Nuova Repubblica - anno III - n. 15 - 19 giugno 1955

nuol'I repubblica I SETTE GIORNI NEL MONDO I HELSINKI NON CI RIGUAR-DA N EL CORSO DELL'ULTIMO ANNO, dalla fine della guerm d'Indocina in poi, la situazione in– ternazionale si è notevolmente rasserenata nono– stante la crisi persistente a Formosa, e, specialm,ente in quest'ultimo periodo, con le nuove proposte sovietiche sul disarmo, con la conclusione della pace in Austria e con la visita dei dirigenti sovietici a Belgrado, le mosse del– l'URSS hanno recato un serio contributo alla distensione. D'altra parte, l'adesione degli StaU Uniti ha permesso di superare gli ultimi ostacoli ·alla convocazione di una conferenza a quattro. In questa atmosfera era norma le che la prossima Assemblea mondiale della Pace, indetta a Helsinki dal 22 al 29 giugno, si presentasse in modo più attraente delle precedenti, inducendo alcune personalità del mondo democratico occidentale, come il vecchio leader radicale francese Herriot, l'ex presidente del Messico Cardenas e il presidente uscente del Consiglio della Fao Josué de Castro, a promettere la loro effettiva adesione. Il p1·oblema di una partecipazione o di un'adesione di p,·incipio alla riunione di Helsinki si è quindi potuto porre, nel nostro come in altri paesi che non rientrano nell'orbita sovietica, a uomini o a forze non legati al mondo comunista, ma interessati a non ignorru·e nè tra– scurare nessuna iniziativa capace di favorire la disten– sione internazionale; a uo1nini o a forze, cioè, che, con o senza l'etichetta neutralista, intendano cercare un su– peramento della politica dei blocchi di potenze e lottino per sottrarre le nazioni europee o asiatiche al conflitto fra i due blocchi. Se alcune adesioni, come quel1e già cita,te, sono as– sai significative, assai più significative sono le numerose assenze. Non ci risulta, nel momento in cui scriviamo che sia prevista l'adesione o la partecipazione di una dele'. gazione jugoslava, per quanto da parte comunista ci si sforzi dopo l'incontro di Belgrado di dimostrare che il regin\e jugoslavo è quello ideologicamente· p1u v1c1110alle democrazie popolari in pohtica interna e condivide piena– mente le tesi internazionali sovietiche. Non è neppure prevista la partecipa:done di una delegazione rappresen– tativa austriaca, ossia del più recente acquisto della fa. scia neutrale. · Non meno significativa è l'assenza del socialismo de– mocl'atico occidentale: laburisti inglesi, socialdemocratici tedeschi e socialisti francesi sono assenU. Le rare ecce– zioni che potrebbero esserci non sono sinificative. Nè Be– van, nè i suoi intimi collaboratori, per passare alla sini– stra labu,·ista o socialdemocratica, vanno a Helsinki: non ci vanno neppure gli avversari socialisti francesi della CED e del riarmo tedesco, da Daniel Mayer a Jules Moch e a Robert Verdier. Tra le forze democl'atiche di sinistra eul'opee, non partecipano nè Mendès-France, ilè altre personalità an– cora attive nella politica dei loro paesi. "Perchè? Helsinki, ·malgrado le migliori intenzioni, 1·imane in– fatti un'assemblea di parte, legata a uno dei due blocchi Alcuni dei promotori prn « indipendentj > di Helsinki hanno mandato una « lettera aperta al popolo americano > per invitarlo a pru·tecipare ai lavori, ma ciò non basta a togliere alla conferenza il suo carattere di parte. Non si lotta per la pace e contl'o la politica dei blocchi a nome di un blocco contl'o l'altro. Gl'indipenclenti di Hel– sinki, volenti o nolenti, si prestano a fare eia fiancbeg· giatori di un blocco e delle sue. tesi poliUche contro l'altrn. Vuol dire che iniziative come quelle di Helsinki siano pregiudizialmente condannabili o inutili? Certamente no. Che assemblee di questo genere servano a influenzare al– meno Ì'opinione del blocco che le promuove a favore della pace è già un risultato positivo Che il militante comu– nista mantenga vivo nel mondo comunista il desiderio di pace è un risultato po itivo che