Nuova Repubblica - anno III - n. 22 - 7 agosto 1955

Bit 6 IL T AB U' DEI' ILPROBLEMA CHI VE VERONA, luylio Caro direttore, la lettura del 11: Tabù dei federalisti >, apparso sul numero 17 di Nuova Repubblica, mi ha mosso a scri– verLe -di nuovo, e, sinceramente, non per amore di polemica ; ma per il bisogno di proporre una certa pro– blematica di impostazione federalista. Nella speranza di essere ospitato farei questi rilievi : I) Non è vero ehe il problema - o uno dei pro– blemi - del Congresso di Ancona sia stato qnelio della costittl7.ione di un partito federalista. Basta vedere la mozione co;.,clusiva, le relazioni di segreteria, il testo dei principali interventi, per constatare che il problema dibattuto era un altro. Ed è problema gravissimo per ogni pel'SOna che si occupi della situazione europea in termini federalisti; quindi anche per Nuova Repubblica poiché essa scrive che: e il problema di una Europa democra– tica ed unita resta un grande problema, il grande pro– blema >. Europa unita e democratica vuol dire Europa federata perché qualunque altro modo di unità non po– trebbe essere che basato sulla ragion di stato quando i membri dell'unità restassero Stati sovrani nazionali. Il problema, in breve, è questo. Caduta una certa costellazione di forze che, per circostanze eccezionali, fece una debole politica di costn1Zione europea, siamo tornati, con la UEO che ha ridato sovranità ed esercito nazionale alla Germania, al ripristino del sistema degli Stati na– zionali in Europa; senza alcuna breccia in esso, quale appunto la non-sovranità tedesca precedente la UEO. 1n· questa situazione tutto il muoversi della lotta poli' tica è tornato nei ·binari nazionali : di scadenza in sca– denza, di scelta in scelta, è il quadro nazionale che de– termina la lotta politica. OJ'a la evoluzione di un quadro politico nazionale non può altro che produrre situazioni na½ionali; ed in particolare, nel quadl'O delle relazioni fra gli Stati dell'occidente enropeo, produrre puri rap– porti di politica estera, cioè relazioni diplomatiche. Non certo la realizzazione degli Sta.ti Uniti d'Europa. Non si può pensare che il consolidamento della di– stensione, come problema di fondo, in Europa sia quello della Federazione e non proporsi il problema. di come arrivami: che linea d'azione, che· strumenti cli lotta. Ad Ancona il problema fo questo: in una situazione nella quale esistono soltanto centri d'a:,;ione politica· nazionale cosa fare per creare un centro d'azione politica europNt? Non ttu partito, che non saprebbe cosa fare in una lotta politica nazionale che è dimensionata per risolvere pro- . blemi nazionali; ma un motore, un innesco, capace di divenire il centro per una costellazione cli forze a livello europeo. 2) E' chiaro che una soluzione europea deve pro– spettare una politica autonoma europea. Ma altrettanto chiaro che per fare una politica autonoma europea bi– sogna realizzare lo strumento di questa politica, cioè dei poteri federali. Sinchè esistono Stati nazionali in Europa avremo delle p<1litiche nazionali: cosa valgano, che pos– sibilità abbiano, l'ha scritto lo stesso Jemolo recentemen– ½ sul Punte. In senso autonomistico, sempre secondo Je– molo, nulla, -perchè contano troppo poco nell'equilibrio mondiale. Se esiste, come obbiettivo,. come obbiettivo da proporsi, una politica autonoma europea,· la condizione sine qua non per raggiungerlo è lottare per istituzioni- fe– derali europee. I fedei:alisti si ·battono per questo, nella convinzione che, nell'Europa continentale, lo spartiacque tra la conservazfone (che è in Europa degenerazione) ed il progresso,. sia proprio lo spartiacque tra la conserva– zione del quadro nazionale ed il superamento <lei quacù·o nazionale. La logica politica di una lotta per istituzioni è ra– dicalmente diversa dalla logica di lotta di governo o di. opposizione. E' virtualmente unitaria, .e di unità demo– cratica non