Nuova Repubblica - anno IV - n. 47 - 18 novembre 1956
(157) nuova repubblica Un camp!one dell'inseguimento (Dis. di Di110 nmchi) L'ULTIMO QUASI MODO ILFALSO E VERO VERDE A CCADE al poeta ciò che accade all'uomo comune nella vi~a della cultura _italiana di oggi. Esist~ .ull conform1smo della poesia, ,e pare che la critica. stÙenda al v8.rco della scelta l'itinerario dell'uomo prima -di valutarne il timbro e il respiro lirico. Eppure Quasi– modo ha concluso _, fino ad ora - nella maniera più coerente il Suo itinerario. Ma si attendeva veramente da lui una scelta in li– .be1·tà? O il superamento del ·«grido> neH'« interroga– zione> (vista in luce di preghiera), e la « gamma delle incertezze :s, ( che ((sostituiva l'orgoglioso e condannato sentenziare di ieri>) presupponevano Una soluziÒne di .comodo? Tale gamma delle incertezze cara a Bo, cioè la < partecipazione del suo dubbio fondamentale su una verità divenuta secca e corruttibile» dovevano forse quie– tarsi nella « più logica (per il critico!) delle persuasioni spirituali»? Quasimodo, « colmo della compiacenza ver– bale-. doveva anQar-e « al di là del sentimento esclamato :;, JJer 1·isolversi in una cifra che lo definisce anche umana– mente e civilmente? (Comprenderemmo allora assai bene perché, dopo cinquE\ anni dalla data di quei gi.udizi, Vol– }Jini così si esprimesse nell'introduzione alla Antologia della voes·ia t·eligiosa: « ... forse è f!tato per aver creduto troppo ad una promessa che <lobbia.mo ora decidere e 1·itornare indietro su di un giudizio e 1·iprendere quanto era stato da noi concesso »). A tutto questo ".ien fatto di pensare quando ci ren– diamo conto di certi silenzi e dei cauti giudizi che hanno a'ccolto l'ultima fatica di Quasimodo (Il falso e vero 1·erde, Mil~no, Mondadori, 195G), fatica coTaggiosa di poeta e di l10mo se egli riproporie nn testo poetico e, per d"i più, un lu.ngo discorso polemico, che sembrano fatti apposta per costringere gli altri ad un impegn,o critico non lieve né ntile in questa stagione di }Jaui·a. Eppure La vita non è sogno del 1 49 e la récente raccolta sono proprio i Jibri « della risposta », per dirla ancora col Bo, :il quale già scrisse che « le solu:,,ioni che la poesia di Qua– simodo potrà scegliere (sal'anno) altrettanto nutrite e _giustificate». Il lil.;>ro « delle J'isposte » è venuto: o non c'è pili « nella sua stol'in: la giustifìcazione per arrivare a questo sfogo normale»? « La poesia (egli) doveva parte– C'Ìparla, doveva allargarne il raggio vitale» si disse: o la risposta attesa, lo sfogo desiderato erano altri? La parte• cipazione doveva forse investire alti-i setto.i-i, unirsi ad una catarsi integtale dell'uoJno, quindi anche politico.reli– giosa? Oggi che il cammino del poeta sta riconfermando proprio la fedeltà di. un lavoro, la sincerità di una lim– pida fatica (eppure gli si era detto che « l'unico modo di 1·inn0varsi sta appunto nel p1'otestare ancora una volta cori tutto il sangne la natura tlella propria forma»), pro– prio mentre stiamo rintracciando nell'ultimo Quasimodo il segno di nna nobiltà morale ·che sembra una sfida alla pavidità comune, slamo costrétti .....; quasi tra l'indiffe– renza preconcetta e l'interessato allarmismo - ad invi• tare i lettori ad una nnova riscoperta della nostra voce più· valida 11el quadro della poesia contemporanea. 