Nuova Repubblica - anno III - n. 34 - 30 ottobre 1955

B 4 pe,·sone e mezzo (2 adulti e un bambino) per ogni stanza, firio a un massimo di 10 persone in 5 stanze. Ove individui e non famiglie prendano alloggio in camere di pii, di 110 piedi quadrati, è pe,·messa una persona ogni 00 piedi q11adrnti (circa 5 metri quadrali), fìno a un massimo di 4 persone per ogni stanza, e tutte dello stesso sesso. Per i servisi· igienici è stabilito che debba esserci un gabinetto ogni 10 persone, e uno ad ogni piano. Ogni ca1uera de,·e essere illuminata da vetri di grandezza pari a un decimo della superficie del pavimento e dev'essere fornita di una finestra apribile. Per ogni tre affitti separati deve essere for– nito e trovarsi semp,·e in completa efficienza, un tubo di s~olo e un fornello completo da cucin"a. , Ora, pochissimi inglesi residenti a Bedford poti-ebbero prendere anche minimamente in considerazione la possibi– lità, di vivere in alloggi in cui vi . iano così poche con10- dità. E naturalmente essi disprezzano sufficientemente quelli che lo fanno. Queste obiezioni sono anche ,acutizzate dal fatto che le zone in cui gli italiani abitano, sono pro~ prio quelle in cui il livello di vita (degli abitanti in– glesi) è di gran lunga superiore a quello fissato ufficial– mente dai minimi, e in cui, essendo la località giii in de– cadjmento, i capifamiglia inglesi difendono con maggiore insistenza il loro livello di vita. Sapendo poco del livello di vita italiano; o peggio nutrendosi a questo propo~ito di fantasie, il capofamiglia inglese tende a reagire con into!– lernnza, in parte dovuta alla paura dell'incognito. Questo atteggiamento cli antipatia mista a paul'a go– verna gl'8n parte della pubblica opinione verso molte abi– tudini private degli italiani. Ad esempio: a.lcuni degli emi– gnmti non conoscono l'uso dei bidoni per la spazzatura e vuotano i rifiuti nel giardino, il quale è tenuto in gran disordine; molte mamme italiane dànno il latte ai loro piccoli troppo pubblicamente e questo è considerato inde– cente in una città inglese di provincia. Sono stati visti uon'lini attraversare la strada, per andare a trovare gli ,:1111ici, vestiti· del solo pigiama. L'aria spesso è pregna di oclo,·i inusitati di cucina. Tutte queste abitudini non sono capite, o sono male interpretate e cli conseguenza con– dannate e citate come prova che gli italiarù sono. una raz7,a poco desiderabile. Se un uomo è costretto, a causa dei tmni di notte, a dormire di gìorno, con le tende della camera tit-ate, è possibile, ,disgraziatamente, che certa gen– te inglese pensi che si tratti invece di sessualità sfrenata. E questo sospetto è spesso alla radice anche di altre preoc– cupazioni. Perché in tutti i modi, anche se l'evidenza di-, mostra il contrnrio, gli italiani sono sospettati di essere dei pericolosi Don Giovanni. Quando gli altri pregiudizi siano stati vinti, questo è l'ultimo in cui la gente si rifugia. E' il'l'agionovole, irrazionale, ma potente. (Trod. di R. Oodig1tol") NORJ\IAN EVA'NS (conti,iua) UN INVITO ALL' ON.VIGORELLI L E CONDIZIONI di lavoro dei ferrovieri foggiani esi– gono un intervento urgente eia parte degli organi responsabili dell'Anuninisti·azione ferroviaria. Nel 1952, in occasione dell'inaugurazione della nuova stazione fer,·oviada di Foggia il ministro dei Trasporti di allora, on. Mattarella, e il direttore delle Ferrovie dello Stato pro– mise1·0 cli risolvere il gravoso problem~ dell'Officina Mate– riale Mobile di Foggia in due bienni, 1952-54 e 1954-56. Ad oggi la situazione è rimasta immutata. I lavoratori e le maestranze delle officine suddette devono svolgere il loro lavoro in condizioni aclcli,·ittura bestiali. Più di 350 operai sono costretti a lavo1·are in vecchi capannoni di lamiera, costituiti da residuati di guerra: vere ed autentiche barac– che, grondaie in periodo invernale, forni crematori d'estate. Dal 1944 ad oggi l'amministrazione delle Ferrovie ba do– vuto provveder più volte a riparare alla meglio queste ba- 1·acche. QuH denaro così speso non poteva essere utiliz– zato per costmire alh-i Iabbl·icati vicini alla, già in parte