Nuova Repubblica - anno II - n. 20 - 25 ottobre 1954

' LA. REA.LIA di Trieste Trieste, dunque, è tornata all'Italia. Ma è tornata in condizioni difficili; la situazione è quella che è, non resta che prenderne atto e tentare piuttosto di porvi i rimedi più opportuni, cer– cando di affrontare i gravi problemi the ci attendono non, come è stato giustamente osservato, con passo da bersagliere ma con i piedi di piombo. Ai nuovi amministratori di Trie– ste si richiede soprattutto larghezza di idee e di vedute e comprensione _per la situazione locale, tenendo pre– sente che la burocrazia romana se può avere una sua funzione non può pre– tendere però di monopolizzare nelle sue mani i dati di una situazione che troppo spesso sfugge alla sensibilità di chi non è abituato a vivere in un am– biente così ricco di sorprese. Con. ciò non si vuole dire che si debbano fare più concessioni di quante non siano strettamente necessarie al « triestinismo », fenomeno di gretto P:Ovincialismo che tuttavia ha le sue profonde radici nelle tormentate vi– cende della città, ma si vuole mettere in guardia contro il pericolo e l'er– rore, già commesso nel primo dopo– guerra, che Trieste venga trattata alla stessa stregua di ogni altra città d'Ita– lia. Trieste deve essere trattata come una· qualsiasi città. italiana per quante, è possibile, e non soltanto quando tor– na comodo a determinati circoli, ma non bisogna dimenticare che Trieste ha problemi tipicamente suoi, che altre città nostre non conoscono. Trieste ha delicati problemi di convivenze nazio– nali; ha delicati problemi politici con residui di indipendentismo che cer– tamente non mancheranno di sfruttare i possibili errori dell'amministrazione italiana;· ha difficili problemi Sociali, - una cifra di disoccupati considere– vole che probabilmente subirà un in– cremento con lo smantellamento della -~àmministrazione alleata e la conse• guente liquiclnione delle attività ad essa accessorie -; ha grandiosi proble– mi economici, poiché si tratta di una città che sta trasformando profonda– mente la struttura della sua vita eco– nomica che non può fondarsi più sol– tanto sui traffici ma che deve puntare decisamente sulla industrializzazione. Tutto questo non richiede soltanto i miliardi che l'Italia ha già generosa– mente speso, e talvolta sperperato, per Trieste, 1.;,a soprattutto molto tatto e intelligenza. Trieste non deve avere privilegi solo perché è Trieste ma soltanto se e .in quanto essi siano ve– ramente utili e necessari. E no'l si dimentichi che Trieste, qualsiasi possa essere ki linea di confine, sarebbe de– finitivamente perduta per l'Italia il gior– no in cui dovesse rimpiangere anche il governo militare alleato. Bisogna ancora che sia decisamente. spezzata la connivenza che dura ormai da anni tra i burocrati romani e i cir– coli nostalgici locali, che troppo spes– so sono riusciti a fungere da saldatura tra gli organi di governo e l'opinione pubblica, la quale, in realtà è rimasta tagliata fuori da ogni ·possi'bilità di fare sentire la sua voçe genuina senza il tramite di interessati intermediari. Spezzare questa connivenza è la condi– zione preliminare per ridare a ciascu– no il suo posto, per rimettere un poco d'ordine in un ambiente le cui levè principali sono state monopolizzate da una consorteria politico-amministrati– va inequivocabilmente nostalgica. Ma a proposito dell'opinione pub– blica di Trieste, di una città estrema- rnenìe povera di uomini e che non ha saputo e potuto esprimere in questo dopoguerra una classe dirigente citta– dina all'altezza dei tempi, è bene ri– chiamare qui il ruolo negativo svolto dai partiti in tutti questi anni. Ai par– titi di Trieste non rimproveriamo, co– me si vorrebbe in certi ambienti anche altolocati, di essere stati quello per cui Ii desii,na la loro naturale fun– zione, ma cli non esserlo stati abbastan– za. Ai partiti muoviamo l'appunto