Nuova Repubblica - anno II - n. 6 - 20 marzo 1954

L A situationc della provincia Ji Vi– cenza dal punto di vista del re– gime idraulico è assai preoccu– pante. I suoi sette bacini montani, che comprendono l'alto corso dei principali fiumi, presentano tutti più o meno gravi dissesti, dovuti solo in parte alla particolare natura geologica del terre– no. Un'azione organita degli uffici com– p<:tenti dello Stato si rende sempre più ntcessaria coll'andare del tempo, per– ché sempre più gravi sono i danni che in occasione di og.;i piena subiscono le opere di difesa situate pi,, a valle e classificate nella I•, 2" e 3" categoria. La sistemazione montana è impor– tante principalmente per evitare di spendere enormi somme di denaro nel– le zone pianeggianti, perché, come l'esperienza va da secoli dimostrando, i lavori (come muraglioni, argini, gab– bionate, pennelli) eretti al piano e sui coni di, deiezione, da soli sono insuffi– cienti a fornire una difesa stabile e duratu.ra . E' ovvio che se non si prov– vede ad impedire la produzione e la discesa delle materie, queste arrivate più in basso devastano e danneggiano in modo irreparabile il regime del corso d'acqua. Sono gli innumerevoli torrenti, grandi e piccoli, facenti parte di un bacino montano, che logicamente deb– bono essere sistemati; sono essi che, recando danni più o meno gravi, co– stituiscono un pericolo permanente per le strade e per la collettività, ed eser– citano una considerevole ed esiziale azione perturbatrice sopra il corso d'acqua di cui sono tributari. Un tor– rente-lasciato in balia di se stesso ten– de, è vero, a produrre con le sole forze della natura la sua pendenza di compensazione, ma non può raggiun– gere questo stato di equilibrio che col tempo ed a spese di erosioni e di franamenti. Ora lo scopo della siste– mazione o correzione di un torrente è appunto quello di anticipare artificial– mente il suo assetto evitando, il più possibile, disordini e danni. Le devastazioni ed i guasti che pos– sono produrre i torrenti ( e gli esempi anche assai vicini non mancano) pongono in risalto l'annoso problema della bonifica montana in Italia. pro– blema che a tutt'oggi è ben lungi dal!' essere risolto. Si obbietta da più parti che la si– tuazione non è poi tanto grave, (he non tutti i torrenti recano danni, e che anche quelli che danneggiano non lo fanno in eguale misura. Purtroppo è proprio con ragionamenti di questo tipo che si giustifica l'assoluta para– lisi di ogni efficiente intervento. Si crede alla eccezionalità dell'evento ca– lamitoso, non sapendo o fingendo di non sapere che il disastro è potenzial– mente nella natura di qualsia.si tor– rente. l'ino ad oggi nella nostra provincia in materia di tecnica sistematoria fo. restale s· è fatto relativamente poco, specialmente tenendo conto dell'esten– sione ragguardevole dei tomprensori montani, che è complessivamente di circa 190.000 ettari. Le opere idraulico-forestali che in circa 40 anni si sono fatte, hanno inciso in maniera pressoché insignificante sui ~oeflicenti di deflusso dei principali fiumi nostrani come l'Agno-(juà, il Chiarnpo, il Bacchiglione, il Brenta. li bilanòo idrologico dei bacini imbriferi di questi fiumi è rimasto inalterato, in alcuQi casi anzi è peggiorato. In effet– ti la differenza fra l'àffiusso meteorico ed il deflusso attraverso le sezioni ter– minali dei suddetti corsi d'acqua non fa certamente pensare ad una situazione idraulico-forestale rassicurante, e ciò perché la capacità di ritenuta dei ba– cini, vale a dire i loro tempi medi di NUOVA REPUBBLICA I INCHIESTE E DOCUMENTI I LACRISI DELLE ACQUE ' IN TERRITORIO VICENTINO • Quisi indicano alcune direttrici essenziali da seguire. .Occorre innanzi tutto riorganizzare concriteri tecnici i rapporti d lavoro fra il " GenioCivile " e I' " Ispettorato F restale ''., La situazione è rimasta esattamente come venti anni fa, condifetti e incongruenze paradossali. Talvolta i dueuffici lavorano lungounostessotorrente con criteridiversi ! corrivazione, sono rimasti prtsso a po– co quelli che erano una volta. Quale è la causa di questa situa– zione? D URANTE il fascismo, per ragioni di opportunità politica, si preferiva sistemare principalmente i corsi d'ac– qua nei tratti a valle; si cercava cioè di salvaguardare la proprietà privata per cattivarsi le simpatie dei frontisti. I grossi problemi di fondo che i tecnici continuamente sollevavano non veni– vano presi in considerazione, non es– sendoci la possibilità, veniva detto, di finanziare opere troppo costose. In realtà i funzionari del Ministero non esaminavano i progetti che a centinaia venivano sottoposti alla loro approva– zione. Spese così forti per la costru– zione di opere in alta montagna, fuori da ogni sguardo, senza nessun imme– diato giovamento da sfruttarsi propa– gandisticamente, non potevano essere consentite. La storia degli Uffici tec– nici periferici è piena cli questi esempi. Il fascismo, che aveva però bisogno di propagandare comunque la sua co– sidetta opera di redenzione della ter– ra, non poteva sottrarsi, almeno for– malmente, alla responsabilità di siste– mare l'alta montagna. I dirigenti re– sponsabili compresero che il problema non poteva essere affrontato con i mez– zi fino ad allora impiegati. Si capì che i fondi che venivano stanziati biso– }-?nava fossero decuplicati, per cui, non volendosi affrontare il problema di fondo, si preferì agire in modo da far credere che il Regime intendesse davvero risolverlo completamente. Frut– to di questo ibrido fu la creazione del Mini1tero Agricol111ra e FòreJte, e la istituzione nel 1926 della Milizifl Nfl– zionale ForeJtale, la quale venne con– siderata come una emanazione perife– rica a carattere esclusivamente tecnico– provinciale del nuovo Ministero. Alla Milizia Forestale fu affidato fra l'al– tro il compito, delicato ed importante, di rimboscare, rinverdire la nostra mon– tagna. Nata rnn degli intenti politici e non tecnici, la Milizia forestale non sta– bilì esaltamene i rapporti di lavoro con l'altro Ufficio Tecnico Statale, il Genio Civile, che effettuava ed effet– tua per competenza propri~ lavori a carattere sistematorio montano. Mentre un programma elaborato in comunione col Genio Civile avrebbe richiesto. solo di studio, qualche anno, il piantare a casaccio qualche abete o il rinzollare qualche pendìo roccioso, poteva essere fatto subito, anche se questo non por– tava alcun utile giovamento ai.fini di una razionale sistemazione idraulico– forestale. La dimostrazione di quanto andiamo dicendo è che mai alcun orga– nismo s~periore diresse l'attività dei due Uffici. L'amara conclusione fu che il Corpo forestale dello Stato, proprio per qu,– sta s1:1anatura politica, si trovò a ma– neggiare fondi cospicui e venne in bre- , ve quasi a soppiantare nei lavori in questione il Genio Civile, organo tec– nicamente più qualificato e preparato. 1a CO La sistem~zione montana per la sua complessità richiede una comunione di sforzi, di in\çlligenze e cli specializza– zioni, mentre all'atto pratico, proprio perché non si voleva affrontare il pro– blema nella sua interezza, questa co– munione non ci fu mai. Né il Genio Civile, né il corpo fo. restale da soli possono fare gran che; la loro attività deve essere complemen– tare, deve essere diretta ordinatamente. Si verificò il caso, non raramente per la verità, che opere a volte costosis– sime, costruite senza alcuna capacità teçnica specifica, venissero spazzate via dalle masse alluvionali e fossero addi– rittura causa di altri danni ed altre sciagure. Accadde inoltre, sempre per questa mancata collaborazione, che opere in muratura ineccepibili da un punto di vista tecnico, resistessero molto poco all'azione erosiva delle acque, proprio perché nel frattempo, non si erano op– portunamente rinsaldate le sponde con– tigue, rassodate le frane vicine, non si erano in breve evitati tutti quegli ele– menti che contribuiscono a rendere la portata di un torrente massiccia e dan– nosa. Gli anni