Nuova Repubblica - anno I - n. 20 - 20 ottobre 1953

nerale, ma anche alla messa in pro– va dei partiti socialisti. 3) Richiamare nel nostro movi– mento quanti più giovani è pos– sibile, i quali, in buona fede come sono, eviterebbero al complesso del– la nostra azione quei compromes– si cui non sono stati estranei sem– pre il PSDI, rare volte il PSI, al– meno nel sud. Il governo intanto dia modo ai giovani di ·non diffidare più della democrazia; la diserzione dei gio– vani dal PSI, pur nella sua essen– za di fatto positivo, è in tutti i casi crisi della coscienza giovanile. Si perseguiti la corruzione e il mal– costume, si controllino rigidamente le pubbliche uscite, si riformino gli istituti bancari, né si ripeta il fatto di un istituto di credito che bo– nifica i locali di un privato per diciassette milioni e gliene paga poi lautamente l'affitto, mentre che con sei o sette milioni si sarebbe costrui– ta appositamente una sede razionale di sua proprietà. (Questo avviene in un posto che sappill)Tlo, fra gente che conosciamo e a titolo di vanto aggiungiamo che il deus ex machina della faccenda poco pulita non è ri– tornato in parlamento). 4) Si calcoli infine la possibi– lità esplicita o no di una collabo– razione fra noi e il PSI, oltre che in sede sindacale in sede puramente politièa. Personalmente sarei favo– revole addirittura alla stesura di un patto d'unità d'azione fra sociali– sti italiani e socialisti di autonomia. Sarebbe in realtà il primo passo ver– so l'unificazione effettiva delle due uniche forze sane del socialismo ita– liano. Per effettuare quest'unità d'azione, basterebbe accordarsi sui tre o quat– tro punti essenziali che costituiscono la prima tappa del socialismo ita– liano: a) nazionalizzazione delle indu– strie chiave per l'economia del paese; b) difesa della laicità della scuo– la e articolazione in senso progres– sivo della cultura italiana; e) sburocratizzazione dello stato italiano e primi passi verso il rin– novamento delle strutture; d) piano economico per il sol– levamento delle aree depresse; e) trattative con l'internaziona– le socialista per la nostra inclusione nella grande famiglia elci socialismo mondiale. Quando si vuole dare impulso ai germi di vitalità che si posseg– gono, non si può prescindere dalle forze esistenti e ci si inserisce nella loro dialettica. Cosi almeno dice la storia. Tentare invece piccoli strat– tagcmmi, farsi schiavi di prcgiudi• zi, mostrarsi inesorabili rispetto a er• rori passati significa imbottigliarsi in vie senza uscita e rinunciare a priori all'eventuale sviluppo che for– ze nuove hanno sempre in loro e su cui fondano, come sull'unica rie• chezza, tutte le loro speranze. ENZO SIPION}l DIREZIONE NUOVA per una politica nuova Eg,egio Sig. Direttore, uel I110pregevole urino « C 1 è an– rom 1m "11tob11Iper il 1ocialiJ1110ita– liano » E/1(1 ha vigorosa111e111e af/erma- 10 rhe Autonomia Socialista 11011 inten– de essere il quarto par/ilo socialisla ita– liano. Se 11011 ho fmiutno il S110pen– siero, E/1(1 scarta senz1allro l'ipo1e1i di '"'" immediata ,ùmi/icazione delle fo,·– ze 1orialiJ1e e a11eg,u1ad A.S. la /1111- zio,,e di 1111 po111e Irti le divene cor– re111i1ocùdù1e organizzale 11ei tre ptlr– lÌli, a/Jmverio il q11t1leeue po1rebbe– ro co11gi1111geni,111edia11te 111,' azione polilira e sindacale ronrreta. LA ragione che os/11 a 1111a im111edia– '" ri1111i/icazio11e J/tll'ebbe nel fallo che il P.S.D.I. è 1111 parli/o a orga11izzazio– ne clien1eliJ1ica e il P.S.I. ,, s1r111111ra 1111JorÌ/t1ria, il che renderebbe i111JJoJJi– bile 1111a ribellione della base. Per q11tmlo rig11r1rdail