Nuova Repubblica - anno II - n. 6 - 20 marzo 1954

4 ---------=---------------N_u_o_v_A_R_E_P_U=-=B-=B=-=L=.:l=-:C=.:A-=--------------------- PRIMO: POLITICA INTERNA L 'affare Montagna è venuto in buon punto, a rincalzo della no– stra tesi della priorità della po– litica interna su quella estera. E' trop– po chiaro che, sino a quando la classe dirigente italiana non dia la prova di saper (!purare se stessa, di saper ricostruire nei suoi organi una mo– ralità e una stabilità insospettabili, la diffidenza internazionale verso la Italia, e il crescere a nostro danno di altre potenze nostre concorrenti, conti– nueranno a durare, quali che siano le manifestazioni pro CED dell'on. De Gasperi e dell'on. Scelba. Priorità della politica interna. Non ignoriamo che, ad enunciare questa tesi, è facile sentirsi· levare un'accusa di provincialismo, e di schematismo sem– plicistico. Precisiamo dunque il no– stro pensiero. E chiariamolo, ridiscu– tendo i termini dell'analisi, circa il rapporto tra politica interna ed ester– na, che sono venuti esplicando ancora di recente i due pontefici della visione antinomica della vita politica italiana, De Gasperi e Togliatti. L'on. De Gasperi ha aggiunto, in una intervista alla « United Press », alcune delucidazioni alla sua interpre– tazione « internazionale » del radica– mento del comunismo in Italia. Una parte delle sue considerazioni, che riguardano la scarsa parte ufficialmen– te accordata dagli alleati all'Esercito Regio nello schieramento alleato di guerra, è ben giustificata, e non fa che reiterare lamentele del tempo, legittimamente sollevate anche da Be– nedetto Croce. Non si vede tuttavia _ _ _,..,.......;q.;,:_:·:...:..__ orto quella considerazione abbia con la q~e che ci occupa, che è quella del pro,;resso comunista nel periodo 1948-B: salvoché il let– tore di quelle dichi~,azioni dovesse essere indotto a rica·,are la conclusione the, in una storia fatta con i « se », una partecipazione italiana più nu– trita e decisiva del Regio Esercito, avrebbe salvato tutt'insieme la monar– chia, le caste d'ordine che vi erano legate, e relegato e respinto più age– volmente le masse emergenti del po– polo italiano. Attribuiamo queste con- •clusioni solo ad una maliziosa ipotesi, giacché esse non sono espresse dal– l'on. De Gasperi. Invece, quello che egli esprime, è il lamento che sia dipeso dagli al– leati l'inserimento, negli organi ammi– nistrativi italiani, di elementi procomu– nisti. Ma a questa osservazione, sarà lecito contrapporne altre: a) non sem– bra che nel « bel mondo » oggi com– promesso -"dallo scandalo della com– mistione dei pubblici e privati inte– ressi siano colpite in particolare per– sonalità procomunistc tuttora rimaste a posti di rilievo dell'amministrazione; b) dal 1948 a ·oggi, gli USA, come De Gaspcri riconosce, hanno aiutato, non depresso, lo sforzo di quella ri– costruzione economica italiana, che i democristiani di miglior fede, e lo stesso Dc Gasperi, hanno sempre ri– conosciuto come fattore decisivo, per diminuire il peso delle giustificazioni oggettive del comunismo; e) non è quindi lecito invocare, per l'intelligen– za della congiuntura italiana, costi– tuita da un lato dalla crisi morale di alti strati della amministrazione, dal– l'altro dall'incremento di un partito, come quello comunista, che pone alter– native di regime, la situazione interna– zionale del 1944-45; d) !'on. De Ga– spcri farebbe bene a dimostrare che, in quella situazione internazionale, sa– rebbe stato possibile, senza una ten– sione civile insostenibile, accantonare il contributo di quei partiti, i cui mi– litanti davano alla causa della Libe– razione la maggior quota di sacrifici e di sangue, in una purezza di fede che sarebbe menzognero contestare. Ci sia lecito quindi concludere che que– sto voltare in politica internazionale una questione, o un gruppo di que– stioni, eminentemente interne, è an– cora una prova di indolenza ad analiz– zare le mancanze, di