Nuova Repubblica - anno II - n. 10 - 20 maggio 1954

ALTERNATIVE PER L'INDOCINA E ancora prematuro esprimere un giudizio sulla Conferenza di Ginevra, · dove si stanno compiendo tentativi seri per trovare una soluzione alla questione indoci– n~se; ma vale la pena, prima di giungere sulle rive del Lago Lemano di passare rapidamente per i punti dovr il conffitto indocinese ha deter– ~ina~o le maggiori reazioni in questi g1orm. . Fermiamoci anzitutto, per comin– ciare. nella stessa Indocina. sulla quale l'episodio di Dien Bien Phu ha richiamato l'attenzione in questi giorni: ora che i fumi del comporta– mento eroico della guarnigione fran– cese sono ~v<lnit,j 1 è possibile vedere quello che è rimasto. Uno sguardo alla carta dell'Indocina permette di vedere che la capitale dell'antico Ton– chino, Hanoi, e la zona del Delta che ancora si trovano in mani fran~ resi, sono completamente isolate dal resto del paese. La capitale del Laos, Luan~ Prabang, sulla quale sembrava dirigersi il generale Giap durante la marcia che portò poi al– l'attacco con!ro_ Dicn Bicn Phu, è stretta orma, in una morsa che rende la sua situazione assai difficile. Se non si trovasse una soluzione di• plomatica del conflitto, i francesi do– vrebbero mettere in conto fin d'ora l'assedio di Hanoi, la perdita della zona ciel Delta e la minaccia diretta al Laos, la caduta della cui capitale modificherebbe sostanzialmente i ter– mini politici del conflitto. Un'avanzata militare del Viet• Minh attra,·erso il Laos sette;,trio– nale, e_la caduta della sua capitale, consentirebbero a Ho Sci-min di creare in qucJlo Stato un governo satellite, {"he anebbc apparentemen– te tutti i crismi prr pretendere di partecipare a una futura confrrcnza della pace, ben pii, convincenti di quelli che i delegati del Viet-Minh sono riusciti a presentare a Ginevra per le delegazioni del Laos e della Cambol(ia inclipc·ndenti rimaste alla porta ciel Pala,zo delle Nazioni. Dell'impossibilità di raggiungere una soluzione- militare si sono resi ronto anche i militari francesi che stanno sul posto. a cominciare dal comanclantr suprt·mo, generale Na• varrc. Una politica. militare francese che tcntassr di strappare l'intera Indocina alle forze del Viet-Minh sia pure con un massiccio appoggi~ americano, a prescindere dal perito· lo di fare precipitare una terza guerra mondiale partendo dai nuovi Ba1cani della nostra epoca, mire• rc·bbe a riprendere il già perduto, anche al rischio di perdere il dop– pio. ossia tutto il paese. In Francia, la caduta di Dien Bien Phu ha creato un'atmosfera cowe quella che si ebbe in Russia, nel 1905, dopo che i giapponesi eb– bero distrutto la Aotta russa a Tsushima, alla vigilia della rivolu– zione del 1905. L'ostinazione di Laniel e della vecchia classe politica a. rimanere aggrappati al potere, rttardando una soluzione ciel tipo Menclès-Frnncc, capare di liquidare onorevolnwntc la questione indocine• sr e di restituire un peso diploma• tico e militare alla Francia in Euro– pa, rischia di provocare una polariz– zazione delle forze popolari agli estremi e di facilitare in tal modo. una soluzione antidemocratica della crisi interna francese. Gli americani fanno sul piano di– plomatico, in Estremo Oriente quel– lo che i francesi hanno fat'to sul piano militare in Indocina: o tutto o niente; o il Patto del Pacifico o niente; o l'accrttazionc da parte francese della direzione americana delle operazioni militari o niente; o meglio, o i francesi cedono l'Indo– cina agli americani o questi non se ne occupano. A parte il fatto che in 'tutte queste alternative c'è un errore iniziale d'impostazione, che consiste nell'esclusione di qualunque soluzione politica, premessa indispen– sabile anche per poter giungere a u_n P~tto del Pacifico, con la parte– c1paz1onc deJlc grandi nazioni asiati– che come