Nuova Repubblica - anno I - n. 23 - 5 dicembre 1953

Gaetano Saluemini e da Carlo Schif– frer sulla rivista « Il Ponte>, aprile ed ottobre 1952. · Ora, es-elusa la competenza per– sonale del presidente del consiglio in materia di falsi, e dovendo quindi attribuire l'infortunio ai consigli di un esperto, rimangono due ipotesi da fare. O l'esperto ignorava che si trattasse d'un falso, e in questo caso dovrebbe essere rimandato a studiare la storia nei Licei. Oppure l'esperto sapeva ed ha insinuato deliberata– mente la buccia di banana sotto i piedi dell'on. Pella perché questi an– dasse per terra lungo disteso. Nella prima ipotesi siamo di fronte a un incapace, nella seconda, di fronte a un disonesto. Il dilemma è cornuto. Poiché non osiamo pensare che il presidente del consiglio, debitamente informato di quel che gli si faceva dire, abbia lui stesso accettato di ser– virsi di un mezzo così meschino e controproducente, tale da gettare il discredito sulla sua persona e sul Paese a nome del quale egli si rivol– geva alle altre nazioni. Un mezzo oltre tutto cosi idiota, da costituire l'arma migliore nelle ·mani di Tito, la dimostrazione pi,ì convincente del– la continuità tra la politica del pre– sente governo e quella del governo fascista. I Non si tratta di astratto moralismo. Se un episodio del genere ha potu– to verificarsi, vuol dire che ci deve essere molto marciume a Palazzo Chigi. Continuità di spirito, di me– todi, di tecniche con un passato che a parole si proclama sepolto. Non m'intendo bene di queste cose e non ho esperienza dello stile par– lamentare, ma vorrei che qualcuno alla Camera interrogasse l'on. Pella « per sapere se la citazione della falsa lettera di A bramo Lincoln a M acedonio M elioni sia da attribuire ai consigli di un esperto, e H nome di questo sciocco o disonesto :.. GIUSEPPE P.\TRO~O dJJoM,:,eàa· -m Jl«aidna / U NA signora, in viaggio verso Ro– ma, viene borseggiata alla sta– zione di Prato; denuncia il bor– seggio; giunta a Firenze, essendo ri– masta priva di denaro e di biglietto ferroviario, si presenta al Commis– sariato di Stazione, per chiedere un « biglietto differito», che le consenta di continuare il viaggio. Le vengono chiesti documenti d'identificazione. Ma i documenti erano appunto nel– la borsa che le è stata rubata. La signora declina le sue generalità, pro– fessione, residenza. Da un foglio « uf– ficioso » in possesso della signora ri– sulta che le sue affermazioni sono esatte. Però, non ha documenti; e, senza di questi, non soltanto non si può dare il « biglietto differito», ma anzi la signora va trattenuta « in at– tesa di accertamenti >. Se la questio– rie arriva alla Questura, la « camera di sicurezza> è inevitabile. Fortuna– tamente la Signora conosce qualcuno a Firenze, ne fa il nome, chiede se può anticiparle il danaro per il viag– gio: riesce così ad evitare due o tre giorni di « misure di sicurezza>, gra– zie anche al buon senso dell'agente che ha avuto occasione d'incontrare. Dopo qualche ora, può ripartire per Roma. Dove si vede come i borseggiatori , non soltanto borseggino il prossimo, ma riescano altresì a mandare in guardina i borseggiati: grazie al ci– vilissimo regolamento di P.S. del no– stro amato pin!sc. LIBRIE RllllSTE Notiziario Diblio1rafico Alensile. Sot– to 1li auspici dei Serui:i Spellacolo ln/orma.zioni • Proprietd lntellettuole della Presid•nza del Consitlio d•i Mi– nistri. 2 la più completa e aggiornata Ri– vista bibliografica italiana. Si pubblica ogni mese e contiene un sunto breve e obiettivo di tutte le riviste culturali ~ di tutti i più importanti studi politici pubblicati in Italia, nonché: un Indie• Biblio1ra/ico completo di tutti i libri che si stampano ogni mese, redatto in base alle e copie d'obbligo » consegna– te per Legge alla Presidenza del Con- 1iglio. Direzione: Casella Postale 247 - Ro– ma. Abbonamento annuo: L. 1.500. NUOVA REPUBBLICA I LASINISTRA DEMOCRATICA EUROPEA I UNA RIVISTA FR NCO~INGLE U NA delle più desolanti consta– tazioni che si presentano all"os– servatore