Nuova Repubblica - anno III - n. 25 - 28 agosto 1955

-·~ imov-a- repubblka . 3 -PRET.I IN :TUTA. . --~ .. 1~• E!S PER lE NZ 1\. POSITIVA La storia della vicenda dei · preti operai si è v~uuta trasformando, sopratutto nel senso di una sempre maggiore comprensione del.le reali condizioni strutturali della classe operaia; che se da un_ lato esortava alla fedeltà umano• religiosa, dall'altro spingeva a condividerne la concreta lotta politica di emancipazione nei suoi organismi sindacali di II - P OCHI DEGLI ELEMENTI di coi dicevamo alla fine del precedente articolo (Fede e realtà operaia. N. R. del 14 agosto 1955), sono stati tenuti presenti dal Cesa, il c(1i interesse è stato in primo luogo documentario e secondariamente storiografico; tutti sarebbero. essenziali per tracciare un quadro più completo delle ragioni dottrinali, più o meno aperte, dichiarate pericolose per la « tradizio– ne » gerarchica dell'ecclesiolpgia cattolica, e per il conser· vatorismo politico-sociale dei più larghi ambienti cattolici borghesi. li fatto è che il tentativo missionario, iniziato co– me un tentativo di conquista inerente alla stessa parola di « missione », di evangelizzazione di masse e ambienti « scri– stianizzati» o addirittura «precristiani» ('pagani'), si è venuto trasformando, anche attraverso questa vicenda dot– tJ·inale, in nna potenziale carica trasformat,ice di certe isti– tuzioni apostolico-ecclesiastiche, in un nuovo ra.pporto cli «libertà» con la Gerarchia, in una nuova condizione storico. religiosa. Non a caso si è sostenuto che lo sforzo apostolico doveva portare a una «incarnazione», a una ilnmedeSima– zione completa di questo slancio missionario con la condi– zione operaia; eioè a un abbandono non soltanto delle forme tradizionali di « azione » apostolica, ma della stessa volontà missionaria in partibus, s4;0nzauna coabitazione spirituale e incarnata. Si è trattato, quindi, più cli uno sforzo di evan– gelizzazione da rimandare al futuro, in questo « tempo cli Giovanni Battista» (cfr. Montuclard, Les evenements et la foi, in Jeunesse de l'Eglise, n. 25, 1951; allo stesso si deYe già del 1947, nel quaderno Délivra.nce de l'homme, il sag– gio Médiatj,on de l'Eglise, médiation de l'histoire) cbe di una necessità di una « milizia» cattolica; si è trattato cioè di uria testimonianza insieme di speranza e di convi– venza fedele con la realtà operaia. Il compito dei preti operai non è qnello di « conver– tire », ma quello di « partecipare », di « prendere la citta– dinanza operaia»; dell'incarnazione. La predicazione della Parola si è anticipata. sulla. spiegazione didattica di essa, l'Annuncio sulla Catechèsi, il kérugma sulla didaké (cfr. Chenu, in Vie intellectuellc, n. 3, febbraio 1953). Ma non soltanto questo aspetto teorico animava l'èquipe del clero operaio e i nuclei di prnti-operai che si erano venuti for– mando dalla prima cellula della suhardiana Mission de Pa.ris (sul diagramma di sviluppo complesso delle filia– zioni missionario-operaie cfr. un articolo illuminante cli Jean Lacroix, L'Eglise et la Mission, in Esprit, n. 12 di– cembr·e 1953) ; un interesse pratiço e politico-religioso ac– compagnava questo sforzo di elab,orazione teorica e dottri– nale di certi ambienti teologici (cli cui la Gerarchia si è mostrata p1·eoccupata, per es. nella Dichiarnzione dottri– nale dell'Episcopato del 3 maggio 1954, citata assai oppor– tunamente dal Cesa). Dalla primitiva impostazione del– l'abbé Godin, divisa tra sincera emozione e sgomento pa– storale, e volontà di « rivendicazione », tra tendenza pater– nalistica e· ,mplièazioni sociologiche, tra fuoco caritativo e deboli meditazioni politico-economiche, al tentativo del Su hard (dimostrato a più riprese e con continuità, e che