P.S.D.I. ri– Je11go la S11r1r1uerzio11e 111em111e111e grat11Ì/t1. li P.S.D.l. è 1111 /H1rtito a s1r111111rt1 democratica e, nei 1wri Congressi rhe 1i Jono Je1111ti, i dibaJJÌli arce1i e 11p– pauionati Ira le 11arie correnti c0Iti- 111isco110 la ripro,,a irrefragabile della democrazia di quel pa,•Jito. 2 i11co11trot'ertibile rhe la Direzio- 11edel P.S.D.l., 11el firmare /'accordo elettorale con gli a/Jri Ire p11rìi1i, h11 11iola10le delibei-azio11i del Co11greuo di Genova, che aveva autorizzalo 11 ac– cordo a de1er111i11a1e co11dizio11i,neu11- 111, delle quali ebbe a t•eri/icarii; ma è chiaro che di Ja/e grave violazione la Direzione al/11ale dovrà rispondere al proJSimo Co11gre110. Non 1i può, poi, 11011 criticare a1pra– me111ela Direzione per i provvedime11- 1i 11do11111i conlro i com/Jagui della 1i- 11ÌJ/ra; è però in f1uol1,ì del Co11gre1- 10 re11ocarede1ti provvedimenti, ove i compflg11i espulsi, avvfllendosi della fa– ro/là co,ueJSa dallo S1a11110, ue i1111esta- 110 il Co11gre110cou regolare ricor10. Evide,11eme11Jel'azione po/ilica del P.S.D.I. in q11es1i11/timi anni, è J/a/a hlce,·ta, frammelllaria, erronea, av11/1a dalle esige11ze e dalle lendenze delle classi popolari, delle q11ali 11011ha sap,110 inte,·p,·e1are le profonde aspi– razioni. li ve,-dello del 7 giugno è Sia/o per noi rm' inesorabile Je11/e11zadi con– da1111a. lo credo che non vi sia 11111/a di Jtra- 110 nel co111ta1a,·erhe i dirige111i del p11r1ilo, i quali ave11a110perorato e, ci Ii permei/a /' e1preuio11e, i111po110, ron il preitigio del loro /JtlJJa/o e della loro c11/t11ra, quel/' t1zio11epolitica, oggi, dopo il responso de/te ume, si siano convinti del loro errore e modi– fichino radicaFmenle /'indirizzo polili– co del partito. Trasformismo, q11e1Jo? No. Chi ha commeJJo 1111 errore, cre– dendo di f"r coJa b11011.1, e /Joi se ne n11,•vede e lo dichiara e ne Ime le ro11- seg11e11ze,non 111eril11 l'ingiuria e lo uhe,110 1 merila invece /' apprezzamen- 10 e /11solidarie11ì anche di coloro rhe 11veva110 visto gi11s10. Il P.S.D.I. ormai 1i è indirizzalo 111 IIJltl1111011a I/rada, che è proprio quella addilalt1 dai rompagni della 1iniJ1r11. /11 allo euo è guidalo dagli 11eui compagni, che a,•evano imbrocca/o I" Jlrada 1baglia1a; Jarà il prouimo Con– greuo a dire Ie la direzione dovrtì pt1s- 1are nelle 1111111i di altri ro111pag11i, rhe 1i erano dimos/rati 1110/Jopiù chiaro- 11egge11ti e avrebbero evil1110al Partito la d11m sco11fi11"del 7 gi11gno. Ora, è i11tuiti110che 11111ii 1ocù1- lis1i, i quali condividono la 1111011a po– lilica del Par1ito, nelle 111elinee eue,1- ziali, hm1110il dovere i11derogabile di abbm,donare /' A1 1 e111i110 e rienlrare nel P11r1ilo,re11de11docosì più forle e pi,ì 1ir11r11 q11es1a1111011a polilic11. I!. evide1J/e rhe, in 1111 /Jtlrtito tlemd– cratico, q11ale è il 1101tro,11011 /J0JJ0110 dirimeni contmsli di 11al111azio11e e di– b1111ilidi corre111i. C'è ad nempio chi n-ede 11ella C.E.D. e e' è chi 11011ci crede. // Co11gresso diba//erà il pro• blema e 1i pronunzierà a maggioranze. per /' 1111ao per I' a/Ira soluzione. La vila del Parli/o è pouibile e msce11ibi– le di svi/11ppi, allorché /11/ti g/'iscrilli 1ia110 permeali da 1111 unso /Jro/011do di discipli11t1 di par/ilo e di allacca– melllo ai pri11cipi democratici. P. i11d11bbioche 11elP.S.l. esiSle """ /a,·g" parie della base che 111al1ollera /'ipoleca 101alilaria del P.C.l. Se noi ri111ciamo ad offrire a q11es/a ba1e la visione di u11partito 1ocial-de- 111ocra1iroco111pa110,noi eserciteremo 111 di eJia 1111 1 al/razione irruÌJtibile. To,.,,erebbe molto u1i/e all'uopo l'idea da Lei 111ggerita, e cioè la dùc11uione di problemi specifici, la Jn·eparazio11e di piani, di direttive di marcia, che dovrebbero farsi 11ell' 11111bilo del P,mi– to, ma Ì1l modo che eJie deJ1i1101111a pubblica rÌJ011anza.Non ti è a/ira via, giacché l'appara/o totalilario di Mo– ra11die Lizzadri impedirebbe og11i co11- tallo e ogni seria discuuio11e. li P.S.l. oggi 11011 è "ltro che l'amo a/Iraveno il quale Toglia/ti pesc11 voli 11el cam– po socialiSI". 