni: 33.SG5; dai 15 ai l 7 anni: 170.657; dai 18 ai 21 anni: 255.236; dai 22 ai 24 anni: 1i0.923; dai 25 ai 44 anni: 980.6i4. Queste cifre sono sicurnmente inferiori alla realtù, in modo particolare por quanto riguarda le giovani leve del lavoro: le quali, o perché non credono alla possibilità di avviamento al lavoro tramite gli uffici di collocamento o perché non hanno matui·ato i dfritti all'indennità di disoc– cupazione, difficilmente si iscrivono nelle, liste. Questi dati rappresentano il t·ispltato complessivo dì nna politica scolastica, che è diventata tradizione costante dello stato italiano. E' evidente che il primo problema da. affrontare è quello di <lare a tutti i giovani la possibilità di frequenza della scuola fino al 14.o anno di età. L'esperienza insegna che una casa non la si costruisce senza adeguate fondazioni. Gettate le fondazioni, occorre continuare la costruzione: che, per la form azione profossionule 1 può :wvenire secondo due indirizzi: istitu.to professùnwle cli Stato; apprendi– stato az·iendale. In questo dopo gnerrn, sono divenuti di moda, ad inizia– tiva del ministero della pubblica ishuzione, gli istituti pro– fessionali che ha.nno in parte sostituito Je scnole tecniche, l'itenute inadeguate, Iniziativa certamente lodevole. Ma. il ministero avrebbe operato con maggiore realismo se, prima di promuovern !.'istituzione di questi istituti, avesse speso i quattrini pubb1ici per l'istitt1zione di scuole cli avviamento professionale, considerato che pe1· accedere all'istituto pro. fessionale di Stato l'allievo deve essere in possesso della licenza di scuola di avviamento professionale. Né si è tenuto conto dell'esigenza di assicurare a ogni ONORANZE A SAL \ 7 EMINI * La sera del 14 u. s. a Molfetta, nella biblio– teca « Giovanni Panunzio », messo o disposizione dall'Amministrazione comunale, un gruppo di di– scepoli ed amici di Gaetane Salvemini si è riunito per stabilire il programma delle onoranze in me– moria del Maestro. Il comitato organizzatore, eletto dall'assem– blea, è costituito dal prof. Cosmo Andriani, sig_nor Corrado De ludicibus, dott. Girohmo Gadaleta, prof. Elena Germano, giudice Ugo Magarelli, av– vocato Mauro Maurantonio, prof. Giacinto Panun– zio, preside Sergio Sasso, ovv. Angelo Sciancale– pore, ovv. Carmine Spadovecchia, prof. Vincenzo Volente, sig. GiovanniVeneziano. Segretario è il si– gnor Giovanni Minervini. Allo marchesa Giuliana Benzoni z stato affidato la presidenza onoraria. * Saboto 14 u. s. la figuro di Salvemini è stata ricordato do Porri e do Vittorelli nello sede ro– mana di Unità popolare. comune o. a. gruppi cii comuni limih~fi- 1.a sc'uola cli avvia. mento: profossiÒnale, ndn ·esSend<i in~ grado la ·strag1·aride maggioranza dei giovani di sopportare le spese <li Yiaggio e cli soggiorno per raggiul}gere a1j;~elontane sedi di studio. Una delle cause della situazione denunciata è dunque rappresentata dall'a\rer volut,o « dare làvoratori alle scuole» (dimenticando che i Javoratol'i non avevano e non hanno i quatti·ini per accedervi) !;jen;,;a -p1·eventivam.ente < dare scuo- le ai lavoratori ». · Che la. tradizione continui è dimostri\to dalla J'ecente 1·ealizza~ione delle organizzazioni sindacali: degli edili mi– lanesi: il convitto-scuola per gli allievi dellé arti edilizia e affini di Milano. Già ho definito qL1esta una ini,,,iativa- cl',_ van.guardia, in quanto può essere il mezzo por saggiare la bnona volontà elci datori di lavoro, ponendo per la prima volta in Italia il proble1na delle scuole-convitto, che do– vranno neccssa1·iarnente far ca1·ico a loro. :Ma se le organizzazioni sindacali degli edili avessero rotto la tradizione e avcsFiero « dato scuole ni lavoratori >, considerato il costo di un centro cli addestramento in lire 40.000.000, con una capienza di 200 allievi, e la sposa previ– sta cli 4.0U milioni per la costruzione del convitto (con 370 allievi), si poteva risolvere il problema dell'istru;,;ione pro– fessionale per dieci comuni della provincia o della regione, pe,· almeno 2000 allievi. Con un piano Ol'ganico in accordo con i comuni interes– sati o con la provincia, questi ·4-00 milioni potevano anche aumentare, consentendo la graduale trasformazione dei centri cli addestramento in scuole di avviamento professio– nale a carattere permanente. Occorre dunque pregiudizialmente stabilire una. politica di prio1·ità, diret.ta a dare a tutti i giovani, indipendente– mente dalJe loro condizioni economiche e dal loro luogo di nascita, la possibilità di fr~quenza. do11a scuola fino al 14.o anno: che è forse questione, più che di spesa, di