l'India, l'Indonesia e la Birm~nia, oltre il Giappone e quel che rimarrebbe dcli' Indocina in ma– no occidentale, si ha l'impressione che Fostcr Dulles tenti continua– mente di fare il passo pii, lungo della gamba. Walter Lippman osservava una ,·olta, in una sua « Storia della poli– tica estera americana :, che l'errore di questa era sempre ~onsistito nel voler assumere impegni che poi non sarebbe stata in grado di mantenere. Franklin Roosevelt sembrava aver almeno in parte rovesciato questa tendenza; ma Eisenhower e Fostcr Dulles, sopratutto quest'ultimo, sem– brano volerci ricadere in pieno. Il Segretario di Stato americano ha delle concezioni assai semplicistiche: rappresaglie, per distruggere il ne– mico dopo che avrà invaso i terri• tori degli alleati degli Stati Uniti. e non più difesa di questi territori contro l'invasione, anche se questi alleati sono di parere assolutamente opposto, e se poi, in pratica, sia molto meno facile applicare questo metodo di quanto non sembri nella carta. Pc~ s~guire questa politica, gli americani hanno preferito conqui• stare nuove basi strategiche anziché stringere il cerchio delle loro allean– ze. Cosl, Foster Dulles nell'affare dell'Indocina, si è curato piè, del valore strategico della zona che di quello politico, cadendo in una serie di contraddizioni: in un primo mo• mento aveva fatto di tutto per in• tcrnazi.onalizzar~ il conflitto; poi, non nusccnclov1 1 Sl' n'é andato da Ginevra, dopo la mezza sconfessione della sua politica da parte del Presi– dente Eisenhower e, rientrando in America. ha perfino detto che l'In– docina era virtualmente perduta e che non ,·alc,·a la pena di affati– carsi a riconquistarla, determinando una nuova mezza sconfrssionc da parte di Eisenhower. Per capire Ginevra. prescindendo da altri fattori, come la diplomazia churchilliana, che pure hanno la loro importanza, si è quindi tenuti a ricordare che. mentre i francesi hanno sempre più bisogno, anche per rimettere in sesto l'asse della loro politica interna, di risolvere in qua• lunquc modo la questione indocinese. gli americani oscilJano fra i due estre– mi di un intervento massiccio op– pure di un abbandono dell'Indocina alla sua sorte, procurandosi, con un Patto del Pacifico magari limitato a pochi territori, quelle basi asiatiche dalle quali potranno far pesare sulla Cina comunista e sul mondo sovie– tico la minaccia delle bombe a idro– geno. La posizione francese e quella americana 'sono rntrambe posi7..ioni pericolosamente oscillanti fra alter– native estreme e spesso - per for– tuna - non combaciano fra di loro (poiché se combaciassero si potreb– be solo avere l'internazionalizza– zione del conffitto e la guerra ·aperta contro la Cina). Da ciò derivano le incertezze delle discussioni ginevrine. Stando come stanno le cose in Ame• rica, solo un raddrizzamento del• l'asse politico in Francia, durante o subito dopo la conferenza di Gi– nevra, (anche dopo Ginevra, nel corso dell'esecuzione di un eventuale' accordo controllato d'armistizio). può ancora permettere di concludere di– gnitosamente la guerra d'Indocina. Si pensi che il ministro degli esteri di Ho Sci-min, Giap (che però è solo un omonimo del generale), fu un aderente alla S.F.I.O. di Léon Blum e fondò nel Vietnam. dopo la seconda guerra mondiale, la S.V. I.O. [Section vietllamienne de l'lnterna– tionale Ouvrière]. Se la Francia sa– prà < agganciarsi > a forze di quel genere, il Vietnam potrà forse es– sere un paese indipendente, senza dovere cadere necessariamente sotto una dittatura comunista. PAOL-O VIT'NBELU NUOVA REPUBBLICA 5 VITA DI FABBRICA Premi antisciopero s UL n. n ( 17 aprile) di Cro11a– che a'cl iflvo.