Nuova Repubblica - anno II - n. 6 - 20 marzo 1954

NUOVA REPUBBLICA 5 15 giorni 111el naondo VITA DI FABBRICA I UNDOVERE P R IL1956 CACCIARE I REPUBBLICANI L E ultime vicende della polemica maccarthysta hanno probabil– . mente chiarito una cosa agli americani: che per liberarsi di McCarthy e della sua inquisizione essi devono anche liberarsi del parti– to repubblicano e dei ceti reazionari che stanno attorno ad esso. I « libe– ràli > del partito repubblicano, la co– sidetta ala sinistra, che portò al po– tere Eisenhower e che oggi governa al Congresso facendo approvare, con– tro l'opposizione maccarthysta e con l'appoggio di una parte dei demo– cratici, i provvedimenti centristi del– la politica del Presidente, si sentono sempre di più pesci fuor d'acqua in quel partito e forse rimpiangono ora di aver fatto eleggere un Presidente repubblicano di sinistra con i voti di una parte dei democratici anziché manfoncre al potere un Presidente de– mocratico con la simpatia dei « libe– rali > repubblicani. McCarthy è infatti entrato in po– lemica diretta con l'amministrazione Eisenhower: l'episodio del generale da lui insultato, al quale è seguita la sua polemica con il Segretario di Stato all'Esercito, Stcvcns, ha dimo– strato che mentre McCarthy non esi– ta a portare la sua lotta anticomu– nista anche sul piano del governo, gli uomini del suo partito, che sono al governo, si ostinano a considerare gli eccessi del senatore del Wisconsin contro l'amministrazione come un fe– nomeno di frazionismo interno di partito, che si può sanare facendo appello al patriottismo, al senso di partito, e via discorrendo, del sena– tore ribelle. Il partito repubblicano ritiene in– fatti di aver bisogno, nel paese, per vincere le elezioni legislative del no– vembre prossimo, onde allargare la maggioranza repubblicana al Con– gresso, che ora è per lo meno insta– bile, sia dei voti dei seguaci di McCarthy, sia di quelli del Presi– dente Eisenhower: ossia dei voti aper– tamente reazionari e di quelli « li– berali>, che comprendono d'altron– de sia dei repubblicani che dei de– mocratici. Si tratta di vedere fino a che punto i repubblicani riusciranno a far rimanere insieme nella stessa maggioranza e attorno ai candidati di uno . stesso partito dei voti cosl diversi come quelli maccarthysti e quelli eisenhoweriani. Finora essi vi sono riusciti data la natura assai particolare del fenome– no maccarthysta: il senatore del Wisconsin non invoca una determi– nata linea politica, sul piano interno o su quello internazionale, che si distingua da quella di Eisenhower. Egli non ricalca la strada dell'antica destra repubblicana, che era isola– zionista non chiede, come il defunto senator; Taft . o l'ex Presidente Hoover, di fare degli Stati Uniti la Gibilterra della libertà, di abbando– nare gli europei alle loro dispute, di disinteressarsi della CED; né pren– de posizione per questa o quella po– litica economica, per un ritorno al– l'assoluta libertà di mercato o centro i prezzi politici nell'agricoltura. o, McCarthy si distingue da Eisenhower - e al contempo dai suoi avversari democratici - su un piano che non è politico, ma psico– logico; egli non fa appello agl"inte– ressi della gente. ma ai suoi sl'nti– mcnti; non invoca determinate soli• darietà, di classe, d'idee o d'altro. ma incita all"odio. Che si tratti oggi dei comunisti è secondario: i co– munisti sono pochissimi negli Stati Uniti, la stragrande maggioranza de– gli americani non vuol sentire parlare di un regime comunista negli Stati Uniti, sta bene com'è; ma proprio perché sono pochi in America, per– ché nessuno li vede veramente, ser– vono perfettamente allo scopo della caccia alle streghe di McCarthy. Ser– vono come le streghe servirono al– l'Inquisizione: ché se le streghe fos– sero veramente esistite e la massa della gente le avesse potute vedere, forse si sarebbe abituata a loro e avrebbe trovato il modo di una con– vivenza pacifica! Ora Eisenhower, non essendo tur– bato da McCarthy nell'attuazione della sua politica, ha cercato di tol– lerare i suoi eccessi sul piano para– politico su cui opera il senatore: non accorgendosi che è proprio su quel piano, sul piano sentimentale, che il candidato Eisenhower