coordi– namento delle spese e di ra7,ionalità nella impm;tazione del problema. S ono, abbiamo detto, due le strade per .accedere tllia. qua– lifica professionale, e precisamente Ja formazione st:o– Jast.ica media.nte regolare frequenza dell'Istituto Profes– sionale di Stato oppure mediante il tirocinio aziendale cli Apprendistato. -• . Che cos'è questo Istituto Professionale di Stato? L'art►.l del decreto del presidente de1la Repubblica 28 genm1Io-· 1953 n. ·746 - istitnzione in Milano di un Isti– tuto professionale per l'industria e l'artigianato (G. U. 16 ottobre 19!53, n. 238) - precisa: « Il predetto Istituto professionale ha lo scopo di pl'eparare personale idoneo all'esercizio delle attività 1 di ordine esecutivo nei vari set– tori dell'industria e dell'artigianato». . Dovrebbe pertanto essere una scuola di apprendistato. Se però noi leggiamo il rapporto su1Ja Conferenza Inter– nazionale tenutasi a Ginovm. dal 16 al 26 aprile 1956 (progetto ASP n. 180, pag. 31, parag.-afo 44). appren– diamo che « alla fine dei corsi _~(doll'Ist ituto Professionale) gli allievi entrano nell'app1'8' nclista.to e possono passare una prova che permette, in qualche mese, di accedere al grado di operaio qnalificato >. Ciò significa che l'Istituto Professionale, contraria– mente a quanto previsto dall'art. 2 del citato decreto 28 gennaio 1953, non porta alla « qualifica professionale,: per averne dil'itto, il giovane deve effettuare, quale appren– . di,;ta, alcuni mesi di prova in a1,ienda. Non voglio entrare nel merito dello diverse tesi so– stenute negli ambienti interessati, alcune delle quali con– cordano con il mio punto di vista. E' logico e naturale · d'altn. parte che ognuno tiri racqua al suo mulino in un paese in cui la bontà cli una scuola vien misurata sul numero degli allievi che la frequentano inclipençlente– mente dal fatto che questi allievi, una. volta licenziati, possar.o o meno accedere ad un b:ivoro. Nello stesso rapporto (prog. EAP n. 189, pag. 31, par. 44) leggo ancora: « In queste scuole, con studi com• pleti di due o tre anni, l'orario comporta. 40 ore di çorso per settimana delle quali il 60 por cento sono consacrate all'insegnamento pratico nelle omcine ben attrezzate >. Due o tre anni - a partire dal 14.o - di scuole re• gola.ri: quanti sono i nuclei familiari economicamente in grado non solo di rinunciate al sia pur modesto apporto finanziario del figlio in età cli 14 anni, ma altresì di sop. portare oneri per tasse, libri, spese di spostamento, ecc.! Qnant.i sono i giovani che, in possesso della licenza di scuola di avviamento professionale - titolo necessario per accedervi -, possono beneficiarne! Non discuto sulla bontà dell'iniziativa. Sarebbe auspi– cabile che tutti i giovani potessero fr8quentare la scuola fino al 18.o anno. Purtroppo questo resterà solo un pio desiderio. La mw:la dell'Istituto Professionale di Stato riservato a quella. élite di giovani in possesso della licenza di scuola di avviamento professiona1e (47.G27 iscritti al collocft– mento contro 1.069.991 con la licenza. elementare) do– vrebbe essere contenuta in modo da indirizzare Je dispo– nibilità finanziarie in altro senso e così affrontare i pro– blemi delle e masse:,; perchè quella dell'istru;,;ione pro– fessionale è un problema di « masse » economicamente depresse. Su questi istituti ritengo interessante riportare alcuni tecnica di Napoli ( 'Pecnica, marzo J 955) : < In che modo bisogna provvedere a.Ila qualificazione delle nostre mae. stram~e? Si dice: con i corsi di qnalifica.zione indotti dnl Ministero del Lavoro o con i cantiel'i scuola. Voi rispon. dete che sono pannicelli caldi. E pu(J essere così. Si dice ancora: con le comuni scuole di avviamento e con le scuole tecniche. Voi rispondete: ho forti dubbi che in simile modo si riesca a.Ilo scopo. Invece credete che, la. specializzazione è bene che si organizzi in loco ed accen– nate agli istitut.i professionali, convinti che, se di tali istituti ci fosse abbondanza, oggi certamente la disoccu– pa'zione si sarebbe avviata verso la sua eliminazione. Pro– ponete perciò che .lsi dia mandato· ai Consorzi Provinciali per l'istruzione tecnica di moltiplicare le scuole, d~ fon– dare istituti professionali la cui articolazione potrà vera– mente operare miracoli. Anche voi pensate dunque che il problema debba essere un problema " di scuola" invece che di ContÌ'i pl'ofessionali o di corsi a,:iendali come quelli che si p1·opinano agli • apprendisti in •tutte •le fabb1·iche di una corta ainpiezza e che l'elevazione dell'uomo debba essel'o· ;mdata a.1 i\linistel'o della