Nuova Repubblica - anno III - n. 8 - 1 maggio 1955

Bit 6 - e G:IACOMO NOVENTA ( Ad u.n 'conve,gno interpartti-i~o della resiste "t.za e· della cultura) · Cad. Atnici~ noi ci trovia1no qui insieme, e convers.ia1no e discntiamo: E' nn fatto· nello stesso témpo assai ·serir– plice, e che ci appare incredibile. Ma incredibile, perch?? C'è stato tntto un periodo nella storia italiana recente m cni nomini di diversa formazione culturale e di- partiti poli– tici diversi si sono trovati insien1e, hanno conversato e· discusso. La -Resistenza chià.ma a raccolta· tutti gli •italiani, anche i fascisti, anchè' )e can:iiciè nere, anche i poliziotti.· L'antifa– scismo promette di condannare: ·e çli punire tutti coloro che si sono resi· col'pèv'oli del disastro. La Resistenza tutti · coloro che ostacoleranno, o non favoriranno, il -tentativo 'di riparare al disastrq._ L'antifa~cisrrio è virtuismo, mora– lismo· politico.· La Resistenza_ è virtù, morale politica. Aver identificato 'l'antifascismo generico e la Resi– stenza è il grande enore·'di quasi ·tutti gli intellettuali o uoniin( di par(e. Ma il loro errore non spiegherebbe come il porioao della R.lsistenza, appa.i·entemente finito, rischia realmente di chiudérsi, · se non considèrassimo che molti di loro· sono diventati -uomini della Resistenza, e .qualche volta eroi o capi della -Resistenza senza· rendersi conto della propria metamo;'fosi, e dell'esatto valore de_lla Resi– stenza stessa. Io credo che il nostro Convegno fallirebbe al suo scopo se non· Ì'iuscisse a· stimolare in questi capi e in questi eroi, e anche nei più u'mili eroi, la coscienza critica della- loro opera, se _questo_ trovarsi ·insieme, qnesto conversare e questo discutere ·nòn dovessei-o essere che il risultato di un attimo dì ~ostalg,a. Io credo che debbano invece rivelare l'esi- nuova:, repubbUta~ stenza di una uni_one più p,·ofonda di quella di jeri. Nesst\lli rimpianto per 1~ distinzioni più ,profonde che· si sono dete,;~·: minate in questi anni. La politica degli eroi e la cultui,,/ degli uomini colti di ieri hanno posto· l'esigenza· di queste;° nuove · distinzioni, di quella nuova politica e di que,Ua,'i nuova cultnra che, attraverso tali distinzioni, vanno' s_e:; pure oscura.mente e faticosamente fot·tnandosi. L'antivir, tuismo, l'antimoralismo degli ei'oi e degli uomini colti di ieri, tutto ciò in cui dobbiamo oggi riconoscere il valore positivo della Resistenza, costituiva una contraddizione nella 101·0dottrina politica e· nella loro cultura. Quello che era ieri una cò'ntradclizione deve essere oggi il fondamento· delle nostre dottrin_e politiche e del_la nostrn cultura. · Nessun partito devè i:icad~re oggi in Italia in quello che fu l'errore e il vizio 'iio'nìnnè ·del fasdsmo, · è clell'anti- fascis1~0 genericO. ~ · N~ssun partito d~y~ rir~tender~ di essere i! partito degli onesti, dei pa.trioti, degli amici del popolo, , . ·L~ morale poli tic~ J una morale tragica,. Quanto più un partito è ricco di -fot·za ·morale tanto più un'intima immoralità lo minaccia. Il· prii:no dÒvere di ògni uomo poli– ti~o è quello di combattere i ·ctisonesti, gli antipatrioti e i nemici del 'popolo del proprio partito. Ed ·il primo modo, il modo più efficace di combatterli, è quello di riconoscere gli onesti, i patrioti, gli a,pici del popolo che esistono neces– sariamente in tutti i partiti. E' quello di ·sentire, al dj là di ogni distinzione pur legitti,na, questo profondo legam!l che lo vino0la agli onésti di thtti i partiti. .. E' di questo più coerente antimoralismo politico, di que– sta morale politica, di questa unione saÒi'a, che gli uomini della Resistenza e della Cultma dovrebbero farsi oggi ·gli iniziatori, se non ,vogliono ·dar corpo ai fitntasmi del passato, se vogliono che lo spirito"della Resistenza, che una nuova., cnltura., che una nuova· politica veramente si affermino. La Resistenza è stata proprio nn trova.rsi insie)lle, un .conversare, un discutere, Non soltanto un uccidere e un n1ol'ire. Anche i fascisti avevano ucciso ed erano morti. Anche gli antifascisti avevano ucciso ti<l eran_o morti. È pri,na di n1ori1·e e di uccidere, gli uni é g]i 3.ltri si erano pur t1·ovati i~ieme, avevano