è riuscito a mobilitare i milioni di votanti una volta astenuti che hanno permesso la sua elezione trionfale del novem– bre 1952. I repubblicani, con la loro politica', sono ormai permantcmente una minoranza nel paese; Eisenhower è riuscito a farli ridiventare maggio– ranza perché il suo prestigio di gene– rale che ha vinto la guerra ha scosso dal torpore la gente che si lascia eccitare sentimentalmente ma che è atrofizzata politicamente, quella stes– sa gente che ora McCarthy riesce a far eccitare. D'altronde, si comincia ora a par– lare per la prima volta di una pos– sibile candidatura McCarthy alle elezioni presidenziali del 1956 e le elezioni per il Congresso del 1954 saranno la prova generale per tale candidatura. Se infatti i repubblicani non osano disfarsi di McCarthy pri– ma di queste elezioni (ed è questo il motivo della prudenza di Eisenho– wer, che non osa scindere il suo par– tito in piena campagna elettorale, mentre la forza di McCarthy, de– riva dal fatto che egli non ha preoc– cupazione di sorta), la campagna re– pubblicana sarà impostata sui temi maccarthysti e ·la vittoria o la disfat– ta repubblicana alle elezioni del no– vembre prossimo sarà anche la vitto– ria o la disfatta di una candidatura McCarthy alla Presidenza degli Stati Uniti nel 1956. Se Eisenhower non reagisce per tempo, egli si espone ad essere in ogni modo perdente. La vittoria re– pubblicana sarà vittoria cli McCarthy (anche contro Eisenhower); mentre la sconfitta di McCarthy sarà scon– fitta repubblicana - e quindi anche del Presidente repubblicano Eisenho– wer, che non potrà governare al suo secondo biennio e che sarà bat– tuto nel 1956. Per gli americani, perciò, dato che Eisenhower è per– dente in ogni caso, l'unico modo di abbattere il maccarthysmo è di schiacciare alle prossime elezioni le– gislative i candidati repubblicani e di aprire la strada ad una vittoria democratica, probabilmente di Ste– venson, alle elezioni del I 956. PAOLOVITTOIIELLI Aumenti al merlt-0 S UL «FARO» del 7 ge1111aio 11.s., giomale dei l11vortllori FIAT Grandi Molori di Mode11,1,si inzita /(I direzione a concede,.e l'au– me,110al 111eri10, che t'Ìe11edisll"ibuito ogni m1110, "' maggior 111111ie,-o di lfl– iorato,-i per di11101Jrare che eSJa non s11bisce i11/l11enze politiche. Il Faro chie– de fJIIJlldi che q11e1ti a11me111i1iano i,,.•parziali e gi11uific111i. Porse /',micolisla 11011 lo ha i11te10, ma nel 1110 h111ito è co11/e1111ta l'idea di 1111a politica, la politica del voglia- 111oci bene, 1ia1110 1r11ti uguali, che è q11a11/o di pi,ì i11ge11110 si po11a im– maginare q11a11doci si riferi1ce "d 1111 rapporto che è di cla11e, di claJJi a111ago11iste. E un'abit11di11e di parecchie aziende o industrie il concedere J>eriodic11111e111e /',111mentoal me,•ito. Chi li fa ogni ,,.e mesi, chi ogni 1ei, chi ogni 1111110, come i11q11euo caso; ma sempre dopo restano 1111a 1erie di rancori, 11t·a1richi che finiscono pe,· di, idere sempre J,i,ì i lal'Oralori, poiché chi si sente vi11i- 111a di 1111a i11gi1111izitt spesso tt /orto o a mgione finisce per poni come ri– vale co111.-o chi 11eha f/VIII0 beneficio, prop.-io come si propo11go110 le dfre– zio11iind111triali.(Per scr11polo1i p11ò acce/lare l'idea che sia patemali11110 im·ece che premeditala politica. Ma 11011 è poi la 11e11acoJa ?). 111 tutt'e d11e i casi le 11i1ti111e 1ono i lat'Omlori i quali debbono cf/pire rhe finché '" valutazione del lo.-o 1•alo,·e professiouale s11r1ì mt111te11111t1 .re,.rela. saranno sem/>rein balìa di giudizi sog• gel/ivi e 11011 obbie11ivi. li la11oro è 1111'auivilàpreci1", lai/lo /JÌtÌ che si 10110 1·0l111e crea,-e 1111a i11- fi11ità di ca/ef!.orieche rispecchierebbe– ro le etipacità del lavoratore. Q11i11di solo in riferimento ad e11e può eJJer· 11i gi11dizio 1 tecnico e 11011 generale, ;,oi– ché, per 111110 q11elloche esula dalla ((/· pacità ci 1ono co11/ralli che Ii rife,·i– sco110ali" disciplina azie11dalee 11011. cioè co111r,111i di lavoro e codici. Un 1,i11dizio tecnico 11011 si a,·,·à Je 11011 s,mì pubblico: ogni operaio ha il dirillo di co11oscerecosa pe111adi /11i il capo o i capi, che 1ara11110 .-esi fi- 11(1/me11te .