organizzazione e di mentalità, di cinque anni di indi– sturbato governo centrista. Se passiamo ora alle considerazioni dell'on. Togliatti ( U11ilà, 14 marzo) vi troveremo J' opposta demagogia. Lo on. Togliatti, dalla crisi morale di al– cuni nuclei dell'alta burocrazia ita– liana, deduce la crisi morale della intera democrazia parlamentare ita– liana; e aspetta ed annunzia un pros– simo 25 luglio. Ma qui egli dimen– tica, o finge a sua volta di dimenti– care: I) che il 25 luglio del fascismo fu determinato dalla pressione del– l'avanzata alleata, che sembrò in quel– le settimane incontenibile, suscirando nei gerarchi del fascismo la « grande peur » di un prossimo rendiconto; e che il regime cadde sotto un urto esterno, non già, come sembra suppor– re Togliatti per la maggioranza de– mocristiana, sotto uno slancio rigori– stico della pubblica opinione; 2) che non esiste, malgrado la gravità della corruzione romana, quel– la affinità di regime e di crisi di re– gime che egli sostiene, dal momento che, in contrasto con qualsiasi tipo di « democrazia accentrata », è tutto– ra possibile in Italia forzare i pub– blici poteri ad umiliarsi al tribunale della pubblica opinione; 3) che non sarà mai credibile la buona fede dell'estrema, quando a sua volta sostiene la priorità della politica interna sulla estera, dal momento che, in tutti i paesi dove essa giunge al potere, le politiche interne sono bru– talmente sottoposte ai fini della poli– tica estera, intesa quest'ultima nel– l'indirizzo stabilito da uno stato-guida. Orbene il nostro punto di vista è completamente diverso da quello dei due « pontefici ». Quando diciamo che il Governo cen– trista deve oggi darsi anzitutto pre– mura di risolvere, o di avviare a solu– zione, certi grandi problemi di poli– tica interna, vogliamo dire che solo dall'atteggiamento che in questi pro– blemi sarà tenuto c'è la premessa, se non la garanzia, dello spirito con cui verrà condotta la politica estera. Non rimproverateci di esprimere delle ba– nalità, quando tuttavia queste sono state così a lungo sottaciute, da venire infine sprezzate cd obliate. In Italia la fiducia nello Stato è profondamente scossa, non perché questo non abbia ancora' ottenuto la restituzione di Trie– ste, o pc.rché si sia rinviato di se– mestre in semestre il compito della ratifica della CED. La fiducia nello Stato è scossa, perché non si è dato corso alla legislazione costituzionale, perché non si è operata in tempo la riforma amministrativa, la quale, se condotta con profondo spirito riorga– nizzativo, e quindi politico, avrebbe AL TiVOLO DIVIGORELLI I L governo ha ottenuto la fiducia. L'on. Vigorelli, sciogliendo la sua nota riservn, ha convocate, presso il suo Ministero, le organizza– zioni sindacali e la Confindustria per un incontro (il primo dopo gli scio– peri) onde venissero riprese le trat– tative per il conglobamento. Era stata convocata anche la CISNAL, ma per l'intransigente opposizione che la sua presenza ha incontrato nella CISL, nella UIL e nella CGIL, è rimasta fuori della porta in attesa che - fi. nita la riunione - Vigorelli ricevesse i suoi rappresentanti per metterli al corrente di quello che era ,iato fatto e discusso. L'incontro non ha avuto che un carattere di pura presa di contatto: le discussioni vere e pro– prie sono state rinviate a questa set– timana. Non ci è dato, quindi, di sa– pere che piega prenderanno le trat– tative. Il Ministro si è, comunque, dimostrato soddisfatto del .risultato raggiunto di vedere tutte le parti in– teressate riunite nuovamente allo stesso tavolo. Come è noto la CISL stava tentando una pace separata e, su questa strada, era andata abba– stanza avanti; inoltre, si era opposta ad una mediazione ministeriale. No– nostante il legittimo compiacimento dell'on. Vigorelli, non ci sembra che la posizione della CISL sia sostan– zialmente mutata: essa, per conglo– bamento, intende cosa del tutto di– versa dalla CGIL. Anche la UIL ha una sua