pur conversato e discusso con i 'propri compagni di parte. Ma la Resistenza è stata un trovarsi insien1e, un conversare e un discutere di per– sone diverse, un rivolgersi alle persone un attimo pl'itna sconosciute o nemiche, una fede nell'ignoto, nell'irrazionale e nel caso, dove la dispernzione di sè, di tutto ciò che in solitudine e con i propri familiari o con i propri compagni di parte si ei,a 1·agionato 'l voluto, sembrava coincidere con la speranz!), d_i.tutti in tutti gli altri. __ Perciò si può. dire veramente che la. Resistenza abbia rappre– sentato in Italia una ~ovità as·soluta, l'inizio o· quanto .tn~rÌÒ'il lll'esagio .di' un rinriovamèn'to· profondo del pen– siero e dei costùmi, e non solo· del pensiei'o e dei costumi politici del Paese. · · · Corn'.e mai ·dunque appare oggi incredibile che quel pel'iodo, in ciò che è stata la sua cMatteristica essenziale, UN C{}MBATTENTE coutitlùi? : ·Che· cosa è avve~uto, che cosa sta avvenendo in ltalia,- in, noi ·stessi? , . 1 Alcuni: motivi furono sùbito· trovati: la sconfitta del– ·l'invasore e del fascismo, la conseguente sc6mpa-rsa. di ogni incentivo a combatterli, l'iritewentò degli eroi <;!ella sesta ·.giornata, e gli atti .di de)iquenza loro e di alcuni partigiani veri e P('Opri, che a,vre,bberQ c:l_isonorato;il b11on nome· dei pa.rtigiani e della. Resistenza in generale. Se qnesti . foss'.'\'O _vera,nel).te i, motivi,. _il prqblema 1nut~r,ebbe forrra-, nim sarebbe. ris_olto; c9me ~1ai .·alcu~e centinaia di individui avrebbero potuto disop.orare o _anche sol~ o(-Ìuscaré' la Resisténza di un popolo,. di tln «' popolo aUa niacchia » còme gi,,stainente . suona il titolo di un libr~ di Luigi Longo? Come mai la -:Sconfitta dei teèleschi e dei fascisti, se non si ainmette che le ribellioni ai nazisti e ai fascisti siano state le sole cause della Resistenza, avrebbe determinato la fine di· quellA, dispet·azione di sè e di quella speranza universale in cui è consistita la Resi– stenza stessa? Ma la causa della Resistenza era molto più profonda ed antica: Il n_emico contro il quale la Resistenza popolare italiana combatteva non era soltanto l'ultimo fascismo e !'nit.imo nazismo, ma l'lndifìeren;,a · popolare italiana. dal Risorgi;:,10n-to in qtÌa. Il pericolo contro il quale la Resi– sten,za •popQlare ~omba,tteva non era_ soltanto la decadenza· delle classi politiche e di una ·parte della società italiana dal . Giolitti in poi, ,;,a il· pericolo più grande che una decàdenza più antica, la decadenza di quelle classi dal Cavour in poi rappt'esentava per tutta la -Nazione. · .. ,Quésfé, ~ericòlo è più attnale che mai, e perciò Ìa Resiste11zà è' più ininacciata che mai. ·: « Ci : hanno detto: - la guena è finita. Andate a casa. E bnona notte! ». In queste pa.role,. che sono stnte realmente dette. non solo ai partigiani, ma agli' uomini della. Resistenza in genera.le , si riassumono l'incompren, sionc. e l'inumanitl1 di cui una larga parte del popolo italiano ba <l'.':toprq'(a verso di loro. Molti italiani, troppi italiani, hanno voluto cioè identificare semplicem~ute, la Resistenza· all'antifacismo che l'aveva preceduta. Si é voluto misconoscere il fatto che, ll)entre gli antifascisti hanno combattuto sì .contro il fascismo, ma contro il fasci– smo come qualche cosa di estraneo a lorn, gli uomini -della Resistenza avevano combattuto, prima ancora che contrn il fascismo, contro se stessi. Avevano dovuto met_tere un segno iritel'l'ogati vo o negativo a tutto ciò. chè avevano pensato essi stessi, rompere tutti 'gli schemi, sconvolgere le proprie abitudini di .. ragazzi o di uomini, i prop1'i rap– porti famigliari, sentimentali e ·sociali,,in .una .parola .tutto il propl'io pensiero e. la, propria, vita. Ricordate l'epi'gra.m~na? , « L'antifascista generico è 'colui cHe il 25-luglio o 1'8 settembre esclamava: - l'avevo detto io! -, mentre l'uomo della Resist~nza ed il popolo confessavano di non capire». L'epigramma è esatto. L'antifascismo procede da un sapere, da nna certezza. La Resistenza da un non sapere, da un dubbio .. L'antifascismo conosce tntte le cause, morta.li o veniali, del disastro. L'uomo della Resistenza si domanda invece come mai nn simile clisast,:o sia stato possibile. Come mai •i fascisti ne siano stati capaci, e gli antifascisti e gli italiani in generale capaci di prevederlo, non di impedirlo. E appunto perchè l'antifascismo' sa tutto, è tutto rivolto al passato, ma la Resistenza all'avvenire. L'uno. tende, com'è naturale, a combattere gli errori del passato, l'altra quelli del pre,sente. Prima q dopo 1'8 s_e_t– tembre l'ant,tascismo minaccia l'ostracismo a mezza Italia. F OR~E I ~.E'fT°.R~ ~Qn.