Nuova Repubblica - anno V - n. 23 - 9 giugno 1957

'(Hì6)- nuova-repubblica .3 UN NUOVO EQUILIBRIO Se è presto pe; trarre concl;,sioni definitive, - dato che ·il problema tecnico dello sfruttamento pacifico cieli' energia nucleare non è a,1cora staio completamente risolto, è certo però che l'energia nucleare rappresenta l'unica possibi• lità di aniccltire il nostro patrimonio energetico e allineare la nostra economia a quella dei paesi· più favoriti di PIERO BARUCCI II D AL LUNGO discorso preced;nle, si possono trarre due conclusioni: a) che lo sviluppo conosciuto dalla nostra industria elettrica nel dopoguerra è stato sen– za precedenti; b) che il futuro di questa industria è in– dubbiamente confuso e preoccupante. Non bisogna però sopravvalutare queste conclusioni, ma eercare invece di vedere quale grado di verità esse contengano. Nor{ è esat– to, ad esempio, affermare che il considerevole aumento del reddito nazionale in questi. utltimi anni sia dovute, pre– valentemente alla favorevole situazione energetica in cui si sarebbe venuto a trovare il nostro paese. Va detto in– nanzitutto che, se è vero .che l'Italia ha potuto profittare della chiusura delle raffinerie persiane impiantandoii.e una serie e riuscendo così a compensare, attraverso l'esportazione di prodotti pregiati, ]'onere prodotto da grandi quantità di greggio d'importazione~ è pur vero che la nostra industria. dipende dall'estero per la quasi tota– lità del carbone impiegato, il cui prezzo ha sempre teso verso il rialzo. D'altra parte è anche certo che questo progresso eco– nomico generale è stato reso possibile da alcune parti– colari circostanze a carattere non permanente nè ricor– rente ma occasionale. Già il piano Vanoni affermava che « la dinamica degli investimenti, del reddito e dell'occu– pazione è stata fortemente condizionata negli ultimi anni dal concorso di tre fattori particolari: a) disponibilità di capacità produttive (impianti e manodopera) sottoutiliz– zate; b) eccezionale recupero in agricoltura; c) apporto di capitale estero». Questi fattori sono stati fra l'altro ribaditi in un arti– colo, appar;;o recentemente in tràduzione italiana. della signora Vera Lutz che ai tre sopracitati ne ha aggiunto un altro « costituito dalla liberalizzazione delle importa– zioni - iniziata nel 1949 ed intensificata nei due anni seguenti - la quale offrì all'industria italiana l'acce~so a fonti di rifornimento di taluni beni (specialmente mac– chinari ed attrezzature) dalle quali era stata in prece~ denza esclusa, a causa delle restrizioni quantitative>>. Corhe si vede, l'aumento considerevole che si è régi– strato nel reddito italiano in questi ultimi anni, va fatto risalire ad un complesso di condizioni di cui la favore– vole situazione energetica ne costituisce una anche se tra le più importanti. Il fatto è però che questa favorevolè con– giuntura non potrà continuare, e vien da chiedersi come sarà possibile, in un domani assai prossimo, far fronte alla semPre crescente domanda di energia elettrica. Che il consumo di energia elettrica debba crescere non v'è dubbio; più difficile è magari prevedere_ a quali livelli esso si fermerà, ad esempio nel 1965. Da lungo tempo glj statistici si vanno adoperando per individuare la legge che regola le variazioni del consumo di energia elettrica e l'Ailleret credette infine di avere individuato una quasi– legge empirica secondo la quale il consumo di energia elettrica tenderebbe a raddoppiare nel giro di un decen– nio. Oggi noi sappiamo che questa quasi-legge mantiene la sua validità soltanto per economie in, particolari mo– menti del loro sviluppo. E' probabile però che per l'Italia essa sia, almerìo per il prossimo decennio, valida. Nel '65 cioè, dovremmo ·produrre all'incirca 70 miliardi di kwh. A questa conclusione giunge anche la relazione al pro– getto di legge per .Jo sfruttamento a fini industriali del– l'energia nucle;: i.re: che porta la firma dell'on. Cortese; ma vi giunge in base ad un ragionamento diverso. Gli studiosi che presero pàrte alla stesura del piano Vanoni avevaflo creduto di poter fissare il livello del con– sumo dell'energia elettrica in Italia nel 1964 intorno ai 60 miliardi di kwh. Per fissare tale livel10 di consumo ci si era basati su una serie di considerazioni che uno dei collaboratori alla stesura del piano riconosceva errate pochi giorni or sono. Si riteneva infatti che il consumo di energia elet_trica dovesse crescere, nel decennio conside– rato, al saggio di incremento del 5,7 per cento. Tale era stato