della politica dei par– titi o dei movimenti di sm1stra in questo dopoguerra, è la completa as– senza non solo di coordinamento, ma anche di un semplice scambio di espe– rienze tra organizzazioni affini. Ed in verità questo non è sta– to affatto casuale: in tutti i paesi del– l"Europa occidentale, subito dopo la fine delle ostilità, i partiti di sinistra si videro chiamati a raccogliere la di– sastsosa eredità dei governi che li . avevano preceduti; è noto quello che accadde: all"ondata di entusiasmo che portò nel 194) i laburisti al potere · in Inghilterra, e che aveva permesso i governi tripartiti in Francia ed in Italia, è seguito, prima o poi, il ri– flusso, che ha messo in luce come, in verità, né i partiti né le masse che li avevano portati al governo erano maturi per dare un nuovo indirizzo ai rapporti interni ed internazionali. Gli elementi più coscienti si sono resi conto che non sono le « pastet– te » tattiche, ma le serie riflessioni che possono aiutare ad uscire dalla crisi; e proprio in seno al movimento laburista inglese, si sono avute le due più notevoli ricerche in questo senso, con il libro di A. Bevan: Il 1ocùtlismo e l(t crisi i11ter11azio11ale (citiamo il , titolo dcll"edizione ita– liana) e con i N 11011i saggi fabia11i. E questi stessi uomini, insieme ad un nutsito gruppo di noti esponenti della sinistra non comunista francese, hanno dato, nella primavera scorsa, vita ad una rivista •internazionale della si– nistra, LA Trib1111edes peuples. Perché la rivista è franco-inglese? La risposta è semplice: solo in quelle due nazioni esiste, ogsi, la possibi– lità di un ritorno al potere di una sinistra « moderata >>: quindi, i pro• grammi e le idee che vengono dibat– tuti, partono da un punto di vista « di governo », vogliono essere cioè realizzabili a breve scadenza. Que– sto è un merito, ma anche un limite: se fin dal primo fascicolo, si afferma che il legame ideale che unisce in– sieme i diversi articoli è la « unità del pensiero socialista>:. poi, di fatto, si constata che si discute la possil:iili– tà di un governo di sinistra, alla Mendés-France, sul tipo di un gover– no radicale, quindi, più che socialista; questo vale per la Francia; ma anche dagli articoli di socialisti inglesi, si ricavano prospettive non molto di– verse da quelle dell"ultimo governo laburista. Si' impone però una caratterizzazio. ne : la domanda, che non si poneva cinque o sei anni fa, è la seguente: esiste la possibilità, per i paesi del– l"Europa occidentale, che vivono nella « sfera di influenza » americana, di fare uno politica socialista? La rispo– sta è taciuta: è però implicitamente negativa; il problenia è, quindi, quello di riconquistare la « indipendenza» (il primo fascicolo è appunto dedicato a questo tema). Per indipendenza si intende la possibilità di disporre con una certa libertà delle risorse econo– miche dei singoli stati, di limitare quindi i programmi di riarmo. Ma co– me è possibile questo, fino a che gli aiuti americani, in una forma o in un'altra, sono un elemento così im– portante nelle singole economie nazio– nali? Un uomo autorevole come G. O, H, Cole dà l~ se/luçnte risposta: « ... bisogna convincere i lavoratori che è loro interesse di produrre sempre di più, anche in regime capitalista, e di favorire ogni misura destinata ad au– mentare la capacità produttiva, anche qualora in tal maniera aumentassero i benefici delle imprese capitalistiche, mentse i salari resterebbero ad un li– vello inferiore». (Fase. I, pag. 46). Da parte francese, poi, G. Suffert accentua il quadro, sia pure con una diversa sfumatura : « Non si tratta più di essere indipendenti, ma di soprav– vivere: se non riusciamo in questo ten– tativo, diverr~mo domani un paese co• me l'Italia, e, entro alcuni anni, sare– mo al livello della Spagna. Uno stato in condizioni economiche arretrate, non può essere democratico. La democrazia è legata alla produzione, alle officine, alle imprese agricole moderne.... Solo a questo patto potrà diventare reale il destino