della guerra hanno poi Jel tutto compromesso anche quel po– co che così caoticamente era stato fat– to. Sono bastati 5 anni di inattività perché tutte le opere di rimboschimen– to. inzollatura e rassodamento (gratic– ciate, viminate ecc.) perdessero ogni 1-1tilità e praticità. le spese di manutenzione sono un · fattor~ importantissimo: senza di es– se si gettano milioni inutilmente. Le conseguenze di questa rnancata manu– tenzione sono state catastrofiche: quasi tutti i terreni franosi che furono ras– sodati, esposti per 5 anni alla degra– dazione degli agenti atmosferici senza l'he mai si intervenisse con la più pic– cola provvidenzaJ furono ritrovati in tal grado di disordine funzionale, che si dovette ricominciare tutto da capo. O GGI il problema della montagna presenta gli stessi caratteri di gra– vità, ed è ancora ben lungi dall'essere semplicemente avviato a soluzione. La legge 10 agosto 1950 N. 647 sulle aree depresse del centro-setten– trione, pur comportando oneri notevo– li, non risolve niente; perpetua sem– mai una situazione che deve essere ri– veduta, perché l'esperienza stessa di questi ultimi decenni ha dimostrato co– me siano inutili spese di questo genere, senza che prima sai stato fatto un pro– gramma concreto e completo per cia– scun bacino montano. Il Genio Civile di Vicenza ad esem– pio negli esercizi finanziari '51-'52 e '52-'53, ha eseguito lavori per un im– porto di circa 300 milioni, di cui solo la sesta parte sono stati impiegati, dal punto di vista della sistemazione idraulico-forestale, nell'alta montagna; il rimanente è stato impiegato in ope– re di pronto intervento, in opere rela– tive ai corsi d'acqua classificati in 3.a categoria, in riparazioni alle opere co– munali danneggiate dalle alluvioni, nel– la ricostruzione e riparazione delle di– fese idrauliche esistenti. In definitiva si è lavorato per rattoppare i danni che i torrenti ed i fiumi vanno facendo nei tratti del loro corso più a valle, nei tratti cioè dove si deposita o passa tutta la congerie alluvionale erosa e trascinata da monte. Questi 1avori, se p~ur necessari, sono un indice di quanto lo Stato è co– stretto a spendere a causa di una pre– caria situazione montana. P UR essendo il problema infinita– mente complesso, e pur presen– tandosi in maniera diversa da zona a zona, si possono indicare almenb in via di rnassima alcune direttrici es– senziali. Innanzitutto occorre riorganizzare con criteri tecnici i rapporti di lavoro esistenti fra il Genio Civile e ·1'11pe1- ABOLIRE LA MISERIA Per iniziativa del Movin1ento « Comunità » si terrà a Ronu, nei giorni 27-28-29 marzo p.,·, (presso il Centro culturale di Comunità, via di Porta Pin– ciana 6, teli. 487512, 461530) un convegno nazionale per un fronte di riforme e di lotta po– polare contro il bisogno. II con– vegno, che sarà aperto du unu relazione di Silvio Pozzani sul– la situazione economico-socia– le italiana e sui 1nezzi finanzia– ri presumibilmente disponibili per abolire lu n1is.eriu, si svolge– rà intorno u tre temi centrali: la casa, l'assistenza, scuola e lavoro. Ciascuno di questi temi verrà affrontato e discusso se– condo un programma di la– voro preciso, con relazioni in– troduttive e con interventi ora– li e scritti, in un libero dibat– tito. La segreteria orgunizzath·a del Convegno si propone di rac– cogliere in questa occasione, ol– tre ad esponenti politici e a responsabili di gruppi, il mag– gior numero possibile di uomi- ni cli bas~, cli uo111ini cioè che, in condizioni di uutonon1ia ri– spetto alle 'macchine' dei gran– di partiti, siano in grado di por– tare al convegno esperienze di– rette e quindi particolarmente valide. II nostro Movimento non può che appoggiare pienan1ente que– sta iniziativa, che co.nsentirà l'incontro di uomini e di grup– pi di provenienza e di orien– hnnento divçrsi, intorno ud un lavoro di cui essi sentono, in co1nune, l'indifferibile urgenza: quello cli ricercare i modi, non soltanto politici, ma anche tecnici e strun1entali, di