Nuova Repubblica - anno II - n. 13 - 5 luglio 1954
4 CONGRESSO DEMOCRISTIANO N 01 non condividiamo neppure una parola cli ciò che riguarda i pretesi colpi di « comman– dos > iniziativisti in provincia, e del– la loro cattura di deleghe fasullc. Dal punto di vista politico, ci fosse anche un minimo di vero nel fatto che « Iniziativa> si sia battuta, nei congressi provinciali, con tutte le ri– sorse dcli~ buona guerra clcttm:alc, ha poca importanza. La destra non mancava né di astuti capitani, né di entusiamo interiore, né di fantasia: aveva quindi modo di organizzare a sua volta operazioni di sorpresa. Oc– correva solo che, invece di mime– tizzarsi da centro, pronunziasse la parola magica: destra! Avrebbe rac– colto allori insperati. Ma la sua fur– beria dell'ultima ora, di mettersi in capo un berretto con l'insegna che fu di De .Gaspcri ccl è passata ora a Fanfani, !~insegna ciel centro, l'ha fatta, è evidente, scoprire e disarcio. narc. Non si lamenti dunque di non aver portato in Congresso una < for– za»: sarà per un'altra volta. Al di là, pertanto, delle calunnie dcrsi che la legge magg,ontaria a premio era una sopraffazione morale dell'elettorato. Ma ~"no incomin• ciamo a. temere, cose che 1 la sua co• scienza non potrà percepire mai, non perché si tratti (lungi eia noi il pensiero) di anima non abbastanza delicata, ma perché il modo di far politica del vecchio leader non con– sente questo tipo di intuizioni e di giudizi. e dei riml,)rotti, guardiamo in faccia ~I fatto nuovo: il passaggio, ormai incontestato, dei poteri, dal vecchio centro dcgasperiano al nuovo centro cli « Iniziativa >. :E: prima di tutto, una questione di uomini, come ha detto giustamente Granchi, quando ha ossen 1 ato, in una polemica spie– tata, che nel suo partito non si vota mai per delle idee, né per delle correnti, ma per degli uomini. Piac– cia tuttavia, o non piaccia, questo cambiamento di generazione ha tut– tavia la sua importanza, e (noi vor– remmo sperare) forse benefica. Certo gli uomini dell'età di Fanfani diffi– cilmente troveranno lo « spirito di finezza> che Dc Gaspcri ha esercì, lato per lunghi anni, al fine di evi– t~e la manomissione totale del par– tito da parte della Chiesa. De Ca– speri sentiva per istinto queste cose· in « Iniziativa democratica> no~ esi~tono forse uomini altrcttan:o por– tati a comprendere cd agire su que– sto piano delicatissimo: uno potreb– be essere Taviani; molto meno Fan– fani. Ma se la nuova generazione..._ vale meno di Dc Gaspcri su questo punto. vogliamo sperare che essa avrà delle qualità di compenso: l'at– tivismo avrà forse il pregio di non Anche Dc Gaspcri, come ogni uomo responsabile della vecchia guar– cl~a democristiana (ma saremmo per clire come molti pdlitici educati dal giolittismo) continua infatti a credere che la politica sia eminentemente questione di tattica. Alla mentalità giolittiana, questa convinzione veniva da una positivistica e istintiva con– vinzione antifinalistica dell'attività politica; al De Gaspcri viene da una convinzione equivalente anche se op– posta: le finalità dell'uomo non sono di questo mondo. In queste condizio– ni, Dc Gasperi doveva dire in• Con– gresso ciò che ha detto : che se la battaglia del 7 giugno andò perduta. fu solo per motivi empirici: la di• scussione alla Camera che si tra– scinò tanto da permettere all'avver• sario un vantaggio di partenza nella campagna elettorale; la mancanza, dopo, di una commissione abbastan. za efficiente, da sbrigare in quattro e quattr'otto il milione e rotti di schede contestate. Deboli e furbi hanno sempre questo vizio: di accu– sare piccole cause, per spiegare gran– di eventi. Mai viene loro in mente di comandarsi