rivoluzionario della classe operaia. Che cosa ci servirebbe fare la rivoluzione, se nel frattempo fos– simo diventati una colonia? » (ibid. pag. 53). Il fatto che da parte francese ed inglese si sia giunti alle stesse con– clusioni, è forse prova di reale spirito internazionalista' O si tratta piuttosto, sia pure sotto forma diversa, della rina– scita di una specie di « Jocialismo na– zionale>>, che, come l'esperienza inse– gna, non può avere grande avvenire? Una risposta a questa domanda la dà il secondo fascicolo, dedicato in gran parte al problema dei rapporti con le colonie. Non sarà male ricordare che la tradizione socialista è abbastanza unanime al riguardo: è inammissibile costringere popoli anche non molto evoluti ad obbedire a leggi che essi non hanno potuto darsi, a servire al– tri popoli, cosiddetti « civilizzati ». Ora, a questo proposito, quasi tutti i collaboratori della 7"ribmie des Peu– ples sono unanimi nell"affermare che gli attuali rapporti vanno modificati, ma che intanto la loro esistenza non deve essere messa in discussione: e la cosa si capisce benissimo: quando si mette !"accento sul problema della « indipendenza », non si può pensare di rinunziare al sostegno economico delle colonie, anche se questo, in paro– le povere, significa continuare a sfrut– tare le popolazioni indigene. Purtrop– po, essi non si rendono conto che, continuare in questa politica,. può por– tare solo a due risultati: o all"insurre– zione, come in 'Malesia o in Indoci– na, destinata ad assumere prima o poi una tinta comunista, o una lenta pe• netrazione degli Stati Uniti, che, pre– sentandosi in un primo tempo come avversari del vecchio colonialismo, si acquistano la fiducia degli indigeni, e se ne servono per ricattare quanti ri• tengono di essere ancora i dominato– ri: i casi dell"Africa occidentale e dell"Indocina insegnino. Talvolta lo sforzo di essere troppo « realisti » gioca dei brutti tiri: per– ché non è mai lecito prescindere dal fatto che non esistono solo le minie– re e le officine, ma anche gli uomini. Ora, come si può non tenere conto delle loro esigenze? Non crediamo di fare dell"« umanitarismo» dicendo che non si può predicare !"indipenden– za in Francia e negarla in Algeria, né si può discutere sulla maniera di li– berarsi dalla pressione degli Stati Uni– ti, e poi proibire ai malesi di pensare alla maniera di liberarsi dagli inglesi. E per quanto riguarda i problemi dell"unità europea? Ad essi è dedica– to il terzo fascicolo. Da parte inglese, il segretario internazionale della so– cietà fabiana, K~neth Younger, for– mula un giudizio apertamente negati– vo. Egli. afferma: « proporre che si debba porre rimedio alle debolezze del movimento socialista costruendo dal– l"alto delle costituzioni, piuttosto che organizzando dal basso la lotta eco– nomica e sociale, è un'eresia liberale, estsemamente lontana dalle idee so– cialiste». Gli interlocutori francesi di questo dialogo si muovono su posizioni sen– sibilmente diverse: e vogliamo esem– plificarle riassumendo un lungo articolo di Paul Vignaux (Il/11sio11s europée1111es, respo11sabilités11atio11ales, Ili, pp. 88- 100) che è una presa di posizione am– pia ed esauriente sulla questione. Vi– gnaux smonta, uno per uno, gli argo– menti -economici che vengono chiamati a sostenere le tesi europeiste: è un non senso invocare la integrazione eco• nomica comè toccasana dei mali del– l"Europa: prima del 1914 !"Europa si poteva considerare economicamente in– tegrata; e noo è stato un caso se, negli ultimi quaranta anni, le frontiere politiche si sono sempre più richiuse. Citando !"ultimo rappclrto della Co111- 111issio11 éco11011iique po11r /' E11rope Vi– gnaux afferma: « .... si !"on n, veut point que les Etats abdiqucnt leurs responsabilités dans l"économie, - et le mouvement ouvrier leur rappelle, au contraire, qu'ils sont responsables du niveau de l"emploi - l"unité éco– nomique de l"Europe se présente na– turellement comme celle d"une coor– di11ation de politiques économiques na– tionales ». E cita !"esempio dell"O. E. C. E., ricordando come la Francia non sia neanche riuscita a mantenere quegli impegni di liberalizzazione, che sono in fondo molto limitati, in confronto a quelli che deriverebbero da una fu– sione delle economie nazionali. Quale sarebbe il risultato di una politica di quesfultimo tipo? Vignaux passa poi ad esaminare i problemi che sarebbero posti da una pianificazione sopranazionale; e giunge alla' conclusione che, mancando la co– scienza popolare della comunità euro– pea, « il apparait impossible de conc'òt • voir sur un pian supranational una pia• nification démocratique ». E cita un al– tro rapporto, presentato all"ultimo con– gressò della confederazione dei lavo– ratori cristiani (C.F.T.C.), che evoca il pericolo di « une Europe qui ne sarait que le champ de manoeuvre agrandi du capitalismé liberal ». Ed infine le sue critiche si rivolgono a quell"alo– ne « religioso » che circonda, agli oc– chi dei suoi sostenitori. l' i'dea europea. La Francia, egli ricorda, costituendosi come nazione, opponendosi all'impero absburgico, ha impedito che il cattoli– cesimo· si identificasse con uno stato. L'adesione alla « piccola Europa » si– gnificherebbe rinnegare tutta questa tsa– diz.ione, senza risoJvere seriamente quel problema storico che è rappresentato dai rapporti tra Francia e Germania. Non si tratta, al termine di questa brevissima rassegna, di dare un giudi– zio. Abbiamo voluto soltanto presen– tare alcune voci che dànno una idea delle discussioni che si svolgono tra gli uomini della sinistra non comunista di Francia e di Inghilterra: quali che siano le riserve che si possono e di de– vono fare sulle loro posizioni. ff,,l IJDIO CES.\ 5 NUOVA REPUBBLICA fll1l-'TDICIN.1.II.E POl.f'l'ICO Comitato diretti-i:o: P. CALEFFI, '.I.'. CODIG OLA A. GREPPI, P. Vl'l"l'OHELLT Segret«rio di rcclazione: G. FA.VATI P.za Libertà, 15 (Reda:ione) P.za Indipendenza, 29 (Ammin.) F1RE.~ZE Esce il 5 e il 20 di ogni mese in otto o dodici pagine « Nuo,·a Repubblica> sta per concludere il suo primo nnno di vita. Ha superato le gran– di cliflicoltù dei primi mesi, e ha rnggiuuto una primn fnse cli diffusione che fa bene spern– rc per l"aHenire. La sun fun– zione sembra apprezznta ogni giorno cli piit come contributo al chiarimento di problemi trop– po spesso affrontntl con sup~rfl– cinlitù e genericismo, ed nlln volgarizzazione cli essi presso una categoria cli cittadini che non hanno In possibllitù cli se– guire riviste più specializzate e quindi piit chiuse entro ci,·– coli intellettuali determinntl. Slamo ben coscienti dei limiti del giornale, clei suoi molti cli– !ettl, delle sue insuflicienze: ma ci sembra che cominci a rac– cogliersi intorno acl esso un buon numero cli collabor,1t•>rl rnlenti e cli giovani, che sono nssetati cli sincerità e cli chia– rezza ùi metodo, anche nell'In– dagine dei problemi politici e sociali. Per questo, riteniamo che il nostro sforzo meriti cli essere continuato, e se possibile, potenziato. La vitnlitù e il migllorn– mento cli « Nuova Repubblica» restano legati a una cosciente volonti\ collettirn. ABBOXA~IT.XTI PEll IL 10-:H Abb. annuo (Italia e Francia): L. 850, semestrale L. 450, trimestrale L. 250 (Estero, rispettivamente, 1100, 600, 300). Abb. sostenitore: L. 5000. Sottoscrizione mensile: L. 200. Un numero ordinario: L. 35 (Estero, 4$) Un numero arretralo: L. 40 (Estero, 55) Un'annala- arretrata: L. t()(X} (Estero, 1200) FACILITAZIONI SPECIALI a) - All'atto del versamento, l'abbonato potrà richiedere fino a tre libri editi da « La Nuova Italia • nelle collczfoni Documenti della crisi ront,mpora,iea e Biblioteca Lt1one Cin:burg, con lo sconto del 30%. Inoltre, durante l'anno avrà dirilto allo sconto del 10%, porto e im– ballo gratis; :su qualsiasi pubblica• zionc della stessa. Casa. b) - A coloro che procureranno almeno 5 nuovi abbonati, l'Amministrazione farà pervenire gratuitamente un volume sceho tra i seguenti: BARKER: L'impero brilannico DELLE PIANE: li C.L.N. 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