1 Il q11eit11la 1'ealtà e d11 eJitl 11011 Ii p11ò /Jre1cindere. La ri1111ificazionedei 1orialùti Iartì 1111 fatto co111/Ji1110 allor– ché 11oi sapremo dare alla base del P.S.l. ed al s110 corpo ele/lorale la prova di q11e11averità. E 11011 Jarà difficile darla Je tu/li i 1ocialù1i democraliri, ,ùmili in 1111 0- lo par/Ìlo, ci 11dopereremo 11011già pe,- riuare Ira di noi, in 1111a frene1ù1 s11icida,111t1 per dis11·11ggere quel 11efa110 equivoco della vita politica iJaliana, che è il P.S .l. A1i creda dev.mo B ASILIO !IAGISTRO NUOVA REPUBBLICA 7 UNIFICAZIONE C GARANZIE STATUTARIE L'AUTOBUS DELLA DEMOCR I NTERVENENDO nella discussione aper– ta da Codignola, non voglio intro– durre un nuovo elemento di di– scordia nel già tormentato campo del << Socialismo », né quindi adattarmi a dimostrare che la battaglia attuale è ancora una battaglia per la democrazia - ben più che una battaglia per il socialismo - e che !"autobus che stia– mo per perdere è anch"esso (purtroppo) autobus della democrazia e non auto– bus del socialismo. Mi acconcerò quin– di a parlare anch'io in termini di « so– cialismo >>, anche perché sono convin– to che la disputa che altrimenti apri– rei finirebbe con l'assumere un carat– tere veramente bizantino. Bisogna che i democratici di qualunque specie chie– dano ai socialisti nulla più che di es– sere aperti ai problemi della democra– zia politica; e che i socialisti di qua– lunque specie chiedano ai democrati– ci nulla più che di essere aperti ai pro– blemi economici e sociali. Del resto tale risultato è praticamente raggiunto (e gli italiani non se ne sono accorti) da quando i socialisti hanno inteso che il problema della classe operaia è prevalentemente un problema di li– bertà - cioè un problema politico -, e da quando i democristiani hanno in– teso che il godimento della libertà è condizionato - tra l"altro - dal pos– sesso delle leve economiche. Mi sembra di essere sostanzialmente d'accordo con Codignola, sia quando egli è sospinto dall"azione, sia quando egli è frenato da ben fondate ragio– ni di prudenza. Quanto alla pruden– za. vorrei dire, :anzitutto, che <lob• biamo vigilarci per non cadere d:1unl legittima critica ai partiti (che peral– tro deve essere ormai spregiudicata ed aperta) ad una posizione anti-partiti– ca più o meno affine al qualunquismo. La stessa rivolta contro la cosidetta « partitocrazia » è spesso viziata da pro– fondi errori di valutazione. In realtà i partiti agiscono da freno al dominio di ben altre, e pi,ù potenti, forze poli– tiche ed economiche, la cui presenza costituisce effettivamente il più grosso pericolo per la democrazia; ed i di– fetti dei partiti potrebbero tutti rias– sugiersi nella loro insuflioenza ad as– ;olvere tale funzione di freno, insuffi– cienza dovuta in buona parte al fatto che essi sono inquinati, nel loro stes– so interno, dalla presenza di quelle forze. Quando perciò rileviamo, nel funzionamento dei partiti, i gravissi– mi difetti a tutti noti, la giusta con– cl usion e da trarne dovrebbe essere la seguente: « Se tanto accade con i par– titi, figuriamoci che cosa accadrebbe senza di essi! >>. Fatta questa inequivocabile premessa, devo anche dire