Nuova Repubblica - anno IV - n. 47 - 18 novembre 1956
6 UNITA' POPOLAREE UNIFICAZIONESOCIALISTA LE FORMULE ELA REALTA' Per esercitare una effettiva pressione sullo stato borghese ed evitare che il go- · verno socialista diventi un fantoccio nelle mani dei capitalisti, occorre che il mo• vimento socialista si svegli dal suo sonno dogmatico e sappia raccogliere attorno a sè una base sociale omogenea che non si divida dopo una vittoria elettorale I BOLLETTINI delle operazioni militari e delle in– surrezioni nel Medio Oriente, in Alge'ria 'e in Un– gheria ripropongono insistentemente a tutti i so– cialisti la domanda che questi si erano già posti più volte negli ultimi anni, e ben prima della pubblica– zione del rapporto Krusciov: « Come è possibile tutto questo? Come è possibile che governi socialdemocratici e governi comunisti d_ebbano ricorrere, per risolvere p.,roblemi interni ed irÌternazionali, a certi metodi? Anzi, come è possibile che abbiano lasciata "imputridire" la situazione fino al punto che i cannoni hanno incomin– ciato a sparare? ». La risposta che ~entiamo dare in questi giorni dai dirigenti politici, e di tutti i partiti che si ispirano ·alle dottrine socialiste, è che non bisogna prendersela con i principi, ma con gli uomini che li hanno applicati, con i metodi che si sono seguiti. Ma queste frasi sono assai poco convincenti: perchè si è dato tanto potere a certi nomini? Perchè si sono seguiti certi metodi? La verità è che il movimento socialista europeo è in crisi; una crisi tanto profonda che ricorda quella del periodo 1920-1934; adesso come allora i soc~alisti, di. de– stra o di sif.l,istra, non sanno· cosa fare; le loro prospe,t– tive sono oscure, i modelli ai quali, coscientemente o n0, si ispiravano diventano oggetto di critica e di con– d!3,nna, non . possono più essere prop9st~ aG'im_itazionè. Se poi, dagli· elementi politicamente attivi, si passa alle mass'e .di elettori che hanno votato a sinistra, il qµadro è ··ancora peggiore: certo, i « capitalisti » non sono mi– glioÌ-i dei « sociaÙsti »; certo, gli .«occidentali» n0ri sono migliori degli 1< orie.ntali ». Ma il fatto grave è che lat– g~i. strati'· de11.'op·i~~one .stanno pe_rdepdo 1~ speranza che, dopo l'avve.nto del sodplismo, si modifichino soStanzi~l– meQte le cond'izioni di vita ed i rapporti sociali; i plili– tantÌ e gh elettç>ri socialisti ·n,on sono più retti, oggi, da q-y.ella tranquilla coscienza di essere n~l giusto, di rap·– present" re l'_ala marciante dell'umanità che, spesso, più delle jdeologie e dei programmi, rappresenta l'elemento coesivo dei partiti e dei movimenH di opinion,e. Sì, il movimento socialista attraversa una crisi gra– vissima; dalla quale potrà usçire senza troppi danni, ma· dalla quale potrà vedere accentuate, anzi, stabilizzate quelle che sono le sue caratteristiche più r.egative; il che, iIJ. termini politici, significa che i partiti socialisti pos– sono tornare ad essere elementi di propulsione o restare partiti «tradizionali», che, nell'ambito nazionale come in quello internazionale, « accettano» le regole del gio– e.o, senza essere essi jn condizione di imporle. •In primo li.logo i socialisti devono liberarsi da tutto 1IIl complesso di miti e di fraSi fatte che sono un'eredi{à dei primi decenni del movimento, che possono magari essere ripetute con, commozione, per tutto quello che hanno significato per il movimento operaio, ma che non possono più rappresentare Fossatura teorica di un mo– vimento politico che voglia agire ·oggi. Sappiamo tutti che, per i teorici del socialismo, il· trapasso dal regno della necessità a quello della libertà sarebbe venuto dopo la pre""sadel potere politico da· parte dei socialisti; sono in fondo, negli stati - come nei partiti --;- sociali– sti moderni figure di secondo piano, esattamente come gli intellettuali (giuristi, economisti ecc.) negli stati e nei partiti di democrazia borghese. Queste osservazioni, natural.mente, sono tutt'altro che novità. Però mettiamole insieme, aggiungiamone al– tre, e confrontiamo il quadro che ne deriva