se grandi eventi non deh• bano avere cause adeguate· e se la vittoria degli avversari non ;bbia per caso la sua origine nei loro propri errori, carenze, « dcfaillances >. Al– l'altra questione. della forza dei go– verni attuali, De Gasperi risponde che essi sono deboli per colpa del... regolamento parlamentare, che favo– risce le minoranze. Gli piacerebbe. o<rgi che la maggioranza assoluta i democristiani non l'hanno pi1\ che quella debolezza potesse venire intc- f ~rata, un'altra volta, ope /egis. con la complicità di uno statuto appro– priato della Camera: e non pensa che per questa via egli offrirebbe proprio ai comunisti uno strumento di pill. per il giorno in cui essi con– seguissero la maggioranza relativa. e insabbiare > i problemi e le que– stioni vive ciel Paese: la maggiore fre. schczza di letture permetterà di evi– tare certe trovatl', come l'ultima. quella dei « notabili >, da accattivare al Partito, che Dc Gaspcri propose clom_enica 27, _che è stata giurata, in mozione unanime, dal Partito e che Fanfani ha avuto il buon s:nso di tradurre almeno con una parola più moderna, < esperti >. Di fatto. i pa• reri sono divisi: e forse non sonc~ privi di sag~ezza quanti affermano \ che i « notabili > sono più innocui che gli « esperti >, perché sono gente,' . almeno, che vive del suo, che non ) ?a la_spocchia del tecnicismo, e porta m giro qualche tratto umano: le buone rene di provincia. la puntua– lità cordiale, e l'aria di protezione dei «miseri>. come si usa dire in Democrazia cristiana. quandò si par– la dei l~voratori, a bassa paga, di– soccupati o sotto-occupati. P URE, Dc Gasp<'ri non ha eletto a c?~o la sua ?attuta dei « no– tab,h >. Era 11 suo modo di entrare nel vivo deJla questione chl' più sta\·a a cuore di questo con– gresso. Vediamo di che si tratta. Il pro~resso di analisi politica che i d~mocristiani hanno compiuto dal 7 itm<rno è di innegabile importanza. All'indomani di quella fatale gior– nata, !'on. Gonella faceva credere al partito che la battaglia, anche senza lo scatto, era vinta. A Napoli, l'on. Fanfani ha detto una parola reali– stica: incominciamo a comportarci come un partito che sa di avere solo la maggioranza relativa. Tra questi due estremi. dell'illusione euforica e della constatazione esatta delle cose si pone tutto il corso di un esame di coscienza, nel quale la nota più nera sta nel fatto che !'on. De Gasperi non abbia ancora trovato modo di persua- e Mentl' sovrana nel campo deC!:'li espedienti. quella di Dc Gasoeri vi resta però confinata. Risponde per– ciò. ai problemi profondi che certo non ctli sfu'?'C!:'ono, ron nuove prooo– stc di CSPCdicnti. C'è oggi un pro– blema vitale della DC: ric11ocrarc c-lc-ttori, in un Paese dove la pac.– sata inefficienza nel settore- della di– soccupazione. e la condizione tran– sitoria del Sud largamente sfruttata dai comunisti, esi1Xonodalla DC una condotta c.icura. duttile. ma ideal– mente indirizzata in modo inconfon– dihilc. cosl da non illudere e non de– ludere l'elettorato. Ed ecco che cosa nr viene- f11nri: oer all~r"at'~ il rnn– tatto tra il nartito e l'elettorato. Dc Gasperi propone di cantare. come :ib– biamo visto. i « notabili >: comr dire. il preside del Liceo C:risPi. e il for– marista di Lodi. il diri<rcntc dell'Or– tofri((or e il nossidente re~zionario della Pu,dia. Tutte care fieure di elettori. siamo d'acrordo. Ma rhe ro– sa raoorri;.entano. in un oaese che è ansioso di un::t classe dirir-rnte nuo– va. antic-lientrlistira. obbiettiva? di una rlac.i;.ediriszente che vrnaa f11ori proprio dai ceti intercsc.