·l"!'-!;_ne vorra.nn_o_rseoolgo l'oC'-, , -cas10Qe -'--t fiera e tTiste ms1eme ---,-per commemora.re . • tino dei ~omt,agiii·pi,'i·el~tti fra quanti alla Resistenza. hanno dato la vita: il ·mio maestro, Ermanno Ba,1:ellini, morto il 10 ap1·ile 1945, a seguito di,._se izie hitle~'Ìane, ne] ..- , ' '• .. , ... , . . . - j campo di Dachau. . , f .. .' . . ·.. . , • -~ . - · Nato il 3 dicembre 1807 a Pavia, da genitOl'i di salda fede socialista (suo padre, ferrovie1'e, fu tra gli organizzatori della categoria, fin~ aUo sciope'ro generale antifascista del· l922, a· segnito del quàle lo licenziarono), Erm!l-nno Bartel- • lini si era tuttavia appassionato all'interventisino democra– tico/nel 1015.. Smobilitato come ufficiale àÌ termine della: gnerra combattuta, laureatosi in scienze economiche e com– me~ciali, tornò nel 1021 al partito della sua gente, al partito socia11sta. Aveva invano sperato che il partito socialista si riconciliasse è si alleasse, nella possente ondata del 1919-20, con il' moto degli ex-èombattenti, rendendo così possibile la vittoria del!a rivoluzione ita.liana. Al ,nomento del riflusso, quando· avanzava già la reazione, ·scelse il suo posto di lotta, nelle fila del socialismo, dedicandosi principalmente, sulle colonne del!' Avanìi! e di Rivoluzione liberale, a gua– dagnare al movimento operaio perseguitato la intiera soli– darietà degli intellettuali più onesti e più lucidi. Di quegli sfoizi e di quel travaglio, paralleli ai grandi tentativi di Piero Gobetti e di Carlo Rosselli, che erano o,divennero ~uoi amici, ci è documento il volume« J-lt rivo– luzione· in atto, 1919-1924 », che il Bartellini p1Jl1blicò nel 1925, presso la casa editrice di Gobetti. Le ragioni della sconfitta del pmletariato di fronte al fascismo, vi sono chiaramente esposte. La direzione riformista della Confe– derazione del Lavoro aveva spinto le organizzazioni ope– raie nel vicolo oieco di ·1-ivendicazioni particolaristiche im' mediate che, in quel periodo di crisi generale del capitali– smo, si sarebbero potute mantenere, davanti all'inevitabile reazione degli interessi lesi, soltanto con un grande balzo in avanti si.llla vi'a della conquista del potere. Alla lotta rivoluzionaria la direzione confederale riformista era pe,·ò intrinsecamente, sordidamente ostile. D'altra parte,· la di– rezione massimalista del partito socialista italiano si rin– chiuse nell'attesa fatalistica di un miracolo che opera§Se · esso quel ti·apasso politico rivoluzionario, che i massima– listi quotidianamente predicavano nei comizi, ma che non avevano nè volo11tà, nè capacità, nè coraggio di predispone praticamente. Il patto di alleanza fra Qonfederazione e par– tito socialista suggellava così la paralisi di entrambi. Per colmo di sventura, il partito socialista non aveva capito la delusione per la condotta e· i ~isultati della guerra, che fermentava nell'animo degli ex-cornbattenfi e, invece di fratemizza.re con loro, li derise e li osteggiò, mettendoseli tragica1nente contro. S'intende che, trattandosi di un'analisi politica più che storica, il quadro non era completo. La questione dell'an– data al governo, in un ministero di sinistra den1ocratica, che Turati, Treves e Modigliani avevano prospettato (senza mai risolverla pera.ltro), non veniva preso in considerazione dal Bartellini, che scriveva sul fini,· del· 1!)24, quando ur– geva mettere in guardia i proletari e gli intellettnali contro l'illusione che il fascismo potesse essere liquidato con combinazioqi pa.rlamentari e ministeriali e importava riaf– fermare il dovere di una rinnovata lotta rivoluzionaria, volta all'abbattimento radicale, quando che fosse, della dittat~ra. La conclusione del libro è infatti che « il processo rivoluzionario iniziatosi nel 1915 non si è· ancora compie- . tato » e che, precisamente a seguito delle violenze e follie fasciste, la rivoluzione italiana sarebbe rinata dalle sue ceneri. Questa rivoluzione l'autÒre T'intravedeva proletaria e sociafista nelle sue radici economico-sociali, ma animata ,, ........ dal messaggio della liberà. If'fascismo' e_g.Ji ,affermav~ caci(~ pei·chè ..«lo spir/to _non sopporta: caténeJ 1 .• ''· ,. '- ..... i.., ....._, e ON QUESTE PREMESSE ideali, negli anni di più cupa reazione totalitaria, Ermanno Bartellini, al pari del co– muriistà Pisoni ·fl· dèl .niazzinil)J}Ò·-Foschiatti, suoi futuri compagni della ·morte in ga.lere 'o campi tedeschi, tenne viva la fiaccola dell'opposizione, costretta a clandestinità, a Trieste, ove risiedeva. Fra i discepoli c110.ebbe,- voglio· n-· cordare soltanto l'indimenticabile Amos Chiabov, che fu poi - al fianco "di PaiTi - u·n6 degli•.organizzatori àelfa:: ,. Resistenza, a Milano. ·Da quel gruppo :Si originò (pr_ecisa{ · mente con uno scritto del Bartellini; pubtilicato 'su Rivolu– zione· l-:bemle del 1925 e ripubblicato vent'anni doJ;l,Oda.i Niiovi Quademi di Giustizia e Libertà, 'con il titolo «Tfieste» la sola impostazione veramente demç,cratica della v~ssata questione triestina, che· sia tuttora va.lida, di difesa cioè · dell'italianità di Trieste, in una collaborazione economica completa super-nazionale,· con la Jugoslavia e gli' altri Paesi del rntroterra, Patriottis.{.o democratico, rispettoso del ·di- · ritto di autodecisione popolare, nazionale, ·realismo econo– mico socialista, federalismo europeistico, liberistico erano per Ernianno Bart.ellini i termini della soluzione. · Dopo aver subito persecuzioni, ca,1·cere 1 confino, con– divisi anche dai suoi genitori e dalla sua compagna, il Bartellini potè rifarsi un'esistenza di lavoro e di studi, a Milano. Qui lo colse la Resistenza, ·alla quale partecipò immediatamente, agli ordini di Ferruccio Pani, in un ser– vizio di collef'amento mili'taTe e di espatrio dei prigionieri fuggiti, ripr..,ndendo nello stesso tempo il .suo posto nel ricostituito:, partitQ socialista, che rappresentò nel C.L.N. della Lombardia (fino al suo arresto, avvenuto il 24 ago– sto 1944). Sull'Avanti! clandestino di quel periodo, riprese ad analizzare lo svolgin1ento della rivoluzione italiana, in cui spernva che la Resistenza potesse sboccare, in un modo o nell'altro. · Nell'ultimo st\O scritto riesaminò i rapporti fra li– bertarismo, socialismo e comunismo. Il socialismo, conclu– deva, rinasce sempre perchè in esso è immanente l'aspira– zione libertaria. D'altra parte, la base sociale, di classe, del socialismo è forgiata dalla fede nell'eguaglianza, particolar– mente visibile. nei movimenti comunistici. Nè si, può negare che, come soleva dire Antonio Labriola, di cui il Bartellini aveva sernp1·e cercato di riesun1are il pensiero, la storia · non è punto idillio, bensì fiera tragedia, che comporta anch~ il mor'nento della fol'Za, da opporre alle violenze . degli avvel'sari, con severo realismo e dura disciplina. li senso della libertà ha da essere il limite pe1manente alle tentazioni totalitarie, che la rivoluzione stessa non marica, mai cli snscitare. Perciò, Ermanno Bartellini si dichiarava ' fautore internazionalista della solidarietà con la rivoluzione · sovietica, con la stessa passione deg1i anni tragici del p1·iino dopoguena, fautore della recisa difesa. dell'Uniòne S9vie– tica contro agg1·essioni o minacce- esterne, tna fautore al– tresì dell'indipendenza integrale ·del socialismo italiano dalla politica estera russa, dell'autonomia della rivoluzione ita– liana, che non può essere nè copia nè succube di eventi, ancorchè gloriosi, prodottisi altrove, Il processo rivoluziona.rio, interrotto nel 1921, riaper– tosi nel 1943, non ha potnto svilupparsi fino al compi– mento sperato da coloro che per esso offrirono la vita. · In uno scritto di Lassalle, idealmente legato allo storicismo di Marx, Ermanno Bartellini aveva però ritrovato, trenta a.nni fa, il giudizio per cui un genuino moto di rivoluzione- 1nai non si spegne, LEO VALIANI

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