Nuova Repubblica - anno V - n. 11 - 17 marzo 1957

I LAVORO E SINDACATI BIANCO E 'NERO di FRANCO VERRA. O 'NA DELEGAZJO~· di sindacalisti-giorna1isti della UIL si è recata la _scorsa settin:iana nei paesi del Bene1ux, per iniziativa de1l'Agenzia Europea per la produttività, allo scopo di visitare le aziende •indu– striali. che, da qualche anno a questa parte; adottano i principi produttivistici. L'esperienza è stata, interessante e soprattutto è valsa .a met_te.re in chiara evid.enza le differenti condizioni di vita fra i lavoratori industriali ·italiani e quelli del Benelux. Nè, in fondo, c'era da meravi-glfarsi, influendo su questo le!1omeno di divers.a struttura economica ed il diverso livello di ricchezza 'fra il nostro paese, la cui depressione generale è ben nota, e quelli che formano il Benelux. I sindacalisti– giornalisti della UJL sono .Poi stati ricevuti dalle auto– rità deHa CECA, al Lussembu;go, ove, cifrl alla mano, hanno avuto modo di valutare i benefici effetti dell'azio– ne di questa organizzazione internazionale nei confronti delle ·industrie minerarie e siderurgiche delle singole na– zioni che alla CECA aderiscono. E fra queste v'è anche l'ltaJia. Ma, mentre in Olanda, nel Belgio e nella Ger– mania i benefici éffetti si sono suddivisi, in modo rela– tivamente equo, fra lavoratori, imprenditori ed attrez– zature produttive, in Italia le cifre dimostrano che daUa « lieta ·pÙsta » sono stati esclusi gli operai. vittime del periodo d' « inoculazione >~ e di assestamento della CECA. In altre parole, da noi, gli industriali hanno fatto come sempre: quando c'era da perderci hanno equamente di– stribuito le perdite; quando poi c'è stato da guadagnarci, i guadagni se li sono, con molta equità, divisi fra di Joro. Cosi all'estero la politica d'integrazione dei mono– poli carbo-siderurgici europei ha avuto dei notevoli ri– flessi, come l'aumento dei livelli salariali e dell'occupa– ziOne e la diminuzione ·dell'orario di lavoro a parità di salario, mentre in Italia non è servita che ad incrementa– re i profitti e a migliorare talune attrezzature. E ' ASSAI curioso che le due più flÒride economie mondiali stiano attraversando momenti non esat– . tamente propizi. In America, infatti, ci si sta domandando da tempo se certi sintomi negativi che sempre più numerosi compaiono sull'orizzonte economico di quel paese siano da considerarsi come transitori o jnvece preannuncino ben più gravi flessioni. In Russia addirittura, alla fine del 1956, si è pen– sato di rivedere gli obbiettivi fissati dal VI Piano quin– quennale appena entrato in: vigore e non si sa ancora se la differenza fra obbiettivi fissati e· risultati conseguiti registrata nel 1956, sia da conside.rare come conseguenza spiegabile di cetti avvenimenti politici o, invece, come sintomo di qualche imprevista difficoltà sorta nell'econo– mia di quel paese. Per dii.re un giudizio definitivo su questo problema, è purtuttavia necessario attendere la pubblicazione degli obbiettivi definitivi del VI Pianò quinquennale, ove po– tremo vedere se il governo russo ritiene temporanea la sosta che si è registrata nello sviluppo economico durante il 1956, o se invece prevede ché debba ripetersi anche nei prossin:ii anni. Comunque sia, non c'è dubbio che l'economia russa st-a attraversando un delicato momento di assestamento. Non soltanto deve risolvere, come l'economia di tutti g1i altri paesi, il grandioso problema del rammodernamento tecnologico derivato dalla automazione e dall'energia atoniica, ma deve cercare di determinare un nuovo equi– librio fra industria leggera, industria pesante ed agri– co1tura e, oltretutto, tener presenti le nuove relazioni commerciali che sono scaturite con i paesi satelliti dopo gli ultimi tragici fatti di autunno. Il VI Piano quinquen– nale, il primo dell'era post-staliniana, è in effetti nato proprio cq_n l'intenzione di correggere certi preoccupanti squilibri che si erano verificati negli ultimi anni. L'indu– strializzazione forzata imposta da Stalin, se è vero. che aveva cambiato molto in cinque lustri all'economia di un paese come l'URSS, è anche vero che era stata possibile soltanto perchè accompagnata da uno sviluppo nel tenore di vita del tutto sproporzio~ato a quello del reddito na– zionale e dalla scarsa cura con cui si è seguita in questo periodo l'agricoltura, sottoposta al mutamento delle isti– tuzioni politiche ed alla variazione del rapporto impresa– proprietà, ma non adeguatamente meccanizzata. Questo sviJuppo industriale - che ha raggiunto punte incredi– bili: rispetto al 1928 il volume della produzione indu– stria}e è aumentato nel 1955 di ben venti volte - è stato "!.n.che