unu radicale trasformazione della so– cietà italiana: abolire la miseria significa appunto questo. Perciò non soltanto il M.A.S. hu dato la sua adesione, ma tutti. i no– stri gruppi riceveranno in questi giorni una circolare d'invito a partecipare, con elementi pre– parati e qµalilicati, al conve– gno. Ci auguriamo che ciò sia possibile in larga misura. • 3 tomto ForeJtflle (questa è. l'odierna denominazione della già Milizi, Na– zionale Forestale). La situazione at– tuale è addirittura paradossale, è ri– masta esattamente come era venti anni fa, con gli stessi difetti e con le stesse incongruenze. Si è già detto più sopra, che la si– stemazione montana richiede un insie– me di opere e provvidenze fra le più disparate e che la collaborazione ~elle varie specializzazioni è assolutamentc: necessaria. Questa collaborazione (sem– pre dal lato tecnico-funzionale) tuttora non esiste. Sembrerà impos'sibile, ma si verifica anche il caso che i due sud– detti Uffici si ignorino ed esercitino, ognuno, un'attività per proprio conto; a volte addirittura agiscono lungo uno stesso torrente con criteri differenti, causapdo malintesi che vanno tutti a danno della funzionalità delle opere. Con minore spesa si potrebbero cer– tamente ottenere migliori risultati; qua– lora esistesse un organismo dirigente unico e responsabile. D'altro canto, i Co111ilfltitemici per la Bonifica Integl'fJle, sia provinciali che regionali, i quali approvano i pro– getti di sistemazione fatti separatamen– te ora dal Genio Civile, ora dall'Ispet– torato forestale, costituiscono solamente degli espedienti burocratici voluti dal fascismo per tentare di dimostrare che la redenzione delle zone montane seguiva criteri unitari e razionali.~ In pratica questi comitati non servono a niente, perché non avendo alcuna fun– zione deliberativa sono svuotati di ogni - significato pratico. Sarebbe invece ur– gente istituire un organismo di tecnici cl'elle varie specializzazioni (.mgegneri, dottori in agraria} che definisca i com– pi;i dei due Uffiii Tecnici Statali, che coordini e diriga tutte le varie fasi di lavoro, che proceda nei lavori razio– nalmente con programmi unitari a lun– i;a scadenza, bacino per bacino a secon– da della importanza e cieli' urgenza. li fine ultimo, che è quello di mi– gliorare il bilancio idrologico di u_n bacino montano, può essere conseguito soltanto attraverso questa scientifica • razionalità di esecuzione. I malintesi che oggi si hanno a la– mentare fra i due Uffici, verrebbero ad essere •eliminati e ciò perché definendo un programma di lavoro si creerebbe una assegnazione di compiti. E' na– turale come questo tipo di selezione qualifichi il Genio Civile ne1 lavori di Ingegneria •e tecnica idraulica, e l'Ispettorato forestale in quelli capillari di rimboschimento, inzollatura, rasso– damento ecc. Altro aspetto negativo è poi la scar– sità dei mezzi per le migliorie dei bacini montani. Nella nostra provincia, in base alla suaccennata legge, ven– gono spesi circa 100 milioni per ogni esercizio finanziario. Bisognerebbe che una tale cifra invece di essere ripar– tita fra i sette bacini montani classi– ficati, venisse impiegata su uno solo. Q.uando si pensi che una briglia di mo– deste proporzioni viene a costare circa I milione e che per sistemare un tor– rente ce ne vogliono anche una deci– na, se si tiene presente inoltre_ che un torrente non è che uno degli innume– revoli corsi d'acqua di un solo bacino montano, si comprende facilmente la inadeguatezza del finanziamento. E' ne– cessario spender! di più, solo così si potranno evitare danni che si rivelano sempre ingentissimi. Grosso problema dunque quello dei fiumi, per la provincia e per la Na– zione: purtroppo, finché sarà impostato con la consueta riprovevole leggerezza, e finché governanti capaci non lo sa– pranno affrontare in tutta la sua am– piezza, perdurerà una situazione che ! tra le più penose e gravide di rischi. DINOGJORGI

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