Nuova Repubblica - anno III - n. 15 - 19 giugno 1955

4 siste in un contt·ibuto con1111isul'ato per ogni assicurato, ti– tolare di azienda e familiare a carico, di lire 1500 annue; tenuto presente che gli assicurati superano i sette milioni, l'onere complessirn dello Stato è di quasi undici miliardi annui. Non saremo ce,-to noi a criticare l'introduzione nella nostrn legislazione di questi due nuovi principi e tanto meno l'estensione dell'assicurazione di malattia a questa benemerita categoria di cittadini. Dobbiamo però fare delle riserve circa la costituzione delle Casse Mutue in argomento sia dal punto dj vista tecnico che dal punto di vista politico. Da decenni in Italia, da parte cli esperti e cli studiosi, si sta sostenendo l'inderogabile esigenza cli riorganizzare tutta la mate,·ia dell'assicurazione di malattia in base a criteri razionali, i più importanti dei quali sono: a) creazione di un ente unico il quale abbia il com– pito di assorbire quelli esistenti che attualmente assicurano– circa 25 milioni cli cittadini; l'INAM, il quale da solo assi– ste oltre 16 milioni cli persone, sarebbe il più attrezzattJ e quindi il più idoneo ad assorbire tutti gli altri; consegt10n– te divieto d1 costituzione di nuovi enti autonomi; b) decentramento delle attrezzature amministrative e sanitarie dell'Ente unico al fine cli permettere la loro utilizzazione in modo più razionale portando l'assistenza anche nei céntri minori oggi climent'.cati; dare ampie auto– non1ie regionali e provinciali, se non comunali, alle isti– tuzioni pPriferiche dell'Ente unico; e) democratizzazione sostanziale cl0ll'Ente unico dando ai rappresentanti degli assicurati l'effettiva maggio- 1·anza in seno ai consigli di amministrazione; d) assicmare all'Ente unico delle adeguate sovven– zioni statali in considerazione che esso viene ad assolvere compiti che alt,·imenti l'icadrebbero, almeno in parte, sullo Stato. A qnest'ultimo proposito riteniamo che non vi possa es– sere nessun onesto ~ittadino che non giudichi severamente il fatto che lo Stato, mentre elargisce undici miliardi alle· Casse Mutue dei coltivatori diretti, per l'aEsistenza cli per– sone non certo indigenti, rifiuta ogni aiuto all'INAM, il quale assiste i braccianti agricoli che sono (ra i lavoratori più poveri ed ba un deficit cl~ bilaJ1cio cl e, avvicinandosi a,i 60 miliardi, ne mina la stessa sopravvivenza. Da tale esposto è facile arguire che nessuna ragione tecnica esisteva a lavol'e della C1'0azione di tm ente auto– nomo per l'assistenza cli malattia ai coltivatori diretti; ciò lo conferma la stessa legge costituth•a nell'art. 26: « Per l'espletamento dei compiti delle Casse Mutue dei coltiva– tori, la Federazione poti·à avvalersi dei servizi già costi– tuiti clall'INAM o da altri i ·tituti previdenziali e assi– stenziali >. Questa lacolt,,, mentre permette alle Casse Mutue in parola cli affidare ad altri enti l'espletamento, parziale o totale, dei suoi compiti, non permette la soppressione del– l'organismo bmocratico nato pe,· l'espletamento cli questi compiti: ciò dimostra chiar11mente che esistevano altri fini naturaln,ente estranei alla mutualità. Questi compiti già in parte sono stati affidati al- l'I J Al\1 ed in ciò si annida un pericolo, se è vero, come si afferma negli ambienti competenti, che il piano finanziario pe,· queste nuove mutue, predisposto clall'avv. Savoini - alto consnlente tecnico di Bonomi - ed approvato dal go– verno, si è l'i,·elato sbagliato poichè si è acce,-tato che con sole tremila lire. annue per assistibile non si possono garantire le assistenze previste dalla legge; il pericolo consiste nella eYentualità che eletto alto consulente ·tecnico, ·nella sua contemporanea qualità cli direttore generale clel– l'lNAllf, ,·oglia addossare a quest'ultimo ente i suoi errori accettando dei servizi a concliziotli inferiori al costo reale. A NCORA l\IENO EDIFICANTI sono le considerazioni sul piano politico. Riteniamo in(a.tti che la costituzione delle Casse Mu– tue dei coltivatoii diretti rappresenti una del le più grosse speculazioni politiche che siano a.vYenute in Italia. La legge in Argon1ento è comnnernente denominata. « legge Bonomi » in quanto fu l'on. Paolo Bonomi che riuscì a fal'la varare con l'incondizionato appoggio