~ti "llr rifor– me. derisi perciò a difc-nderle e a promuovcrrtc lo svol11irncnto? Se nc-nsiamo che la trovata di D,.. Gaspcri è aui la consrvuenza di una mrdit;17,.ionr. i;.toriro-rritica intor– no alla logica del suffragio universa– le, non stenteremo a credere alla decadenza dell'uomo. Meno facile è però accettare. che il Partito abbia votato proorio una mozione del vec• chio premier. c he dà mandato al nuovo Consi~ d.io Nazionale. di trova– re le forme· reo;olamentari dei con– tatti da stabilire coi e notabili >. La cosa è anche grottesca. perché non si vede che · spé"cie- di· re<rolàmeilti occorrano per strin~ere-i rapporti tra il se1Zretatio del « cittadino > demo– cristiano, oo,,iamo. e i « notabili l> di qualche città'. iiali_i'nà- di°".provincia .. - t~;: -- ·. ,!' • .. • :• • rWOVA REPUBBLICA Ma questo soprattutto è grave: che la vera crisi della democrazia italia• na, quella di essere ormai da tre anni in soccombenza, nclJa corsa per la conquista democratica delle nuo– ve masse politicizzate del Sud, venga risolta con una trovata validissima nel 1895, insensata in un paese mo– derno, con dei partiti moderni, e quando bisogna correre pill in fretta dei comunisti, e quindi non legarsi delle palle di piombo ai piedi, come appunto sono, o sarebbero, i « nota– bili>. S E questa è la prospettiva del Presidente, bisogna riconoscere che in alcuni strati di e Ini– ziativa> le cose sono state giudicate con ben altra precisione e moder– nità. A noi ha fatto eccellente im– pressione, a Napoli, il discorso del sottosegretario Colombo, ad esempio, che traduce il problema, cosi stra– volto da Dc Gaspcri, in linguaggio "moderno, e che parla come un cat– tolico che abbia studiato Fortunato e Dorso. Colombo si è reso conto subito della differenza che passa tra i due concetti di « riforma > e di « iniziativa>, dopo, soprattutto, tut• ta l'esperienza che se ne è fatta in campo socialista. Di riforme, dall'al– to, se ne possono fare finché si vo– gliano: ma finché non si riesce a far partecipare all'operazione rifor– mistica coloro stessi che vi aspirano, anziché quelli che, per natura, sono portati ad ostacolarla, le riforme re– stano, politicamente, nulle. Colombo ha levato una vera e propria accusa, contro la vecchia amministrazione democristiana, per l'ambiguità delle sue alleanze meridioriali. La stessa capacità di vedere la giusta linea, senza pessimismi fatalistici, abbiamo colto in un discorso, piazzato infc. liccmente di prima maltina, il mar– tedì 29, e perciò quasi inosservato, quello dcll'on. Cui. Ancora calzante e moderna è la visione di Vanoni, in cui si ravvisa la primitiva forma– zione socialista, e che ha portato in Congresso quella esigenza di auste– rità economica, che sola permette• rebbe una politica riformistica di profondità, e una seria iniziativa di sviluppo. 1 L problema politico è però oggi questo: potrà la Democrazia cri• stiana, anche se liquidi a poco a poco le trovate sul tipo cli quelle dei notabili, dare veramente esecu• zionc a qursto più ponderato « nuovo corso >, che cerca nella economia d\ sviluppo la chiave della democratiz– zazione delle masse popolari del Mez– zogiorno e il riassorbimento della di– soccupazione; e che si pone seria• mente il proposito della formazione di una classe dirigente anticlientcli– stica? Il primo inconveniente, a questa esecuzione, è la potenza stessa con• quistata da Fanfani. t stato un er– rore profondo, quello di Fanfani, di pretendere ad ogni costo il sistema maggioritario. Gli accade cosi quello che sempre si verifica in un partito conformista fra tutti, come la DC: che il < centro > iniziativista torna ad essere, prima o poi, « tutto > il partito: con tutte le sue remore, i suoi interessi; il suo stesso « inter– classismo >, che, prima di •un'ideale generico, è uno stato di