Nuova Repubblica - anno I - n. 12 - 20 giugno 1953

NUOVA REPUBBLICA 15 nel ciorni fflondo alla morte di Stalin, ma lo devono anche al fatto che in questa campa– gna si sono inseriti nella esigenza del ritorno alla normalità. In politica estera questa normalit-à si chiama, per l'Italia, partecipazione più attiva del nostro paese alla ricerca di un punto d'incontro, alla marcia del– l'Oriente e dell'Occidente verso quel punto a metà strada dove si possano contemperare le esigenze di eritrambi i punti contrapposti. PROCESSO di revisione L e elezioni italiane non sono un fatto isolato della situazione in– ternazionale, ma si inseriscono in un processo di revisione di tutti gli equilibri politici del dopoguerra, processo che proprio in questi giorni si manifesta apertamente in America come in Russia, nell'Europa occiden– tale come in quella orientale. Negli Stati Uniti il conflitto del Presidente Eisenhower e dell'ala pro– gressista del suo partito con gli iso– lazionisti e con l'estrema destra sim– boleggiata dal senatore McCarthy è giunto ora ad uo punto decisivo. Eisenhower ha vinto le elezioni con– tro Stevenson, ma le ha vinte con i voti di una parte dell'opinione ame– ricana che ha giudicato il presidente come l'uomo più capace di fare una politica di sicurezza collettiva senza provocazioni, di difesa militare senza mettere in pericolo la pace. Se la morte di Stalin ha consentito una svolta alla politica estera sovietica, essa ha favorito anche una svolta alla politica estera americana, ;n una direzione in cui l'incontro a metà strada fra America e Rus– sia non appare più una cosa inconcepibile. Ma soprattutto in Europa occidentale, dopo la propo– sta di Churchill, si è delineato un mutamento che è stato forse l'ori– gine dello spostamento dell'equilibrio politico, sia in Francia che in lt?,lia. In Francia la crisi di regime che si è aperta ha una causa sola: l'Indo– cina. La Francia sta spendendo da cinque anni un miliardo di franchi al giorno per proseguire la guerra in Indocina; lo scandalo delle piastre ha dimostrato che, come in tutte le guer– re, in ispecie coloniali, un gruppo di profittatori incita il paese alla con– tinuazione della guerra per poterne ricavare un beneficio materiale. Un solo uomo politico francese, il Mcndès-Francc, ha osato affermare pubblicamente che senza metter fine alla guerra in Indocina non si risol– ve il problema finanziario francese. Gli altri lo sanno, ma non lo dicono e, non osando dirlo, cercano di sfug– gire alla responsabilità di risolvere una crisi finanziaria la cui unica so– luzione appare ormai agli occhi di tutti legata alla pace in estremo oriente. Cosi come in Francia l'opinione si è spostata a sinistra alla luce dei fatti di questi ultimi anni, anche in Italia la distensione internazionale, l'armistizio che appare ormai immi– nente in Corea, quel dialogo sempre più intenso fra i due blocchi in con– flitto, hanno determinato l'opinione pubblica italiana, spesso inconsape– vole di queste cause internazionali dei suoi spostamenti, ad andare ver– so sinistra. La grande difficoltà ad allargare lo schieramento democra– tico italiano sembra essere costituito dalla ricerca di una piattaform!l uni– ca di politica estera. Ma è possibile, . si dice, mettere d'accordo il federa– lismo di marca più o meno ameri– cana di Dc Gasperi, col neutralismo più o meno cominformista di Nenni? Per quel che riguarda l'ambiente nel quale si è formata la politica estera degasperiana, crediamo non vi sia alcun dubbio che esso si stia spostando gradatamente verso posi– zioni meno oltranziste. Quanto