soltanto nazionale ma europea. Alcuni riten– gono che tale impostazione sia astratta. Tuttavia c'è una logica di conquista e di sviluppo delle istituzioni;. come c'è,. nelle istituzioni ( quelle nazionali) attuali, un condi– zionamento. Ad un certo_ quadro di lotta politica, defi– nito da certe istituzioni, non sono compossibili tutte le scelte politiche, ma soltanto alcune. Per l'Italia non è purtroppo dissennato ritenere che, alla lunga, sia possibile soltanto la scelta tra corpora6vismo e. comunismo, e che siano pertanto impossibili le scelte politiche di carattere democratico e sociale che sono le sole legittime da un punto di vista civile.· Ad un altro quadro di lotta poli– tica, definito da istituzioni europee iniziali da consolidare, sono a.Ilo stesso modo possibili certe scelte, ed impossibili certe altre. Supponiamo di dover consolidare istituzioni parlamentari e governative federa li nel dominio econo– mico. Consolidarle vorrà dire realizza.re gradualmente il mercato unico - il contra.rio sarebbe infatti far ripiega.re tali istituzioni. Ebbene, un'opera. simile non può farsi se non impiegando a.Imeno una politica di pianificazione li– berale (nel senso noto da Robbins in poi). Cioè nel– l"eventuale destra di uno schieramento federalista biso– gna almeno accettare questo punto di vista che, traspo– sto dal piano nazionale al piano em·opeo, è quello, ad es. di Mèndes-France. In una parola esiste una politica fon– damentale delle istituzioni, ed una logica di sviluppo o di degenerazione delle medesime .. Questa logica di svi– luppo, nel caso federale, è di sinistra e non di destra. 3) Una rettifica banale. Il Congresso fu attento e fre– quentato. Venticinque persone, non ve.ramente venticin– que ma non importa, erano pre~enti nel momento in cui, FEDERALISTI a dibattito finitQ, fu data lettura dei nomi degli eletti al Comitato Centrale. Ma tutto il Congresso era presentò quando ci fu l'ultima. e conclusiva questione: la vota– zione delle mozioni. Un'altra rettifica. banale: non si trat– ta di sapel'e se Spinelli è simpatico oppure no, ma di va– lutare seriamente delle posizioni e delle coerenze politiche. Queste si misurano in termini strategici, che si riferiscono agli elementi permanenti di un problema; non nei termini tattici, che sono dovuti agli elementi in moto dello stesso. La ·coerenza ta.ttica è la paranoia. Se ogni volta che si muta tattica, perché muta la. situazione, si dovesse ri– lmltare tutto il personale politico, la politica diverrebbe buona per fare· chiacchiere, non per risolvere problemi. Ancora una rettifica banale: che fossimo sull'orlo del– l'unità europea con la CED era opinione, ad es_, dei so– cialisti dissidenti francesi di cui p.roprio su Nttova Repub– blica fu pubblicato il manifesto che asseriva q: la CED contiene in germe lo -Stato federa le a sei che noi non voglia.mo », di Herriot, che in Pa.rlamento strilla.va : q: uc– cidete la Francia ». Quindi non era una illusione; era, sbagliata o giusta che fosse, .una realtà politica. La que– stione della CED è oramai, direbbe Nenni,. una questione storica. Diranno gli storici che senso aveva quella cosa. Noi pensavamo due cose-: I) che nella congiuntura cli allora, ci piacesse oppure no, c'erano due sole scelte: o CED, o riarmo tedesco nazionale. Caduta la CED è venuto il riarmo tedesco nazionale deJla UEO, votato con grande soddisfazione da fascisti e affini perchè non veniva minata la 11: sacra» sovranità nazionale;. 