fatto. A questa condizione di strapotere di Fanfani, si accompagna l'altro in– conveniente: che l'opposizione inter– na sia sostenuta unicamente da « Forze sociali>. Ovviamente, noi riconosciamo in questa corrente un contatto concreto con il lavoro, che è tutto il suo autentico pregio. Ma la origine e il contenuto di « Forze sociali > restano quello che sono: sin– dacalismo. Per quanto, quindi, ci si sfor,i all'ufficio studi della CISL di dare a « Forze sociali > il valore di una visione laborista della politica, siamo lontanissimi da una realtà che corrisponda a questa pretesa. L'on. Pastore non ha idee di politica este– ra, né di politica intern'a: il suo è quindi il caso della pii, bella donna del mondo: non può dare che quel– lo che ha. Questa mancanza di dia– lettica interna è forse una esigenza della DC, in quanto partito catto– lico: ma costringerà !'on. Fanfani a coprire due funzioni, di governo e di controllo. Cosa difficilissima per chiunque, anche più difficile per una mentalità rigida nel suo tecnicismo, possibilistica nei suoi rapporti con gli uomini, -come quella del deputato toscano. '. Il vero problema, che sarebbe quin- Perqualche bimestre faremo a menodelledestre La tri11ita che vegliava sull'opi– nione pubblica italiana era co,n.posta da Gfoa Lollobrigida, Fausto Coppi e Alcide De Gasperi. Il maggio fu fatale a Fausto. Vi fu chi parlò d'ostriche al vin bianco, chi d'un amore dolcissimo e fatale, chi in– fine di una «cotta» dannata. In– somma gli svizzeri vinsero il giro d'Italia e sul primo membro della trinità calò la sera. Il congresso de– mocristiano di giugno fu fatale ad Alcide. Era arrivato al S. Carlo in doppio-petto blu notte, cravatta ar– gentea, occhio di falco. impose a congressisti e pubblico di tenere la giacca per ·quanto il caldo fosse insopportabile e fece un breve salu– to. Il giorno dopo - quando do– veva leggere la relazione - il volto di De Gasperi non era più quello dei primi momenti, tuttavia l'uomo ostentava ancora sicurezza. Via via che parlava il disagio si insinuava nella platea. del S. Carlo, alcuni giornalisti ammassati nella buca d'or• chestra si tolsero giacche e cra– vatte, rimboccarono le maniche e com.inciarono a. parlare di ferie non godute, di straordinari da riscuotere e di pizze alla napoletana, poi con– siderando il posto dove ciascuno di essi era seduto, si ripartivano meta– foricamente gli strumenti a fiato e a corda consueti di quel luogo (al corrispondente del «Mondo», per esempio, era toccato il trombone). Fu allora che il sorriso si gelò sulla faccia di De Gasperi e lacrime spuntarono nei suoi occhi. Anche il secondo membro della trinità era caduto dal suo piedistallo dorato; ormai a borghesi e proletari d'Italia resta solo il sorriso della Gina. * Pella 11011 smentì la sua fama. Fu cortese amabile e distinto come nei suoi giorni migliori. Non disse nulla cli, ora, quello cli vedere e mettere alla prova la nuova élite democristia– na, resta carico di incognite. Chi potrà impedire, nèlla mentalità di < Iniziativa >, che si confondano clas– se dirigente e burocrazia? Chi, di questo passo, e in questo partito, che si crei un nuovo mandarinismo? Non abbiamo visto i giovani, anziché crea– re una forz~ di controllo su Fanfani, cercando d1 produrre una saldatura tra Granchi e Pastore, buttarsi nelle braccia di Fanfani, cui incombe d'ora innanzi la possibilità e la man– sione di distributore di posti? Co– me si vede, in questo partito, più che in ogni altro, )a questione ritor– na ad essere quella degli uomini. Non vogliamo precipitare nulla, né abusare di questa tribuna per ridico~ lizzare certi aspetti del Congresso di Napoli che facilmente vi si pr&.stc– rcbbcro. Ma