pos·sibile perchè 1a Russia ha potuto far tesoro .delle varie scoperte tecniche che negli altri paesi, a suo I sinda'calisti-giornalisti dell'UIL queste cose,_ pi)ma d'andarè in missione di studio nél BenehJX non le sàpe– vano - almeno pare - e ~e ne sono ri1e;avig1i~ti inet– tendo in rilievo la contraddizione con noO: sò quale au– torità della CECA e minacciando una acçeSa p(ilemica •sui loro giornali, della quale, .sino a oggi,· non si è sa-. puto niente e c'he comunquè· sembra non abbfa 'preQC– cupato molto i rappre§entanti dell' Org3nismo europeo. D'altro canto i sindacaliiti della CISL, quest'à Situazione la conoscevano benissimo, tanto i- veri:> che· è stata de– nunciata dal segretario der loro sinda~ato ~etalmecca– nici in varie occasioni e, ultiii'làmente~ in. una in.tervist~ televisiva a s~guito di un ~ervizio suiia ·cE.CA. E. anche la CGIL la· conosc~va. E, f~rse, questo è st~to un 11).ale perchè, nellri situa~ione politica italiana, Quando la CGIL dice bianco, la CISL è la UIL '~evo"rlO dire nero',. ò ·vi- ceversa. Un'azione sindaca~e concreta e seria che portasse, sul piano nazionale, alla revisione degli istituti contrat– tuali, dei salari e dell'orario di lavoro dei lavoratori _ dell'industria siderurgica non è mai- stata nemmeno pro– posta. E si che le condizioni obiettive· c'erano se, proprio nel 1956, questo settore, con quasi 700.000 tonnellate di produzione di acciaio, ha raggiunto un livello produttivo che è stato strombazzato come un record. In realtà ~i tratta proprio di un record molto importante per l'intera no:Stra econOmia. Ma le cifre contano PocO per suffra– gare la validità di un'azione sindacale, quando quesfa è mortificata, come a Genova dove e~istono i più grandi complessi industriali; dall'intervento del Cardinale Siri che si preoccupa di far sostituire alla Cornigliano i la– voratori comunisti con elementi politicamente fidàti. Ora, finalmente, tutte e tre le Confederazioni - ed ognuna pzr conto suo - pongono il prqblema del reale miglioramento del tenore di vita dei lavoratori del set- R:EVISIONE DJU, VI PIANO L'ECONOMIA SOVIETICA tempo molto più avanzati, era.1.10già state introdotte e per la larghissima disponibilità di mano d'opera dovuta al continuo deflusso di popolazione dalla campagna alla città. Oggi, però, le nuove tecniche produttive non pos– sono essere introdotte in un siStema economico senza che questo sia ri'formato e, d'altra parte, l'URSS sta subendo una certa crisi di mano d'opera, più che spiegabile del resto se si tiene conto delle vite umane perdute nell'ul– tima guerra mondiale. Un aumento della produzione· po– ·trà pertanto aversi solo come conseguenza di un aumento della produttività del lavoro umano: che è cosa meno f~cile ad Ottenersi se non ci si preoccupa di attuare un radicale processo di ammodernamento di tutta l'eco– nomia. Una simile trasformazione sarebbe attuabile alla sola condizione di investire nel settore una quantità di capitali maggiore che nel passato. E' probabile però che questo non possa avvenire perchè in Russia ci si sta rendendo conto della necessità di promuovere l'espan– sione di altri settori produttivi finora poco curati come l'agricoltura e l'edilizia. · Di questo si resero conto i dirigenti sovietici e Bul– ganin al XX Congresso del PCUS pose in termini pre– cisi la questione: un aumento globale nella produzione si può avere soltanto cercando di elevare più rapidamente la produttività. Il VI Piano poi voleva cerca~e di rime– diare alla grave carenza di alloggi che si era verificata in conseguenza del fenomeno di inurbamento. Oggi si sa con certezza che questi due obbiettivi sono stati raggiunti solo parzialmente. Sembra invece che si sia riusciti ad evitare l'eccesso· di burocratizzazione ri– scontrato durante il Piano precedente e che, determi– nando una specie di asincronismo fra le decisioni dei ministeri e i piani produttivi di fabbrica, aveva creato più di una volta pericolose strozzature. Il fatto è che il · Comitato Centrale del PCUS, riunito dal 20 al 24 d_i– cembre 1956, concludeva con la risoluzjone che « ano scopo di evitare una tensione inutiJe nella realizzazione (154) nùo1111 1 repubbli,;a - tore siderurgico e dei settori ad essQ.,coJlegati, puntando sui miglioramenti ·salariali e sul1a r'i'duzion~ dell'orario (lj lavoro a parità di salario. Con -tt-~'itative 'jnte1~confe– derali un problema del -genere non.::.sl'ì"js_olve, tanto più che il presidente della Confindusfria ha àssunto, a tal proposito, un' atteggiamentd' non equivoco; nella rec'ente, oceanica assemblea degli industriali italiani. Si dovrà riso1vere con la imp;sizione, d~: coh .. la 1orza Organiz– zativa. Le premesse ci sono, ei.Sendo CISL, UIL e CGIL praticamente d'acèot1do sulfe ri~endicazio~i da ·avanzare. Ne fanno fede le dec;sioni, del 'recente Comitato Esecu– tiVò della Fede'rvieccanici, d1:11il-' .