che, a mio parere, sarà per molto tempo ancora utilissi– ma in Italia la presenza - e l'azio– ne - di uomini politici h1dipe11de111i dai partiti, liberi dagli impacci inevi– tabili che tutti i partiti determinano. L"esperienza di « Unità Popolare» (che– non può essere misurata con i sumpli– ci dati aritmetici del 7 giugno) con– ferma anch"essa l"esattezza di tale giudi– zio. Codignola vi conviene e per que– sto non desidera, per ora, arrivare più in là di una soluzione federaliva. Se– nonché, rimane da considerare che cO– sa potrà divenire in pratica questa federazione. O la federazione rimarrà soltanto sulla carta, senza akuna por– tata pratica, ed allora sarà stato inu– tile ed anzi dannoso avervi consuma– to tempo, energie e illusioni. Oppure essa avrà un'effettiva portata pratica ed allora finirà per funzionare, né più né meno, come un partito, vincolan– do e compromettendo nella sua azio– ne tutti gli aderenti e lasciando - come i partiti - ai dissidenti la via di uscita dell"isolamento. Rispetto ai partiti avrà questo, in peggio: che gli appartenenti ai gruppi minori saranno vincolati e compromessi dali"-azione pre– valente dei gruppi maggiori, senza al– cuna possibilità di controllo sugli ap– parati di questi ultimi. Nella vita ita– liana recente non mancano le esperien– ze federative, siano esse sotto il no– me di fronti o di alleanze o di patti; e mi sembra che parlino tutte in tal sen– so. L"esperienza di « Unità Popolare» è stata fin qui positiva; ma proprio per– ché essa non annovera gruppi mag– giori (con relativi apparati) e gruppi minori, proprio perché essa contiene movimenti e uomini, e non partiti. Volendo arrivare ad una fusione, io preferirei, per mio conto, arrivarvi per la via maestra dell"unificazione, piuttosto che per la via traversa della federazione. Sulla via maestra dell"uni– ficazione si potrebbero, e si dovrebbero imporre delle condizioni: non alludo a ordini del giorno o a dichiarazioni programmatiche,ma a condizioni di ca- Dat" la mole degli interventi che ci giungono da ogni parte, il pros– simo numero di N. n., del 5 No– ven1bre e.a., uscirà eccezionalmen– te a 12 paeine, La discussione si chiuderà con il nun1ero successh•o, del 20 Novembre. rattere 11a111Jario. Premessa a tali con– dizioni dovrebbe essere il riconoscimen– to che nel partito non vi sono né angeli né santi, ma vi sono soltanto uomini, come tali soggetti a peccare ( per colpa o per dolo). Si darebbe così il bando a quella deplorevole retorica dei partiti (di tutti i partiti), al ri– paro della quale si commettono moltis– simi abusi e parecchie malefatte; a quella retorica che, per esempio, con– sente ai vecchi militanti, in buona o cattiva fede, quando si chiedano loro ragionevoli garanzie, di rispondere: « Ma ti pare! Tra noi socialisti (o comunisti, o liberali, o democristiani, o repubblicani) non c"è bisogno di queste cose ». _ Quali le condizioni di carattere sta– tutario? Eccone qualcuna a mo· di esempio: 1) Assicurare la rappre1e1//a11zaal– le 111i11oranze in 11111i gli organi diret- 1ivi (11e111111a meraviglia: vi I0JI0 an– cora parliti, che hanno la « democra– zia» i11 bocca ad ogni piè 101pi1110, eppure rifiulano os1i11ala111e111e da a11- 11i ogni rapp,-e1e111anza alle mino– ranze); 2) Incompa1ibililà tra la fu11zio11e direlliva 11el parli/o e le cariche pub– bliche di og11i specie, compreso il mandato par/amen/are: Jale i,uo111pa1i– biliJà dov,-ebbe euere concepita in mo– do da evila,·e fi11'111co la possibililà di acq11iJirP ,ma ca,-ica pubblica men/re si è alla direzio11e del par/ilo (co11 /'i11te11todi sanare la po1izio11e allra- 