impostazione particolare. ·La Confederazione del Lavoro, at– traverso il conglobamento, ha in ani– mo di giungere ad una completa re– visione dei salari, in I tali a. Il che è ben lontano da quanto ha dimostra– to di aver capito il Ministro del La- da un pezzo impedito il ricostit½irsi di un clima fascista di complicità, e di confusione del pubblico e del pri– vato; se si avesse avuto da gran tem– po il coraggio, che si è avuto chi~– rissimamentc in Gran Bretagna e m minor misura in Francia, di ammettere la distinzione, e il collegamento or:.. ganico, ,tra il settore pubblico e quello privato dell'economia, argomento che da noi si è evitato di regolare, in base ad una moderna visione ideologica del– la democrazia, sia per non turbare i sonni e il sostegno della destra eco– C'lomica, sia per timore di smuovere acque in cui l'estrema avrebbe potuto, col suo• massimalismo, pescare e in– torbidare. Questo ci sembra oggi il compito immediato di questa classe politica dai quindici voti di maggioranza. Quindici voti sono molto pochi: ed è facile perderli: è su questa piatta– forma che si manterranno, o si perde– ranno: siamone sicuri. E aggiungiamo subito: il « varo » della ratifica della CED non potrebbe cad«e in mo– mento meno opportuno. Un·operazione cosi complessa e da discutere in modo approfondito, non può essere affron– tata se non quando l'opinione pub– blica sia legittimamente pacificata, se non quando coloro che la propongono abbiano ricuperato una stima incon– testata nel Paese, se non quando il ricorso ad una Comunità internazio– nale non appaia una sorta di rifugio in una Santa Alleanza, in cui ven– gano coperti tutti i disordini interni. L'affare Montagna, per una osser– vazione di carattere politico, non è altro che un sintomo: ma il sinto– mo d'allarme per urgenti riforme in– terne. Quanto alla politica estera, essa guadagnerà solo nell'essere, in un rinvio, predisposta e preparata no~ so– lo tecnicamente, ma come un indi– rizzo d'azione di cui l'opinione pub– blica deve essere informata e per– suasa. Purtroppo, il modo tenuto in ma– teria dall'on. Scelba, nella sua re– plica al Parlamento, ci ha, a dir poco, sgomentati. L'on. Scelba ha infatti con– fuso il problema della riunificazione tedesca con quello della CED ( unico uomo politico del mondo, crediamo, che sia caduto in siffatta commistio– ne di opposte questioni), quando ha esaltato il diritto dell'intera Germa– nia, dei « 70 milioni di tedeschi », di essere integrata nella Comunità euro– pea di difesa. Che questa sia la s~– grcta ambizione di Adenauer, passi; ma che !'on. Scelba dia per risolto il problema che oggi e per un pezzo ancora divide e dividerà il mondo, è segno di una maniera di trattare le questioni internazionali da perfetto orec– chiante. voro. che ha dichiarato che il con– globamento torna di utilità sia ai la– voratori che agli industriali perché semplifica il sistema retributivo. Que– sto è vero! Ma questo non è che uno degli aspetti del conglobamento; for– se, il più insignificante. ·t noto che vi sono contingenze di– verse a seconda della località nelle quali il costo è più o meno elevatò. Unificando i salari si ha da tener conto delle contingenze a maggior li– vello o di quelle a livello minore? Ecco una prima domanda, da cui sorge il dissenso fra le parti.' V'è, poi, il problema dei cottimi, i quali, per effetto del conglobamento, dovreb- LAVORO e SINDAUATI bero implicitamente vedere mai::gio– rata la loro « base di valutazio11e >. Come si sa, tutti i complessi indu– striali, retribuiscono gli operai c,e– diante il diffusissimo sistema dei c<'t– timi. Il rivedere questo, significa po,– re oneri nuovi a carico delle aziend,·. Ed ecco quali sono i tcrmii,i del divario fra lavoratori cd industriali. I secondi dicono in poche parole: facciamolo questo conglobamento, ma adottiamo gli accorgimenti necessari ad impedire che comporti oneri che le aziende, in questo particolare mo– mento di crisi, non potrebbero in al– cun modo sostenere. La CISL, nelle sue trattative par- I COSE DI FRANCIA I LA "DISGRAZIA" DI LECO Dal nostro corrispondente S E il partito comunista italiano i numericamente più forte dsl confratello francese, questo ha un'influenza più fort~ e so_P~atutto_ più profonda nella vita politica dei paesi che ormai si usa chiamare «occidentali>. Se esso ha meno del– la metà degli iscritti del partito di Togliatti, lo si deve, in parte, al fatto che la Francia non h_a avu_to il fascismo, il quale h~ !