Nuova Repubblica - anno III - n. 25 - 28 agosto 1955

• 4 nu011arrpuhblica DISCUSSIONI P -ROG RAM MA TI C H E· CRITERI DIUNA RIFORWIA FISCA La mozione programmatica volata a Fi. 1·enze lo scorso dicemb,·e dai gruppi di Auto– nomia Socialistq. confluiti· in Unità Popo/a,·e diceva, a p1·oposito di riforma fiscale: « La 1·iforma t1·ibuta1·iadeve avere due capisaldi ion– damentali: una imposta genernle . e prog·res– siva s·uz 1·ecldito,·cui corrisponda una crescente lim·itazione dell'imposizione indiretta; ·una trasfonnazione dell'imposta sugli scambi e sugli aOa1·i, di,·ettà a colpire il reddito con– sumato, non ad ostacolare e rincara,·e la pro– duzione ». Nell'articolo seguente, il compagno Bavasl1·o, sviluppando i temi àeneralissimi contenuti nella, mozione, avvia una più ampia discussione vrogrammatica su im argomento d'inte,·esse fondamentale. e O~VERRA' INNANZI TUTTO richiamare i dati princi~ali del pr~blema: e cio_è lo stat_o attuale del bilancio fiscale italiano (vedi: Relazione generale sulla ~ituazione economica del vaese • 1954 - Poligrafico dello Stato). Da esso risulta che i t1·ibuti statali sono stati nel decorso esercizio la bellezza,cli 72, con un get· lito complessivo cli 1.871 miliardi e che le imposte più importanti, quelle con un gettito di almeno 10 miliardi l'una, sono state 29, con il 9G per cento del gettito totale. Si ba cioè una folla di piccole imposte (43 per la pre– cisione) il cui gettito complessivo è cli soli 70 miliardi e la cui funzione non pare che quella di inclispol'l'e il pubblico con una eccessiva fìscalità e di gravare il bi– lancio con ingiustificate spese cli esazione. E' antiecono– nùco, antisociale e contl'Oproducente per l'affermarsi in Italia. di •una sana coscienza fìsca le, mantenern più di una metà delle imposte vigenti perché rnndono troppo poco, perché sono troppo care e perché opp1·imono e vessano inutilmente il cittadino. E' tuttavia prevedibile che la soppres~ione cli que– ste imposte J'ichiederà uno sfo1·zo poi itico non indiffe– rente, perché si tratterà di combattere l'interesse della bu- 1·ocrazia a mantenern ·nelle mani queste piccole armi a sua disposizione, che ser,·ono ad affermare il proprio potern semidispotico. E' anche opportuno far pJ·esente che un colpo di spugna su tutta questa vegetazione fiscale di– sorganica non minaccerebbe per nulla la vita dello Stato, perché intaccherebbe solo per il 4 per cento le sue en· trate fiscali; si tratte,·ebbe quindi di una mis111·a netta– mente gradualista. rer avere un quadro più completo della situazione fiscale italiana, si tengano presenti i seguenti altri dati LAVORO E relati,·i al gettito in miliardi delle principali imposte, con le relatiYe percentuali sul totale delle entrate fiscali: l-mpo.,te Milicird• Percentiwli J 111 posta Generale Entrnta 413 22,l Tabacchi 272 14,6 Maggiori imfJOste dirette 01·dina1·ie 261 13.9 Dogane 12!) 6,9 Registro 74 4,4 Successioni 22 1,2 Altre imposte con n1eno di ]0 miliardi di gettito 630 32,!l Alti-e imposte COll 111eno cli 10 milia1·di cli gettito 70 4,- Totali 1.871 100.- Le maggiori imposte di,·ette, a parte nn certo nu– mel'O cli imposte st,·aorclinarie o vessato,·ie che sono sem– plicemente da abolire per le ragioni prima PSp<:ste, sono oggi in Italia le seguenti: Ricchezza mobile, Terreni, l!'abb,·icati, Imposta sulle società, Complementa,·e, delle quali solo l'ultima è progressiva. Il problema centrale per la trasformazione di tutte queste imposte in un'unica progressiva è però quello di avere una base sicura per la determinazione degli imponibili dei contribuenti; senza cli che la trasformazione tecnica. delle cinque imposte in una sola (problema non dei più semplici, ma non in– solubile) non mod.ificberebbe la sostanza della sìtuazione. L'esame delle misure atte ad accertare meglio gli impo• nibili ci porterebbe però· troppo lontano in questo mo– mento e potrà essere fatto in un articolo a parte. E' in– vece ora. importante insiste,·e sul principio della pro– gressività, con la quale si raggiunge anche un altro scopo, non indifferente per una società meglio organizzata., quel• lo di scoraggia re il concentramento delle aziende: infatti, se due redditi pagano separatamente un totale X di im– posta, gli stessi due redditi, conseguiti da una sola so· cietà risultante dalla fusione delle due precedenti, scon– tano un'imposta superiore. Si determinerebbe quindi un ostacolo alla formazione di quei n1astodontici