esistente, Officina Nuova? Nelle baracche naturalmente non esiste un refettorio, né una sia pur modesta mensa, di modo che gli operai devon consumare il loro pasto nella mezz'ora di riposo, come si usava pii, cli cinquant'anni fa. Ma non è tutto. In queste officine lo scandalo deile ore straordinarie esiste an– cora. Fino al mese cli luglio l'operaio era obbligato indi– rettamente a fare almeno un'ora di straordinario al giorno, retribuito in ragione di L. 80 l'ora. Di fronte alle proteste dei lavoratod per l'eseguità della retribuzione, l'ammini– strazione raddoppiò la cifra; ma dalla data da ctù è co- 1ninciata a decorrere la nuova retribuzione, il lavoro straor• dinario ha perso il carattere di obbligatorietà, e il numero delle ore straordinarie per gli operai delle officine è an– dato .notevolmente ricÌucendosi, a vantaggio dei tecnici, dei funzionari, degli impiegati, i quali non svolgono il loro Ja– Yoro nelle baracche, e percepiscono ben più elevati sti– pendi. Ohe dire poi dei casi purtroppo numerosi in cui l'Jspeltorato Sanitario rimanda l'operaio «guarito» a lavo. 1·are nelle condizioni sopradescritte, salvo a dover ricono– scere poco dopo che l'ope,·aio non erà in grado cli fm·lo? Invochiaruo un i;1te1·vento del ministro ciel Lavoro, (82) nuova repubblica CONFLITTO -DI GENERAZIONI STRADE APERTE di NINO ISAIA JI I ~ QUESTI ultimi dieci enni, l'espe,·ienza politica di– retta delle stesse masse non pare ave1·e dato risultali molto b1·illnnti se osserviamo che in ciascun partito (e mi riferisco, al solito, ai partiti di sinistra; le destre da molto tempo sono use a considerare i propri partiti e i propri deputati - spesso anche i partiti e i deputati degli altri - come beni stmmentali di famiglia) gli effettivi vanno diminuendo anziché Cl'escendo e che nei giovani il disinteresse -per ..le lotte e le battaglie politiche, al contra– rio, ptÌ;·e ~nèla,· èrescendo anziché diminuendo. Disinteresse radicale, inimediabile? No, ché ancora recentemente, in oc– casione delle elezioni, al 7 giugno, v'è stato non soltanto una percentuale di votanti superiore alla percentuale di tt;tte le precedenti consultazioni elettorali ma anche un ac– calo1:amento, un appassionan1ento veran1ente popolare e ge. · nera le; e i voti dei giovani, è noto, vi han contato per qualcosa. Diremo dunque che allorché si tratta di problemi e di questioni che direttamente toccano ed .interessano il nostro popolo, esso risponde ed anche, diciamolo con orgo– glio, risponde bene. Se si distrae e bada ai propri affari è solo perché i problemi ·in discussione non lo riguardano o, almeno, non li avverte direttamente come propri. La le– zione mi par chiarn (e anche più chiara è la lezione di recenti' consultazioni elettorali di fabbrica). Il principio si rovescia: non più i partiti che educano il popolo ma il po- polo che educa i partiti. ' In verità le lotte e le ba.ttaglie politiche cli questi ul– timi anni, salvo le debite eccezioni, non toccavano il no~ stro popolo che assai indirettamente; per tutto il tempo della guerra fredda e cioè, praticamente, dal '48 ad oggi o, almeno, sino a ieri, la vita politica italiana fu viziata eia una sorta di alienazione. Invece che in funzione degli inte1·essi del paese _essa pa.reva stabilirsi in funzione degli interessi di uno dei due blocchi; gli stessi avvenimenti interni non parevano aver più senso che. nella interpreta– zione che, strategicamente, di essi davano i due grnppi opposti. Preoccupazione dei partiti pareva allora, in so– stanza, non la migliore soluzione dei problemi di casa no– stra ma la migliore loro utilizzazione ai fini della poli– tica dei blocchi; con ciò essi rivelavano, dall'una e dall'al– tra pa,·te, reale o no che fosse, un atteggiamento e una funzione di satelliti dell'uno o dell'altro blocco. Fenomeno propr'ii .cli qu~sto dopoguerra, il satellitismo provò allora non ~oltanto l'esistenza di un enorme campo di forza - polarizzante in 'dfrezioni opposte e· avverse le cosidette élites -- ma anche un notevole distacco di queste élites dalle stesse classi ch'esse intendevano espl'imere e rap– presentare; perché il popolo, la