di non avere svolto la loro missione con sufficiente ch~arezza, energia, convin– zione e dedizione; di essersi preoccu– pati troppo di singole persone e del loro particolare, di non avere saputo illuminare e guidare l'opinione pub– blica né dare vita a una stampa de– mocratica degna di questo nome. l partiti sono necessari alla demo– crazia come l'aria che respiriamo; tan– to più essi sono necessari a Trieste dove, la storia lo insegna, il passo dall'italianità indifferenziata all'intolle– ranza nazionale ·è breve. Perché Trieste non è soltanto il banco di prova del– l'italianità ma anche della democrazia. La presenza e la vitalità dei partiti è necessaria soprattutto per attaccare a foncfo i resti ostinati del nazional– f~scismo che sfruttano la disgraziata situazione di una città alla quale essi / hanno già fatto tutto il male ciel quale potevano essere capaci. Senza una vigorosa spinta da Trieste stessa è vano sperare che gli organi centrali dell'amministrazione, i quali troppo hanno già tollerato e favorito certe connivenze, siano disposti a rimuovere posizioni consolidate attraverso favori– tismi, maldicenze e diffamazioni, e in– fine tenacemente protette sotto il manto anche troppo capace dell'italianità e sotto l'usbergo della Autorità. A Trieste i partiti hanno un com– pito elementare: ristabilire il diritto di essere italiani senza dovere essere con– formisti e intolleranti. JIA.ltTINO rt;SCA.TOltf: ANCORA SUL CASO TOALDO I so11ouri11ici1111dini trieslini 1e11- 10110 il dovere di de111111ciare ttl- 1" opi11io11ep11bbliM 1111. gr"ve 11b11so che Ji sia co111J,ie11do nei 1·ig11a,-di di 1111· f1111zio11ario italù,- 11O CO/J ,, tlJICllIO - ,mzi COll ,, ap– f,oggio - di q11elle a11to,-ità che 11ellt1ci11à rappreSfllh/1/0 a11rom il· governo italiano. Si trnlla del caso - Ofmai 11010 - del do/I. L11igi 'fon/do, diretto,-e della sede provi11ciale del/'Jsti11110 N"zio,w/e Assic11mzio11iMaj,,ttie. ln seg11i10 alla chiaw//a - di nife tutto fasciJ/f1 - di alc1111igiovani co11trole l'1belle che egli avev" fal– lo appo,-re a/l'Ostello della gio– ve11/IÌdi Trieste di rni è presiden– te, chiassata 1110/ivaladal fatlo che 1111a delle ci11q11eli11g11ei11 c11i es– se erano redai/e era la slovena; ed in seguito all'allacco cui, per q11e– J10 ef,isodio, ve1111e fallo segno dal seitima11ale 1,-iesti110 « La Ci11adel– la », il Toaldo, 1101110 della resi– stenza e convinto fede,.aliJta, oltre che i11tegerri1110 f1111zio11ario, fu con– vocalo d'11rgenzt1 a Roma alla dire– zio11ege11emle de/1'1.N.A.M.; risulta - e non e' è Jla/a .rmentita - che gli f11 co11testata, in ape,-ta viola– zione dei più elementari diritti, la f"coltà di svolgere, perché dirige11- te del/' Istit11to, qualsiasi allività po– litica (Ira l'altro, miche il 1110oc– mp,mi degli Ostelli della giove11trì fu co,uiderato << allività politica»); gli fu f"uo divieto di rimettere piede ti Trieste, sua residenza abi– t11ale, senza alc1111a motivazione di Ctlft1tleret1mmini.rtrativo, e quindi 11e111ie aperla 1111a generica i11chie– slt1 nei suoi co11/ronti. Trillo 1111 sel/o,-e 'della s/a111pa 11azio11ale,da « 1,4 Giustizia » al– la « Voce Rep11bblica11a », da « Il NUOVA REPUBBLICA 3 FINESTRA SUL MEZZOGIORNO (Seouil<> dal numero precedente) Scarsissima eco ha la stampa cli informazione settentrionale. Nelle classi qualificate per censo ed in quelle che svolgono atti– vità economiche, Il Corriere del– la Sera; La Stampa di Torino ha ereditato un certo residuo dei vecchi lettori dei due più seri ed impegnativi quotidiani venuti fuori, e per naturali ragioni ra– pidamente falliti, dopo la libera– zione, il Risorgimento Liberale e L'Italia Socialista. LA STAMPA LOCALE I Ma la stampa che « fa l'opi– nione » è la stampa locale. Una potenza notevolmente ac– cresciuta dalle condizioni di qua– si monopolio, in cui questa stam– pa regionale prospera. Il quotidiano locale nel Sud si legge