contribuisce alla pace 111modo assoluto. !Ila la partecipazione dei non comu• nisti o di chi non ha legami contrattuali con i comunisti alle assemblee pacifista comuniste non serve a convincere il mondo non comunista e costituisce un'adesione alla po– litica estera comunista in generale prima cli essere una adesione a una politica di pace. Un'a.zione genuina e vel'arnente efficace per p1·eser• va.re la pace contro i pel'icoli che corre pe,· la politica dei blocchi si può dunque svolgere solo fuo,·i da on-ni pa– trocinio dei blocchi e tra forze completamente inclip:nclenti dei blocchi di potenxe. Perciò Helsinki non ci riguarda PAOLO VITTORELLI I GIOVANI IN GERMANIA FILE SERRATE D ELLA GIOVENTU' tedesca si è fatto, da qualche nnno a questa pal'te, un gl'an parlare e soprattutto un gran sparla1·e. Tanto che i motivi si sono ve– nuti via via impossibilmente confondendo e sovrappo– nendo a quelli del problema della Germania in genere e delle modalità del suo inserimento tra le nazioni europee e infìne, per colmo di chiarezza, a quel1i della cl'isì eul'opea. Non si poteva quindi non fare di questo problema la pa– lestra del giornalismo più tendenzioso e partigiano: e ognuno ha voluto rendere questa giovane Germania con– forme allo schema delle sue credenze e previsioni poli– tiche evitando meticolosamente di corredarsi di una çon– grua documentazione, operazione ritenuta del resto del tutto superflua. Per mio conto una cosa non ho proprio potuto poi'• ta,·mi via nella valigia dalla Germania (dove sono stato recentemente per qualche mese), ed è precisamente la formula che mi permettesse di spianare le inevitabili gobbe e l'ientranze di un "intera gene,·azione. Questo non esclude però che ci siano delle determinate e costanti > pe– culiarmente inerenti alla sensibilità politica o no dei gio– ,·ani in Germania, occupandoci delle quali il panorama (in particolar modo degli universitari) viene ad essere note– volmente schiarito. Una di queste (forse la più inquie– tante) è la particolaritìi del modo in cui si intende, presso i giovani e 1 non giovani, il rapporto intercorrente fra coscienza civica e responsabilità politica; e il fatto che già avanti la prima guerra mondiale un Heinrich Mann abbia potuto scrive,·e un romanzo quale e Der Enter– tan > dimostra che proprio qui stanno le radici della pianta che avrebbe poi, nel suo nauseante rigoglio, por– tato aIle aberrazioni del nar.ismo. · L'organizzazione della gioventù tedesca si articola oggi sulla base di dati non ufficiali secondo le linee che trac– cel'Ò brevemente qui. Su 130.000 univel'sitari e affini, solo 5-6000 aderiscono nel organizzazioni strettamente politiche: 2000-1500 al CDS (studenti democratici cristiani); 2500-3000 al SDS (studenti socialisti tedeschi) ; 300-500 al LSD (lega degli studenti liberali tedeschi) ; infine, 250-300 all'ISSF (lega internazionale [europeisti] degli studenti), Le associazioni politiche, come si vede, sono assai ristrette, ma contano una cerchia di simpatizzanti che nel caso dei democri– stiani raggiunge i 15.000. Vi sono poi le cosiddette « cor– porazioni» studentesche, associazioni goliardiche a scopi di vita studentesca che hanno tendenze decisamente con– servatrici e anche nazionaliste. Alcune di esse sono pro– t<'stanti e cattoliche, e sono le più moderate; ad altre aderiscono simpatizzanti del1a CDU (il partito di Ade– naue,·) e del FDP (liberali di destra), in totale comprendono 15-20.000 iscritti. Gli studenti del CDS non sono favorevoli alle «corporazioni>, che sostengono an– che il duello come prova di virilità; i socialisti si basano esser!zialmente su membri del SDS e hanno un numero piuttosto ristretto cli simpatizzanti. L'ISSF è attiva attm– verso manifestazioni internazionali. I liberali sono quasi inesistenti. L'organizzazione rappresentativa (equivalente della nostra UNURI) è apolitìca: alcune indicazioni di tendenza emergono dalla polemica sull'ammissibilità di un questionario dell'orgamsmo