più gran massa - dicia– molo francamente - non era sensibilizzato affatto dalle li– nee internazionali di forza. I partiti della coalizione governativa, da una parte, tro– vavan nella guerra fredda non soltanto un utile e comodo clive1·sivo ai gl'Ossi p1·oblemi che si trovavano a dover ri– solvere, ma la propria loro autentica vocazione; ai soci al– -democratici forniva addirittura la sostanza, la ragione stes– sa. dell'esistenza. A tutti essa forniva il pretesto della lotta, come la chiamavano, per la difesa della libertà e della denJocrazia, della stessa civiltii cristiana costantemente mi– nacciata, nei secoli, dai più povel'i cristiani; in realtà e tout court la lotta contro i comunisti e i socialisti. Lotta che si conduceva non sul piano delle iniziative atte a tra– sformare la realtà sociale ma sul piano della propaganda e delle menzogne, delle discriminazioni e dei soprnsi. In– capaci di un qualsiasi gesto che potesse anche vagamente significare un atteggiamento cli indipendenza e di fran– chezza, disposti piuttosto ad abbrutire la nazione che a perdel'0 un sol bottone d'un prestito americano, essi non cercavano che di abbandonare per- intero il paese a co– loro che, soli, con le proprie elemosine, potevan garantime la conservazione, muffe parassitarie comprese. Dall'altra il partito comunista, convinto della impos– sibilità di una rivoluzione senza la presenza delle a1mate sovietiche, non conduceva una lotta veramente seria e impegnativa; suo compito pareva quello cli contenere le diffuse e confuse aspirazioni popolari nei limjti di una ben delimitata orchestrazione di malcontento e di agitazione; la sua azione, anziché modellarsi sul reale, gli imponeva schemi che raramente coincide,·ano con le esigenze e i termini reali della lotta. La sua stessa pubblicistica aveva un carattere espositivo anziché attivo ed impegnato, come se.gli avvenimenti che descriveva non fossero avvenimenti e situazioni che interessavano ed impegnavano il partito ma problemi pl'Opri dei paesi capitalistici in generale con– tro i quali non vi è nulla da fare, quasi manifestazioni cli un male çhe ha un suo normale decorso e che non me– rita, perciò, attenzione se non, clinican1ente, per le forme particolari del suo sviluppo. Il compito dei compagni che per· Lenin consisteva nell'applicare i principi generali e fondamentali del comunismo a quella peculiarità di rap– porti fra le classi e i partiti, a quella peculiarità nello sviluppo obiettivo verso il comunismo che è proprio cli ogni singolo paese e che bisogna saper studiare, trovare, indovinare, andava così deluio; ]a inevjtabilità, ]a « fa~ talitii » se non proprio la imminenza del conflitto, ne li dispensava. A che scopo affaticare il cervello? Non era in URSS tutto risolto? L'ansia e il bisogno del rinnovamento la volont:t clèlla trasformazio~e che esigono ed impongono la conoscenza, la ricerca almeno della concreta realtà e proiettati nel futmo, abbandonati ad una iniziati,·a e ad una lotta che più non eran nostre. L'internazionalismo si n.bbassava a giustificazione ed a pretesto di pig1.faia mentale. Di conseguenza, per tulto il tempo della guerl'8 fredda, invece cli studiare il miglior modo di risolvere i problemi e le conlrndclizioni della nostra società si veniva a stu– diare, Yolcnti o no, il miglior ·modo di preparar la guerra; e ancora gucna che, combattuta con arn1i di cui solo Ame– rica e Russia potevano disporre, non aveva per ·noi si .. gnificato che di macello e cli distruzione. Non stupisce se in queste condizioni la gioventù si di– sinteressi di politica; convinta della impossibilità di far qualcosa senza l'aiuto o dell'uno o dell'altro dei due bloc– chi, convinta della ineluttabilità, della fatalità del conflitto, e un conflitto sul cui esito non avremmo contato che assai poco, essa credette meglio, in attesa del diluvio, di go– dersi i propri giorni. A che scopo agire se la iniziativa sfugge dalle nostre mani, se ci tocca rassegnarci all'ine– vitabile; se la lotta non sa rii decisa dalle nostre volontà e dalle nostre forze'/ li fatalismo, fra tutti, era il male che più intimamente rodeva