-o (CISL), viene ri– portata In protesta contro i cri- teri discriminatori adottati dall"JLV A nella distribuzione del « premio di ~ssid~ità » :1i propri dipendenti. Sono mfatt1 stati esclusi i lavoratori « che hanno aderito agli scioperi promossi d_all"Orga~izzazione democratirn per la rivendicazione del conglobamento » ( e quelli che hanno aderito agli scioperi promossi dall"Ori;anizzazione non-de– mocratica ?). La questione dei premi - collegati alrassiduità e al rendimento o alla pro– duttività - si sta genéralizzando comt: una forma nuova di ricatto anti-soo– pero e non pare che né la CISL né la CGJL né la UlL abbiano trovato una decisa linea d'azione in merito. La Società, cioè, ,011,ea·e - come atto di liberalità - un premio; ma discrimina i lavoratori che per una ra– gione o un"altra, le <lispi:~cciono e, in questo modo, intimidisce gli altri che non sempre possono pe1 mettersi di guardare per 11 sottile <: riliutare una busta. Alla FIAT è stato distribuito un premio di 5.000 l11e a chi non scio– pera; un altro di 7.500 lire è stato distnbuito per il rendimento ma si sa già che la seconda rata :_ altre 7.500 lire - da distnbuir>1 nel secondo semestre dell'anno, verrà concessa sol– tanto a chi non ha dato fastidio. D"altra parie è giusto protestare con– tro le discriminazioni! L'argomento adottato è che « il premio conce,so ha acquistato cosi e, idcnte carattere di un premio anti-sciopero in contrasto con le norme e lo spirito della libertà sindacale riconosciute dalla Costituz10- ne ». Sarà una mossa tattica, mJ ci pare che l'argomento sia dilt1dlmente sostenibile: il padronato non nega il diritto di scioperare, premia chi non sciopera o si limita a sventolare da– vanti al naso di opc;;Ji in agitazione una bustarella. on è nel ,uo diritto! Bene; Ja manovra ebbe iaizio - per quanto ce ne ricordiamo - nel 1949 durante uno sciopero nazionale de, bancari, per il rinno, o del contrat– tO. Le banche - Banca Commemale in testa - posero gli impicsati di fron– te all"alttrnati,·a: o ac,ettare una busta pari ad uno stipendio e rrnuntiare - hrmando - allo sciopero, oppure scio– perare e rinunciare alla busta. E l'azio– ne legale promossa dai sindacati non ebbe alcun esito~ i padroni erano nel loro diritto, lo sciopero non era stato soffocato dalla forza, ma mediante co11- 11·11tti11dfrù/11"/i tra la Direzione e i singoli dipendenti. La_ m:movra nell'industria è t1guale ed e appena alla fase iniziale: i premi. La Società è tenuta, per lesge e per contratto, a ,orrisponJcre un certo salario; non può opporsi aperta– mente allo sciopero; ma non è obbliga– ta n_é a concedere premi, né a conce• derl1 a tutti, indiscriminatamente. Gli scopi della manovra sono evi– d_en!i: . bloccando gli scioperi, la So– oeta s1 sottrae a ri,·endicaziom norma• tfre e salariali e preme contro la com• pagine sindacale, sfaldandola. I lavora– tori - come sua:ede alla FIAT possono continuare a votare per la CGIL, o la CISL o la Ul L, ma al momento dello sciopero esitano (e la percentuale degli scioperanti alla FIAT si aggira sul 60%). Quando la situa– zione sarà più favorevole, verranno in. trodotti i ..liberi indipendenti .., cioè gli alfieri del sindacato aziendale sot– tomesso alla Direzione., E, badiamo bene, Ja minaccia oon è contro la CGJL, ma co111ro t1111i sin– dacati. Allora, è giusto protest•re con– tro le discriminazioni? Non si imbocca, in questo modo, la via che sembra più semplice e di minor sforzo, ma che, in realtà, è quella più difficile e pericolQsa, perché ammette il diritto della Direzione di frantumare l'unità operaia per mezzo di un sistema - i premi - contro quali nessuno ha niente da dire' ll logico - come è sta– to fatto al la FIA T - buttarsi a ri– vendicare il merito del premio, quando 111tti sanno perché il premio è stato concesso e da chi viene l'iniziativa? A nostro parere, il ragionamento è, ancora una volta, semplice: la Società desidera concedere premi? grazie. llfa: a) (II/ZÙ11/lo tJJa de,·e por/a,-e i ,a/ari ad 1111 lire/lo 1oddiJ/ace11te; b) il premio deve essere collettiro, per reparti o per l"azienda nel suo complesso e collegalo a 1110/irid'or– dine economico (premi di rendimento collettivo) 11011 diJCipli11are (assiduità); r) esso deve essere fissato d"ac– cordo con la C.I. Un"azienda che desideri dawero pre– miare i propri dipendenti e promuove– re, in questo modo, migliori rapporti con essi non troverà onerose queste condizioni; altrimenti si 'tratta di un trucco. E allora ci si batte per l"au– mento dei salari, si rifiutano i premi. L'economiadel Paese ·p RENDIAMO lt11101izit1 dallt1 « N110- 1'a S1ampa » del 27 flprile JrOr– . 10. La C.l. de//'ILVA di Bag110- li (Napo/1) aiem mw1zalo delle ri– chinte co11cer11e11ti due Jellori. Il pri• mo riguardar•ala sic11,-ezza111/i(ll'Oro. Negli 11/timi Ire mmi - dice il gior• 11ale - 1i 10110 al'llli al/'/LV A 32 morti e 1111a media a111111alC di 35 11u1ti– lati: inoltre 300 oper,,1i 10110 stati i11fort1111ati gra, emt111e, 1e11zacoll/are i feriii leggeri. C'è da chieder1i ,e lt1 /LV A è 11110 s1abili111e1110 o 1111 campo di ballaglia: la 111cdù1 è di l morto, 3 mutilati e di B e /MJJtt inforlmMli gravi al mese. li secondo Jellorc ,-ig11ardfll'tt gli (lii• menti di .ralario. Ln C,J. /1reJe11f(tt'a l richie.rlfl in q11allro p11111i: a) porre a Cftl'icodei datori di Jt,. 1wo il co111rib1110 del 30% acro/lato in caso di morte agli operai u,lle c11,-e mediche; b) abolire i premi trimestrali di 5000 lire dati dalla direzione a tutti gli operai quando non scioperano; c) ri111a11g11are gli organici (IJJOt• ti gliati dopo che la direzione, a11r,1• r· er.ro prove cro110111etriche sui /empi d i produzione. li h., ridi11u11,io11ali; LAPOLEMICA DI '· RISORGIMENTO SOCIALISTA., C'è poi da La comp. Frida M~lan ha inviato a_l direttore di < Risorgimento socia– lista > e p. c. a noi la seguente let– tera. che riteniamo dovC'rOso pub• blicare. Gentile signor Direttore, 10/o oggi leggo l'articolo di Clara Bavero, dal titolo « Dnre e Avere >. su Risorgimento Socialista dell' 11 aprile, ove 1i fa un appu,ito ad u,ia candidata del MAS di aver rievo– cato insieme con una oratrice comu• nista il massacro delle sorelle Ardui– no. Dato che que1ta candidata 1ono i~, tengo a chiarire che la partecipa. ztone a quella manifestazione è stata decisa da un comitato comprendente donne di og11i partito a11tifascista (Partito Liberale, Monarchico Socia– lista, Repubblica110, Sociald;mocra– tico, Comunista, USI, ecc): la stessa Clara Bavero ha partecipato ad una delle riunioni di questo comitato, stupirsi? riunione nella quale fu tlecisn u,ia grande manifestazione /emmiriile al Teatro Carignano, nella quale io dovetti parlare per i partigia11i G. L., acca11to ad oratrici di altri gruppi partigiani (Garibaldini e A uto11omi). Mi stupisco che per ,pirito pole– mico, si voglia rompere un fronte antifascista, che, in Piemonte, ha saputo superare tulle le diuerge11:r politiche di questi ultimi anni. !,, doloroso che il desiderio di pole– mizzare ad ogni costo co,1 Autonomia Socialista e con Unità Popolare spin– ga il vostro giornale od assumere posizioni che possono e1sere facil– mente intese come ma11ifestazioni di totale incomprensione dello spirito della Re1istenza, alla qual• la stessa Clara Bovero ha atth•ame11te parte– cipato. Grazie per la pubblicazione e cordiali saluti. PUIDA )IAl.,A~ d) concedere, 1111a 1,111111111, rm prt• mio di 15000 lire, co111idera11do che ,1 perso111/edirellivo, IM c11igli impie– g111idi 11111minist,-azio11e, che uou p(/r• 1ecipm10direttdmente al lm•oro prod11t• 1h10, hd perce/1ito premi a111111i tl!COII· dei11id,i 100.000 "d 111111ilio11c. A quanto riferisce la « N 110,,a Slttm– Jla. », il 111argi11e di pro/illo dei da/ori di lat•oro è .ria/o i11ge111e; i dit idend1 1i 10110 flggirati mll'B</,; il