all'ambiente cominformista, oltre la morte di Stalin e la nuova politica di Malenkov, ci sono altri fatti nuovi che non vanno trascurati. · In Germania orientale, i moti dei lavoratori della zona di Berlino con– trollata dai russi, stanno ad indicare che le masse della Germania orien– tale sopportano con una insoff ercnza crescente il regime di occupazione e di agganciamento alla Russia, che impedisce l'unità tedesca e l'unità europea. Analoghi moti si sono avuti a Pilsen, in Cecoslovacchia, anch'es– si determinati dalla politica economi- Bib 1oteca ca imposta all'Europa orientale dal– l'Unione Sovietica. In Austria le au– torità sovietiche sono venute incontro ad un eguale stato d'animo quando hanno allentato fortemente il loro regime di occupazione. La svolta po– litica operata dal Cremlino e la op– posizione crescente delle masse in Etiropa orientale, vanno quindi in una medesima direzione che è co– stituita dalla ricerca di un punto d•incontro con le potenze occidentali per garantire un ritorn'O alla norma– lità politica ed economica. Le masse respingono quindi in Oriente come in Occidente tutto quello che ricorda ancora la guerra e il regime poli– tico ed economico che ne è stato Ja conseguenza. Non si vuole più un clima di guerra in America e in Europa occidentale, ma non lo si vuole più nemmeno in Russia e in Europa orientale; non si vuole più nessuna restrizione al funzionamento della democrazia in Europa occiden– tale, ma non si vuole neppure più nessuna restrizione alle possibilità di libera ripresa economica ostacolate dall'economia di guerra sovietica in Europa orientale. · Questo punto d'incontro c'è anche in politica estera cd esso può costi– tuire il primo elemento di riunifica– zione delle forze democratiche ita- , liane: Nenni ha fatto durante la campagna elettorale del bevanismo a parole; ora i fatti devono seguire alle parole. Per Bcvan, l'Inghilterra come l'Italia, fa parte del mondo oc– cidentale, si deve difendere contro una possibile marcia del blocco orien– tale, deve quindi avere rapporti po– litici ed economici con gli Stati Uni– ti nell'ambito della politica atlantica, ma deve anche impedire che questa politica diventi uno strumento mili– tare in mano delle correnti più guer– rafondaie degli Stati Uniti. t Nenni disposto a collaborare nell'ambito della politica atlantica per impedire, come fa Bevan in Inghilterra, che questa politica prepari la guerra an– ziché consolidare la pace? Se sl, egli avrà compiuto la sua parte di strada che conduce al punto d'incontro con De Gasperi. De Gasperi, da parte sua, si è con– vertito al Fede~alismo europeo al– cuni anni fa, quando ha ritenuto di poter con l'idea federalista colmare il vuoto impressionante lasciato dal– la politica estera democristiana. t De Gasperi disposto a rinunciare a servirsi dell'idea dell'unità europea e a mettersi, insieme col nostro pae– se, al servizio di quell'idea? Se sì, anch'egli avrà compiuto la sua parte di strada. Il no detto dalla maggioranza del popolo italiano al tentativo degaspe– riano di introdurre in Italia una de– mocrazia manovrata, risponde quin– di alla medesima esigenza di libe– ralizzare la politica italiana per tor– nare alla normalità, ad una normalità in cui c'è posto anche per la D.C., ma in cui il giuoco democratico deve essere libero per tutte le altre forze politiche. Se i comunisti hanno avuto 6.000.000 di voti in Italia, lo devono La lotta contro l'oltranzismo atlan– tico e per un'Europa unita che di– venti strumento di pace, deve natu– ralmente affrontare una serie di pro– blemi politici che non sono di facile soluzione. Vi è anzitutto il problema o t:omunltà europea lire mbito i doppi p,-ezzi, i11 modo ed eeonomla Italiana che il carbone espor,;lo 11011 debba co- li momento 1torico, che nel Jetlem.