~sciato_ die– tro di sé, nelle popolazioni che /·han– no subito, uno spirito gregario pe_r cui tutti sentono il bisogno di segui– re un partito e avere una tessera in tasca. In compenso, i membri del partito comunista francese sono ge– neralmente molto più attivi, non co– stituiscono una semplice massa, ubbi– diente ma amorfa, come buona parte dei tesserati italiani. Inoltre, benché uscita con le ossa rotte dagli avveni– menti degli ultimi 50 anni, benchl con una popolazione inferiore alla nostra, la Francia conserva, in quello che una volta si chiamava il concerto europeo, una posizione assai impor– tante ormai in sottordine, è vero, ma tutta~ia senza confronto superiore a quella dell'Italia: ed anche per que– sto il partito comunista francese ha maggior importanza del nostro. Le sue crisi perciò, come i suoi suc– cessi, hanno ripercussioni più for_ti. Dopo la disgrazia che ha colpito Marty e Tillon, ecco che oggi si an– nuncia la disgrazia di Lecoeur, uno dei segretari del partito, colui che ne dirigeva l'organizzazione. li oppor– tuno dire subito che, quali che siano le conseguenze di questa disgrazia, Lecoeur non riuscirà a provocare un vero scisma. Non vi riusci Marty, che per trent'anni era stato l'eroe, la per– sonificazione della tradizione rivo– luzionaria del partito, il capo del– l'ammutinamento del Mar Nero, il generale della guerra di Spagna, il simbolo della fedeltà all'idea: egli fu eliminato in pochi mesi, esposto a ludibrio come vecchio arnese della polizia, ed è praticam!nte ormai u~ isolato, senza seguaci, oggetto di scherno, benchl nessuna persona se– ria abbia mai creduto neppure lonta– namente alle accuse che gli sono state mosse. Il partito comunista è, in Francia come altrove in Europa, 1111 movimento di carattere religioso altrettanto compatto e severo chP la " ticolari. aveva accettato un criterio molto simile a questo e pare che si sia )imitata a richiedere lievi corre– zioni di paga. Noi pensiamo che la CGIL abbia ragione, tanto più che esplicitamente ha richiesto, sin dal lontano settem– bre 1951, un indiscriminato aumento dei salari del 15%. Ma come potrà farsi valere di fronte agl'industriali con un Pastore che avrà una sua im– postazione e con la UIL che non si sa che cosa voglia? Questa divisione è dannosa! Non cesseremo mai di dirlo. Si trovi una via mediana per p~– tere avanzare delle richieste comuni Di fronte alla esigenza di risolvere un problema tanto dibattuto e che da · gran tempo si protrae, ci pare che un sacrificio del particolare da parte di ognuno potrebbe essere fatto in nome di questi lavoratori che le di– vergenze - specialmente quelle inu- tili - non capiscono, · Intanto mentre le confederazioni si accingo~o a riprendere le tra.ttative, le federazioni rivendicano l'esigenza di nuovi contratti. Anche questo è un problema grosso assai. Le catego– rie non riescono più a stipulare nuovi patti di lavoro: i vecchi sono tutti scaduti, i nuovi non ci sono e i pa– droni non li vogliono. Tutto ciò è molto strano. Naturalmente i citta– dini ben pensanti, che queste cose non sanno, si meravigliano dei con– tinui scioperi delle categorie: non ne conoscono le ragioni. Scioperano, di quando .in quando, i poligrafici, i tranvieri, i chimici, i vetrai. Perché si domandano le persone ... per bene? La risposta è molto semplice: coloro che si astengono dal lavoro vogliono che la loro fatica sia garantita da precise norme contrattuali. Non ci pare una pretesa