con quello tradizionale dello stato socialista; con quello, tanto per intenderci, che Marx raffigurava ironicamente nell'Ideo– logia tedesca e che è poi stato tradotto ~n linguaggio po– polare ne11e famose formule « a ciascuno secondo il suo lavoro» o « secondo i suoi bisogni », « libero sviluppo delle attitudini di ognuno» ecc. Le differenze saltano agli occhi di tutti. Si aggiunga che sono possibili anche « de– generazioni », che cioè le esigenze, di per sè piènamente ·legittime. della difesa, dell'efficienza e della tecnica pos– sono, se diventano troppo esclusive, dar forma ad uno stato che non è molto migliore di uno stato capitalista; si sostituisce all'interesse dinastico quello strategico, agli sprechi d1 una economia liberista quelli <legli errori nella pianificazione industriale ed agricola, ad un tipo di mo'.. nopolio culturale e politico un altro tipo ecc. Non siamo utopisti. e ci rendiamo perfettamente conto di come queste cose possano succedere; certo non biso– gna accettare Pacificamente, - come inevitaQili, errori e delitti; m'a perchè questi p_ossano essère 'còndannati, e, quel che più conta, evitati nel futuro, è necessario :ren– dersi conto del perch~ hanno potuto aver luogo. Rite– niamo di poter affermare che novanta volte su cento si è trattato di in~àpacità e di quadri e di ~ilitanti, deri– vante apPunto dalla inadeguatezza degli strumenti_ teo– rici. Si pensava -::--e sj ,Pensa - che la societ~ socia:– lista sia quella più conforme alla natura nm"ana; ci si · è stupiti di certe resistenze, sotterranee o palesi, e si è allora pensato .che coloro che le facevano « non mei-i– tavano di chiamarsi uomini»; quante volte abbiamo letto questa frase nei resoconti comunisti dei grandi ~processi pÒlitici che si sono svolti all'Est! Ma gli avve– nimenti di Polonia e di Ungherja sono lì a ricordarci che pe "':questa strada si risuscita ,la dottrina della nazione eìetta, Si rende impossibile la discussione, si riconosce la forza come l'unico strumento atto a risolvere i contrasti. TALI errori, si dirà, non sono possibili in Itali~, per- ché qui il movimento socialista si è preparato lun– gamente all'esercizio del potere: i suoi uomini si sono formati nei sindacati, nelle amminiStrazi .. :mi comuna~i, in parlamento; e si è raccolto, certo, un enorme baga– glio di esperienze. Ma si 'sono formati rlegli uomini pf}– litici, degli uomini di statÒ? E' un errore riténere che alla direzione di uno stato ~i si prepari amlf).inistrando, anche esemplarmente, i comuni. Sono due ordini di grandezze troppo dìffennti perchè ci sia passaggio dal– l'una all'altra. E' l'aver intuito questa verità base dellrt vita politica moderna che ha dato ai partiti comunisti quel dinamismo che li li.a Portati al potere :n molti paesi, assorbendo ed eliminando i dirigenti socialisti. Ma pet– chè questi hanno sempre, sistematicamente, abbandonato il campo? Nei paesi dell'Europa orientale c'è stata, certo, (137) nuova repubblica la presenza delle trupPe sovietiche. Ma qualche cosa cH simile è accaduto anche durante i brevi anni della re– pubblica ~pagnola. Ed ~nche all'opposizione, in Fran– cia ed in Italia, i partiti comunisti sono assai più dina– mici e solid1 di quell\ socialisti. Oggi anche la tecnica politica dei pc:ltztiticorriuilisti si rivela incapace di domi– nare la situazione; - ma questo non deve farci dimenti– care'' che la tecnica Politica -dei socialisti è ancora più arr€trata; e non• si· può· pensare che ad ~aggiornarla siano sufficienti ritocçhi programmatici, statutari o organi:i– zativi. ' Ci sembra invece che la capacità di elaborare for– mule nuove sia da parecchio tempo spenta nel movi– mento socialista. Da una• parte i comunisti ripetono C'he si sono fatti, si, errori, ma che in fondo, nei paesi de~– l'Est, tutto è andato bene; ed abbiamo s~ntito inneggiare alla « patria del socialismo» proprio quando i carri nlssi entravano per la seconda volta ·a Budapest. I socialisti invece, dicendo che accettano il sistema democratico, ac– cettano -anche, senza beneficio di jny~ntario, le struttu– re dell'ordinamento sociale océiden.tale'. I !Oro grandi mo– delli sono i paesi scandinavi e l'Inghilterra, come se ci fosse corrispondenza possibile tr·a qu'ei paèsi e l'Italia (o la Francia). Non c'è quindi da stupirsi del caratteJ.