infatti il saggio dì incremento del consumo di ener-.' gia elettrica negli ultimi anni, e d'altra parte si rite– neva che esso dovesse andare a decrescere col maturarsi del nostro sistema economico. La prima obiezione da fare a un simile ragionamento è assai facile: si può definire davvero matura la nostra economia quando sappiamo che nel 1954 il consumo me– <Ho per abitante era di 678 kwh in Italia, di 'ben 5700 kwh in Norvegia, quasi 1000 in Francia, 1100 in Belgio, 1500 in Gran Bretagna, 2700 in Svizzera e cosl via"! .l!,d è vero che gli incrementi dei consumi 1 vanno decrescendo col maturare del sistema economico? L'affermazione sem– bra trovare conferma soltanto nell'osservare il consumo degli Stati Uniti negli ultimi anni, ma all'infuori di que– sto caso non sembra che questa legge di tendenza abbia a verificarsi. Del resto, la maggiore difficoltà che si in– •contra nel formulare tali affermazioni è proprio quella di trovarsi d'accordo sul significato da attribuire alla espressione «,economia matura» che si presta soltanto a valutazioni soggettiv~ di cui •non si può tener contoc sul piano scientifico. Di fatto non è per niente facile fissare ìl livello del consumo dell'ellergia elettrica in Italia per il 1965. Non ci si può nemmeno riferire al saggio di incre– mento di altri paesi perché è quanto di più variabile si possa immaginare. In una recente pubblicazione (1) si dice che dai dati ufficiali « abbiamo·potuto ricavare delle percentuali di in– cremento della produzione individuale nel biennio 1952-53 che vanno dal 3,25 (Belgio) al 22,5 (Paesi Bassi) passan– do per 6,5 nel Regno Unito, 7,8 n1:;lla Germania federale, 7,9 in Francia_, 11,6 in Italia, 15,6 in Svezia, ecc. Nè ci si può fondare con molto affidamento sul saggio di incremento che si è registrato nell'ultimo decennio in Italia: molti usi• dell'energia elettrica sono per noi tut– tora da scoprire ed è da credere che ci si trovi iri..,.. un certo ritardo nei confronti di altri paesi per quanto ri– guarda l'individuazione di tutt..i i possibili impieghi del– l'elettricità. Non ,.è dunque facile fare previsiòni sul nostro futuro -consumo di energia e « solo le tecniche econoinlche e sta– tistiche più moderne potranno giungere a una valutazio– ne meno arbitraria della domanda di elettricità fino al 1964, assùmendo valide le ipotesi di progresso dei1'eco– nomia italiana dello schema Vanoni, sempre che sia stato prima del_~f/,,.,atol'indirizzo della politica dei prezzi» (2). Quello che 'risulta sicuro però è che le nostre fonti tra– diiionali di energia saranno da ~ole incapaci di raggiun– gere quei livelli di consumo che oscillano intorno ai 70175 miliardi d'i kwh annui. Si è visto quale sià la situazione dei nostri bacini flu– viali, nè molto più rosee prospettive si aprono per il set– tore termoelettrico che. dovrebbe, nel 1975, coprire già il 54. per cento •del nostro fabbisogno totale. Ecco come si prevede, ne11a relazione al progetto Cor– tese, che abbian.o a salire i cons~i- italiani e in quale misura questi possano essere coperti dall' energ.ia prodot– ta per via idrica (in miliardi di kwh): Anno J:nergla prodoua Energia prndot I.a 'J 'olll.li per via termici\ pec Vii\ idrica 1960 15 39,7 54,7 1965 29,5 42 71,5 1970 44,5 45 89,5 1975 55 48 103 Nella su citata relazione si dice anche che la nuova produzione di energia termoelettrica dovrà utilizzare an– che le seguenti possibilità offerte dai combustibili na– zionali: a) aumento prod. geot. (Larderello) 0,5 miliardi kwh b) nuova produzione lignite 1,5 » c) aumento carbone sulcis 0,5 Totale 2,5 miliardi kwh Ognuno può ben valutare quanto esigue siano le pos– sibilità del sottosuolo .italiano in. confronto alle necessità della nostra industria. Considerato questo, e considerata la decrescente convenienza economica delle residue risorse idroelettriche, si deve concludere che il deficit del nostro bilancio energetico è destinato ad aumentare rapidamente. Le varie sorgenti d'energia contribuiscono oggi percen– tualmente nella seguente misura a saturare il consumo to– tale (ancora· dalla relazione al progetto Cortese): combustibili minerali solidi 25% energia idroelettrica 39% prodotti petroliferi 28 % gas naturali 8% E' facile rendersi conto quindi come il no?tro biJanqo energetico nazionale sia largamente deficitario visto che la quasi totalità dei combustibili minerali solidi e dei pro– dotti petroliferi è dovuta all'importazione. Non v'è al1ora alcuna possibilità di arricchire il nostro patrimonio energetico? Una prospettiva