rivoluzionaria. Chiesa cattolica. Esso può permet– tersi il lusso di scomunicare i suoi seguaci giudicati in errore forse con maggior efficacia di quello che possa fare la stessa Chiesa cattolica. Per questo, dicevo, noi, bisogna aspettarsi nessuno scisma se anche Lecoeur do– vesse reagire violentemente alla con– danna inflittagli dalle superiori ge– rarchie. C'è anzi da osservare che la Chiesa ben difficilmente oserebbe sco– municare un cardinale, mentre il partito comunista scomunica con re– lativa facilità uomini che, nella sua gerarchia, so 0 no altrettanto in alto dei cardinali in quella cattolica. Queste scomuniche sono veramente conseguenza di «eresie>? General– mente l'opinione pubblica non .çomu– nista le giudica anzitutto come frut– to di rivalità di persone o di gruppi. Nel caso di Lecoeur molti vedono la conferma di una « guerra di succes– sione> di cui la disgrazia di Marty e Tillon è stato il primo episodio. li Duclos, si dice, che vuol assicu– rarsi la successione di Maurice Tho– rez, la cui salute, anche se dovesse concedergli ancora qualche anno di vita, non gli permetterà più di soste– nere il ruolo di segretario generale. Anzi già da tempo la segreteria di Mauricè Thorez è una pura finzione, un paravento, dietro il quale _D,telos, primo del gruppo dei segretari, tende a conservare la direzione del movi– mento. li inutile negare che da anni D11- clos è la vera mente direttiva del partito comunista francese, che il simpatico e popolare Thorez, anche prima d'essere ammalato, non era in realtà che una figura simbolica, u,w specie di sovrano costituzionale eh, regna e non governa; chi governa il partito francese, da vent'anni, è / acques Duclos e non M aurice Thorez. li logico che la gente pensi, an– che se per caso non fosse esatto, che Duclos mira a render, ufficiale la sua posizione in vista della scomparsa di Thorez dalla scena politica. Ed è logico anche pensare che, affrontando Lecoeur, Duclos abbia voluto assicurare la continuazione della sua politica, che Lecoeur mi– nacciava valendosi della forza e del potere che gli venivano dalla sua posizione di dirigente dell'organizza– zione. C'è chi trova una certa. analogia tra Beria e Lecoeur (tragedia in me– no, per fortuna ....). Lecoeur - che fu messo avanti a suo tempo da Thorez stesso - rappresentava un po', in seno al partito francese, la continuazione dei sistemi staliniani. Si potrebbe osservare che nessuno fu mai più staliniano di Duclos, ma questo è passato. A desso si accusa Lecoeur di essere avversario della nuova politica conciliatrice inaugu– rata da Benoit Frachon alla C.G.T. e di sostenere la vecchia formula in– transigente: l'unità si farà solo in seno alla C.G. T. Lo si accusa di aver la responsabilità dello scacco dello sciopero del febbraio I 952 e dell'agitazione contro Ridgway (s• le cose si aggraveranno, non sarà da stupirsi se lo si accuserà di aver or– ganizzato quei movimenti per render possibile l'Jirresto di Duclos ....). Lo si accusa di esser arbitrariamente i11ter– venuto nel dominio della cultura or– ganizzando una campagna contro Aragon e Picasso (col pretesto del fa– moso ritratto di Stalin disegnato da Picasso e pubblicato da A rago11sulle « Lettres Françaises >; ritratto che, restando tra parentesi, era un auten– tico orrore ...). A desso, si dice, Le– coeur sarebbe stato un ostacolo alla nuova politica di « fronte popolare> che il partito starebbe preparando. Forse c'è un po' di vero e un po' di falso ill tutto questo. Piuttosto invece sarebbe da doman– darsi se finalmente questa forza pode– rosa che rappresenta il Partito co– munista, in Francia come altrove, non sarà finalmente adoperata a fini che non si limitino solo alla difesa della politica sovietica, ma tengano anche conto delle masse lavoratrici dell'Europa «occidentale>. Ma in questo problema, in realtà, è conte– nuto tutto l'avvenire politico del no– stro vecchio continente.

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