·e negativo che- assumono anche le nuove formulazioni. Abbiamo, per esempio, appreso con piacere che un even– tuale, molto eventuale, governo' socialista si ritirerà se gli elettori non gli ridaranno la maggioranza. Ma, prima di pensare ad andarsene, perchè non pensare alla m3- niera migliore per non disgustare tanto i propri elettori da costringerli a votare per altri partiti? D !SCORDANTI su molti probleml i partiti comunista e . sociàlista concordano su un punto: nel proclamarsi a gran voce partiti classisti, ma nel tendere insieme al!a costituzione di partitoni nazionali-popolari, cioè in fondo interclassisti. Perchè è vero che l'evoluzione, economica e sociale tende sempre più a .limitare il _seltpre del la– voro autonomo, ad aumentare la· percentuale dei sala– riati; ffia tra questi ultimi· es!stono già barriere verticali ed orizz0ntali, che sono imposte dal tipo di lavoro (rr.n– nuale, -d'ordine, di\- concetto,;._.autonomo). o dal legame all'azienda o all'ufficio (per esempio, è certo che i ban– cari o i dipendenti delle· società elettric_he satebbero tut– t'altro che entusiasti, dì una nazionalizzazione che n,111 garantisse insieme i loro stipendi,. anormalmente alti rispetto alla. media nazionale,)'. Per. «'rastrellar.e» i voti · di questi gruppi sociali i partiti di sinistra non esitano a sostenere tutte le possibili .rivendicazioni, anche quelle più contradditorie. Non abbiamo visto,. tra l'altro, le sì~ nistre opporsi ana pulizia tentata dall'on. Preti nel set– tore delle pensioni di guerra? E' evidente che tutto que– sto non avviene per caso: alcuni si comportano così per .. chè · è la strada di minore resistenza, altri perchè pen– sano che, una volta preso il potere, ci sarà sempre 1a maniera di evitare di mantenere le pròmesse. Poi ca– pita che: al p9tere non si arriva, o, quando ci si arriva, non si sa che pesci prendere; o·1o si abbandona, o, per restarci, si ricorre alla polizia. • Perchè si faccia sentire effettivamene una forte pres– sione, dall'esterno, sullo stato borghese, perchè il governo socialista non diventi un governo fantoccio nelle mani dei capitalisti, come il governo Mollet i:1 Francia,. o d~i~ generali russi, come il governo Kadar m Ungheria, bi– sogna che il movimento socialista sappia svegliarsi fi– nalmente· dal suo sonno dogmatico, respfnifa la tenta– zione di ricorrere ancora una volta alle vecchie formule, che hanno forse ancora rispondenza nell'opiriione popo– lare, ma che non sono più commisurate alla realtà at– tuale; ed insieme sappia raccogliere intorno a sè una ba– se sociale omogenea, che non sì divida all'indomani di una vittori~ elettorale, che rappresenti il baluardo, nel paese, del governo socialista. Non illudiamoCi, ci vor.:- ranno parecchi anni che saranno quasi certamente di lotta, anche molto dura; ma vale la pena di tentare: an– che adesso, come quando Marx scrivev.a il «Manifesto», non c'è niente da perdere; e c'è da conq~istare un mondo. CLAUDIO -CESA - ancora nelle pagine di Stato e Ri.voluzione che Lenin scriveva nel 1917, leggiamo della scomparsa dello stato ecc. Non ci interessa là controversia per se stessa e quin– di non -vogliamo confrontare queste pagine con la si– tuazione odierna nei paesi dell'Europa Orientale per concludere o che in quei paesi &i assiste ad una « de– generazione » del conì.unismo o che, più in ge.nerale, il «potere» corrompe gli uomini; le abbiamo accennate per ricordare che persino ad un realista della grandezza 9i Lenin la realizzazione della società degli eguali sem– brava essere molto vicina, destinata a ~eguire a breve' 'NON LA PROTESTA Jcadenza la presa del potere. · Ma oggi abbiamo visto cosa è accaduto in Francia ai governi socialisti di Fronte repuDblicano e di Fronl,e popolare; abbiamo sotto gli occhi le esperienze dei go– verni laburisti in