Nuova Repubblica - anno V - n. 23 - 9 giugno 1957

4 POLITICADELLA RAPPRESENfANZA STUDENTESCA IL UARRU AVANTI I BUOI C < La· legge 8 dicemb,;e 1956 di attuazione dell'esame di stato ·per l'esercizio p1·0- fessionale manca dei suoi presupposti fondamenta'i : la libel'li1 cl' insegnamento e l'autonomia universitaria, prescritte dalla Costituzione e solo formalmente alluate D OPO la circolare Rossi, un nuovo problema, assai grave, e di urgente soluzione, si presenta oggi alla rappresentanza siudentesct1, e darà misura del suo i1~1pPgno ~ della sun effettiva capacità e possibilità di contal'e sull'appoggio delle forze politiche nel paese. 1I problema dell'esame di Stato è ormai noto. L'istitu~ zione dell'esame di abilitazione alla professione fu frutto della riforma Gentile; esso fu concepito come convalida di ogni cOrso di studio da parte dello Stato. In realtà tale istituto fallì in qunnto, lasciato completamente in mano ai docenti univcrsital'i, ,si ridusse ad uno strumento della rivahtà fra ateneo e ateneo, ft-a una co1Tente scien– tifica o artistica e l'altra. La legge 8 dicernbre 1956 che ripristina tale esame, approvata da una commissione parlamentare della ca– mera dei deputati, con l'assenso degli stessi parlamentari di sinistra, d~, all'esame un carattere « specificamente pro– fessionale» e introduce nel!~ cornrnissione d' esame gli stessi professionisti iscritti all'albo dell'ordine. Non è qui il caso di prende1·e in analisi tale legge, di denu1lciarne le insufficienze e le contraddiz'ioni, che in verità sono molte, e assai grav.i; c'interessa vedere il proble 1 mà nelle sue linee genernli, alla luce dei rapporti che esso ha con la politica 1 che la rappresentanza univer~ sitaria ha il compito di perseguire. L'esame di Stato per l'abilitazione all'eserci:--,io pro– fessionale è prescritto dall'art. 33 della Costituzione, al 1>enultimo comma: la. legge 8 djcembre J 950 che· lo attna non ha incontrato difficoltà, come ho giìt detto, da. p~rte dei deputati di sinistra. Forse non si è leito abbastanza attentamente l'art. 33 J'lella sua interezza. Non manca d'altrO. pa1te, anche perchè nei verbali delle sedute del– l'asselnblea costituente non si tl'Ova una indicazione pre– cisa al proposito, èhi vuol \i.edere nel 5.o comma del– l'art. 33 ni'ent'altro che una traspç,sizione pura e sem– plice dell'esame di .Stato della riforma Gentile. Ma vediamo attentamente quel che dice tale art. 33. L E LUNGHE vicende del recente sciopero dei para– statali hanno richiamato ancora una volta l'atten½iO• ne del pubblico sui pl'Oblerni di questa categoria di pubblici impiegati: e, di riHesso, sugli enti dai quali di– pendono. La prima constata;.,;ione quasi inéredibile è che nessdrio è in grado di dire quanti essi siano, e quanti i . loro· dipendenti. Questo vasto settore della attività pub– blica non è chiaramente .configurat_o dalla legge; anzi, Io stesso termine « parastatale> non è previsto ufficialmente da nessun testo legislativo. Da una trentina cl'anf!-i il legislatore indica con termini dive1·si i moltissimi enti, grandi e piccoli, che dovrebbero svolgere attività d'inte1·esse collettivo: enti pubblici, enti d'interes.