Nuova Repubblica - anno III - n. 34 - 30 ottobre 1955

(82.) nuova ,repubblica 3 ITALI.ANI BEDFORD COMUNITA' La sistemazione di· 1800 italiani del Mezzogiorno, reclutati per tre grosse fabbriche ili mattoni, nel bel mezzo di una città inglese di provincia, ha creato notevoli problemi. Il modo di vivere, di mangiare e perfino di dormire di un italiano ili Benevento è talmente diverso da quel'o di un abitante di Bedford che questi è persuaso che sarebbe stato, in certo modo, dovere · degli italiani lasciare le loro non bene accette abituilini all'ufficio doganale di Dover d·i.NORMAN E VANS N EL MARZO di q11~st'anno !'.insegna. rosso e oro del– l'Agenzia conso·laro d'Italia è apparsa 1>er la prima volta a Bedford, citti1 inglese cli 60.000 abitanti, 50 miglia a nord di Londra. Questo fatto è il 1·iconosci– mento ufficiale che Bedford, la contea del Bed[ordsbire e l'area circostante, sono divenuti una delle zone maggior– mente frequentate dagli italiani che si recano in lngbil– terrn. La gente se ne era già accorta da qualche tempo; pii, italiani per le strade, nei negozi di alimenta.6, come vicini di casa. Ma il riconoscimento ufficiale segna ugual– rnente un passo importante, e per ]'evoluzione di questa citlì1 inglese di provincia, e per la storia degli italiani di Dedfo,-d. B~clford è il capoluogo del Bedlordsbire ed è situata in una delle zone basse dell'Inghilterra. Le piogge forti sono relativamente poche ma specialmente d'inverno il tempo è quasi costantemente nebbioso e J?iovigginoso. E gene– ralrnente il clima è piuttosto snervante. E' un grosso cen– tro agricolo, diviso in dne parti quasi uguali dal fiume Ouse, che scorre lentamente dall'ovest verso l'est, lungo 111111 sponda incantevole. La piazza del mercato, con la vi– cina chiesa parrocchiale di S. Paolo, non è così aperta come una piazza italiana, ma è animata dal vivace bru– sio del mercato che vi si tiene due volte la settimana. Jn genere c'è n1olto trafT-ico, e continuan1ente rnacchine, autobus, autocani, si trovano bloccati nella stretta High Strcct, e a parecchie ore dei giorni lavorativi e special– mente del sabato i marciapiedi sono pieni di gente come in molte città italiane. Bedford è cresciuta abbastanza ra– pidamente dal 1900, da quando, come capoluogo di pro– vinc~a agricolo, si è arricchita di importanti imprese in– dustriali. E' una fiorente città, dove praticamente non esi– ste disoccupazione. Vi sono anche alcune strade scure e po– vere, dalle tipiche case operaie a fila,·i, n1a sono rela– tivamente poche, e c'è pochissin1a miseria vera. Si può dire approssimativamente che un terzo della popola,-ione di Bedford è composta di professionisti e im– piegati, che abitano nelle zone più belle, quasi sempre a nord del fiume. Degli altri due ter-,i una buona parte è composta di esperti operai meccanici. Molti fanno ogni giorno 20 nùglia per andare a Luton, dove lavorano alla .Vauxhall llfotors, succursale della Generai ll!otors, che of– fre salari molto alti e la cui produzione è in continuo aumento; altri ancora lavorano in numerosi complessi in. dustriali che sorgono a sud della città. Questa divisione della città è una divisione anche politica. Per quanto nelle elezioni generali do! 1945 sia stato mandato al parlamento un deputato laburista e nel 1950, '51 e '55 sia stato eletto un conservatore - il capitano Cristoforo Soamcs, genero di Sir \Viston Churchill - fino al 1955 la maggioranza non superò mai i 3000 voti su un totale di 47.000, e nel 1955 fu cli circa 4000, ma con due candidati in lotta anziché tre. Bedford ha un passato ancora 'vivo nel presente., Vi è un castello medioevale, che è ora un erboso ammasso di rovine, sulle quali vanno a sedersi i vecchi della città, in un parco sul fiume; più interessante il fatto che nella · prigione di Bedford John Bunyan cominciò a: scrivere il · suo Pilgri·m's P,·ogress, nel 1675. Una statua lo ricorda agli abitanti di Bedford, e la tradizione protestante non– conformista è sempre rimasta fo1te in questa