centrale « se si dovesse riar• mare>. Contro il questionario si sono pronunciati il 60 per cento degli organismi rnppresentativi locali, evidente– mente democristiani o aflìni. mentre il 40 per cento erano pronti a mettere in discussione il riarmo. Il resto della gioventù tedesca è, in conFronto a noi. fortemente organizzata (un terzo dei giovani è iscritto ad una organizzazione), ma s1 tratta in primo luogo di asso– ciazioni sportive (due milioni) e del sindacato unico DGD (un milione e trecentomila). Vengono poi le due grandi or• ganizzazioni confessionali, con circa 900.000 membri pe, ciascuna. Molto ristl'etta, per la concorrenza dei sindacati, è la gioventù socialista cli pal'tito,. i « Falchi >, con fo1·se 150.000 iscritti. Nelle organizzazioni cattoliche e prote– stanti è inclusa l'organir.zazione giovanile del partito, la e Junge Union >, d1 cui la cifra non è certa, fondando~i il partito anche su t11tte le altre associazioni religiose SE DUNQUE SJ INTERPRETANO i dati della situa- zione politica universitaria ("che è poi l'equivalente di quella dei giovani non universitari) balza subito agli occhi che lo studente tedesco medio, benchè non abbia un pl'eciso indirizzo politico, sente tuttavia il bi ogno cli organizzarsi. Si associa per questo in una delle innume– revoli e corpo!'azioni > studentesche, che appunto denun– ciano il carattere dete1-iore di queste associazioni. avulso da qualsiasi spinta politic6-ideologica. E infatti nelle cOJ'· porazioni, a cominciare dalle pl'ove di virilità che consi– stono nei duelli, ogni elemento è cal'atterizzato da unn certa mostruosa cecità, a cui po!'ta fatalmente l'organiz– zazione fine a se stessa. Il fine politico però lo tl'Ovano gli altri. E infatti le e cnl'porazioni > sono semp,·e state un peso morto, preda doi più sprnti atteggiamenti naziona– listi e delle più viete prtldicazioni demagogiche. Questa mancata qualificazione politica degli studenti ripropone in sostanza il vecchio equivoco, per il quale la coscienza civica sal'ebbe di per se stessa indice di responsahilit~ politica, mentre ciò è vero fino a un certo punto, al di lì, del quale si ha 11 conformismo incapace di una seria c1·i– tjca delle istituzioni e qui,~di di un libel'O atto politico. E' pel' questo che, per 1>otersi veramente affel'mal'e che la democrazia ba fatto breccia nella gioventù tedesca. più che la formulazione teorica di ideologie appropriate, si dovrebbe osservare se determinate forme associative, ·sono state o no abbandonate. ALDO ROSSELLI 5 LETTEl{A J)A NEW YOl{K IL CASO CORS di MASSIMO SAl✓ V4DORI ,l '.'ICORA ALCUNE UA 1,-J,'Et, co111e q11ella recente ..._,I-\ del _caso Corsi, ed il c11ndiclato 1·epubblicano alla presidenza l'anno prossimo sarà hall uto. I re– pubblicani, come è nolo, non costit11iscono la maggio– rnnza del popolo americano, o possono vincere le elezioni solo se gli indipendenti e parecchi clPmocrntici votano per loro. Se si ·moltiplicano gli incid<'nti come quelli di Cor.-i, non ci saranno indipendenti, e tanto meno demo– Cl'Atici, a votare per Eisenhower, ;\ixon, Knowland o chiunque altro ,·enga prP~<'ntato n<'I J l):,(i da.I partito re– pubblicano. Si fa presto a dire qu<'llo che è a,·wnuto. Ai primi cli gennaio Edward Corsi, il maggiore esperto americano su que tioni d'immigrazione. personalità influente tra gli . italo-americani e nel pa1·lito l'epuhblicano di New York, che aveva occupato posizioni di notevole responsabilità con Tfoover quando era Vrpsidente, poi con Roosevelt e con La Gua,·dia, e finalmente per dodici anni con Dt:wey, governatore dello Stoto cli :slew York, NB stato chiamato a \Vashington per di1·ige1·P,trn dltro. l'applicazione della 1,:,ggo ciel 1952 che auto1·izz11 l'in1mirrar.ione fuori quota di 214.000 europei costl'etli dn clis11sti·i 11mani o materiali 11d abbandonare lo lorn <·ase (il tot>1"e include 60.000 itRliani). A Col'si era stato clPtto che sarebbe stato no– min11to assistente di DullPs: si