Nuova Repubblica - anno II - n. 20 - 25 ottobre 1954

4 I ITALIA, ouu• D I tutto lo spettacolo, davvero gravissimo, offerto dal Parlarncn– to italiano il I 9 ottobre, a con– clusione del dibattito sul bilancio de– gli Ested, ci sembra sia da ritenere soprattutto un elemento di fondo: la situazione di debolezza dimostrata dal– la Democrazia CriStiana. ricattabile << à merci» dalla destra italiana, e in pJr– ticolare dall"on. Togni e dai raggruppa• menti nazionalfascisti c(ei quali egli si è trovato ad essere, improvvisamente, leader. Quando morì l"on. De Gasperi, si pensava, ma era un giudizio superfi– ciale, che la sua presenza non fosse più così profondamente necessaria ad un partito, che aveva dimostrato la sua migliore pro,•a di maturità al Con• gresso di Napoli. Qui si era constatato, nei discorsi di un Gui, cli un Colom– bo, di un Gronchi stesso, una decisione democratica precisa, che si trattava ora soltanto di tra.sferire profondamente nella base del partito, e nell"espressio– ne parlamentare di esso. De Gasperi aveva alluso ai « notabili », di cui il partito avrebbe dovuto cercare l'al• leanza: segno di un preveggente con– servatorismo del vecchio politico, il quale si rendeva conto che, accanto• nata la sua persona, la sola capace di assicurare al partito una sua media• zioOe col paese, bisognava poi ·sosti• tuire questa mediazione con un'altra, cercata nei ceti moderati della borghe– sia stessa. Ma l'on. Fanfani, ucmo più moderno, tradusse la parola « no– tabili », spoliticizzandola, in quella di « esperti »: il partito, nella sua parola, sembrava ormai maturo per med~arsi da se stesso, né gli occorrevano uomi• ni prestigiosi, come il vecchiQ capo, o solidarietà allotrie, come quelle da lui raccomandate. Sono trascorsi solo quattro mesi dal Congresso di Napoli, e il partito della Democrazia cristiana offre lo spetta• colo straordinariamente allarmante, non che di saper allargare la sua rappre– st·ntanza nel Paese, di non essere in alcun modo in grado di dominare le proprie escccsccnze. Si dice che Fan– fani sia un eccezionale organizzatore, e sarà anche vero: non essendo iscritti a questo partito, non siamo in grado di controllare da vicino la bravura della segreteria organizzativa del par• tito. ?vla, da spettatori esterni, siamo da\"Vero e facilmente in grado di os• servare che l'on. Fanfani non è stato capace sinora di risolvere le differen• ze interne, e che egli soggiace a due realtà che non gli piacciono: il qua• dripartito, di cui sente la debolezza; e la destra, che gli offre, nei riguardi del quadripartito, una sola alternativa: se stessa. L'on. Fanfani non può sce• gliere sinceramente né l'una né l'al• tra soluzione: nel frangente, egli ha preso, durante l'incidente del 19 ot• tobre, la peggiore· delle decisioni : ha appoggiato il governo quadripartito sotto l'intimidazione della destra. Non si potrebbe sintetizzare, crediamo, più brevemente, ciò che gli è accaduto: ma se nella Democrazia cristiana inco• minciano a serpeggiare dei dubbi sulla statura politica del Segretario, non sa– remo noi a mostrarcene sorpresi. Chi critica, ha sempre il dovere di indicare a sua volta, che cosa sarebbe stato meglio fare. Non ci sottrarremo a questo compito, tanto più che altri ce ne ha già suggerito, in qualche modo, l'avvio. In primo luogo noteremo allora che certamente aveva ragione l'on. Andreot• ti a lamentare che il partito, sotto la guida di Fanfani, non avesse in alcun modo, ed espressamente, approfondito i problemi di politica estera italiana, dopo .la CED. Per questa sua carenza, esso non ha ora tutti •i diritti di la• mentarsi delle sortite clell'on. Togni, fuori della «linea» del partito, in fat. to di politica estera. Il gesto di Togni sarà, obbiettivamente, da stigmatizzarsi su tutt"altro piano; ma la insufficienza politica dell'on. Fanfani è alla radice della violenza provocatoria dell'insu• bordinato. Secondo punto: si è domandato l'on. Fanfani cosa