città. Nel l 807 fu condotta con successo una campagna polHica con– tro l'emancipazione della Chiesa cattolica romana. Nel 1830 il grande Lord John Russe! fu sconfitto nelle elezioni par– lamentari perché aveva scritto poco prima un libro con– tro i metodisti, setta r~ligiosa non conformista. A lato di questa tradizione esiste anche una fiorente Chiesa cat– tolica romana, fiorente anche prima che la presenza degli italiani ne influenzasse lo sviluppo. N O:s! SI PUO' dire clie questa città sia particola,mente bendisposta o paJ'ticolarmente maldisposta verso gli ernig,·anti italiani; quel che è certo è che, essendo una città relativamente piccola, questo gn1ppo di italiani presente nel suo seno, è ,vivamente sentito. Bedford ha già avuto una certa esperienza di stranieri nel passato. Dopo la guel'l'a, polacchi, jugoslavi, estoni, lituani, ne affollavano le strade e molti vi rimasero anche in seguito. Nel com– plesso Bedford non è stata molto soddisfatta cli quella espe– rienza, e anche per questo osserva l'aHluenza degli ita– liani con un po' di apprensione se non proprio con in– quietudine . .à oggi ci sono approssimativamente 2100 ita– liani che vivono in Bedford e dintorni, mentre nel 1951 se ne contavano 1G9 nella intera contea. Il numero esatto è incerto in quanto in Inghilterra si registrano solo gli stranic,·i di età superiore ai 16 anni. Ma se si aggiun– gono ai 1800 registrali come stranieri, più di ll5 bambini italiani che frequentano le scuole e un centinaio di infanti, nati a Bedford, 2000 è una cifra minima. Non che sia rnol– tiMimo, tnttavia è 11ote\'Ole per una ciltit come Bedford, e lo dimostrano i seguenti dati. ]\fottiamo che la popola– zione dell'Inghilterra sia di 50 milioni: c'è un itaUano adulto sn l4i 1 persone; nel IlecUordshire c'è un italiano ogni 151 persone; a Bedford I ogni 51. Se poi si include il numero presunto dei bambini si ha I su 136 nel Bedford– sbire e l su 43 nelle città. Dal punto di vista di Bedford nn altro dato è ugualmente significativo. Tra il 1951 e il l!J54 la. media annuale di aumento degli italiani in tutta· l'Inghilterra è di 1414; ~el Bedfordshire, che ha una po– polazione di 311.937 abitanti, di 388. Cli italiani affluiscono a Bedford pel'ché c'è lavo.ro per loro. Quasi senza eccezione essi vengono a Bedlord con in mano un contratto di lavoro precedentemente stipulato. Dal 1951 infatti tre grosse fabbriche di mattoni, che sor– gono a sud di Bedford, reclutano la mano d'opera ita– liana per buona parte del lavoro pesante e non quali(icato. Molte delle donne italiane ,che sono a Bedlord sono le mogli di questi operai. Alcune .sono venute in Inghilterra con un contratto, come domestiche, in case private o ospe– dali; altre hanno raggiunto i familiari a Bediord e hanno poi trovato lavoro nella fabbrica di dolci Meltis, e altre, non sposate, sono venute a Bedford da Londra, dove già erano come domestiche. !Ifa gli italiani sono a Bedford essenzialmente perché la London Brick Company, la East– woods Brick Company, e la Marston Valley Brick Com– pany hanno bisogno di mano d'opera italiana. Essi ven– gono reclutati in Italia pel'sonalmente dagli assistenti so– ciali delle fabbriche di mattoni, con un accordo stipu– lato dai rappresentanW delle fabbriche e dai governi in– glese e italiano. Ogni italiano pa,-te -per l'Inghilterra con un contratto di un anno, co~tratto che ·egli firma dopo averlo letto e capito. Il contratto stabilisce che il lavpn– tore italiano riceverà lo stesso salario del lavontore in– glese, le gio,·nate festive pagaie, pagato il trnsporto sul luogo del lavoro, pagn.to il ,·impatrio per malattia, per ec– cesso di 1:"t_'l:_TIO d'opera, per inadattabilità al lavoro, e per cessazione>'ì'Ièl contratto. Alcune clausole clliariscono a qua– li condizioni il lavomtore potrà portare la moglie e la fa– miglia in Inghilterra, le tasse sulle entrate e per l'assi– curazione che sarà obbligato a pagare, i prezzi praticati negli alberghi (ostelli) in cui sono _possibili