tl'ovò invece a fare da assistente a Scott McL€'od, un ex-tirnpio·li di McCarthy, incaricato, oltre che di ~Ol'voglio1·e J"in1rnif!t'a?.ione, di epu- 1">11'0 il ministero degli EstNi. Pe1· p1·ima co. a McLeocl spedì Corsi in Eu,·opa a fa,·e un·inchi,,sto perfettamente inutile, facendolo accompagn111·e da un paio di informa– tori incaricati di sorvegliarlo: tomato a \Vashington, Corsi si trovò preso in nna situazione talmente insoppor– tabile che non gli rimase altrn che clinwtter,·i. Da allorn lo scandalo è cresciuto al punto da incld1oli1·e seriamente la posizione, mai tl'oppo solida, di D11llps_ Corsi è tos<'ano. Venne negli ::;tati Cniti ali' età di dieci anni. Fra gl'iÌ11migrnli it11lia11iera considerato un'ec– cexione sia per l'origine (il padre era stato deputato, re– pnbblicano al Parlamento) che per l'affilinzione al partito repubblicano degli Stati Uniti: gli italo-americani sono pc,· lo più meridionali e vot11no per il partito democratico. D~ giovane, Corsi si e1·a fnlta una buona reputazione pe,· il lavorn di assistenza e di educazione svolto fra gli irnrnigrali italiani; I-Ioover l'aveva non1inato commissario ad Ellis Islanci, nomina conrormatn nel I!)33 da Roosevelt; poi La Gual'dia l'aveva voluto collaborntore nell'opera che compieva per ripulire la vita pubblica di New York; il posto che ebbe con Dewey equivaleva a quello di ministro del La,·oro nello Stato. Co,-,;i appartieno all'ala sinistra, liberale - direbbero qui - del partito l'Cpubblicano ; 1tveva collabomto con il gr11ppo che nel '54 aveva mano– vrato per la sconfitta cli 'l'art e per la no111ina di Eisen– howc,·; la sua chiamata a \Vashington trascendeva le sue capacità di esperto e di politico, era un •atto di amicizia eia parte del governo per i repubblicani di sinistra, per gli indipendenti e per quei democratici Ph<' avevano vo– tato per Eisenhower perchè avevano ,·isto in lui l'uomo ciel centro, l'avversario non solo dei radicali ma anche dei rPazionari. LA l\IANIERA INSOLENTE con cui Corsi è stato trat- tato eia McLeod (cioè dall'ala rnaccf11•thysta dei repub– blicani) ha initato sia gruppi politici che gruppi na– zionali: non solo gli italo-americani ma 1\llche gli ame– ricani oriundi polacchi, balli<"i. cecoslovacchi ed altri fra i quali vi sono centinaia di migliaia di persone deside– l'OSe di far venire negli Stati Uniti i lorn congiunti oggi estili e costl'etti a vive,·e mise,.arnente noi ca111pi dove si affollano i profughi. I den,ocrntici ripetono eia tem·po che le leggi sull'emigrazione dovrebbero es~ere modificate. Prima della guerrn, quando c'era la depl'essione, era inu– tile parlare di facilitazioni agli ,mmil!l'llnti ( per quanto nnche allora le autorità ame1·icane fossero cli manica larga quando si trattava per ese111pio di ])l'Ofughi razziali). Ma ora che o'è la prospel'ilà. eh~ l'economia è in fase di espansione a ritmo sempre piì, rapido, r·he si verifica in vari settori dell'industria una 111ancanza di manodopera qualificata, perchè non permet!Pre l'entrata a coloro che. ~e la sentono di affrontare le asprezze c!Alla vita ame1•icana? In confronto a quello che ,w,·ie,,e altl'ove, il flusso 111_i_grntorio vel'S0 gli Stati Uniti è cli n111pia portata: du– rante gli ultimi otto anni sono entrati cirea un milione e n1ezzo d'i1nmigrsnti pern1anenti - qua::;i tutti europei, e fra essi quasi 100.000 italiani. J non-immigranti da paesi transoceanici; nomini cli alfa1·i. studenti, turisti, con– gi11nti che vengono a fa,· visita ai lol'O par"nti ecc. sono circa un mezzo milione all'anno. Queste cirre non inclu– dono le centinaia di migliaia cli persone che vengono ogni anno dagli altri paesi dell'emisfero occiclontale: si sono stabiliti permanentemente negli Stati Uniti non meno di tre milioni di latino-americani, la maggior parte mes– sicani, ed un paio di milioni cli franco-canadesi. Al .centro dell'affare Corsi ,·i è un problema specrfico

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