Nuova Repubblica - anno I - n. 20 - 20 ottobre 1953

.. 6 I DISUUSSIO~ APERTA 'I I LAVORATORI e le organizzazioni s ndacali Il comt,a1no Pietro Bianconi interviene nella discUJsion1 aperta, esaminando esclusi• i:amente il profilo sindacale della situazio• 11« italiana. Nonostante gli aspri giudi.:i - del resto 1iusti/icati - sulla struttura del/1 or1ani.::azioni esistenti, ci pare che e1li concordi nel ritenere di somma impor– tanza l'unità di azione fra CGIL, CISL e UJL, c:ome unica possibilità di far fro,ite alla rinnovata alteritia padronale. {N. d. R.) I. INFLUENZA DELLE ACLI S 1 è svolto in questi giorni, pres– so l'Università Cattolica di Mi– lano, il sesto convegno nazio• nalc assistenti ecclesiastici provincia– li e diocesani delle A.C.L.J., sul te– ma: « Il mondo del lavoro e la sua animazione cristiana di oggi>. Una lettera del Papa è pervenuta a Mons. Luigi Cimardi, assistente centrale delle A.C.L.I., nella quale tut~o il clero viene esortato < perché si ap– plichi allo studio della sociologia cattolica, al fine di essere araldo del nuovo ordine sociale, fondato sulla giustizia, sulla carità e sulla fratel– lanza>. « Non voglia il clero - conclude la lettera - che si appassiona a que– sti problemi e che brama vederne sollecita e pratica soluzione, cedere alle lusinghe delle teorie degli av– versari della Chiesa, quasi fossero unicamente valide e da esse si possa attingere più fecondo contributo di dottrina e vigore di azione. Cerchi piuttosto il clero e con esso cerchi– no i cattolici o quanti hanno perspica– cia di pcf'!_siero, di scoprire quanta intrinseca fondatezza, quanta origi- 11alefecondità, quanta autonoma ap– plicabilità abbia la dottrina sociale cristiana che, non esaurita dalla sua storia secolare, non impari alle que– stioni dei tempi moderni, può da sola fornire meravigliosi sviluppi, sia dot– trinali che pratici, di una sociolo– gia nuovissima alimentata cd esalta– ta dall'elevazione dell'uomo alle re– gioni soprannaturali >. Gli aderenti all'Associazione Cri– stiana Lavoratori Italiani (che si defi– nisce in funzione prc-sindacale) cele– brano ogni anno l'enciclica Re– rum .Novarum e sulla condizione de– gli operai > emanata il 15 maggio 1891 da Leone XIII, e venerano questo Pontefice con l'appellativo di « Papa degli operai >. Gli aderenti alle A.C.L.J. si rifarebbero dunque ai « luminosi :t> insegnamenti di que– sto Papa. Luigi Cimardi, in un articolo su « Azione Sociale >, organo delle A. C.L.J., asseriscè che la dottrina della Chiesa, proclamata da Leone XIII, « si colloca fra due estremismi dan– nosi: l'agnosticismo statale dei regimi liberali e il totalitarismo dei regimi fascisti e comunisti. La sua parola d'ordine è questa: né assenza, né invadenza, ma intervento moderato che tuteli l'interesse dei lavoratori nelle loro naturali prerogative >. Pro– va massima: confrontiamo il tono odierno della Confindustria e della stampa borghese col significato di· queste parole. Intervento moderato?– Naturali prerogative dei lavoratori? ... Da noi, essendo oggi al governo il partito dei preti, e quindi di coloro che meglio di tulli dovrebbero effet– tuare l'essenza di questa parola d'or- o dine, tutto l'apporto alla lotta fra capitale e lavoro dovrebbe risolversi per le A.C.L.I. in periodiche riunioni nelle sacrestie, con la sovraintendenza dei parroci locali. Noi crediamo però che sia ben viva l'influenza delle A.C.L.J. nel mondo del lavoro. E vediamo perché. J. Stuart Mili, nel primo dei suoi saggi sulla religione, scriveva: « La religione cattolica ebbe la risorsa di una Chiesa infallibile, autorizzata a dichiarare quali usi della spontanei– tà umana erano permessi e quali proibiti; in mancanza poi di una tale dichiarazione, si poteva sempre ar– gomentare dalla Bibbia se una qual– siasi pratica particolare fosse stata espressamente o implicitamente san– zionata>. Immutata è la dottrina e immu– tate le pagine della Bibbia. Gli ade– renti alle A.C.L.I., i preti dirigenti questa associazione non possono che esaurirsi nella diffusione di questa dottrina, nella sua difesa, nella ri– cerca dei mezzi, degli espedienti e strattagemmi idonei a conservare que– sta funzionalità secolare della Chie– sa Cattolica. I fra' Cipolla, i clericali, non possono dunque che difendere la conservazione dei propri privilegi che si identificano con quelli delle classi più reazionarie e retrive. A questo punto sorge spontanea una domanda: quali sono gli stru– menti di cui il clericalismo