-.;e pubblico, enti di diritto pubb,lico, enti di pre– minente interesse nazionale, enti sovvenzionati dallo Sta– to. Il termine < parastatale> assolve dunque una funzione riassunHva, nel senso che nel linguaggio corrente indica quel complesso di organismi, con i rispettivi dipendenti, che svolgono particolari compiti che sono o si vuole che siano d'interesse generale, pubblico. Vari tentativi sono stati fatti per accertare il numero di questi enti. Dall'ottobl'e 193!) al marzo 1943 il mini– atero delle finanze effettuò il primo censimento. Furono compilati tre elenchi di e: enti d'interesse nazionale>, per un totale di qualche· centinaio di unità. Subito dopo la Liberii.zione, il ministero della Costituente si assunse il compitO di accertarne meglio il numero, perchè il primo censim~nto era stato fatto solo per consentire agli organi dello Stato di effettuare un controllo della gestione degli organismi .maggiori e più importanti. Il secondo censi– mento rivelò l'esistenza non già di qualche centinaio di enti, bensì di alcune migliaia. Comunque, non tu rag– giunto nessun Tisultato preciso e definitivo• a causa del• l'enorme varietà degli enti censiti. N_el 1951. venne fatta una terza inchiesta, condotta Oall'on. La Malfa, e s'accertò che questa ragnatela di enti parastatali vive o vivacchia in un disordine spa– ventoso, ·causando uno sperpero enorme di danaro pub– blico, e senza afoun collega1:pento con un organismo sta– tal~. Una vita farraginosa, senza controlli, e in condizioni di assoluta irresponsabilità. Circa due anni .dopo l'inchiesta La 1\Ialfa, Ja Corte dei Conti presentò al parlamento, il 4 giugno 1!)53, una esposizione della situa.zione di 162 enti pubblici. Da tre anni, infine, è al lavoro Ja' Commissione Sturzo, che ha il compito di censire ·gli enti parastatali e studiare il Al priin~ comma si legge: « l'ai'te e la scienza-sono libere e libe1·0 ne è l'insegnamento», ed al'l'ultimo comma: « Le istituzioni di -alta cu,ltura,. uniYersità ed accademie, hanno il diritto di darsi o'rdinaruenti autonomi nei lil'l1iti stabiliti dalle leggi dello Stato:>. Ripetjamo con Calamand1·ei: « non è ve1·0 :1>. Non è vero che l'arte e la scienza sono libere, non è ve;·o chè libel'o ne è l'insegnamento. (cfr. P. Calamandrei, Ln Oo~– stiti,zione inattuata. Ed. < Avallti », lù5G, pg. 40). Nè è vero che le unive1·sitit ed accudemie. sono libere di dai-si ordinamenti autonomi. Non dobbiamo dimenticar·e che l'atJ.ua;,;ione di tF1li nor·me costitu;,;ionnli è la premessa fonda,nentale cli quella rif~m18, dell'università, quale da ormai troppi anni si auspica da parte di tutti coloro che sono appena in grado di valuta1·e le profopde ti-asfonna– zioni subite, e quelle in atfo, nel mondo del lavoro e del:. la scienza. Ora, è chiaro fino ai Ciechi quali av.reObero dovuto essere, secondo la C'~stituzione, li\ funzione e l'or~ dinomento della scuola in Italia'. ·E• dall'autonomia .delle università che discende, come immediata èonseguenza1, quell'esame di Stato che concreta il diritto ed il doverà ·dello Stato di controllare e promuovere la vita pubblica, di essere garante presso la comunità di quelle istituzioni di alta cultura che pos:Sono esplicare la loro funzione effi- cacemente solo nell'autonomia. · · ~ La. legge 8 dicembre 195G non fa· alti·o che n~ette1·e Ìl carro avanti ai buoi. Non attua che una p1·escrizione for– male, lasciandone inattuate le necessarie premesse. T 1 u1·tròppo It\ legge· c'è: non rimane alla ra.ppresentanz·a studentesca che rtrendern8 atto ·è eercare di ottenere, at- 1raverso il regolamento previsto nell'art. 3 della legge, ancora in fase' di gestazione al ·miòistero della PI, il mi– glior l'isnltato possibile da una situazione già così com– promessa. La ve1·ità è che la legge 8 dicembre 1!)56, assegnando all'esame un caratte ..e « specificatamente professionale,, mette il dito sulla piaga. TL1tti sanno quanto l'universitil ►.'o GLI ENTI INUTI.LI di DOMENICO TARA!VTJNI lol'O ol'dinamento, sia· sul piano gimidico che su quello econolllico. Sulla base delle indagini accennate, gli enti parastatali possono essere distinti in due grandi gruppi: quelli che esercitano attività inclust,·iali, commerniaJi, agricole, nelle quali C'è o dovrebbe esse1·ci l'interesse pubblico, e quelli che assolvono-compiti