'La critica aveva già dato il suo gllardingo avverti– mènto·, ma Q11as.itnodo, per ·fortuna, vòlle ignorarlo: Spa– gnoletti, nel '50, nel' prèsen.tare · la sua poesia ''d•ubitava già della « presunta umanità riconquistata»,· lamentava già l'assenza ~el coraggio ··per non .esser egli ritornato alle origini, alla immediatezza del cantò, pa'.T'lava·già di « cen– tri l> e di « scopi'» perduti. Ma Quasi modo bene ha fatto -· secondo n_oi' - a non trnd!te la sua poesia, quella poesia che cons01ò noi giovani .....:.. anche sul piano umano e culturale - negli a·nni più diffièili e dolorosi. In quegli anni avvertimmo Je premesse di un Canto che sélo appa– rentemente sembrava rompere con l'antica sintassi del– F« :isola dolce del dio», dei «cavalli.di luna' e di vul– cani:;.. In realtà era la continuazione di una scoper.ta ., alimentata da un amore inesauribile per l'uomo che le' vicende avevan solo reso più prossimo e_più dolente. Era. ratteggiarsi in canto di uno struggimento umano che po– teva chiamarsi « Vento a 'rindari » o « Uomo del mio tempo » o < Lettera alla madre :, o < Auschwitz >. Scrive giustamente E.· F. Accrocca (Fiera Letteraria n. 37): « L'asserita seconda maniera... della sua poesia veniva così profilandosi per. un interno approfondimento di quei temi che già erano affiorati nella p,:ecedente ricerca die– tro di .sè, dayanii a sè, intorno a sè· in una continua inda– gine di valori assoluti ~ lirici in un primo momento e di valori epico·lirici nel secondo». · Di continuazione si tratta qn.lndi, non di frattura: e noi, al di là delta validitit. di un canto che sta delinean– dosi come l'unico vero nel groviglio dei poeti attuali che scherzano o ingannànò o glocano, noi dobbiamo conce– dere a Quasimodo questo attestato di fedeltà a: un impe– gno che dur~►-,orma.i da o~tre tre decenni. E sappiamo quanta fatica ,e' dolore esso costi! Come conosciamo i peri– coli insiti in questo andare contro corrente. Ma se certa critica non pretendesse che le incertezze e i dubbi degli altri . si dovessero sempré e_ obbligatoriamente placare nelle nostre certezze e verità, dovrebbe ammettere anc0ra che le « nuove amplificazioni della sua frase hanno un· rapporto ·costante e stretto con il fondo unico della sua anima». Ma. evidentemente Je « care silJabazioni ;s, e le « modulazioni astratte del sentimento» compromettono assai meno, poeti e critici; e oggi a taluni possono appa– rire pesanti e rischiosi certi gindizi contenuti nel Di.scorso sulla p0tis·ia che chiude il volume, niéntre per noi essi testimoniano ancor meglio una chia~rezza e un costume. E' proprio qui che il poeta apre un processo all'arcadia <l! oggi e 1·icorda « agli schedatori fissi del pensiero cri– tico» che la nuova generazione è davvero «· engagée in ogni senso nel campo letterario». Gli «idilli» o gli « oro. scopi lirici » non sono generi di oggi, anche perché il poeta deve « modificare» il mondo, e il rapporto « vit~– a1-te è al centro dei problemi del pensiero moderno». Come tutto ciò possa ancora sfuggire a certa critica che si dice militante - e non solo sul T;?ianoestetico - è uh -problema che sarebbe -interessante chi3rire ! _ A ciuesto punto saranno ci1iare le l'agioni che ci fanno consigliarn la lettura di questo Quasirnodo, ultimo ma sempre in chia.ye con i moduli delle origini. Un Quasi– modo che, come scrive l'attento Bellonci, non sembra aver « contrapposto un linguaggio e temi e un mondo nuovo a1la sua poesia di ieri», ma sembra piuttosto che questi temi e questo mondo « li abbia J'ipresi e amplfati nella poesia nuov11, in una pili complessa sintas::;i di idee di sentimenti di immagini ». E' prnprio una le~tura che ci inonda di immagini quasi attese (« Nello specchio della luna - si Pettinano fanciulle col petto d'a1·ance ») o ci agghiaccia con