Pubblica Istruzione attra– ve1·so organi periferici, non bastando le comuni s;cuole con le loro materie di cultura generale e specifica. « Sono anch'io dello stesso parere, ma io dubito che n il .toccasana i, dellll disoccupazione possa essere l'i:-:;tituto profes~ion3-le. Il quale istituto professionale si propone una qualifica troppo alta perchè possa essere facìhnen1o cons~guita dalla generalità dei disoccnpati; ha discipline assai vo.rie e difficili per il gusto degli operai generici che vogliano diventare .specifici, ha una durata troppo lunga nel tempo perChè possa essere da tutti considerata coniA "termine proSsimo" delle loro "attuali esigenze" i lrn orari e insegnamenti troppo teol'ici perchè possa avere in "bl'Cve" un valore pratico. E' uni\ scuola che si è inserita ti-a. le scuole supe1-iori, con Presidi cd insegnanti di m;1. terio" fisse", con orari d'insei;namentÒ'e programmi cha non prescindono dalla prepal'm,ione remota dell'erluCando, dal suo tempo disponibile por gli stndi, dalla sua necessiti\ di guada,gna1·si, anche scn7.a qualifìcllzione, il necessario sostontarnento al la vjfa. e non ricorrere alla cai·ità. altrni. E' un "istitnto ,, come dice 1o stesso nome, che viene dopo \ma scuola, e che si l'i,·olge a speciali scolaresche, già - forse - addestrate nelle profo~.!.ioni, e in possesso, se non di tutti, di ah:neno i pili indispensabili elementi tecnici: una scuola perciò che continna, migliora e per– feziona, ma non inizia una qualifìcazione. Per questa sua natura non può essere una scuola di "masse", come guella in esame, ma ùna scuola selezionatrice, dove il ·meglio dei qualificati vien cel'cato per affidare Joro com– piti non difficilmente frrepei-ibili. Io invece sono per nna scuola di facile istituzione locale. che tenga conto delle necessità ambientali, e val'iamente si articoli, allidata " tecnici ed espel'ti non cattedrntici, !-'!()l'nle se occor,·o, si>:n:--,1.\ materie cult;nrali, ma con rnaterie della sola quaJificaZione, spedita e lest-a come un villndante frettoloso che voglia 1·aggiungere 1a via. Che siano i Provveditori agli studi o i Consorzi per I1istruzione tecnica a istituirla e a vigilarta, non ha importanza; imp01ta solo che es:sa sorga e ai affem1i per Je "reali esigenze del luogo in c\ri lavora " e vada accompagnata da JJa sim patia di tutta la popola. zion.e e delle autorità in ga.ra fra loro per il 1·aggiungi– mento degli scopi comuni. « La vostra lettera. contiene anche un accenno alle scuole classiche, frequentate da noi più che lo scuole tecniche o gli istituti professionali. Ormai la civiltà .mo– derna ha bisogno di "'homines fabri n più che di "homines sapientes ". La vostra osservazione è giusta e la nosti·a preoccupazione dì uomini d'oggi dovrebbe rivolgersi a sanare il dissidio_ che tutti avvertiamo fra vita e cultura, o meglio fra H bisogni della. vita" e " la scuola che nell;t realtà prepara ai bisogni di una tale vita." >. Gli uomini « di scuola > sono po1· la e: scuola>. E sta bene, su questo erodo che tntti possiamo essere ovviamente d'accordo. Ma quale scuola? quella italiana! La e: Cornigliano » di Genova ha organiz1.ato il 20 giugno 1957 un convegno sui problemi della scuola. In nn giornale si legge: « La vivisezione del corpo aziendale J'ha,nno compiuta alcuni funzionari sotto la. guida di t1n loro giovane collega e appassionato di questi studi: Pin– gegner Deskovich. Ne sono uscite h-onta fitte pagine di rilevazioni statistiche e di conside1·azioni insieme scon– certanti e confortanti. ·«Sconcertanti perchè dimostrano che nessuna delle scuole attualmente esistenti in. Italia, dalle elementari alle universi tà rjesce a dare all'allievo non solo tutti gli strumenti cultura.li e tecnici che gli saranno richiesti quando verrà inserito ai vari livelli dell'attività. produt– tiva, ma neppure quelle attitudini intellettuali e morali indispensabili a crearseli da solo. <t Confortn.nti perchè documentano come tutte lo scuole, pur così imperfette e varie come sono, posseggano ancora molta pa1·te di vitalità, tanto da t·ichiedere più riforme che rivoluzioni, più aggiorn~menti che soppressioni,. Adeguamento della tscuola e maggior reddito di la– voro ai lavoratori. In ta1e attesa 1a soluzione del problema de1Ja formazione professionale non può avvenire che con l'apprendistato: sarà questo il tema del nostro articolo conclusivo. L'ECO DELLA STAMPA UFFICIO DI RITAGLI DA GIORNALI E RIVISTE Direttore: Umberto F'rugiuele ~lilaoo, Via G. Compagoonl 28 Corrlsp. Casella Postale 3549 Telegr. Ecostampa

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