-espo11sabilia/111e110 di q11e- 11e deci1io11i che 1111110 />QJJQII0 i11- f/uire rnlla sorte di 1111 101110. Qui ~ il fondo del problema e qui si do- 11rebbe co11ce11trare /'a1te11zione dei lt,- 1 oratori; pretendere e non chiedere xiu- 11izia, una gi11J1izia che pouano co11- trolla.-e. Porse il giorno i11c11isi git111- gerà a q11e1to è probabile che gli a11- me11tial merito debbano eue.-e aboli– ti, poiché 11011 sa.-à· facile rispondere al– la doma11da: qua11Joè bmt•o q11ello? Co1111111q11e sia, Jarà sempre 11,u, so– /11zio11e chiara ed onesta, mentre quel– la degli aumenti noJ1 è 11é I' 1111.:t 11é /' ,,/tra e proz•oca gesti e re"zioni co11- seg11enti, GRATT ACIELI-CA.SEHM E IJ graòde delirio di McCarhy I ltlonopoll I L numero unico « Trattorc•Faro » (Fiat OCI e GM) discute a lun– go degli • aspetti del monopolio italiano (della Fiat in particolare) e delle sue influenze sull'economia ita– liana. Alti costi di produzione data l'età degli impianti, sfruttamento del– la manodopera, alti prezzi, azione a danno delle piccole e medie indu– strie, <razionamento» della produ– zione per tenere alti i prezzi ccc.; questi gli aspetti indicati dal giornale: Non discutiamo questi aspetti; la lista dei guai provocati dai monopoli - almeno da quelli che conosciamo - potrebbe essere anche più lunga. Ciò che poniamo in discussione è il rimedio e l'orientamento della lotta. Secondo il giornale l'azione dovreb– be seguire due vie: una, quella indi– cata dalla Conferenza Interaziendale Fiat tenuta a Modena il 24 dicem– bre u.s., è di unire tutti gli interessi economici danneggiati dal monopo– lio in una sola lotta contro il mono– polio stesso; l'altra, che il giornale riferisce, è quella indicata dal pro– getto legge Roveda-Mariani, presen– tato alla Commissione senatoriale. del Lavoro e inteso ad ottenere un'ener– gica azione governativa atta a conso– lidare le imprese industriali IRI– FIM, a farne delle imprese-pilota, e a contrapporle ai monopoli « pri– vati>. Entrambe le soluzioni ci sembrano discutibili. La prima fa leva sull'idea– listica convinzione piccolo-borghese che la libertà e il progresso economi– co siano dalla parte della « piccola e inedia industria·:., dcll'anti-n1ono– polio, cioè, diciamolo, della libera irriprcsa e della libera concorrenza. L'altra parte dal presupposto che le industrie IRI e FIM rappresentino « i migliori complessi siderurgici e meccanici > italiani e che sia possi– bile, per decreto governativo, porre questi complessi « sotto il controllo dei rappresentanti dei lavoratori », 1nentre un governo, per fare tutto ciò, deve essere indipendente dai monopo– li «privati> da combattere. Ohe la prima soluzione possa esse– re compresa come soluzione politica, non discutiamo. Attirare maggiori simpatie intorno alla lotta dei lavo– ratori, trovare alleanze, allargare la sfera dell'azione: bene, ma la lotta, in questo modo, viene condotta con i temi di quelle « piccole e medie industrie» che non sappiamo• fino a qual punto siano d'accordo con tutti gli altri i_ntcressi (quelli veri, a no– stro parere) dei lavoratori. Ma che la soluzione possa essere anche accet– tata su un terreno economico. non ci pare. t vero: in Italia I~ industrie pi,, sane debbono essere cercate tra quel– le medie e piccole; ma questo agget– tivo «sane» si riferisce ad una reddi– tività dell'impresa che interessa sol-' tanto indin·ttamcntc il lavoratore. E. molto spesso, tale redditività è otte– nuta conducendo una lotta aspra t· senza esclusione di colpi contro le maestranze, non migliorando i sistc– ini di produzione, i inacchinari, la contabilità dei costi ecc. Basta leg– gere l'inchiesta cicli'« Avanti!» sulle fabbriche, per accorgersi in quali con– dizioni vivano gli operai e le operaie nelle piccole e medie industrie, par– ticolarmente in quelle delle città di provincia. Ma anche sul piano economico ci pare che il vecchio toccasana della libera impresa e concorrenza (e par– lando cli piccole e medie imprese si suppone che si finisca per arrivare su questo terreno) non possa pii, funzio– nare, specialmente in Italia. Le di– spersioni, le duplicazioni, il costo della lotta per l'eliminazione del con– corrente, non possono garantire lo sfruttamento razionale della capacità produttiva di una nazione, in parti– colare