degli accomo– damenti; una ;clausola consiglia l'adesione a uno dei sin– dacati britannici. Il datore di lavo1·0 inoltre prende accordi con il governo italiano per l'assistenza medica ai fami– liari che rimangono in patria. Coloro che si recano in Inghilterra con questo contratto hanno pagato il viaggio fino a Dover, dove trovano autobus noleggiati dalle fab– briche, che trasportano uomini e bagagli nel Bedfordsbire. Salvo qualche occasionale eccezione questi italiani sono del Mezzogiorno. Per lo più di Avellino, Foggia, Lecce; parecchi anche cli Napoli, Benevento, Caserta e Salerno. La maggior parte sono giovani, in media sui 25 anni; quasi sempre disoccupati, vissuti nella miseria, molti analfabeti o semianalfabeti. Quando ebbe inizio il 1·eclutamento dei lavoratori itaUani da parte delle fabbriche di mattoni, gli emigranti venivano di solit-0 alloggiati in alberghi (ostel– li)., alcune miglia alla periferia. di Bedford. Questi alber– ghi sono costruzioni erette durante la guerra, come tem– poranee baracche; vi sono sufficienti comodità ma la vita là dentro è una vita a tipo collegiale, poco invitante. Gli italiani cominciarono presto a spostarsi da questi ostelli verso le case di Bedford, dove vedevano la possioilità di cambiare il modo di vivere :inglese e la cucina inglese (che gli inglesi stessi ritengono monotona) con un sistema di vita a loro più familiare. Dopo essersi istallati in case o aver trovato delle stanze in affitto, essi cominciarono a far venire mogli e figli. Presto si ebbe in BecUord una comunità italiana per molti aspetti autonoma. Un prete cattolico che parla italiano prese a tenere speciali servizi religiosi in italiano; apparvero due negozi alimentari ita– liani, con vendita di ogni tipo di pasta, olio di oliva, sa– lumi e formaggi che mancavano nelle droghe1·ie inglesi (di recente una grossa drogheria ba aperto un rnparto di ge– neri alimentari stranieri). Questi negozi divennero i cen– tri di questa comunitii, centl'i che rappresentano piccole oasi di vita italiana in paese straniero. Naturalmente gli italiani cominciarono a penetrare anche nella vita inglese. Bambini italiani fecero la loro comparsa nelle scuole. I medici ebbero tra i loro clienti, che godono di assistenza gratuita, degli italiani. Si videro donne italiane attendere il loro turno accanto. a donne inglesi nei corridoi della maternità, 1nentre altre donne andavano a ]avorare fuori, se le circostanze' familiari lo permettevall.!l· La sistemazione di 1800 italiani del Mezzogiorno nel bel mezzo di una città inglese di provincia come Bedford, non che debba necessariamente provocare dei guai, Q1a certo qualche probabilità che questi guai sorgano la pre– senta. Va subito detto che nessun •italian·o è stato mai coinvolto in delitti gravi, e che nel complesso il loro com- portamento è stato buono. Gli screzi sono sorti quando le due diverse -razze si sono trovate a contatto molto da vi– ' cino. Il modo di vivere, di mangiare e perfino di dormire, è talmente diverso in una città, diciamo come Bene,·ento, da quello che è per un qualsiasi abitante di Bedford, che questi ne nota le differenze e, in una maniera tipicamente inglese, è persuaso che· sarebbe stato, in certo modo, do– vere degli italiani, lasciare le loro nÒn troppo bene ac– cette abitudini all'ufficio doganale di Dover! E si lament&. D'altra parte gli italiani trovano che a Bedford si richie– dono loro delle cose cui 'non sono abituati, e questo in un momento in cui, anche se fossero sonetti dalla pii, so– lidale comprensione, avrebbero comunque parecchie dif– ficoltà da superare, nel loro nuovo paesè di adozione. Ogni volta che gli antagonismi sono scoppiati, c'erano per lo meno due lati della questione da dover considerare. Sia gli inglesi che gli italiani hanno opinioni, problemi e neces– sità peculiari a ciascuna delle due parti, e che esamine– remo separatamente. .A NZITUTTO, IL ru. TO di vista degli inglesi. Il problema delle abitazioni è quello che accentra la maggior parte