• prsL,. ch,e dall'on. No– vella ..sono state ·così commentàte_: « Esse confermano la convergenza ·ai posizi9ni che ·è iri atto cÌa diverso tempo fra le due -orga~~zza.zioni ·(c<:;;iL :"e CISL) sulla impor– tante quesÙone délta· riduzione d·ell'orario di· lavoro a parità .di salario net ;ettorè siderurgico ~ indicano' che questa· converg'ènza.'. puP ~avere nuovi sviluppi ». L'ESIGENZA di un~ décisa azione di sciopero nel ;etto- re siderurgico ·J)o$t~ d~lla Federmeccanici ciSL. al · fine di giungere 'il più ·-~apidamente possibile a dei dsulta– ti concreti in questo campo, concorda _: ha detto ancora Novella - col giudizio d·ato dalla FIOfv! sia a pi:opq• .s~to, de11a situa~ione de11a siderurgia italiana s~a in rela– zione agli sviluppi che la questione della riduzione del– ·l'or·ariO.di Jàvoro ha preso il"l; campo internazjotiale tanto all'interno della CECA che fuori di essa. Il pl:oblem·a quindi non ha niente di politico e tutti Su di esso sono d'accordo. Ma si potrà_risolvere? Qui il diScorso va ancora una volta formulato in questo senso: è possibile l'unità, sia pure su un unico specifico pro– blema, fra i tre sindacati .. A stare agli episodi più recenti della lotta contro i membri comunisti, o.comunque della CGIL, delle CI, che è poi lotta contro le stesse CI, par– rebbe di no. Non si può volere e non volere una cosa contemporaneamente. Non si può volere la riduzione del– l'orario di lavoro e lottare contro le CI che devono, in ·concreto, promuévere l'azionè all'internò d~ue fabbrichè. Non facciamoci illusioni che la èISL possa costringer~ gli industriali alla ragione, conducendo .nel contempo quell'opera di disgreg8.zione. In Ogni caso, prima di pa;– lare di .sciopero, è necessario rafforzare la capacità di resistenza degli operai. In questo senso, l'on. Rapelli ha, proprio in questi giorni, messo il dito sulla piaga difen– dendo l'esigenza dell'unità dei lavoratori almeno all'in– terno della fabbrica e la collegialità della funzione deJla Commissione Interna. dei piani da parte di certi settori economici e di armo– nizzare le possibilità della produzione e l'ammontare degli investimenti con le risorse materiali » sarà neces– sario ritoccare gli obiettivi fissati dal VI Piano per il 1956. Poi, alla sessione plenaria del Soviet supremo di quest'anno, Pervukhin ha chiarito le realizzazioni del 1956 specificando le riduzioni degli obbiettivi previste per il 1957. Nel, '56 la produzione industriale è rimasta in linea con il Piano mentre nel settore dell'edilizia la costruzione di alloggi è rimasta al disotto del previsto. Ma per il '57 gli obbiettivi sono stati radicalmente rivisti; si pensi che l'aumento della produzione industriale nel '56 rispetto al '55 era stata dell'll per cento (11,4 per cento nei beni di produzione e 9,4 per cento nei beni di consumo)" mentre per il '57 si prevede un aumento an– nuale del 7,8 per cento contro un aumento dell'l l per cento previsto ancora dal piano quinquennale. Sarebbe da frettolosi e superficiali osservatori trarre pessimi– stiche conclusioni quando non abbiamo a disposizione gli elementi sicuri su cui basare il nostro giudizio; è tutta– via evidente che l'economia russa sta attraversando anch'essa un momento delicato di assestamento i· cui– limiti e la cui portata è prematuro fissare. PIERO BARUCCI LECINQUE IPOTECHE (continuaz. da pag. 3) la sicurezza militare dell'Il~lia. Si tratta però di rendersi conto che la soluzione non provvi'soria dei problemi de]– l'Europa risiede esclusivamente in una trattativa che porti alla costituzione di una zona neutrale o di limitato armamento nel cuore del nostro continente. Si tratta soprattutto di non ignorare comodameI)te l'esistenza del problema, che è proprio quanto sta facendo la politica estera italiana. Per il momento, essa dovrebbe invece son– dare le possibilità effettive di realizzazione di una simile linea politica, attraverso: 1). La intensificazione dei rapporti con gli Stati che abbiamo indicato come· possibili partecipanti a quella « zona elastica », 2) L'approfondimento delle- relazioni con i paesi afro– asiatici, sia sul piano politico (ad esempìo, con il rico– noscimento della Cina comunista e l'appoggio al.le aspi– razioni nazionali dei popoli ex coloniali), sia su quello economico (con lo sviluppo delle··relazioni commerciali e deili aiuti tecnici e, ~n dov:e p~ssibile, finanziari). ) -- VITTORIO -ORILIA d

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