organismi p1·oduttivi che, per la loro potenza economica e politica, minacciano il regolare corso della vita associata, sempre a danno della collettività. Anche sui c,·iteri della rifol'l11a dell'Imvo.,ta Gene·rale Entrata, è facile trovare un punto d'accordo: si tratta in sostanza di diminuire le aliquote base, in modo che non ci sia un rincaro automatico della produzione, e contem– poraneamente cli colpire di,·ersamente alcuni articoli - i co116,IJ[11i voluttuari - con un'aliquota maggiore, in un determinato pa:saggio facilmente controllabile. Si ver· SINDACATI LA VER'"fENZA DEGLISTATALI L A VERTENZA DEGLI STATALI, che sembrava do– vesse sfociare, come prima manifestazione di lotta, . nello sciopel'o feniviario, pare si avvii ad una sod– disfacente conclusione. Forse, qualche cosa - sia pure prevalentemente nella forma - è cambiato nel nostro paese. Il fatto che a dame l'indizio sia proprio la que– stione dei pubblici dipendenti, con i quali !'on. Scelba non aveva avuto che modi caporaleschi, è si.nto– matico. Il presidente Segni, pur difendendo le ra– gioni che avevano ispirato il suo decreto di esecuziÒne della legge delega (sotto !a forma dello «stralcio> per la particolare materia del conglobamento parziale delle retri– buzioni), ha discusso attentamente ogni aspetto della que– stione con i rappresentanti di tutte le organizzazioni sin– dacali, e si è convinto che, con un po' di buona vo!Òntà, la yertenza può essere equamente risolta. Ha adottato, quindi, il criterio cli un riesame dei punti controversi, rie– same da effettuarsi in settembre, quando si riapril'à il par– lamento, con la commissione intel'parlamentare, che al de– Cl'eto aveva proposti noteYoli emendamenti. Segnalia1:no il nuovo costume instaurato, almeno in 'questo campo, dal presidente del consiglio che non ha fatto discriminazioni cli colore fra. i rapprnsentanti sindacali, cbe ha mantenuto un contegno inspirato ad un senso di rtspon– sabilità e che non è 'ricorso, per far trionfare la tesi gover– nativa, alle facili intimidazioni. Arma questa frequente- 1nente usata dai passati governi, i quali hanno, lungò il corso cli quasi un decennio, menato per il naso gli statali. I lettori ricorderanno gli scioperi delle categorie dei lavoratori dello Stato, nel 1951, per gli aumenti degli stipendi e per la scala mobile. E poi ancora la questione dei «casuali> ed infine la concessa legge delega che avrebbe dovuto ridi– mensionare la nostra burocrazia fin dalle fondamenta. e che non aveva persuaso gli interessati. La legge prevede 9ei termini per la 1·egolamentazione di tal une materie e tali termini venivano a scadere, per la revisione delle ta– belle retributive, nello scorso luglio. Con un lieve ritardo il dec,·eto è stato formulato e successivamente emanato. Esso contempla il conglobamento di alcune voci che corrono a formare lo stipendio del pubblico dipendente, ma non di tulle. E su questo punto è sorto il pl'inrn dissenso fra sin- dacati e gO\·emo. Inoltre il decreto non tien conto delle esigenze particolari cli talune categorie, come quelle dei ferrovieri e dei postelegrafonici. La commissione parlamen– tare, dalla legge stessa prevista perché conforti dei suoi po– teri l'esecutivo, aveva proposto una serie di emendamenti al decreto. In breve: il provvedimento govemativo non accoglie che parzialmente - ed in misura esigua - i desiderata degli statali e non contiene nessuno degli emendamenti che la. commissione gli aveva apportato. In generale, i la– voratori lamentano che i benefìci economici che deriveb– bero loro, se il' decreto non venisse migliorato da leggi ag– giuntive {quello che sembra l'on. Segni voglia fare), sa. ,·ebbero ancora una volta di scarsa entità, per la esclusione, dal conglobamento, della tredicesima mensilità e per la ri– duzione del compenso relativo al lavoro straordinario; più in particolare, i ferrovieri richiedono l'inclusione nel con– globamento del premio d'interessamento, al fine di niag– giorare la « base> sulla quale vengono valutati i cottimi degli operai. Non v'è dubbio che, sempre riferendoci al decreto, il govemo ·abbia adottato i cl'iteri più restrittivi, in contrasto con le concezioni sindacalmente più aperte della commis– sione consultiva e con quanto, in tema di conglobamento, è stato fatto nell'industria privata. Il govemo, in un primo tempo, sembrava decise1·a non concedere niente di più di quello che aveva decretato, sostene11do di non essere