sarebbe accaduto in con– creto, se avesse sconfessato l'on. Togni? Stando alle cronache parlament,ri, ci risulta che' l'on. Togni non aveva trovato più di una dozzina di soli- dali nelle file del suo partito; uno di costoro, particolarmente potente senza dubbio, era l'on. Paolo llonomi. Ma per quanto riguardevole fosse questo sodale del Togni, i risultati della vo– tazione ci dicono chiaro che, perdendo quei dodici o quindici \'.Oti, il Go– verno avrebbe avuto ugualmente una maggioranza nella politica estera. L"on. Fanfani aveva del resto un mezzo si• curo, e per nulla ricatt:itorio, per te• nere in rispetto i suoi ribelli: avver· tirli che. in base alla loro intimida– iione, essi non sarebbero stati mai più, per quanto lo riguardava, candidati della Democrazia Cristiana. Crediamo che, per quanto debole sia nella deci– sione politica la Democrazia Cristiana, essa costituisca ancora una invidiabile macchina elettorale, che pochi deputati scambierebbero COf\ altra molto più aleatoria. quella missina ad esempio, o una delle due monarchiche. Pertan– to è probabile che il 'fogni si sarebbe trovato preSsoché isolato, se clecisamen• te sconfessato. Invece, nella situazio• ne determinata dalla debolezza dell"on. Fanfani, il governo ha avuto, sì. il voto non convinto di Togni e di Bo· nomi, ma insieme la beffa dei fasci• sti, e l'esibizione di una tale incer• tezza del partito di maggioranza, da provocare in Italia e all'estero l"impres• sione che non questo realmente lo so– stenga, bensì che una esigua minoran. za clerico.fascista ne abbia in mano- i destini. Abbiamo detto ciò che, a nostro avviso, doveva essere fatto. Non pre• tendiamo, tuttavia. che «potesse» es• sere fatto. L"on. Fanfani potrebbe agi– re rigidamente contro una sua destra, che dimostra sempre più chiaramente propensioni fasciste, se a\esse deciso egli stesso una politica. Ma l'on. Fan– fani, ·questa politica non l'ha mai de– cisa. Egli ha dietro di sé un' esperien– za negativa, quella per la quale fu messo in minoranza proprio quando volle, da candidato Presidente, far ap– pello alla destra « nazionale ». Noi riconoscemmo allora che Fanfani fu « acculé » a quel muro, dalla insipien– za socialdemocratica : ma questo non toglie che la ·sfiducia allora raccolta dal neopresidente avrebbe dovuto mo• strargli, che la via della debolezza o delle lusinghe a destra non è prati– cabile. Dopo di allora, egli avrebbe dovuto mettersi in guardia; e, divenuto segretario del partito, mentre dava (come si dice di lui) mano alla rior• ganizzazioQe del suo apparato, doveva rendere così inequivoca e così onnipre• sente la politica del partito, da. non lasciare alcun dubbio di indulgenza alla destra. Ora tutto questo non ·si è verificato: anzi, il ricatto di Togni dimostra che Fanfani non è il poli– tico che si attendeva, che non si è cattivato nel Paese, né in persona né. attraverso « notabili », quella forza di adesione politica, che permette di sfi– dare le ali ribelli. In una parola, noi abbiamo il sospetto, e non lo taceremo, che egli non sia il cecvello politico che crede, e che da taluni si ripete. Quanto all'on. Togni, nessuno sa se egli volesie attentare a Fanfani o ai comunisti. F. legittimo pensare che volesse la seconda cosa: ma con tan• to superficiale meditazione, da non es– sere in grado di sceglierne i mezzi. 1mmediatamente, quindi, l'incidente si è nsolto non con una prova d, debo- . lezza d, questi ultimi, ma del Segretano del Partito. A lunga portata, tuttavia, va detto che anche i c6munisti non ne escono bene s'intende. Sull'on. Togni peserà d'or~ innanzi la taccia del provocatore, suJ egretario del partito quella di de– bolezza e inefficacia politica. Ma sui comunisti resta e pesa il sospetto: il sospetto che essi non intendano far affrontare da « Pace e libertà» ie conseguenze giuridiche delle sue ca– lunnie, e quindi che queste siano meno calunnie di quanto ogni antifascista acceso vuole continuai-e a credere. La