2) che la CED era una grande operazione negativa pcrchè distrug– geva gli eserciti nazionali, e perciò metteva gli Stati associati in una crisi profonda ( aon certo utile per fare la grinta aggressiva verso nessuno) da cui si sarebbe po– tuti uscire soltanto o distruggendo la stessa CED o dirndo, all'esercito etll'opeo il suo logico condizionamento, cioè lo Stato federale_ Ma la CED è morta, e non interessa pi,1 a nessuno. Quello che preoccupa tutti e che la Ger– mania non fa più la politica di Adenauer, che poteva spiacere, ma ne fa una peggiore, la politica di Ehrard. Davvero mi creda, caro direttore; sono mosso dal de– siderio di discutere per chiarire, prima di tutto a me stesso e agli amici che fanno questa lotta, e poi agli alt-ri, una questione che infine, se è per i federalisti la que– stione chiave, è comunque per tutti perl0meno una que– stione grave. E mi i·itenga suo dev. Mario Albertini L E OBBIEZIONI che Mario Albertini muove al– l'articolo ~ Tabù del federalisti> e tutta la sua pl'Oblematica ci confermano l'opinione che del MFE abbiamo, e sono IÒ specchio della crisi che travaglia il movimento federalista italiano: Crisi che non risale a.Ila caduta della CED, ma è anteriore, tant'è vero che proprio questa condizione rese possibile di legare la sorte del movimento a quella della CED, d'un trattato militare, il quale, come è noto, non rappresentava affatto l'avvio aU'unità federale dell'Eu– ropa, ma era uno stmmento che internazionalizzava una parte degli eserciti nazionali della NATO. La ci·isi è do– vuta in parte ai fattori politici, che son troppo conosci.utì per essere qui nuova.mente rievocati, e in non poca parte alle deficienze del !l.1FE, lo quali appaiono in tutta la loro -gravità se si considera la maniera con· cui all'interno del MFE s'esaminavano e si esaminano ancora i problemi politici. I vari congressi provinciali tenuti l'anno scorso e quelli cli quest'anno erano aduggiati da un tale squal– lore d'idee da mernvigliare chiunque avesse un minimo di spirito critico. Si accoglievano ciecamente, a volte sen– za leggerle ·( è il caso di Verona, ove la maggioranza ce– dista del direttivo provinciale l'anno scorso non aveva mai letto il trattato)·, le relazioni della segreteria na– zionale, mai ponendosi problemi, e qualificando anzi per- . ditempo o inopportw,i coloro· che contrariamente agli altri osava.no esp1·imere qualche idea, ovve1·osia pensare con la prop1-ia testa. E' dunque con un sorriso divertito che accogliamo le rimostranze dell'amico Albertini_ D'accordo, ad Ancona hon saranno proprio stati venticinque i presenti alla chiu– sura del congresso na:,;ionale, ma ci consenta. petò di ri– cordargli che grandi prospetti ve politiche non. sono state scoperte, anzi la maggioranza degli interventi fu di un livello talmente basso, cla far ve1·gogoare più d'un gio– vane federalista presente. E non pa;liamo dell'orma.i abi– t\ulle rimpianto per la mancata approvazione della CED. Tutto questo non ci stupisce poichè chi assistette ai di– battiti provinciali poteva facilmente prevederlo. La relazione di Spinelli colse impreparata. la gran maggioranza degli aderenti, la quale, abituata fino alla vigilia ad un lingnaggio diverso, invece di sviluppare ed approfondire ;"temi contenutivi divagò in peregrine ed as– surde argomentazioni (ci fu persino chi tirò fuori le colonie!). La relazione del . segreta.rio naziona.lo non mancava tuttavia di stupire. Nello spazio di poco tempo, con un « tatticismo > dei più felici, gli organi centrali federalisti hanno parzialmente sposato la causa d'una azione poli- - tica diretta dalla base ai vertici, volendo interessare alla causa dell'europeismo larghe masse popolari. ,Essi si pro– pongono in tal modo di scavalca.re i vertici, ossia le can– cellerie ed i governi, e di appellarsi direttamente alle npova repubb'·va varie classi e categorie che dalle politiche nazionali sa– rebbero più colpite, per poi in un secondo tempo passam alla convocazione della Costituente etll'opea. Ma i nuovi temi politjci di Altiero Spinelli, e che Albertini neila sua lettera Sostiene, contingono un vizio di forma che li pregiudica. La creazione di « un innesco, capace di divenire il centro per una costellazione di for~e a livello emopeo » richiede o la volontà assurda da par– te del Mli'E di divenire for/4a politica capace di ra.p– presenta.re oltre a motivi ideali