per inerzia. L'interesse medio si anima solo nelle circo– stanze più anomale,' il processo delle « 3 M » o i giri ciclistici di Francia, d'Italia o del Giappo– ne. Ma la ricognizione quotidia– na nel giornale, pur limitata al grosso titolo, ed alle cronache della Provincia, minute, faziose e sgrammaticate, si rivela solle– citatrice nel lettore sprovveduto di un certo senso di sicurezza, quasi la conferma di una .propria diretta partecipazione alla vita pubblica. Intere n:gioni- i:nancano di quotidiani. La Lucania, ad esem- J.,foudo >> ti « L'Uuittì », h,, stigm,1- tizzato /' illegt1!it,ì di q11esto /,ro– cedere. Ma t1 sosteg110 dei b"ldi giovanotti di chi sopra, è interve– nuto - tt q11a11lo si apf,rende - l'Ufficio del Co11sigliere politico i1t1lim10/1re.rsoil Governo mililt,re "/lento che ha 1t1t10sape,-e a Roma e.rsere « i11op/10rt11uo » il ritorno del doti. Toaldo a Trieste. Che si cerchi di f,,r com/w-ire /'/1,,lia 1·ep11bblic,111(( 11el momento del s110ritpruo iu queste /erre uel- 1" 11esie del più i11/a11sfob11rocra- 1i.rmoftucisla, è atto di i11sipie11zt1. politica così gmvido di /,rossimi e l0111a11i pericoli, che è nostro dove– re dt11m1ciarloaperlameute per 1111 e/eme/Ilare .renJo di amo,· patrio e di respor,sabilità civica Chiediamo perciò' al gove,-,,o del nostro paese di intervenire per far re,,ocare i provvedimenti vessatori presi 11ei co11fro11tidel doli. Ton/– do, e gli chiediamo 11elcontempo di richiamare certi 111oif1111zionari ad 1111 maggiore rispe110 di quei p,·i11- cipi che essi ancora dimostra110 di ignorare. Arduino Agnelli - Chino Alzetta • Silvio Baldas • Giacomo Benini · Al– berto Berti - Giovanni Bracci · .Livio Caffieri - Giulio Ccrvani - Aldo Chia– ruttini - Giorgio Cesare - Tullio Cocn - F1ancesco Collotti - Enzo Collotti Ncdclco Dacev - Bruno Dcgrassi - Giusto Facchin • Emanuele Flora • Guido Floreani • Calliano Fogar • Re– nato Fornasaro - Nereo Gandini - Fernando Gandusio - Ettore Gira-Idi - Mario G1·ignaschi - Aurelia Grnber Ben• co - Lucio Lomr,a - Silvio Luz1.ati - Elio Mereu - Michele :Miani - Matteo Miazzi • Guido Miglia • Fulvio On• garo - Arturo Paschi . Tito Livio Per• lini - Livio Pesante - Bruno Pinchcrlc - GinO Pinchcrlc • Arnaldo Piuoni - Dario Postogna - Ernesto Radich - Aristide Robba - Dino Sara\•al • Pa~lo Sema - Fagio Suadi - Salvo Tcincr - Guido Tiberini Enzo Volli • Ugo Volli. pio, l'Abruzzo, il Molise, e se non erro, la Calabria. La Puglia ha un solo fogliò di larga tiratura, La Gazzetta del Mezzogiorno, il giornale· meridionale che nel modo più scoperto ed aspro tu– tela e protegge gl'interessi agra– ri di queste regioni. Una edizione barese della Vo– ce - quotidiano napoletano dei partiti di sinistra, impostato con criteri dilettantistici, assoluta– mente incapace di susc:)tare un certo -interesse popolare per i problemi meridionali, tarato co– m'era dal puerilismo tipico delle manifestazioni provinciali della sinistra ortodossa - ebbe vita grama e breve. La stampa napoletana è sotto il diretto controllo del Banco di Napoli (Il Mattino, Il Corrie– re di Naj,oli) ente proprietario anche della Gazzetta pugliese, e dell'armatore Lauro (Roma). Do– po la scomparsa del Risorgimen– •to, un quotidiano creato con la venuta degli all,eati, che ebbe nel suo primo periodo larghissi– ma diffusione e svolse azione an– ticonformistica realmente pene– trante,· questi tre fogli con il Giornale, organo a tinte liberali (proprietà Banco di Calabria), controllano l'opinione pubblica campana e lucana; di recente ha visto la luce il Mezzogiorno, nuo– vo -secondo giornale monarchico. Essi sono, specificamente i pri- 1m tre cd il quinto, l'cspres ione tipica e rappresentativa della psicologia conformista, statica, immobilista della classe politica diricrente meridionale. Questa stampa delimita, bloc– ca, immobilizza ogni alito cli vi– ta e di inquietudine rinnovatri– ce. Preclomina, sgovcrna