sarebbe stato necessario, forse, illuminare e precisare con più forza, attraverso le Lettere pastorali e la documenta– zione dei suoi Carnets, Paris, Lehure 1952), di uno zelo pastora le inquadrato in una nuova « ecclesiologia » ( a par– tire dalla famosa Essort ott déclin de l'Eglise, del 1947). La storia della vicenda dei preti operai si è venuta trasformando, sopra tutto nel senso di una sempre mag– giore comprensione delle reali condizioni stmtturali della classe operaia, che se da. un lato esortava alla appassio– nata fedeltà urr~ano-religiosa, dall'altro spingeva a condi– viderne non soltanto speranze o « chances » religiose, ma la concreta lotta politica cli emancipazione nei suoi organismi sindacali e nelle sue forme (scioperi, manifestazioni, ecc.). Questo sforzo e risultato cli comprensione storico-politica è il centro dell'esperienza dei preti operai (documentata in parte, nitidamente, dalle citazioni fatte dal Cesa dal vo-· lume postumo alla vicenda, Les pretres ouvrie,·s, Paris, Editions clu Minuit, 1954), indicando qualcosa di più che una volontà evangelizzatrice o un sospetto di riconquista, ma una « consacrazione » ( anche il concetto di « consécra– tion » è stato un termine diffuso in certa etica e teologia pastorale; cfr. soltanto Emile Rideau, Consécration. Le Christianisme et l' act·ivitè humaine, Paris, De'sclée et Brou. we,·, 1946; dello stesso l'interessante Séduction communi– ste et rejlexion chrétienne, Paris, Editions de la Prone, 1947), cioè una conoscenza, anche, più approfondita della sociologia "' della politica operaia, e una partecipazione completa («presenza totale e intera») al « combat ouvrier » (su cui vedi l'importante testo di un operaio cattolico francese, Rollancl Talleux, in P.-oblèmes cit., pagg. 157-Ii0). · Si veniva foi-mando così non tanto un « penchant », un 'inclinazione o clefo1-mazione ideologica GIANNI SCALI A {ll/wlo 1•• Sciarli, Marscille) In una casa operaia, i sà cerdoti rigovernano le stoviglie dopo il pranzo rna.rxista, come è stato sostenuto polemicamente dalla « ri– provazione » riel card. Feltin alla pubblicazione del libi-o bianco ( e anche in parte dallo stesso A. Béguin in Esprit, n. 12, dicembre 1954), quanto nna fedeltà nuova e p1·0• fonda alla classe operaia, un trnsferimento di preoccupa– zioni religiose astratte in preoccupazioni rnligiose concrete, storico-umanistiche, animate, ovviamente, da una sostan– ziale volontà religiosa (sulla « trasformazione », nata da una consapevolezza nuova, dell' « idea cli Dio», e di una purificazione spirituale di essa cfr. l'importantissimo Jean Lacroix, Sena et valei,r de l'athéisme actuel, in Esprit, n. 2, febbraio 1954, soprattutto a pagg. -176-191, con un accenno assai pertinente ai preti operai). (Attorno anche a questo testo, cfr. « La critica dei miscredenti>, di V. Ger– ratana da parte marxista, nel Contemporaneo, n. 12, 12 giu– gno 1954 e la risposta di G. Sca1ia, ib. n. 16, 10 lu– glio 1954). LE TESTIMONIANZE del libro pubblicato dalla qua- rantina cli preti operai che sono rimasti al lavoro dopo la Comunicazione dell'Episcopato del 25 gennaio 1954 ( che era praticamente la dichiarazione di scioglimento della « missione operaia») sottolineano un tentativo, e un risul– tato, di comprensione etico-storiografica, sociologica e poli– tica di grande interesse, un approfondimento di molti temi della lotta della classe operaia, una lezione cli umanismo storico in nn nnovo contesto, cioè, di azione e di implicito pensiero religioso; insieme una universalità di speranza e di fede umano-religiosa e una specificità concreta dei com– piti liberanti e universalizzanti del movimento operaio. I preti operai pur non mettendosi su un piano marxi– sta, tendevano a una comprensione