della democrazia cri– stiana. E' noto come l'op. Bonorni abbia usato ed abusato della Confederazione Nazionale dei coltivatori diretti e dei conso1·zi agrari (che hanno una potenzialità economica di n1ilial'di grazie ai cornpiti che a questo organo di parte so– no stati affidati dal goYerno e dallo Stato) per rafforzare la sua posizione politica in seno alla DC prima e nel paes<' poi. E' meno noto forse che il Bonomi si è servito delle Casse Mutue dei coltivatori per raggiungere lo stesso fine. Il suo compito non fo certo difficile, anche se l'inte– ressato ami far crndere all'opinione pubblica che la sua fu una grnncle vittoria 1·iportata « sullo stesso terre1io scelto dall'avversario», se si tien conto che la grande maggioran– za dei coltivatori diretti è ancora sotto la soggezione delle ot·ganiz:.sazioni confessionali delle camp~gne e che il siste– ma aclott11to per le elezioni dei consigli ·delle Mute è stato quello maggiorital'io. Malgrado questa sicu,·ezza nulla fn tralasciato dal giovane ed attivo presidente della Conlede– r,17,ione dei coltivatori diretti per render~ più completa la sua. vittoria. Oli a,·ticoli 29 e 30 della legge hanno permesso al Bo– nou,i cli fare tutto ciò che rientrava nei suoi piani strategi– ci p1·oprio nel delicato periodo precedente le « regolari ele– zioni > degli organi direttivi delle I\Iutue. Detti articoli de– mandano infatti ai prefetti le nòmine dei commissari pro– ,·inciali delle Mutne; per cmiosa coincidenza questi com– missari sono stati scelti fra i direttori provinciali della Associazione dei coltivatori diretti, fra i dipendenti quindi clell'on. Bonomi, oppure Ira i dirigenti del partito cli mag– gioranza e sue dipendenze. Una volta assicurata la « fede» dei commissari è stato facile gal'antirsi nelle assunzioni dei funzionari e degli im– piegati tanto piµ che nessun obbligo cli legge imponeva d~i pubblici conco1·si malgrado ... il concorso cli undici mi– lia1·di eia pa1·te dello Stato. Si può quindi affermare con nuov·a repubblica LO SCIOPERODEI FERROVIEHI INGtESI SOCIALISMO A ETA' di CARLO Proprio in questi giorni, é terminato lo sciopero dei macchinisti inglesi, con. un rtnvio ad arbitrato. Riteniamo egualmente utile pubblicare questo arti– colo del nostro e orrispondente. E.' SCONCERTANTE, (a.cciamo dell'ironia a buon mer– -' cato'. sentire i conservatori protestare contro le com– . petizioni che dilaniano (soprattutto a loro dire) le T,·acle Unions, dopo che il leit-motiv elettorale del partito cli Eden fu proprio « competizione è progresso». Evidentemente essi pensavano solo a una competizio– ne ad alto livello, tra i grandi ma.nage,·s dei grandi orga– nismi industriali o commerciali: contraddizione questa tipica dei programmi cli Butler, da un lato rivolto ad assi– ct11·a.1·e le maggiori potenze finanziarie del paese che non ci sarebbel'O state restrizioni cli sorta ai loro programmi d'espansione basati su aumenti di pi·ofi,tti (l'unico incen– tivo che funzioni in sede cli economia capitalistica), d'al– tro canto largo di assicurazioni al medio ceto che le sue condizioni "i vita (di consumatore soprattutto) non. avreb– bero sofferto affatto. Come se il primo modo d'approfitta– re della congiuntma non fosse, e non sia, per i grandi capitalisti, quello cli struttura,·si in cartelli, in monopoli. Ma ecco che succedono fatti medi come lo sciopero dei docke,·s, fatti grossi come lo sciopero dei· locomen. Al cli là delle imprecazioni cui si abbandonano i giornali conservatori (cioè quasi tutti i giornali inglesi), vien da pensare a un Cancelliere dello Scacchiere che si (rega le mani: se è vero che la crisi economica è alle porte, che le elezioni vennero anticipa.te anche per questo (e il sacrificio cli Churchill ne acquisterebbe luce maggiore: sa– crificato a questioni economiche, cli politica interna, pro– prio lui che non si è mai occupato cli queste cose!), ades– so siamo a cavallo. La colpa della crisi sarà facilmente addebitata alla ASLEF, il sindacato - o meglio asso– cia;oione cli mestiere - che raccoglie la più gran parte degli addetti alla trazione nelle ferrovie. Ma il momento è interessante perchè rivela una stra– na ( ?) coincidenza cli vedute tra. il governo in carica « po– I itica », e il governo in carica « sindacale > : cioè tra i conservatori e i capi delle Trncle Unions. In fondo i con– servatori hanno ragione cli protestare contro le competi- 1.ioni tra Unioni; orainai il tradeunionismo è istituzio– nalizzato, in Inghilterra, il che significa che oramai fa parte della struttura statale, e come tale deve essere cen– tra.lizzato, burocratizzato, nazionalizzato ... Un unico gran– de sindacato, respe abile davanti alle nazione (cioè, in regime cli democrazia politica, davanti al governo libera– mente eletto) : un sindacato cli Stato. C'è davvero da p,·eoccuparsi cli una involuzione del genere, e a me pare che codeste riflessioni siano più importanti di quelle ri– guardanti 1 rischi che l'economia inglese corre in questo momento, i disagi della popolazione, l'eventuale disoccu– pazione « riflessa» a ca.usa cli una azione non dei padro– ni ma dei l11voratori. E' chiaro, spe1·0, che parliaino paradossalmente, ma fino a un certo p·unto. Evidentemente ci son molti spunti interessanti, a carattere economico-sociale, o strettamente tecnico, da desumere dallo sciopero ferroviario in corso. Il fatto che un paese avan,,ato come l'lnghilteri-a, emi– nentemente inclust,·iale, sia messo in crisi dalle braccia incrocia!~ cli 80.000 uomini, induce a pacate riflessioni sulla attnalità della famosa parabola cli Saint-Simon (se muore un ministro un generale e un re, non succede nien– te; ma se muoiono tutti i lavoratori di un dato ramo, è la stasi è la morte del corpo sociale) e sulla località rivo– luzionaria di certi mestieri specializzati. La rapidità con cui la c,·isi si estende. poichè a fine settimana già alcune fabbriche riducono gli orari. altre annunciano sospensioni tempo1·anee (e lo « stato cli emergenza> fu proclamato quasi subito), sottolineano contemporaneamente la pre– carietà della struttura economica inglese e la concatena– zione st1·etta che esiste, in sede cli mutuo appoggio e non di con1petiz.ione, tra i lavoratori. La pretesa della ( (alsa} stampa cl'infonnazione che lo sciop.,1·0 non abbia luogo perchè le fe1·rovie sono na- tutta tranquillitil che le Mutue dei coltivatori sono il p,u g1·ande feudo della DC; basti pensal'0 che già alcuni fun– zionari dell'INAM 11011 dcmoc1·istiani, «prestati» alle l\1u– t11fl attraverso un compiacente « coniando > del n1inistro Vigorelli, dopo breve esperienza hanno chiesto il rientrn al lol'O istituto; basti pensare che le impiegate cli queste Mutue comunP111ente ,·engono chiamate « figlie cli ·Maria>! Non r·itenian10 doverci dilungare sul fervore con il quale questo e. ercito di commissari (in ltalia i commissari sono sempre i ve,·i padroni) e cli burocrati si è dedicato alla campagna elettorale perchè questa è storia troppo re– cente e nota. Vorremmo solo concludere queste note fa– cendo una previsione: non passerà molto tempo che i col– tivatori clirntti si accorgeranno della grande speculazione che è stata latta nei lol'O confrnnti specialmente quando avranno modo cli constatare quanto incompleto sia il re– gime assicmativo loro concesso, tanto che andranno ad ingrossare le file cli quegli altri 5 milioni di cittadini scontenti dell'attuale assistenza cli malattia in Italia. GIULIO DOLTA DOGLI-O zionalizzate, e non c'è cli fronte ai lavoratori un padrone ma la collettività (una collettività che si fa rappresenta– re, alla testa della Transport Commission, da un generale: chè i conservatori hanno messo a. presidente l'ex genera– le Robertson, con una decisione stranamente italiana ...), mette in luce l'equivoco profondo delle nazionalizzazioni, cli questo « socialis_mo a metà» esercitato in genere nelle industrie o nei servizi i cui profitti non son più rimune– rativi per l'egoismo privato. Infine che la polemica., e lo sciopero, derivino da.Ila richiesta - per i fuochisti e i macchinisti - cli un au– mento massimo cli 5 scellini la settimana, fa trasecolare. E va bene che c'è dietro la pretesa di un'altra Unione, la NUR (National Union' of Railwymen), cli spuntare immediatamente nuovi aumenti salariali per i propri soci (che oltrepassano il mezzo milione, e sono in genere 'poco o nulla spedalizzati); e che ci si deve chiedere fino a qual punto la 1'ransport Commission desideri arrivare alla prova cli forza proprio per poter trattare, d'ora in avanti, solo