smentita di Vishinski alla stupida po– litica estera dei comunisti, in relazio• ne atraccordo per Trieste, è già stato, per essi, un colpo: era, e resta, un colpo che può ripetersi in qua!unque momento, dacché tion si serve impune• mente in modo fanatico e ottuso, sen• za esporsi alle più sferzanti improv• visazioni del padrone. Dopo l'inci– dente del 19 ottobre, il rifiuto comu- NUOVA REPUBBLICA nista cli citare in giudizio Edgardo Sogno crea una situazione pili torbida per il P.C.I., o, almeno, esso offre agli avversari del tipo di 'fogni le più vaste possibilità di una propagan• da infamante, alla quale non ricusa di accedere, oggi, anche qualche al• tro professionale avversario, pur se• guace, come testimonia il suo passato, di una morale antifascista, e di una politica democratica. Anche per i CO· munisti, per buona che sia la loro macchina elettorale, va detto dunque, che non sono ancora abbastanza forti da sfidare le apparenze. Sulla loro SO· spettabilità, e sulla debolezza demo• cristiana, non si costruisce nessuna po~ litica democratica: ma si badi che, dal 19 ottobre, il pericolo è spostato decisamente a destra; e che in que• sto frangente i comunisti dovrebbero evitare di indebolirsi e screditarsi da soli. Nei giorni che precedevano lo «scoppio» ciel 19· ottobre, abbiamo sentito questa « boutade » : che Pac– ciardi avrebbe fatto ·un colpo di stato. Era una sciocchezza assoluta, s'intcn• de, e vi accenniamo solo per avver• tire che non sarà lui, ben s'intende, con le sue deboli forze, e le sue for. ti debolezze, a far tremare fascisti e comunisti. Ma vorremmo agsiungere che in Jtalia non esistono condizioni, analoghe alla Francia, in cui una de– stra possa essere assimilata ad una maggioranza democratica. Se Mendès– France ha potuto attrarre i voti dei moderati e dei gollisti, questo si de• ve all'energia con la quale ha mostra• to di porsi eventualmente anche con• tro tutti i partiti; ma si deve anche al fatto che la destra più eversiva non può, al giorno d'oggi, presentare in Francia neppure un deputato fascista. In Jtalia, non c"è l"uomo ciel tipo Mendès-Francc; e la destra è. quello che è.. Coloro che solidarizzano con Togni, ed accusano i comunisti di al• bergare nel partito delle spie del– l"OVRA, sono i deputati della Repub– blica di Salò. La Democrazia Cristia– na sa dunque che non può allearseli senza i.·adere nella estrema infamia 1 e st:nza giovare robustamente ai comu• nisti stessi. Jn questo caso, la conclusione è semplice: una destra inassimilabile è una destra da respingere, duramente. Se l'on. Fanfani non imiterà Mendès– France su un (1unto solo, che è poi quello legato a noi dal vecchio Ma– chiavelli, quello di_ saper « sceglie– re>>, finirà ricattato e sminuito e ri• petizione; ma avrà anche dimostrato che la Democrazia cristiana non è, per la seconda volta in pochi decenni, il partito che possa tener testa in Italia, né al comunismo né al fascismo. J 1LMURO j * Le scene violente svoltesi alla Camera, la notte sul 20, a conclu– sione ciel dibattito sulla politica este– ra, sono indubbiamente da imputare alla. scarsa sensibilità democratica del Paese, che trova nel Parlamento la sua plastica espressione. Non de– ploreremo mai abbastanza che co– munisti e socialisti siano caduti nel tranello teso loro dal fascista onora– rio Togni. * li quale fascista onorario, tra– sferendo il dibattito sul tema della politica interna, avrebbe dovuto es– sere interrotto dal Presidente. Ci sembra che il non averlo fatto sia stato un errore. * In ogni modo, botte per botte, abbiamo appreso con profonda soddi– sfazione che Anfuso, "Micville e Gray sono usciti malconci dalla « discus– sione >. Anche se il Corriere d'i11for– mazione ha pubblicato loro grandi fotografie con didascalie pietistiche sulla loro triste sorte, deprecando lo «squadrismo» elci comunisti. * Quando i cocchi dei giornaloni le prendono, c'è di niezzo la « bar– barie comunista>; quando le dànno, salvano