di carattere amministrativo. La ci-isi del J 929 è l'atto di nascita dì molti degli enti del primo gruppo. Determinando l'intervento statale a favore di molte imprese comrnerciali o industriali in condizioni fallimentari, ma il cui fallùuento avrebbe avuto serie ri– percussioni sull'economia del paese, la crisi suddetta mise sotto la tutela dello Stato numerose aziende. Da allora, lo Stato è venuto pian piano estendendo il suo inter• vento, fino a concedere la propl'ia « protezione» a enti che si occupano delle attività più varie: produzione di cioccolato o caramelle, commercio del bestiame, gestione di autolinee urbane, di alberghi, di cinematografi, di au– totrasporti. Ma non sempre si tratta di imprese realmente utilj, e nella maggior parte dei casi la loro gestion~ è passiva in misura preoccupante. Un esempio clamoroso è quello della GRA (Gestione Raggruppamento Automez– zi). L'ente si occupa del trasporto di merci ed è diretto da funzionari statali. Per farsi un'idea dei criteri ammi– nistrativi ai quali si i.spira, basterà. dfre che la GRA è giunta a far concorrenza alle Fei-rovie dello Stato, cioè a un'impresa· statale, col l'isultato di rimetterci qualcosa come sei miliardi di lire in alcuni anni. Ma si tratta di danaro pubblico, e l'ente ha potuto tranquillamente con– tinua.re a. viv_acchiare. (Solo ora si comincia a parlare seriamerite della sua Jiquidazion.e). Gli enti del secondo gruppo sono amministrazioni di interesse,. Pubblico, 'co'n una gestione propria, integrata < 16~) nuot: a· repubblica · italiana sia in gi-ado cli .foJ'nii-e una pi-eparazio11e di ca– rattern « specificatamente professionale>. Ecco allora l'ar– gomentazione degli ordini professio~ali: se tale p1·epa~ i·azione la scuola non. dì1, occorre che il .neo laureato ac. quisti pratica nella p·l'ofessione mediante un tirocinio di almeno uno o due anni. Gli ordini pl'Ofessionali, medianti, questo pedodo di .titocinio · irpposto, e n1ediante il con– trollo cli questo esRme che es.~i pl'Oclamano csse1·e di loro ~~elusiva cOmpet~en~a, av,·~l~be_roco.sì la possibilitù di sai~ vagmnclal'C certi lofo interessi pinticolari, sia di ordine ccono111ico che 'cli co;iconenza' pl'Ofes'sionale, il che poi è · tutfuno. Non si. vede .infatti_ quale potrebbe essel'e lo stnto _iiu1·idico di un laureato nel periodo cli tirocinio. ·rnent!'e è abbastanza chiaro· che il tirocinante dovtebbe sottostal'e ad una sottoccupazione che, senza. qualificai-ti) affatto in senso _µrofessionale, andi·ebbe a tutto vantaggio dei p,·ofessionisti anivati, cui è utile una mHno d 0 opel'a quali_ficata e sot~ocCUP!l·ta. · Alla luce di queste considerazioni di Ol'dine genernle, il compito della rappi·esentanza studentesca appare assai ··impegnativo. Non resta ad essa altra soluzione che quella ·di éerCal'e cli ·ottenere, 8ttraverso l'esame di Stato, quelle riforme teridenti a 1·innova1"0 l'nniYersità proprio in SPnso professionale. Non resta cioè che percon·ere il cammino ·a 1·it,roso. Su questa impostazione genel'81e .J!UN de,·e mo~t;rare la pl'Op!'ia inti:8nsigenia, perchè è a questo solo -patto che essa può accettai:e la Jegge 8 dicembre 195G. · L'esigenza di tale riforma è talmente sentita nel campo del la ,·oro che presto, se Io Stato non vi ponà mano, sfuggirà allo Stato stesso 'il conh-ollo de~la scuola. In que– sto senso insegni il recente disc0t·so tenuto da VfllleU.a a Torino. · Gli ol'ganismi ,;·app1·esentativi di sede possono av\'a. lersi dell'.i~tit~1zio11e dell'esame di Stato pe.r ottenere quel– le riforme dall'interno che i-ientrano nelle loro possibilità; inoltre, esSi debbono studiare il problema del regolarnento al livello delle facoltà, pei-chè è chiaro che questo presenta. diversi aspetti quante