si serve per far prevalere i propri interessi sul terreno politico cd economico? Oggi la risposta non può essere che una: il partito D. C. e i movimenti pseudo-sindacali affini. A distanza di pochi giorni dalla dichiarazione unitaria della C.I.S.L. seguita immediatamente dalla prote– sta_ della Confindustria (?), ecco il convegno nazionale delle A.C.L.I., ecco la lettera del Pontefice a Mons. Cimardi (ricordate? La Chiesa Cat– tolica può da sola fornire meravi– gliosi sviluppi...). Tutto ciò suona rampogna ed esortazione a tornare nei ranghi. II. COSA HA FATTO tA UIL Non è nostro proposito far qui il quadro completo dello spettacolo che luesta organizzazione sta dando di sé, è nostro proposito piuttosto ricercar le cause. Nel gennaio del I951 la U.I.L. lanciò un appello ai lavoratori italiani. L'appello, dopo aver augura– to a tutti i lavoratori un'annata di lavoro, di conquista e di pace, rivol– geva un particolare saluto ai milioni di lavoratori, « vittime dei regimi dittatoriali >, « dalla Spagna franchi– sta alla URSS bolscevica>. L'aperta condanna dei regimi tota– litari, l'espressione di solidarietà con tutti i lavoratori del mondo, la vo– lontà di liberare gli organismi sin– dacali dalle influenze di partiti e di forze clericali, tutte queste belle co– se contenute nell'appello ci trova– vano certo solidali; ma l'affermazio– ne contenuta al punto cinque degli obbiettivi indicati per l'anno 1951, e cioè: « il riconoscimento delle esi– genze politiche del riarmo», questa affermazione posta da dei sindaca– listi in un appello ai lavoratori, fa– ceva vacillare un poco la nostra fe- NUOVA REPUBBLICA de nella bontà dell'organizzazione sindacale firmataria dell'appello. · Oggi ho qui, sul mio tavolo, un nu– mero unico stampato a cura del Comitato Centrale Difesa Sindacali– sta U.l.L., « L'Italia Sindacale>, dal quale apprc~diamo cosa abbiano fat– to i dirigenti della U.I.L., da quel gennaio del I95 I ad oggi, in favo– re della classe lavoratrice. « All'indo– mani del 5 marzo 1950, data di fon– dazione della U.J.L., i partiti poli– tici ebbero una presa deleteria nella vita dell'organizzazione, Infatti il pri– ,no Comitato Esecutivo eletto era espressione di un segreto compromes– so tra il partito Repubblicano e quel– lo Social-dcmocratico. Gli esponenti sindacali di tali partiti si preoccupa– rono attivamente di mantenere la U.I.L. nella sfera di influenza del go– verno democristiano e delle forze ca– pitaliste sostenitrici della politica cen– trista>. ~ Dov'era dunque la volontà di li– berare gli organismi sindacali dalle influenze di partiti e forze clericali? « ... La collusione della U.I.L. col padronato fece capolìno nel corso delle trattative sindacali, quando, in varie occasioni, i rappresentanti del– la Montecatini e della Fiat, chiama– to a parte il capo dell'ufficio sinda– cale, Renato Bulleri, difensore in– transigente della classe operaia, lo redarguirono amichevolmcn te, con grande stupore dello stesso, perché si opponeva alla loro manifesta vo– lontà di supcrsfruttamento e di rea– zione, informandolo che essi erano i finanziatori della U.I.L. >. [Inutile dire che pubblichi'amo sen– za responsabilità questa notizia, tan– to più che su questo tema è in corso un giudizio. davanti al Tribunale pe– nale di Roma). JII. GLI ERRORI DELLA CGIL La storia di un recente passato negativo, ai fini delle battaglie sin– dacali, esiste cd è documentabile: man mano che le alterne vicende po– litiche, ripercuotendosi nell'ambito dei sindacati, portavano i lavoratori in contrastanti organizzazioni (per cause che appunto qui cercheremo di esaminare), il contenuto della lot– ta sindacale andava svuotandosi, per– deva di valore. La produzione, poiché ha bisogno di materie prime e cli mercati per trasformarsi in ricchezza, genera la concorrenza internazionale; oggi, due federazioni di paesi, dominati eia potenze egemoniche, fanno il tempo nel mondo. Questa. continuo movimento delle nazioni, ripercuotendosi nell'ambito nazionale, ha spinto le varie organiz– zazio~i sindacali a farsi paladine di un blocco (occidentale) o a esaltare il blocco (orientale) che a questo si oppone. Così i sindacati, lottando fra cli loro, reciprocamente partecipano al– l'osservanza delle leggi generali della produzione, difendendo gli uni e gli altri contrastanti interessi capi– talistici, dimenticando, o per lo me– no rendendosi incapaci cli difendere quelli dei lavoratori. Finita l'ultima guerra mondiale non ha tardato