nuova della realtà sto– rica, a una analisi di fatti e a una elaborazione di metodo, che accettava non certo il « sistema », ma alcuni essen– ziali dati della metodologia marxista (cfr. a questo pro– posito, per l'evidenza di direzioni di ricerca teorico-pra– tica in questo senso, il già cit. saggio del Montnclard e la risposta polemica di Pani Ricoeur, iQ Esprit, n. 5, mar– zo 1951, dal titolo Le temps de Jean-Baptiste et le temps de Galitée, secondo cui è impossibile accetta,·e dati o me– todi senza accettare la totalità del marxismo che si pre– senta come una « philosopbie-bloc »), quali la lotta cli classe, la speranza politica, cioè « terrestre» del proleta– riato, il carattere «collettivo», cioè trans-individuale della condizione e dell'azione operaia, ecc. Con questo si vuole insistere sul carattere di cono– scenza pratica e sull'elabor·azione di un metodo religioso totalmente nuovo; sulla connessione evidente tra. lavoro spirituale-religioso e lavOl'o politico-sociale, al .di fuori di ogni « blocage » tempo.ralistico o integralistico; che è forse il risultato più importante che quest·a vicenda offre alla meditazione. Si pensi, a questo proposito, alla spinta nel senso di una attiva «riforma» teorico-scientifica, che viene data a certa part.e della. cultura laica cattolica, interessata al « condizionamento collettivo e sociale e non più individuale della fede>, alla dialettica conoscenza~praxis, e alla neces– sità propri'!, al pensiero cattolico di uno studio pi/1 con– creto delle « realtà operaie essenziali» (cfr. Rern·i Bartoli, Conditionnements de la foi, in Esprit, n. 11, novem– b,·e 1954, a pp. 593.94 e passim). Questo interesse a un approfondimento del contesto religioso di fronte a.Ile realtà economiche politiche e sociali è il segno di una cultu.ra cat– tolica che cerca di evitare ogni forma cli « blocage > poli– tico-religioso e ogni equivoco integralistico e « assolu– tistico». Attraverso qnesto excursns storico-critico ei sembra di avere indicato almeno alcuni aspetti della questione dei preti operai integrando le affermazioni del Cesa, al quale, ripetiamo, si deve il primo serio, seppur limitato, tenta– tivo di presentazione clell'« affaire » in Italia. Vorremmo, conclusivamente, far osservare che si sarebbe desiderato una maggiore ricchezza- di proposte bibliografiche, di in– dicazioni di fonti, e citazioni più ampie o per lo meno pi/1 complete e concluse (e spesso una completezza nel riferi– mento bibliografico), in modo da offrire un dossier della qnestione più largo, e stimolare così non soltanto la. curio– sità, ma, possibilmente, anche l'interesse critico e di studio del lettore, sull'« aflaire » e sui problemi fondamentali che esso propone. (Ci sia permesso di rettifica re, tra alcune al– tre poche inesattezze, l'equivoco in cui è caduto il Cesa a pag. ()7, attribuendo l'opera Signification dtt ma·rxisme a Roger Caillois - cui si deve invece una Descr.iption dt1 marxism,e, Paris, Gallimarcl 1950, trad. ital. Roma 1954 - anzichè a H. C, Desroches, Paris, Economie et Humani– sme 1949, secondo la citazione da noi fatta nel corpo), Le conclusioni che il Cesa, infine, avanza come « gii1- dizio » complessivo sulla vicenda ci sembrano del tntto convincenti, soprattutto dove si insiste sulla necessità da parte cattolica cli non « respingere quel corpo di dottrh~e e di esperienze che m"'glio di ogni altro ha dato una dia– -gnosi della situazione ed ha indicato i metodi per modifi– carla»; o dove si conclude che « non è possibile negare il valore positivo della ]oro [dei preti ope,·ail esperienza né tacere che prop.rio per averla tenta.ta e coraggiosamente portata avanti essi s_ono stati .colpiti» •.

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