la tristezza del– l'antica condanna (« E tu non fiorisci, - non metti giorni, né sogni che salgano ,_ dal nostro al di là, non hai più i tt1oi occhi - infantili, non ha·i più mani tenere - ver cer– ca.re il mio v·iso... >), ma. che ci riapre semPre il cielo delle grandi speranze ( « Chi viange! Io no, c,·edimi ~ sui fi,u"!ii - corrono esasperati 8chiocchi d'una frusta, . i ca– vali-i cupi, i lampi di zolfo. - I o no, la mia razza ha col• t"elli - che a,rdono · e lune e ferite che bruèiano ». E ancora: « ... E la mfo terra è bella - d'uomini e d'alberi, di marti– r·io, di figure .. di pietra e di colore, d'antiche medita– z·ioni ;;,. E ancora: « Ma io sCrivo ancora pMole d'amore, - e anche .questa è una .Zettern d'amore - alla mia terra. Scrivo ai fratell-i Ce1·vi, - non alle sette stelle dell'Orsa ... »). Il fatto che questa poesia abbi1:t.già vinto ia ~otta con– tro trenta·('.Ìnqne anni di tempo, ci consiglia a sperare cbe essa saprà vincere anche' il raacol'e delle attuali con~ ventic,ole. -DINO CARLESI 7 * BIBLIOTECA * STORIA DELL'AVANTI J A STORIA del socialismo italiano è :Ja storia stessa J del nostro Paese; nel senso che- lo ·sviluppo del mo• vimento socialista si è accompagnato. alla forma– zione delle strutture, del costume, della classe dirigente, pur con i suoi errori i suoi sbandamenti ]e sue deficenze, che del resto sono gli enori gli sbandamenti Je deficenze ·della ·società italiana. La storia dell' A.vanti!~ quotidiano del partito socialista italiano, è quiti.di la storia del nostro popolo, il giornale essendo sempre .stato, dalla sua nascita ad oggi, il po1·– ta voce diretto e fedele del partito. Il gio.male nasce a Natale del 1806, dopo che un con– grnsso ne ha deciso la pubblicazione e ne ha de::;ignato il di– rettore in Leonida Bissolati. Questi prende subito posjzione contro il ministero Di Rudin ì, che non sì decide ad abbandonare il « metodo forte» del suo predecessore Crispi. E nei numeri imme• diatamente successivi imposta subito campagne contro Je corrotte camarille Che 1 in un Paese. «nuovo>, da poco unificato politicamente ma ancora tanto diviso per costume, economia, tJ'adizione, hanno facile gioco e dominio. E in queste campagne ha il consenso non soltanto dei socialisti e delle classi lavoratrici, ma anche della parte migliore e pjù progredita della borghesia. li giornale non ha ancora un preciso indirizzo ideologico, che del resto ancora manca al part.ito. Non c)è molto tempo per fare della dottrina, anche se in altre sedi (Antonio Labriola porta ll 'marxismo in primo piano nella cultura italiana, Critica sociale è la voce dei giovani milanesi -del socialismo scientifico) ']a dottrina è elaborata e dibat– llJt,a. C'è il lavoro dei fanciulli, c-'è•Ja questione meridionale già da allora portata .alla discussione come problema na~ zionale da Gaetano Salvemini, c'è la giorµata di otto ore di lavoro, ci sono le condizioni schiavistiche del lavoro dei braccianti, c'è tutta la legislazione sociale da studiare e proporre, c'è tutta l'organi;,,z-azione di difesa e di edificazione ::;olidaristica da costruire e poteriziare. La borghesia italiana. in quegli anni sem)Jra aver di– menticato le stesse ragioni della sua rivoluzione e :lel Ri– sorgimento; e sj chiude in Sorda e fanatica difesa dei suoi privilegi politici ed economici, reprimendo spesso spietatamente i moti di protesta che qua e là si accen– dono. NeU'a.utunno del 1897 si fauno sentire' gh effetti di una grave crisi economica. I socialisti- chiedono l' aboli– zione del dazio sul grano. L'Avanti! viene sistematica– mente ::;equestrato. L'atteggiamento della magistratura è decisamente favorevole alla politica repressiva del go– verno1 Il giornale protesta, si fa minaccioso e propvne come compito dei lavoratori· di « riconquistare pèl' sé, per tutti, nell'intei·esse delle grandi maggioranze, nell'interesse dell'uma.nità, le gar~-nzie civili conquistate da1la rivoluzione boI"ghese ». Verranno giorni anche più duri. Nel maggio 18!)8 Bis– solati e a.Itri 1·edattori dell'Avanti! vengonò arrestati; En– rico Ferri, da poco nel partito, sostituisce p:rovvisoriamente B.issolati. Ma già nel luglio la Ca,nera nega l'antorizzal!',ione a procedere contro Bissolati, il quale tornerà aJ suo compito. Il generale PelJoux forma ,j} sno governo con Son• nino: la. macchina repressjva inghiotte un sempre maggior numero di vittime. Le repressioni sono sovente sanguinose. Bissola.ti, Treves, Ferrii Bonomi, Cabrini, Salvemlni, Mo– digliani, Ferri, Prampolini si alternano sulle colonne del– l'Avanti! per combattere la battaglia per Ja libertà, per le guarentigie. statutar:.ie. Poi la celebre lotta ostruzionistica in l:>arlamento, nella; quale i socjalisti trascinano puran'.– che uomini della destra. Prampolini il mite, segw.to da De. Felice, Bisso lati e Morgari, ro,,escia le urne giù. pronte per la votazione delle leggi ecce~ionali proposte con de– creto reale. La. $era stessa il ·Parlamento viene sciolto. Con Je nnove elezioni i socialisti raddoppiano i loro rappre– sentanti.. Nel 1901 sembra che si aprnnc, prospettive più serene pe1· il movimento operaio, _E ini"t:i,mo i grandi duelli di t"'ndenza, Turati da una pal'te, Em·ico Fer;i daU'altra. L'inqufeto tribuno mantovano pr011•me una tattica « rivo– luzionaria». Egli aspira alla dir ~,;ione dell'Avanti! Solo nel I 903 riuscirà nell'intento, Intanto si formula e ::;i concreta una miglior poljtica della .classe dirigente. Giolitti persegue il grande ·scopo di trasfonnare lo. Stato in un organo più moderno, il Paese in una nazione alla pari con le nazioni europee più pro– gredite. Fra gli alti e bassi della sua direzione ammini• strativa, che spesso t.rova l'Avanti! acerbamente critico, Giolitti comprende che il suo scopo non è perseguibile se le classi popolari sono fuori del!o Stato, nemiche dello Stato. E patteggerà sovente _con i socialisti, e sotto la loro pressione farà approvare le leggi di assistenza socia!,; e più avanti il suffragio allargato e poi il suffragih unive1"Sale. li processo è bruscamente interrotto dalla impresa libica, voluta da Giolitti, che sembra apparire 11na sem– plice passeggiata milita.re. I sociali::;ti e l'Avanti! si oppon• gono, e le loro ragioni appariranno profetiche. La guerra sarà dura e dispendiosa, i vantaggi coloniali minimi o inesi– stenti, la costruzione dello Stato democratico ostacolata. Poi, dopo appena due anni, nel 1914 lo scoppio della guerra mondiale. Le lotte di tendenza hanno portat0 Benito Mussolini alla direzione · dell'Avanti! il quale riflette Ja opposizione del Partito Socialista all'intervento dell'Italia nella guerra e,nopea. E anche questa volta le sue ragioni saranno profetiche. La « guerra dei tre mesi > durerà quattro anni, con enorme sacrificio di sangue, L'Italia esce dalla prova. prostrata, economicamente dissestata. Benitç, Mussolini, convertitosi' alla vigilia dell'intervento all.1.causa dei fautori cli guerra, si~.rà ora' il più violento avyersario dei· suoi ex compagni. E sarà lui a- ordinare la- prìma di– struzione delJa sede del giomal'e, in via S. Damiano a
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