la Patria. Non ci fregate più. * Coro di indignazione e di invoca– zioni alla maniera forte. Quel prete onorario che è Panfilo Gentile, cx socialista, nel suo pontificale del 2 ( sul Corriere della sera, deplora che troppi dcmocristi, meno preti di lui, abbiano scisso la loro responsabilità da Togni. Essi hanno evidentemente compreso che è difficile tenere i COSE DI FRANCIA LJUOMO DELLA RINASCI dal noslro co1rispo11denle E-' certo che il Mendès-France che ha ottenuto il voto di fiducitt all'Assemblea Nazionale il 12 ottobre non è più, per una parte dell'opi– nione pubblica, lo stesso Mendès– France del giugno e del luglio scorso, non è più lo stesso uomo politico che fece nau.fragare la C.E.D. Ma per la maggior parte di questa opi– nione pubblica è pur sempre l'uomo che conduce la Francia verso una rinascita. politica e morale, dopo gli anni d'umiliazione se,'guiti alla Libe– razione. li la forza di questa opinione pubblica che ha costretto i socialisti più restii ad accordargli la fiducia; Guy M ollet ha fatto buon viso a cattivo gioco e la sua decisione ha intanto ottenuto lo scopo di ristabi• lire almeno l'unità formale del grup– po parlamentare e del Partito S.F. I.O. Al Congresso Radicale i ne– m.ici, i peggiori nemici del Presidente del Consiglio, da Martinaud-DePlft a René Mayer, gli hanno rivolto i più aperti sorrisi d'amicizia, perché il Congresso, sotto la pressione del– l'opinione pubblica, non poteva non plebiscitare Mendès-France. I comunisti - e si capisce - non hanno potuto, com.e avrebbero desi– tlerato, unirsi questa volta alla rnag– gior.anza; ma la. diligenza con cui ubbidiscono alla parola d'ordine di opporsi al riarmo della Germania non incontra, neppure -tra le loro masse educate alla più supina ubbi– dienza, quel fervore di lotta che aveva trovato l'opposizione alla C.E.D. Le masse popolari, comprese quelle com.uniste, ritengono il patto di Londra come una semplice for– nwlità che Mendès•France ha com– piuta per avere un periodo di tran– quillità in campo internazionale e avere il tempo d'occuparsi d'altri problemi urgenti. Qualcuno ha criti– cato come troppo sfacciatamente de– magogico - per il momento in cui fu preso, non per la sostanza -=- i( provvedirn.ento per l'aumento dei sa– lari, alla vigilia del voto di fiducia. Esso contribui comtrnque a precipi– tare il voto ftworevole dei socialisti e l'inizio delle trattative per la loro entrata nel ministero. In quan(J) al riarmo della Germania, sono pochi nervi a posto quando ci si sente de– finiti « spie clcll'O.V.R.A. > Gentile dinìentica, come del resto gli altri corifei, l'origine del tumulto. t vero che per Togni e per certi giornalisti l'essere definiti fascisti e spie del• l'O. V.R.A. non costituisce offesa; ma Qgnuno ha la sensibilità che ha. * Già, e poi nessuno ricorda che i m.uri delle città italiane sono da tem– po coperti da grandi manifesti del movimento di « Pace e libertà >, af– fissi con la totale compiacenza degli organi aello Stato, nei quali comu– nisti e socialisti vengono volgarmente insultati con le più infamanti accuse. I cittadini per lo più ridono; ma, vedi caso, di fronte alla indi/ferenza della opiniolle pubblica, di fronte al fa tto che comunisti e socialisti non si dàil.no la pena di ricorrere al ma-· gislrato, i giornali di «informazione> si sono messi da qualche tempo a farsi prudente eco delle accuse con– tenute nei m.anifesti, con l'evidente intento di dar valore a quelle accuse infamanti: e Togni, forse non per sua sola iniziativa personale, le ha addirittura portate in Parlamento. * Quello che è più ripugnante è l'atteggiamento dell'organo socialde– mocratico (? !). A La Giustizia sanno benissimo come sono andate 1c cose e come vanno. Sanno chi paga quei manifesti, sanno chi c'è dietro, av– venturieri e agenti provocatori. Se ne conoscono i nomi, la vita e i mi– racoli. E nondimeno chiedono che il Parlamento nomini una com– missione d'inchiesta... sul1c accuse fatte