a delinearsi un altro conflitto fra gli cx alleati. Davanti a questa terribile prospettiva, il par– tito comunista e l'organizzazione sin– dacale da questo partito dominata, quindi tutto il movimento sindaca– le e politico ispirato da Mosca, hanno imposto alle classi lavoratrici di so– stenere in ogni manifestazione sinda– cale le manovre politiche, le inizia– tive diplomatiche o quanto mai al– tro andava proponendo l'URSS nei dibattiti fra le nazioni. Abbiamo let– to e ascoltato che, poiché in Russia sarebbe stata costruita una economia socialista e la c1asse lavoratrice sa– rebbe al potere, così dovevasi e si deve fare, per il bene della cla~sr lavoratrice. t facile rilevare che molti scioperi e agitazioni furono fatti senza una chiara giustificazione, senza che vi fosse un immediato obbiettivo da rag– giunger~. Non avrebbe alcun scns("' certo, quando gravi questioni intei~ nazionali sollecitassero una presa di posizione da parte dei lavoratori, di proporre alla classe operaia di resta- re nel breve ambito dei pur gravi problemi interni; ma allargare oltre certi limiti gli scioperi, considerarli strattagcmmi aventi lo scopo unico di appoggiare la politica o la propagan~ eia internazionale di un partito o blocco di nazioni, vuol dire indeb~– lire i sindacati, e rendersi preda del– la Confindustria. t chiaro che il pa– dronato ha buon gioco perché, logo– randosi le forze del lavoro nel corso di vaste lotte prive cli un obiettivo immediato e concreto, è facile poi passare alla controffensiva e ottenere la conclusione delle vertenze con una resa a discrezione elci sindacati. I numeri della fame, sommati dal– la Commissione Parlamentare per la inchiesta sulla disoccupazione e la miseria, hanno dato un tragico tota– le: milioni di affamati, di disoccu• pati, abitatori di tuguri e barac– che, formulano un tremendo atto di accusa contro la società che gover– na oggi l'Italia; ma non meno espres– sive di tali drammatiche cifre son questi altri latti per cui la Commis– sione dovrà aggiornarsi: l'ILVA di Savona, la Scarpa e Magnano, la Terni, la Ducati di Bologna, la Pi– gnone di Firenze, la Magona di Piombino e altri numerosi complessi ' industriali hanno chiuso o stanno per chiudere i cancelli. Oggi, di fronte alla minacciosa rea– zione capitalistica, all'imperversare della miseria, di fronte alla guerra dei licenziamenti, i sindacati potran– no combattere efficacemente soltanto se alla base i lavoratori sapranno ri– chiamare dirigenti alle loro respon– sabilità. PIETltO RIAll'OOl\'I !LL!RGJ- L'INCHIE Caro Codignola, la sostanza del tuo ultimo artico– lo (Nuova Rep. n. 15) mi ha destalo 'J altrettanto entusiasmo cd interesse che il manifesto elettorale di Unità Popolare (N.R. n. 8); infatti l'uno e l'altro restano come punti-base per la nostra azione e il nostro sviluppo politico .. Esso, questo per amore dell'onestà va sottolineato, è a lunga - troppo lunga - scadenza, ma in compen– so rappresenta una esigenza di pi,, generazioni di italiani. I punti intanto che io voglio e posso indicarti s0no i seguenti: I) Assoluta unità nell'azione coi compagni del P.S.J. e del P.C.I. Noi che ci battiamo per il rinnova– mento delle strutture della società italiana ci macchieremmo almeno di superficialità misconoscendo la for– za e il significato dei voti di sini• stra. Essi sottolineano l'esigenza di rinnovamento e la salda volontà di riforme auspicate sempre dal nostro gruppo. 2) Allargare la nostra inchie– sta a quanti più socialisti è possi– bile, domandando a « ncnniani > e < saragattiani », dai segretari dei due partiti all'ultimo gregario che ci ver• rà fatto di incontrare, il proprio pun– to di vista sulle « condizioni per la unificazione del socialismo italiano:,, Ammesso e ...concesso che le rispo– ste, se verranno e quante ne verran– no, non approdino al minimo con• creto, resterà almeno acquisito un maggior senso d'intimità e di re– ciproca fiducia fra i socialisti ovun– que militanti, anzi si stabilirebbe così quella condizione per potere tro– varsi insieme se non proprio in cam– ·o nazionale, almeno in quello lo– cale. A questo proposito vi consiglierei di invitare esplicitamente Nenni e Monclolfo a dedicare· alcune colonne 'i « Mondo operaio » e « Critica _ociale :o al problema, posto, come è detto, in questi termini: « condizio– ni per l'unificazione del socialismo italiano». Potrebbe essere indicati– vo non solo ad un orientamento gc-

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