delle preoccupazioni degli inglesi nei ri– guardi degli italiani - ed agisce da catalizzatore per tutti gli altri woblemi. Per questo problema s'intende: prendere in affitto da parte dogli italiani case spesso di p.roprietà di polacchi e jugoslavi, comptare case, e avere una serie di abitudini private che l'inglese non ama. Tutto questo· rigua1·da sia il _pubblico che le autorità locali (l'autoriti, locale è quel corpo di consiglieri, localmente eletti, e dei loro dipendenti stipendiati, che governano nella rnlativa ci1·co·crizione, secondo la potestìl assegnata loro dal par– lamento). Crosso modo si può dire che l'inglese non ama avere gli italiani come vicini di casa, e sospetta che la loro presenza faccia decrescere il valore della proprietà. Le case in cui gli italiani di solito prendono alloggio o che compuno sono nella zona a nord del fiume, che trent'anni fa era la zona residenziale di moda della classe bo·rghese. Ora queste case non attraggono il compratore inglese. Le stanze (~pesso 6 camere da letto) sono grandi e possono anche essere adattate ad appartamenti, ma anche così la gente non va facilmente a vivere in queste case, e quindi esse hanno rapidamente perduto di valore dacché la crisi degli alloggi non è più cos ì grave. Dunque in certo modo si può dire che i comprato.ri italiani hanno conti·ibuito sem– mai a tenere su i pre~zi di queste case dal 1951. Ma que– sto non impedisce al proprietario inglese di risentire della svalutazione della sua proprietà e.di cercare un capro espia– torio pe1· il danno subito; e lo trova negli italiani. Anche se occupano le sole abitazioni che trovano disponibili, di modo che la responsabiliti. prima è degli inglesi o degli altri proprieta,·i stranieri, è più comodo prendersela con gli italiani; ce ne sono di più. L'autoritìl locale si preoccnpa del problema in quanto è interessata al benessere dei suoi cittadini. Ma non c'è molto da fare, fuorché insistere per– ché gli italiani si adattino a seguire certe norme di vita degli inglesi. Ed ecco il secondo punto del problema: l'af– foUamento eccessivo delle abitazioni. I coinquilini inglesi sono scandalizzati di come gli italjani vivano, soddisfattis– simi, in condizioni in cui essi inglesi si sentirebbero t,:r– ribilmente sacrificati. In appa1tamenti dove potmbbero vi– vere due famiglie inglesi, diciamo otto persone come mas– simo, venti o forse piè, italiani trovano il modo di siste– marsi. E sono particolarmente scandalizzati del fatto che in certe famiglie i letti siano usati a. turno nelle 24 orer secondo i relativi turni di lavo1·0 nelle fabbriche ;i residenti della zona, che è appunto caduta in ribasso, sono persuasi che questo affollamento sia una delle ragioni del gene– rale decadimento della zona stessa. Ma l'obiezione vera è che essi realmente non amano affatto di avere questo af– follamento di gente uscio a uscio. Su questo punto l'auto– ritit locale sta cominciando ad agire. Sono stati stabiliti dei mininù per la luce, l'aria, i servizi igienici. E ispet– tori sanita,·i controllano che i minimi vengano rispettati. Essi sperano cli ottenere la volenterosa cooperazione degli italiani per mezzo della persuasione; ma ove questa non basti l'autorità provvederà a denunciare i renitenti al tri– bunale. Molte infrazioni Yengono commesse in piena inno– cenza, ma è anche ovvio che con l'andar del tempo que– sto diventa sempre meno vero. Sfortunatamente bisogna dire che alcune delle infrazioni sono dovute spesso agli stessi proprietari, inglesi o stranieri, come i polacchi, che sfruttano la necessità cli accomodamento degli italiani, per aumentare le pigioni. I minimi che il Consiglio Comunale di Bedford ha stabilito e che cerca di imporre sono bassi. Per il numero delle persone il Tegolamento stabilisce che ovo famiglie prendano camere in affitto e occupino ap– partamenti, potranno abitare in camere di più di 110 piedi quadrati (circa 10 metri quadrati). un massimo di 2

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