11er10le dimiuio111); e cioè /' acce11a– zio11edi un incarico direllivo nel parti– lo sig11ificherebbe rinunzia ad og11i ca– rica pubblica per il periodo corrispo11- de11te; / 3) Roiazione obbligaloria 11elle /1111zio11i dire11it 1 e: per nempio 1i po– lrebbe Jlabilire rhe in 1111 q11i11que11nìo 11e1111110 può occupare /1111zio11i dire1ti11e per 1111 periodo u,perio1'e ai d11e anni; 4) Porla chitm, ad ogni specie di fi11a11ziame11/odive,-so d" quello the consiste nei co111ributidei 1oci. Sono, queste, condizioni utopistiche? o anche soltanto destinate ad incon– trare un netto rifiuto? In tal caso io preferirei, almeno per ora, che la mia indipendenza non fosse contaminata né dalla fusione né dalla federazione. E cercherei piuttosto l'avvicinamento e l"unità nell"azio11e polilica: anche per– ché sono convinto che le formule uni– ficatrici non servono a nulla se non vi è unità di azione politica; mentre, se v"è unità di azione politica, tutto il resto viene da sé. Il problema più grosso rimane dun– que quello dell"azione politica: a pre– parare, ad organizzare, a condurre la quale, nessuna forza andrà dispersa, nessuna voce andrà dispersa, vengano ~sse dall"interno o dall"esterno dei grandi partiti. L" azione politica richiederebbe altro lungo discorso, ma io devo limitarmi ad alcuni cenni. Dirò, intanto, che non hanno tutti i torti i dirigenti dei partiti e gli elettori quando fanno le loro scelte soprattutto in vista dei grandi problemi politici. Di studi, di programmi, di piani su questo o su quel problema economico sono già pie– ni gli archivi, ma la politica ben poco se ne è servita, perché essa si è sempre mossa in ragione delle soluzioni date ai g,-m,di temi, ai temi nei quali sono in gioco i rapporti tra le forzs che condizionano la vita nazionale e quel– la internazionale. Intendiamoci: io tro• vo assai interessante, anche politica- 111e111e, la proposta di Codignola di cercare l'jncontro nello studio comune di singoli problemi; ma è perché ri– tengo che tale studio ci aiuterà molto a scoprire che-; sostanzialmente, sia– mo d"accordo. Grave errore sarebbe pe– raltro di dimenticare, pe~ i singoli problemi minori, i grandi problemi po– litici; i quali, per i democratici e per i socialisti, devono riassumersi tutti nell"esigenza di sottrarre alla destra economica i poteri politici che essa - di fatto - detiene, e di conquistarli, nella misura maggiore possibile, ai la– voratori. E un'altra cosa vorrei dire: siamo in molti ormai a pensarla, ma troppo po– chi- a dirla. E invece occorre dirla, con franchezza e con efficacia. Nessun errore dei socialisti è stato tanto espia– ·to (e tanto giustamenle espiato) quan– to quello di avere speso buona parte delle loro energie nella battaglia con– tro il comunismo. Tutto sarebbe vano se si dovesse ricadere in tale errore. La stessa adesione al Fronte Popo– lare del "48 da parte del P.S.I. fu er– rore meno grave. (e meno espiato) della politica anticomunista coodotta da Sa– ragat. Per i socialisti e per i democra– tici il nemico è a destra, ed è un nemico che non consente dispersione di energie. Né vi è margine per una battaglia su due fronti. Nei rapporti con i co– munisti, la formula giusta è: « Né pregiudiziali anticomuniste né pregiu– diziali filocomuniste ». Per chi abban– dona questa formula, la sorte, nell"lta– lia di oggi, è segnata: egli finirà sem– plicemente col fare o la battaglia dei comunisti o quella dei reazionari; per– derà quindi fra !"altro, ogni propria funzione, e il paese avrà tutte le ra– gioni di prenderne atto. IURCELl.0 BtUl'ITB

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