con una Unione (la NUR, più ufficiale e governati– va) : ma comunque stiano le cose è nostro parere che gli effetti stanno rivelandosi molto più gravi, più pesanti, delle cause « dichiarate». La verità è che viene chiamata in causa tutta la impalcatura sindacale inglese; cioè, in un paese cli vec• chia civiltà industriale, tutta la impalcatura economico– sociale. Nessuno si arrischia a tirare in ballo - nel caso della Associateci Society of Locomotive Engineers and fi. remen, una delle più vecchie Unioni inglesi, onusta. di lotte per il miglioramento tecnico e salariale delle ferro– vie, ricca a milioni di sterline - la sto,·ia dei maneggi « co– munisti>. Si potrà dire che è una Unione « rimasta in arretrato con i tempi >? Rimasta a sistemi di lotta incon– cepibili nella nuova società inglese? Ma non si disse così per altre lotte, recenti, della NUR. Ed è ben vero che in Inghiltena non si è più in re– gime sti'ettamente capitalistico, ma certamente non si è nemmeno in regime socialistico cioè i lavoratori hanno an– cora, come arma fondamentale, lo sciopero. Allora si in– comincia a domandare, come fanno quelli del New Sta– .tesman, se 'non sarebbe il caso di addivenire a una ucica .associaziòné di lavorato1·i « per industria »: di rompere, -cioè, la· tradizione inglese recente delle Unioni cli mestie– re. Tutti i lavora.tori delle ferrovie in una Unione sola; tutti i lavoratori della tale industria in una Unione sola, e. non come ora, che gli elettricisti appaùengono all'Unio– ne X e i falegnami (cui lavorano accanto) all'Unione Y e così via. Nel New Statesman la proposta, molto allet– tante, è latta in sede clj servizi pubblici; senza ricordare l'antica, e mai spenta, lotta dei sindacalisti (Tom Mann in testa), e degli anarco-sinclacalisti, per la costituzione appunto cli strutture sindacali (le altre son sindacali per modo cli dire?) del genere. Probabilmente quel ricordo spaventerebbe; o addirittura si vuole arrivare a codeste Unioni non con fini comJ:>attivi e risolutivi, ma cli con- servazione. ,I BISOGNI sono aumentati, nel dopoguerra; il da- naro risparmiato s'è liquefatto con la immissione cli sempre nuovi generi sul mercato. Il regime capitali= stico è rimasto, e lo spirito egualitario decede quando 'i « grandi » sono i primi a cla.r esempio cli stipendi cliffe1 renziati. Nasce, o n1eglio rinasce, la mala pianta degli scioperi pe, le di /ferencia.ls , le clif(erenze cli paga: La lotta cli classe si trasfedsce in seno alla classe lavora– trice, tra lavoratori specializzati e manovalanza. In fondo è un aggiustarsi del mondo del lavoro alle norme che regolano l'economia in regime capitalistico. lV[a che cosa fanno le organizzazioni $indacali per evi– tare tutto ciò? Qui si ha l'impressione, sia pur frettolosa, che il TUC vada subendo la stessa involuzione del partito la– burista. E' un gi·iclo solo, di questi giorni, alla necessità che il Labour Party si rinnovi, si ringiovanisca, la smet– ta cli esser più governativo dei governativi; ma bisogna persuadersi che dal cli fuori (dalla sede politica) non si combina nu'11a; bisogna procedere al ringiovanimento, an– zitutto, in seno alle Tracie Union. Altrimenti aumente– ranno gli scioperi « sbagliati » ( come è un poco questo; come fu, grave assai, quello contro l'immissione cli lavo– ratol'i giamaicani, o italiani) dal punto cli vista ideologico anche se rivelatori cli situazioni antipatiche (il News Chroniole ha pubblicato le dichiarazioni cli un locoman che non danno tanta importanza al problema salariale quanto a quello umano, finalmente! Le condizioni di lavoro sono cattive, le macchine mal messe, la Transport Commission è diventata qualcosa cli lontano, cli misterioso, cli inav– vincinabile). Aumentel'anno gli scioperi non ufficiali, spesso dovuti a cause locali e poco importanti ma sem• pre rivelatori della diversa velocjtà che tiene la base e la direzione. E si incomincerà a parlare (se ne parla già anche troppo) cli leggi che limitino il diritto di sciopero. O si indicherà, come recentemente nel Daily Mail, l'esempio delle elezioni FIAT come altamente commendevole. Dav– vero che i nazionalisti posson essere contenti, l'Italia por• tata a esempio all'Inghiltena. !

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