vin– colato ai suggerimenti della commissione: Lo stesso presi– dente del consiglio aveva precisato che il conglobamento non avrebbe potuto operai·e che nei limiti di un bilancio, divenuto legge per esse.re già stato votato dal Senato e dalla Camera. La tesi d ell'on. Segni avrebbe potuto avere, in linea puramente giuridica, una qualche validità, ri:Janon ne aveva certo sul terreno umano. E poi d'immutabile non c'è niente ed anche una legge può essere, con le opportune modalità, rivista e perfeziooata, sì da consentire il reperi– mento, da parte del Tesoro, di quei venti miliardi che, in cifra, corrispondono all'ampiezza della diversità di vedL1te tra governo e pubblici dipendenti. Ciò è tanto vero che il presidente Segni ha promesso una· revisione del decreto, mediante leggi aggiuntive di natura pal'ticolare. r<'hb.<wocosì ad assorbù·e numerose piccole imp,;ste indi- 1ette co·n vantaggio evidente della stn1ttura. co111plessiva. -Ci sono invece altri t1·ibuti che, per le loro caratte· l'Ìst.iche o per la loro importanza di gettito, non possono essere assorbiti o aboliti. Vediamoli partitamente: lmpo8to wi tabacchi: rende allo Stato 272 miliardi, pari a quasi il 15%, ha- Ol'lnai una sua struttura ben de~ finita, colpisce evidentemente un consun10 voluttnnrio, e col'l'isponcle ad imposte analoghe in tutti gli altri Stati; sono tutte ragioni · chQ consigliano di lascia,·e l'imposta com'è, o cli apportarvi 1·itocchi di piccolo conto, se sarà nece~sal"lo. . Dogane: francamente non si ,·ede nllo stato attuale della convivenza internazionale e dell'intervento statale nel.la vita economica, come sarebbe possibile togliere cli mano allo Stato questa non indifferente leva di comando che rende fra l'altro 12!) milia,·cli l'nnno, pari a quasi il 7 % del totale delle entrate fiscali. Si potrà anche qui naturalmente rettificare alcuni principi direttivi o alcune voci cli dettaglio. Imposta sulle successioni: in una finanza modema questa imposta è fondamentale perchè con questo stru• mento si rende possibile nn migliore avvicendamendo dei patrimoni familiari se i discendenti si accontentano di vivere sul lavoro fatto dagli ascendenti. Con questo stru• mento il laburismo sta eliminando la nobiltà inglese e la democrazia americana taglia le più a!te punte dinastiche della. grande finanza. E' caratte,·istico della struttura so• ciale italiana che questa imposta sia di gettito così basso ( l,2% del totale) e dov1·à essere cal'Utteristica di un si• stema rinnovato così una fo,te progressività, come la cessazione di discriminazioni a favore dei discendenti, almeno da un certo limite in su. lmvosll• di regist?'O: è una delle imposte più vessa– to,·ie per il cittadino; in un p1·imo tempo però potrebbe essere pericoloso per la continuità della· vita dello Stato procedere alla sua abolizione, percbè presenta un gettito abbastanza cospicuo (74 miliardi pari al 4,4% del gettito complessivo). Bisognerebbe eventualmente attendere che il perfezionamento di altri strumenti fiscali pe1·mettesse di eliminare anche quest'imposta che, !l'a l'alti·o, deve avere un costo abbastanza alto (gli Uffici del registro sono sparsi in tutto il tel'l'itorio nazionale, praticamente uno per ogni grossa borgata). Una riforma tributa,·ia dovrebbe quindi basarsi su almeno cinque capisaldi, e cioé: un'impost.a diretta pro• gressivs, l'Imposta generale entrata, l'Imposta di succes– sione, l'Imposta sui tabacchi, e le Dogane, salvo le mo· difiche da apportare a ciascuna cli e~Re. JBERTO BA VASTRO Nattll'almente non c'è da attendersi la luna. nel pozzo, dal conciliante atteggiamento governativo. Ma c'è da at– tendersi che qualche' cosa si incomincerà a fare per mi– gliorare le condizioni di vita degli statali, i quali, in fondo, si accontentano di progressi modesti e di un po' di ... buone n1aniere. La vertenza dunque, dopo quasi dieci anni, si avvìa yerso una impostazione abbrutnnza ragionevole, senza vin .. ti né vi11cito1·i, come ha scritto, in un suo articolo, !'on. Di Vittorio. FRANCO VERRA Olivetti Lettera 22 In auto e in treno in aereo e in albergo sulle ginocchia, sul tavolo d'un bar, esatta e leggera scriverà la vostra corrispondenza gli appunti di viaggio i ricordi delle vacanze. L'ECO DELLA STAMPA UFFICIO DI RITAGLI DA GIORNALI E RIVISTE Direttore: Umberto Frugiuele Milano, Via G. Compagnoni 28 Corrisp. Casella Postale 3549 Telegr. Ecostampa

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