e distraeva la nostra gioventù un male che, a se– conda delle varie tendenze, delle varie esperienze' e situa– zioni, in parte la umiliava, in parte la faceva inerte spet– tatrice, in part~ la radicalizzava. Comunque ogni soluzione era rimessa al futuro, ogni rinuncia, ogni sopraHazjone, ogni umiliazione era ingoiata silenziosamente e andava a rinsalcla,·e una oscura volontà tenuta in serbo per il gran giorno del riscatto. . H O PARLATO al passato e non a caso; il processo çli distensione internazionale va creando un clima tutto affatto nuovo, pii, sereno, più favo1·evole alla intima chia– rezza dei fini e dei mezzi. E' la pace innanzi tutto che si profila all'orizzonte e non possiamo che accoglierla, picas– siana colomba, con l'animo felice e sgombro di rancori. Venuta cli lontano, timidamente essa si insinua nelle no– stre· case, ospite inattesa, sornionamente sorridente al no– stro gesto di letizia, di stupore o d'imbarazzo. La pace! E' un presente che si prolunga nel futuro, un'attesa che vien meno, una prospet~iva che radicalmente muta i no– stri piani e i nostri atteggiamenti. Prevale la speranza, la letizia: dunque, finalmente, potremo noi fare qualcosa! Tutte le strncle sono aperte. Il satellitismo, in realti,, da una parte era un fenomeno di irrii:nediabile decadenza; dall'altra d'invecchiamento: le idee e i programmi, i metodi e le concezioni d'un vecchio mondo non costituiscono soltanto la pesante eredità della nostra socielà nel suo complesso ma, ahimé, la pesante eredità anche dei partiti di sinistra. Gran parte degli in– successi di questi ultimi tempi, la stessa equivocità della loro azione e della loro situazione proviene dalla sovrap– posizione di vecchi temi (e vecchi anche se solo di venti o di trent'anni fa) a una realtà diversa e piè, complessa maturata nella. guerra e nel dopoguena e di cui oggi solo affiora la coscienza. Uno degli aspetti che più sintomaticamente ri\'elano e denunciano l'invecchiamento è 1a burocratizzazione; Ieno .. meno favorito, in questi ultimi tempi, dalla rifrazione al– l'interno dei partiti dei problemi internazionali: se la spin– ta non p1·oviene dal basso o, almeno, pare essa seconda- . ria rispetto alle grandi poste in gioco, a che scopo favo– ri re nel p1·oprio interno quella circolazione democratica delle idee e delle opinioni, quella critica e quella collet– tjva elaborazione dei piani d'azione che ne possono mina~e la disciplina e ]'organizzazione? L'organizzazione, benin. teso, è e resta fattore capitale d'efficacia per un partito moderno ma dalla organizzazione alla burocratizzazione c'è spazio, e largo spazio. Recenternente, ad un convegno sindacale, c 1 è occorso di sentir cla1·e a sicurazione agli operai che per l'innanzi le decisioni dello sciopero sarebbero state compito non pi,, dei soli dirigenti ma degli operai tutti. La condizione d'un ringiovanimento, cli uon1ini, di n1etodi, è tutta lì: nella in• troduzione cli un costumé democratico all'interno dei par– titi. Soltanto in un 1·egime democratico (e sia pure il« cen– tralismo democratico> dei. partiti mar',dsti) possono farsi innanzi le intelligenze, ]e iniziative, ]e correnti~ l'espres• sione delle esigenze nuove, le stesse sotterranee intese e volontà che sono la condizione primordiale di successo cli ogni lotta. Di nn ringiovanin1ento esistono oggi, obiettivan1ente, anche le condizioni: con la pace si diffonde1·à in tulli gli strati, fra i giovani in particolare, il convincin1ento che non v'è scampo: la realtà è quella che è e non si muta che con la lotta, con la diretta e generale partecipazione alla lotta. Cogliere, indirizzare le energie che la distensione internazionale libererà all'interno, cogliere e indirizzare le diffuse e sparse aspirazioni ad un radicale rinnovamento, trarre da quelle energie e cl,i quelle aspirnzioni una él-ito nt10,·a effettivamente rapp1·esentatrice e, perciò, spalancar le· porte, consentfre all'interno un dibattito più serio, una ,·eale selezione cli quad1·i un più plastico adeguamento alla realtà, ècco il compito, oggi, delle sinisti-e,

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