dobbiamo porci in un atteggiamento di guardinga attesa, per vedere se davvero «Iniziativa> riuscirà, con il suo riformismo atti– vistico, ad evitare gli scogli più co– nosciuti della vita democristiana: corporativismo, paternalismo, buro– cratismo, sociologismo. Purtroppo, i partiti laici, la cui alleanza è uscita solo apparentemente rafforzata da Napoli, non offrono a loro volta, per la loro cultura economico•politica spesso invecchiata (salve alcune note eccezioni, s'intende), un bastione critico efficiente. Resta dunque da vedere se le giuste parole che hanno circolato a Napoli, tra gli uomini della seconda generazione di questo dopoguerra, potranno tradursi alme– no in un inizio di realizzazione. Siamo abbastanza spregiudicati, se· i fatti seguiranno, per riconoscerli sen- za infingimenti. ' QUll'l'fE CAitl.O di particolaYmente acuto, ma non si discostò mai dalla li11ea di signo– rilità formale che tui giorno, a M on– tecitorio, lo portò a inchinarsi a Paietta per pregarlo di ritirare un suo « 011orevole emendamento>. A n– che al S. Carlo fece cinque inchini, sette sorrisi e diciotto convenevoli; poi si trasse in disparte in punta di piedi muovendo la testa con grazia inappuntabile. Noi amiamo molto l'intelligenza, tuttavia non. riusciamo a considerarlo antipatico. * I nuovi leaders della D. C. sono Fanfani, Taviani e Pastore. La loro « base > non si fida di loro ed essi non si fidano della base. Questo rap– porto è perfettamente reciproco: dal basso si sospetta che i capi, una volta conquistalo il potere, faranno tutti i loro comodi, accordandosi con Lauro, Covelli, la Confin– dustria, la Confida, ecc. ecc. Dal– l'alto si ritiene che i gregari. non si conte,iteranno di vedere attuato il modesto programma di mezza si– nistra concordato dopo anni di sorde discussioni in tutte le sagrestie d'Italia, ma vorranno che la terra vada ai contadini, le fabbriche agli operai (non dimentichiamo che i primitivi propositi della si11istrà de– mocristiana facevano apparire i co· m1misti come allievi del conte Volpi di Misurata), rovinando un lavoro di conquista del potere che ha ri– chiesto sforzi non comuni. Ad ogni modo dietro Fanfani e Pastore sono appostati Colombo e Gro11chi, pronti a scattare in avanti se si presenterà l'occasione favorevole. * De Gasperi, Piccioni, Spataro, Go- 11ella, Tupini, Cappa, Pella, Togni, Ravajoli, Del Bo, A11dreotti, hanno subito tutti la stessa sorte. Molti di loro scompariranno dalla memoria degli uomini, altri seguiranno la sorte di Don Sturzo. Quando Scelba an– dra a raggiungere i colleghi defe– nestrati si attuerà forse un proposito ideato, pare, da Gonella, quello cioè di riunire gli ex capi delle correnti in un aggruppamento nuovo, un fronte cattolico nazionale di tutti gli sconfitti, diversi per indirizzi par– ticolari e per temperamento, ma uniti da uno stesso proposito: la riconquista del potere. La segreteria del nuovo gruppo avrà - pare - 1tn capo effettivo ma segreto. Non sara infatti u'I devoto di strètta osservanza a guidare la rivincita, ma un laico: l'on. Ugo la Mal/a. * Al congresso erano presenti invi– tati di alcuni grandi giornali esteri. Seguivano con molta attenzione i lavori, si consultavano fra di loro, spesso chiedevano dettagli ai col-· leghi italiani. Generalmente appari– vano in/Qrmati e sicuri nel giudizio. Alla fine del co,igresso fu chiesto al più anziano di loro se la situa– zione del maggiore partito politico italiano gli fosse apparsa interamente chiara. Rispose affermativamente. Una sola cosa. non comprendeva: come fosse possibile alla D. C. rac– cogliere undici milioni di voti. FILIPPO MANCINI
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