quando si abl;,ia a scopo il benessere del consumatore oltre che del lavoratore. li monopolio ha que– sto vantaggio, diciamolo. che raziona– lizza (o dovrebbe farlo quando non è politico come in Italia) il sistema di produzione. dispone di maggiori mez– zi, pianifica meglio nel tempo. li guaio è che, in Italia, (ma evi– dentemente anche fuori) il monopo– lio agisce anche e specialmente sul piano politiro; esso non permette al- cun controllo da parte dei lavoratori: vive in uno stato di accentramento direzionale e spesso funzionale che ne aumenta il costo. In Italia, vc•~– gono tenuti in piedi (o lo so,:io stati, in buona parte) dc, compless! IJ?0no– polistici negativi con ~ovvcnz10_m sta• tali destinate solo a risolvere 11 J>r0- blema dei profitti dei grossi cal?1ta– listi. on esiste una regolamentaz10nc effettiva o efficace che governi l'azio– ne dei monopoli e la volga all'inte– resse pubblico. , . . , Il guaio è che I azione _su~dacal_e indebolita su un piano d, rivendica– zioni salariali pure e semplici anziché battere su quelle che pcrmetterl'b– bcro un controllo graduale della pro– duzione da parte operaia. Perc~é. monopolio « e_rivato > o go-:ernat1".o (come per l'lRI e il FIM), mdustna piccola o media, impresa libera o no, la lotta operaia continua ad av~– re due scopi : aumento delle possi– bilità di lavoro, controllo della pro– duzione. Soltanto in questo modo la rivendicazione salariale verrà garan– tita e l'opera:o anziché rappresentare un e: costo> div't·ntc·rà attore princi– pak del processo produttivo e distri– butivo. As.sistenza sociale ... P RESENTtAMO, dando il sommario di due numeri, la « Gazzetta per i lavoratori - Assistenza sociale di fabbrica>, edito dal Centro Assi– stenza e perfezionamento tecnico-pro– fe1sionale nell'Industria: . 39: Direttive cli Go_ys:rno (il consiglio nazionale uc!Ta D.C., l'azio– ne del governo ccc.) - Nell'interes!<' di chi? (sullo sciopero agricolo, cri– tiche serrate allo stesso) - La paura ciel plebiscito (commento sulla poli– tica triestina di Tito) - Piccola Posta - Medicina del lavoro (Cure termali e funzione epatica) - Sogno di pace (novella) - Alta chirurgia navale - Libero Pensiero (corrispondenza con i lettori) - L'istruzione professionale (edilizia cd elettrotecniq1) - Sport - Per voi donne (consigli alle lettrici) - Ai vostri bimbi (viaggi ed a,·ventu– re) - Un caso grave (romamo a fumetti). . 46: Ripresa parlamentare (la si1uazione governativa) - L'articolo IO sull'accordo delle Commissioni In– terne (commento su alcune richieste delle organizzazioni sindacali a pro– posito delle CC.II .) - La conferenza per Trieste (sui f atti di Trieste) - Medicina del lavoro (malattie profes– sionali cutanee) - Piccola posta - ozze d'oro con il lavoro (lettera del dott. Angelo Costa) - Il gattino (no– vella) - Visita ad una fabbrica di motociclette Libero pensiero L'istruzione professionale (industria tessile, meccanica) - Sport - Per voi donne (confidenze, la posta di Myr– ta) - Ai vostri bimbi (avventure e naufragi) - Storia della gazzella (ro– manzo a fumetti ambientato in Ara– bia ai tempi dei tempi). A leggerlo è un godimento! L'eclet– tisrno dei somministratori di scienza per il popolo, di questi industriali che vogliono mettere in luce la loro buona volontà, elevando « il tono mentale del la1•oratore >. si scioglie /1<tto in un linguaggio caramelloso. E come poteva mancare, quindi, a mo' di concl1tsione dopolavoristica. il romanzo a fumetti, magari, anzi meglio se ambientato nella torbidfl Arabia? li fenomeno non è trascurabile; esso indica una mentalità. E questa mentalità la rjtrouiamo continuamen– te nei rapporti di fabbrica, presso quei dirigenti che, pretendendosi «avanzati> e « umani>. strillano, dopo aver tenuto 1tn contegno del genere del giornale citato, che gli opera i sono dei trinarici1tti e che capiscono solo il bastone. La conclu– sione a cui desideravano arrivare sin dall'inizio: la conclusione a cui arri– verebbe il giornale, se lo potesse. E, il fenomeno, è anche l'i,.dice di un livello mentale e culturale proprio di una classe che di dirigente co11Jerva roltantp l'aggettivo e la pro1opopea. c. I, f.

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