ca/1i1aleso– cù,le è Jlf//Oraddo/1Jlia10 (da 7.5 " 15 miliardi) e 10110J/ati elfe1J11aJi 110Je1·0/i ùtt·e.rlime111i per dil'ersi miliardi. PoJem /' /LV A acce/lare q11e1te ri– chie11e? E, idenle111e111e no; 1111 a11111e11- 10 dei costi, ecr. err. No11 solo, ma, 1empre a q11a1110 riferiue ,/ gior11t1lt, la Direzio11e ha prerÌJalo che gli opcrJJ 10110già romparluipi degli 111i/it sa– pe/e perché' perché laiora110a colli– mo! Così, di fro11te ad 11110 uiopero parziale di protesta, la Dirtzio11e h., deciJo lf, 1ern1ta.:coJlo della urrala: 200 milio11i t1! giorno; coJ/o del p,·e– mio richiesto: 40 milioni in totale. D11ere1110 conlro q11art111la,· d11ece1110 al giorno contro q11(1"(t11/(t 1111a 1 olta 1a1110.Però l' ILV A concede i J1,-e111i di « auid11it1ì ». Quale Jmò esu,e il motir-o di quest'azione che 110nsi gi11• sti/ira d11 ne.rum punto? ,:ompere lo schieramenlo Ji11d11cale, con la serrala, co11 la· Celere, ro11 i premi, in og111 modo. li costo di questa optrazio11c ,,on h., importanza; 110ndimt111ichi,1• mo i11/a11i che /'ILILA è per due terzi 11elle lllJlli dello Staio e lo Swn - cioè noi - p.,zga 111110. Noi però, a co1to di flpparire deflll inl,11aribiliingenui. ro1rt1111110 chiedere: 1) i11quale modo lo S ia/o t11tela .. i11 queste imprese, il proprio i111erts.re 1 r iot /1i111ereJJe dei ciuadi11i? 2) q11alora1i dimosfl•i che le ,·ichie– Jle degli o/Jerfli erano motivale, quali /1ro,,,,edime11ti11e11go110 p,-esi 11C(lrico di _di.-ige,11iche di1/1011go110 co1I lcg– ger111e 11te d lla coJa p11bblica? 3) iu ba.re a quale n-iJHio t•e111,0110 co11re1sii premi - tiene cioè dis1ri– b11iloil deuaro dtl co111rib11enle - lm i dipe11dei11i de//'ILVA? Asme spirituali I L prof. E.U. Gramazio ha scoperto che esistono delle << asme spiritua– li »; non si tratta di una nuo"a malattia. né di un dotto medico. li prof. E.U. Gramnio (com"è america– no, quell"E.U. !) è il promotore dei Corsi Pratici llfagemari, tenuti sotto l'auspicio del « Mcssasgero », per Gio– vani Ingegneri Architetti Geometri e Periti Edili, per l'Organizzazione Scien– tifica e Spirituale del Lavoro. Inutile dire che si schiudono, con questa iniziativa, nuovi orizzonti in fat. to di rapporti di 1:1.voroe di lavoro stesso e precisamente tutta una serie di problemi di « organizzazione spiritua• le » del lavoro. Nonché tutta una nuo– va filosofia: dice infatti il prof. E.U., nel dé/1/io1111 d"invito, che « il destino è come ronda: non lo facciamo noi. Ma navigare sulronda dipende soltan– to da noi! ». E ancora: « on ci si stanca di lasoro; ci si stanca da sé, per attriti psichici, per affanni ed n(me •spirituali, inavvertibile consumo di c.Jen. tro. Spesso rimuoviamo ostacoli este– riori e trascuriamo quelli interiori. Così siamo stanchi, ma non di lavoro!». Finalmente! avevamo notato che la stanchezza che viene dopo otto ore (a metterla bene) di lavoro in officina non era veramente naturale e che qual• cosa ci doveva essere : per forza! era « asma spirituale>>. Ci stancavamo da noi stessi! << la realtà, seducente nei suoi mute• voli volti, aspra e terrena, plastica e misteriosa come un corpo, limitata ep– pure infinita nel suo incessante S'vOI• gersi » (parole di E.U.) è così svelata anche ai nostri occhi mltcrialisti. Nota mondana: alla cerimonia di apertura di questi corsi hanno parteci• pato: S.E. il Ministro dei La,•ori Pub– blici. sen. Salvatore Aldisio, .E. Fer– dinando Rocco, Presidente della Cassa per il Mezzogiorno, il Prefetto di Roma, S.E. Dr. Antonio Antonucci, il Prof. lng. Mario Pant:1lto, Direttore Generale delristruzione Tecnica, l"lng. Francesco Maria Salvi. Presidente del– l"Associazione Nazionale Costruttori Edili, e tutti hanno ascoltato le parole di E,.U. che « apre, ai dirigenti di do– mani, squarci azzurri di fede e di la– voro in una vita che dice sì! >>. e.~*·

RkJQdWJsaXNoZXIy