anche interessi econo– mici in concorrenza con le altre forze politiche, e tra– sformarsi iu partito (ciò che Albertini e i federalisti d' An– cona respingono sdegnosamente) ; . oppure cercar di allar– gare e dnnque 1·innovare il federalismo, facendone par– tecipi le moltitudini popolari ed iniziando un colloquio con le formazioni politiche che le inquadrano. E questa operazione politica, che Unità Popola1'e sug– gerisce d,, tempo, inascoltata, permetterebbe di risolve.re la crisi che travaglia il Mli'E nonostante il cambiamento strategico recente: porre il colloquio con lo masse orien– tate in senso socialista facendo loro acquisire una politica fede.ralista, in cui l'Europa non sia la piccola Europa, quella a sei di Biclault e di Aclenauer, che il MFE conti– nua a sognare, bensì la terza forza mondiale che ab– bia la volontà di affermare la propria autonomia e di svolgere ·una sua azione politica tra le due maggiori po– tenze mondiali, par nulla riunegando del costume demo– cratico occidentale. Quel federalismo ehe Spinelli e con lui Albe1'tini pro– pugnano non può che restare fuori dalla realtà se lo si vuole in termini di dottrina e non di democrazia. Le fo1·ze politfohe dirigenti della piccola Europa son talmente squalificate - si guardi a.i partiti « laici :. in Italia e alla SFIO e al MRP in Francia - che sarà loro difficile, per quanto evitino la para.noia della coerenza tattica (che .è poi - senza volerlo - conservatorismo}, non m01·ira, se non accetteranno soluzioni d'autonomia, di creazione di nnovè « élites :., a costo anehe di dove_rsi trasformare a contatto di forze che son pirt rispondenti a generali aspira• zioni liberatrici. * Riaprire il dialogo Europa Federata, nel nume1·0 12 del 15-30 lttglio, risponde a Nuova Repubblica asseumdo che praticamente le nostre preoccupa.zioni sono le medesime esp,·esse dal MFE. Non ce ne eravamo acco,·ti: ma prendiamo atto della dicliiaraziune. E allora, tanto per muoversi wl con– ci-eto, pl'Oponiamo alcune domande come terna di discus– sione ,·ecip1>oca: 1) Come crede il MFE di opera,·e per trnsforma.,·si da piccola organizzazione conformista e paternalistica, in– capace di discutere e di dibattere, incapace di una reale d·ialettica interna, in movimento apertamente democrat·ico! 2) Il MF E continua ad identifìcçire, politicamente, la propria posizione in quella del « quad,-ipartito » italianòf cioè identifica la democrazia con le posizioni di conserva– zione sociale ,·appresentate dagli attuali partiti gover– nativi? 3) Il MFE riconosce necessario di porta,·e il pro– blema dell'unità europea· fra le masse di sinistra, su tm piano aperto di discussione, e non già propinando a que– ste masse una verità già- fatta, c:l1'esse non sanno e non ' possono intenaeref continua a c1·edere il MF'E che si possano cointe,·essare gmndi masse popolari al pl'Oblema dell'Eufopa se, pregiudizialmente, questo problema viene legato agli orientamenti della politica ame,·icana, e ad una violenta' e cicca negazione di qualBiasi esiyenza di diversa natura1 ~) Crede infine il MFE che si possa continua,·e a pro– porre la soluzione della & piccola Europa ~. in funzione antirussa ('mettiamo pure soltanto in funzione difensiva.), e col presupposto intangibile del riarmo e della non tmifì,– caziune della Cermania occidentale? o non ritiene che i suoi sforzi politici dovrebbero oggi tendel'e, al contrario, ad a/frettare l'un,ifìcazione tedesca su un piano di ragia~ nevole compromesso cun la Russia (compromesso che no11 può non fondarsi su delle precise garanzie nei riguardi di quest'ultima), offrendo come pros-pettiva ttlterio,·e quella di un'Europa unita (comprensiva almeno di tutta la Ger– mania) impegnata ad una politica di neutralità? E' su questo terreno che una discussione acquista un senso. E fìn d'ora le colonne di Nuova Repubblica restano averte ad ogni intervento. · MOTORI POMPE VENTILATORI ARZICNANO

RkJQdWJsaXNoZXIy