nuova· si apre.in .effetti al nostro Oiiz- zonte, se si tiene conto che esiste la possibilità di con– vertire l'indus.tria atomica di guerra in i~dustria pacifica. Si presenta insomma dinanzi a noi la fonte energia nu .. cteare: su di essa vanno giocate le nostre carte, con at– tenzione ma anche con decisione. Non vogliamo qui af• frontare i problemi che dalla utilizzazione dell'energia nu• cleare per fini pacifici concretamente derivano, ma VOl"• remmo invece mettere brevemente in evidenza i Vantaggi che l'energia nucleare può offrire per la nostra econom·ia, Innanzitutto va tenuta presente la grave frattura che si è venuta a creare fra le economie del nord e del sud italiano, tanto che tal1:,1noparla addirittura di' due ltalie economiche. Ebbene noi crediamo che tutto ciò sia stato causato anche da una particolare distribuzione geografica delle fonti energetiche che ha favorito l'addensamento in• dustriale nell'Italia del nord. Si dice normalmente che. a differenza della produ ... zione- carbonifera che ha determinato storicamente e geo– graficamente l'industrializzazione, la produzione di energia elettrica è la logica e naturale conseguenza della .indu• strializzazione stessa. Tale affermazione è in gran part'e vera, ma c'è a·a domandarsi se. ad esempio, la scarsa j~ ... dustrializz.µione della Sicilia non sia da addebitare anch.e alla scarsezza ed al conseguente alto costo dell'energia elettrica. L'energia nucleare, come fonte energetica per fini in• dusfriali, può costituire allora per il nostro paese - teni• torialmente mal disposto per una economica distribuzion~ dell'energia elettrica - l'elemento restauratore di un equj– librio fra le necessità industriali e le risorse energetiche delle regioni. 1 • La installazione di impianti nucleari non. è infatti vin– colata alla ubicazione della fonte primaria di energia come avviene nel caso degli altri combustibili, in quanto che il costo dell'energia prodotta, data la irrilevante eccedenza delle spese di trasporto del combustibile, è da considerarsi identico per qualsiasi località. E' presto per trarre conclusioni, se si tiene conto che il problema tecnico d~llo sfruttamento dell'energia nuclea– re per fini pacifici non è stato ancora completamente ri– solto, ma è certo che sull'energia nucleare, espressione fino ad oggi ass<?ciata -a gigantesche visioni di morte e distru– zione, sono da appuntare le nostre speranze per un futuro allineamento della economia italiana al fianco di quelle di paesi assai più favoriti naturalmente. (1) Giorgio L. Cases, I combustibili e i-energia net qua– dro deHo sviluppo della economia nel primo decennio, Padova, 1956. (2) Ibidem. NEUTRALITA' A OMICA (contìnuaz. da pag. 2) all'aliro contraente, ed a patto soprattutto che a quell'j'n ... contro Francia e Gran Bretagna siano in grado di rap .. presentare l'Europà. ed una prospettiva di politica auto-– noma europea: senza di che il colloquio sarebbe ancora e sempre un colloquio diretto fra i due soli «grandissimi_)>. Quanto al caso specifico dell'Italia, possiamo dire soltanto, ad oggi, che per oltre due anni, consute Mar– tino non ha avuto uTia politica estera: vedremo cosa sap1:à fare il nuovo governo -e cosa intenda Pella per la « coesistenza ad occhi aperti » di cui ha parlato ad Arezzo al recente convegno de11e NEL Aggiungiamo cl~e utili indicazioÌ1i si trarranno dall'atteggiamento del go– verno di fronte a un problema ora divenuto di grande at– tualità: quello dei rapporti commerciali con la Cina ed in genere e.on il Medio e l'Estremo Oriente: pe:rchè dallo sviluppo dei traffici al di fuori dell'orbita atlantica dipen– de Ja possibilità per i paesi europei di assicurarsi l'a~to◄ nomia econoffiica e, quindi, la facoltà di nuove iniziative politiche; Perchè sarebbe assurdo ~on cominciare a_pro– spettarsi nuovi rapporti con la Cma, neppure ogg~ cl~e gli Statì Uniti si propongono in 'nuove forme il propno rapporto con il mondo comunista. La. Cina, oltretutto, pe~ la sua particolare situazione, può rappresentare un tl:st altamente significativo delle possibilità di azione indipen– dente concesse ai « satelliti » una volta che siano sol-– tratti all'assoluta soggezione economica rispetto a Mosca. Purtroppo la replica di Zoli al Senato ha del tl!,tto_elt~so il problema, trincerandosi dietro una paradossale giustifi– cazione giuridica (il fatto che la Cina non è ammess~ all'ONU) che non vale a mascherare l'assoluta asseQ.za J.h iniziativa politica. FRANCO !µVA'

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