sono le Yarie facoltù: e ciò essi debbono fare promuoventjo · incontri con - quanti, ·ordini professionali,, sind;cati, ~cc:,. s~no· interessa.ti• al problema. Da parit ..stia;luN.uRI l~a un ..comPilo·.di oal 1 attere politico e .dov1·à dimostrnre in, qual misul'a essa possa conta,·e sull'appoggio delle fo1·ze politiche. Il discoJ;So è bivale~te: mént1·e da una parte si avrà la, misu~a della· c~paciti del– ru.N di _-{,~nir aScOltata da tali forze, dalraltra si· avrù. la nliSura dell'interesse cJÌe i partiti politici lrnnno per il problema della scuola. Interesse che finora si è dato di scopril'e in ben pochi, donde la scarsa fiducia della classe studentesca nell'impegno delle forze politiche sui pro• b1emi della scuola. BRUNO GABRIELLI chdle son·enzioni ciel ministero del tesoro o dai contri– buti obbligatori a carico dei cittadini. Nel quadro gene– rale cli questi due grnppi entrano dunque gli enti più di.'3parati: assistenziali, previdenziali, mutualistici, edilizi, · commerciali, econornici, statistici, di vigilanza, con funzioni am,ninistrative, tributarie, ecc. Naturalmente, una gran pa,:te di questi enti è per– fettamente inutile, e la loro sopravvivenza non può essere giustifif'a ·., nessun modo. Per fare un esempio, cite– l·emo l'ente per Fincremento della ginestrn, uno dei tanti c1·eati durante il ventennio a sostegno dell'autarchia, col 1·isultato di sperperai-e centinaia di milioni di lii-e, senza il minimo vantaggio generale. Questa 1·ealtà è nota a tutti: ma, nonostante ciò, il fenomeno perdura, mentre l'unica cosa da fare sarebbe quella di mettere senza indugio in liquidazione tutti gli enti parassiti, perchè lo Stato non è un ospizio di mendicità per enti pubblici inutili. Il problema, però, non si risolve solo con la liquida– zione di questi enti parassitari; va anche presa in seria considerazione la questione dei cl'iteri ai quali s'ispirano gli enti che assolvono funzioni effettivamente utili alla collettività. Spesso si tratta. di criteri antieconomici, fa– voriti dal fatto che lo Stato non è ora in grado di eser– citare un serio controllo amministrativo. L'interesse pub– blico, invece, esige che 1a collettività venga tutelata. Uno Stato che ha problemi gravi da. risolvere, come la .. 'disoccupa?,ione, l'analfabetismo, l'edilizia scolastica, per non citarne che alcuni, ha il dovere morale, oltre che politico, di non sperperare neppure una lira, ma d'in– vestire fino all'ultimo soldo in imprese indispensabili e realmente cli pubblica utilità. * L'ULTIMO. numero di Ji;uropa federata si occupa del n_ostro articolo sul mercato comune europeo (v. NR del 31 marzo c. a.) e ci attribuisce l'intenzione di accontentarct dt « sei governi socialisti nazio1tali, magari tmpegnati a riuntrst periodicamente per fare un po' di accademia europea», anzichè di volere seria– mente gli « strumenti democratici necessari», ossia un'autorità po-– lWcq europea. L'organo del MFE è libero di fare tutti i processi · alle intenzioni che vuole, polchè chi ha letto l'articolo in parola sa che questi processi non hanno alcun fondamento. Però, a for2:a di volere fare u,n'Europa su misura, sulla misura ridotta del l't1FE, il movimento federalista italiano - che ha qià contribuito in modo decisivo a sfasciare quello e·uropeo e che si è infranto esso stesso sullo scoglio della CE!>, l'unico tipo di Europa 3u misura Per il quale esso st sia mai se_riament.e battuto - finirà per costringere anch--: chi ha sempre caldeggiato una federazione politica europea (e non sèmplicemente militare come la 'cED) a èambtare nome al federalismo. Per non confonderlo neil'impopol'arltà alla quale lo conduee il .settarismo del MFE. (p, v.). -

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