ai comunisti e ai socialisti in quei manifesti. Perché non chiedono una inchiesta sulle compiacenze degli organi centrali e locali circa la irregolare affissione dei manifesti? l'IC quelli che lo pre7!dono seriamwte ml tragico. Al punto in cui sono le cose, la Frnncia da sola non avrebbe nwi potuto impedirlo. Cert.amente · c'è chi deplora che quando s'era ve– rificato il miracolo di u11 popolo tedesco finalmente nauseato della guerra e deciso al tlisormo, ci sia stato chi - da Washington - abbia fatto il possibile e l'impossibile per ridargli un'anima militaresca. Ma i più - debbo dirlo - hanno una fiducia incondizionata nell'abilità di Pierre Mendès-Fra11ce di m.e,iare per il naso i suoi interlocutori...... V e– drete, essi dicono con convinzione, che quest.o riarmo della Germania, grazie a. Pierre Mendès-France, fi- 11irà com.e la C.E.D. i11 una bolla di sapone. li che potrebbe allche non essere vero. Ma c'è chi vede una prova dell'astuzia del Preside11te del Con– siglio 11el fatto di aver permessa la rielezione a. Presidente am.m.inist.rat.i– vo del Partito, al Congresso di Mar– siglia dei giorni scorsi, del suo ne– mico Marti11aud-Deplat al posto di Daladier, che troppo pe11tito d'es– sere stato l'uomo ,li Monaco nel 1938, è diventato nel 1954 un troppo acceso partigiano d!ll'alleanza russa, cosicché avrebbe comprom.esso la li– bertà d'azione ·,lei governo nei pros– simi sviluppi della. politica i11terna– zionale. Se' tutto andrà dunque diritto, ecco- i socialisti al governo dopo tre anni d'intervallo, ed ecco Mendè.r– France assiso sopra una maggioranza non piri occasionale, ma stabile: so– cialisti, radicali, gollisti di sinistra. Anche De Gaulle, infatti, degnan– dosi di ricevere il Presidente del Consiglio, gli ha dato in certo modo l'investit.ura, che in certi ambienti ha un valore morale. Aggiungete la « paterna benedizione > data alla chiusura del Congresso di Marsiglia da Edoardo Herriot al suo giovane successore alla testa del radicalismo, e il plebiscito attorno a M endès– France. è completo. In tlisparie re– sta110 solo, cupi, i Repubblicàni Po– polari, e neppure tutti, e pochi irri– ducibili conservatori. Insomma l'esperie11za Mendès- France continua. Essa continuerà a essere dinarnica; ma in che dire– zione? Mendès-France è riuscito a ridar vita al vecchio Partito Radicale, che pareva morto co11 la Terza Repub– blica. Il certo che la sua. j)ersonalità continuerà a dominare la politica francese anche se nel suo governo entreranno elementi socialisti tra i migliori. La sua presenza alla tesla del governo francese continuerà a essere un elemento d'azione nella po– litica estera europea. La stampa italiana s'è a/frettata troppo a esul– tare cretlendo che, con la firma del– l'accordo di Lo7!dra, Mwdès-Fra11ce avesse finito per capitolare di fronte alle esigenza della politica americana ~ vaticana. La presenza delle forze inglesi sul continente è unn grande garanzia che non si giocherà legger– mente alla pace e alla guerra. L'In– ghilterra non fa la guerra volentieri quando sa di doverla fare diretta– mente. E poi ormai anche i più pro– fani sanno che la strategia atomica. ha cambiato totalmente i piani di qualsiasi guerra. · Di fronte alla ,wova situazione politica e militare del mondo, uomini d'azione come Mendès-France pos– sono compiere un'azione formidabile. Uomo d'azione senza i pregiudizi e le ambizioni di 1111 De Gaulle, libero da troppo rigidi principi politici, egli è in posizione magnifica. per fare molto di più, e di più utile, di quanto abbia già fatto. Il vero che molti lo guardano con minor sim– patia perché non ha continuato a fare « miracoli > a data fissa; al cieco entusiasmo è succeduta una fiducia non scevra di spirito critico - come dovrebbe essere buona norma in una vera democrazia. Attorno a Mendès•France s'é ac– cumulata tma grande forza. Purché sappia servirsene, e servirsene bene! *

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