Inghilterra, q~aranta anni di governo comunista nell'Unione Sovietica, undici anni di governi di democrazie popolari; è ormai possibile studiare com– parativamente. quelle esperienze, per vedere quali sono gli ostacoli sui quali più Spesso .i governanti socialisti sono caduti, quelli sui quali hanno abbandonato i loro principi; vedremo, per· esempio, che le ~sigenze di sicu– rezza militare hanno Cluasi sempie avuto la precedenza su quelle· di ordine umanitario; che la ricerca dell'effi– cienza ha fatto· dimenticare che i lavoratori sono, certo, elementi di un processo produttivo, ma insieme uomini ai quali (e proprio a loro, e non a loro « rappresentanti » designati nei più vari e strani modi) devono essere 1n:esse nelle mani le leve del potere politico~ che lo stato, lungi dall'indebolirsi e dallo scomparire, rivendica a sè serr1;pre più potere; che un ceto di burocrati e di tecnici « suggeriscono » (quando non impongono) ai politici le decisioni anche più impegnative; che i "teorici », quelli ·che coniano le parole d'ordine, che scrivono gli articoli più letti e più discussi, cµe sono· i più noti ai militanti, Q VALGHE appunto s-ulla r'Jazione de.gli intellet– tuali ai fatti dell'Est europeo. Si sono scritti e sot– . toscritti manifesti di cond<,nna delrURBS e di 8olidarietà all'« intelligenza» ungherese: ai quali va subito conferito il merito della sincerità, della conci– sione antiretorica, del richinmo a principi c::,nd·ividibili d'a uomini di varia ispirazione politica: radicali ·e demo- cratici {/enerici, cattolici e socù,listi. .. C'è tuttavia qualche cosa di discutibile, in queste · iniz·iative, e speriamo di non andare fraintesi E' discu– tibile it" principio che, nelle proteste moMJi, debbano fars·i innanzi, come uno Str0to pri11ilegiato di intenditori delle cose dello sjJirito, gl'intellettuali. Nella -morale mo– derna, da Kant in poi, non esùde più una q~talifica pri– vilegiata dell'intelligenza. in fatto di atteggiamenti mo- 1·ali. La testimonianza morale dell'.inteliettuale risponde ad una concezione, per la quale lo studioso, per le sue più alte relazi~i con la ver-ità, JntÒ d-ire, sul piano mo– rale, qual-che cosa di inedito, o :li maggior conto, del non studioso. Ora, quello che , lo #udioso può fare,_ a diU'erenza di altre categorie, è app1·ofondire la cono– scenza dei fatti, mentre non .ci , i<1-1!1-0 accorti che i .fir– matari di mnnifesti di protesta abbiano, salvo pochis– simi, p1:0Spettato nuovi criteri o campi d'indagine i.n· torno alla politica estera dell'URSS; alle 1·agioni p~r le quali, d(iti gli antecedenti storie-i dell'ultimo ventennio, l'Ungheria si sia venuta a trovare ad uno sbaraglio evi– tato sin01·a dagli altri «satelliti> della poli/icp. estem sovietica; ai motivi infine che spiegano finsufficienza delle soprastrutture politiche del mondo comunista . . I tentativi di capire e di spiegare in modo 3-ppro/ondito questo od altri temi inerenti ai {atti d'Ungheria, e che richiedono un grado di informazione che non corre per le vie, si contano in Italia sulle rlita di una mano sola, e sono tropJJe,· pertanto la facilità con la quale l'intel– ligenza si rassegna al suo compito purtroppo più facil~, che ~ quello della protesta, ci sembra residuo di una visione aristocratica, e culturalmente ingiustificata, d~ ravport·i tra cultura e vita morale . . Sappiamo che non si è trattato di un fatto puramente italiano; in ]}'rancia ha assunto forme assai più visibili, ma ha anche avuto conseguenze pratiche più. concret,e, in quanto ha pro.vo– cato diéhiarate fratture tra intellettuali-pol·itici di sini– stra e il part,ito cornunista. Senza pretendere di giudi– ca·re in poche parole un fatto che meriterebbe tuttavia una lunga analisi, trqviamo che ria tuttO.via da medi– tare la rassegnazione della cultura a queste.. forme di protesta,, piuttosto che di ricerca, e d·i influenza sulla politica dei part·it·i e dei governi, attraverso contributi di anali8·i documentata dei /atti e dei sistemi politici contemporanei. **
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