in que– sti fogli un tono scialbo, monoto– no, ossequiente. Il cafone del Sud, educato in una scuola disgregata e corrotta, pressato dal prete e dalle picco– le vendette del padrone, affama– to da una miseria secolare, si istruisce col ot:otidiano che com– pra o legge d;l tabaccaio, o spul– cia nei « circoli dei signori ». LA SITUAZIONE NELLE ISOLE Né la situazione .muta nel Mezzogiorno insulare. Ben 13 quotidiani si stampano a Paler– mo, Catania, Cagliari, Sassari, Messina. I due quotidiani più diffusi delle Isole, il Giornale di Sicilia cli Palermo e L'Unione Sarda di Cagliari, non si scostano dalla peggiore tradizione giornalistica meridionale, anche se tecnica– mente bene curati. Si tratta di fogli filo governativi, conservato– ri, cripto monarchici. Filofasci– sta il secondo. I giornali sicilia– ni hanno la caratteristica di mu– tuare le terze pagine dai grandi q't1otidiani del continente, rive– stendosi dei lustrini dimessi dal– le agenzie romane. Vivaci i quo– tidiani catanesi, finanziati da pri~ mi baroni, da secondi baroni, da altri baroni. La Sicilia, liberale di nome, filogovernativo, l'unico finanziariamente attivo; Il Gior- ~ nale dell'Isola, monarchico di de- stra; Il Corriere di Sicilia demo– cristiano-centrista, ex demolabu– rista-socialdemocratico, che ha assorbito il foglio saragattiano Il Corriere di Catania; Ultimissime, quotidiano del pomeriggio di de– stra, filogovernativo. Un panorama squallido ed uniforme. Né vi si sottrae la grande stam– pa di Partito, che arriva nel Sud con pagine speciali a carattere regionale. Gli unici quotidiani politici venduti, l'Unità e l'Avanti, affi– dano la loro diffusione alla inva– denza petulante dei militanti, che vi ossessionano per ogni dove. LA STAMPA DI MINORANZA Naturalmente esiste anche nel ud un certo margine di assor– bimeùto della stampa più quali– ficata del Paese. Ma è un assor– bimento penosamente circoscrit– to, anche se ormai sono ben mu– tati i deprimenti rapporti di sal– veminiami memoria. L'Unità di Salvemini ebbe infatti nei suoi tempi migliori una tiratura di circa 2.000 copie, nella maggior parte assorbite dal Nord. Una inchiesta in questo setto– re, limitata a tre sole Riviste - Il Ponte, Il Mondo, Nuova Re– pubblica -, circoscritta alla zo– na pugliese, offre elementi con– fortanti. Ben duemila lettori (ab– bonati o meno) sono da queste Riviste collegati; ed esse oppor– tunamente illustrano le tendenze più significative delle attuali po– sizioni democratiche. Pu·rtroppo la loro azione è vin– colata al chiostro di elementi qualificati, già associati alle esi– genze di rinnovamento del Paese. La massa permane sotto il con– trollo della stampa degli untori. Una stampa che ha seminato odio ed immobilismo,' ha creato, sviluppato - e conserva artifi– ciosamente - una divisione ma– nichea degli orientamenti politici meridionali. ·«La lotta ha avuto ed ha due protagonisti : la D:C. cd il P.C.I., il polo positivo ed il polo nega– tivo, la costruzione e la distru– zione, la nobile e vigorosa tradi– zione dalla quale attinge un av– venire libero e fecondo e la ri– voluzione perversa che sradica ogni più riposto sentimento e dal– la piatta uguacrlianza trae la ge– nerale miseria. Nei dieci anni te– sté decorsi non ci sono stati altri combattenti che abbiano occu– pato la ribalta polìtica con al– trettanta energia e volontà: la D.C. per ridare all'Italia pace libertà e benessere; il P.C., illi– bertà sotto la specie di un pro– gressismo in funzione della con– quista del potere e di una tene- . brosa sudditanza verso un gran– de paese straniero ». (Luigi De Secly, Gazzetta del M ezzogior– no - 8 Luglio 1954). Una delle tante « bocche del– la verità » di questo nostro di– sgraziato Mezzogiorno. La rivolta dei democratici non deve essere sottoposta ad altri termini di attesa. BENIAMINO } 'INOOORIA.RO

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