- Jlafe di più di quello che Ji conJ111na bre 1952 umbrava ù1Jperalamente favo- all'i11ter110. Tenuto conio che in Jal revole ad una raJ,id"a aJJuazione dei modo le industrie italiane potrebbero programmi fede,·alistici, è seuJibilmente acquistare il carbone dalla Ruhr ad peggiornto in queste ultime se/limane. almeno 3 lire il Kg. al dùotto del p,-ez– Lt1 situazione politica creataJi in Fran- zo attuale, e. che ad un consumo me– eia e q11ellr1che si Jla creando in Ita- dio di 9 milioni di to ,111.la pròduzio– lia, ne/Jo steJSo tempo che la diploma- ne nazionale non provvede che per poco zia sovietica si dichia,-a f 1worev_ole al- pi,ì di 1 milione, le nostre industrie l'unificazione della Germrmia, costitui- avrebbero 1111 beneficio annuo di alme– JCono ind11bbù1111ente degli ostacoli al ni 24 miliardi di lire, che dete,-mine– buon risultato delle iniziative che ernno rebbe una se11Jibile diminuzione dei in col'Jo. loro costi d'i produzione. Non è pe,-ò sollan/o il clima poli- D'all.-a pa,-,e I' alla a11Jorilà del/" 1ico che è peggio,-ato: è a11che la men- C.E.C.A. al fine appu1110di miglio,-a,·e talità dei dirigenti delle maggiori in- le condizioni di eJtrazione dei carboni d111trie che donebbero elltrare a /t1r italiani - praticamente accentrata ne/– parte delle organizzazioni europee Jpe- le miniere del Sulcis - ha thciso di cializzate, che Ji rivela tenacemente con- erogare pi,ì di 4 miliardi di lire nei trarir1 ad ogui tentativo di rmificazio- proJSimi due a11ni a questa impreJa ne. Proprio in questi ultimi giorni mi mineraria. · è toccalo di Jentil'e avanzare da 1111 Ma quella del carbone 11011 è che una 1101110 di scie 11za, 1,os1o a capo della delle diflicollà che l'a1111azionedel pro– maggiore azieuda carbonifera italiana, gramma de/Ja Comunilà incontra in la proposta di por,-e come tema di /Jalia: difficoltà maggiori si sono in– discuJSio11e in una importante ,iunioue contrate per il coke e per la p,·oduzio– accademica /o studio dei mezzi per ri- ne 1iderurgica, per le quali i no111"i stabilire /'equilibrio dei prezzi fra Je. indu1triali 10110 riusciti ad ollenere il varie fonti di energir,. Questa nèceJSità manteuimento dei dazi proiettivi. Si 1arebbe dimostrata dalla concorrenza tra/la - è vero - di tm mantenimen– che i 10/i giacimenti italiani di carbone, to temporaneo per permettere ai mag– quelli del Sulcis, devono sostenere da giori Jtabilimenti di migliorare e ren– parte dei gas nrtlltrali (metano) e de//r, dere meno co1to1i i loro metodi di pro– energia idroelettrica, 11 cui si ttggiunge- duzioue; ma si deve fondamentalmente rà fra breve fr, concorrenza del combu- temere che allo scade,·e dei termini gli stibile deliri Comunità europea del car- i11d111trialiitaliani dimostrino che non bone e ,le/l'acciaio. Jono u,perate le loro cauJe d'infe,·iori- Ce>·to11011 è la difesa di un intereJJe trì, e eh'eJJi ot1.e11ganoima prorogn dei privato, finché /e miniere carbonifere dazi, Je la Comunità non Jarà 1oste1111ta di Sa,-degna sono geslile direllammle da q11el/'a1110,-ilàpolilica che Julli i fe– dallo Stato; ma piullosto la Jolita deralisti pi,ì co1cie111iinvocano come iJ/uJione che Ja 1i,,gola induJtria di cui una neceJJità imprescindibile. si è alla testa, auche 1e sia co11da11nala a risultali fallimenlari, rappresenli di per Je sleJJa 1111 intereJSe nazionale e debba perciò eJJere protei/a senza te– ner conto dei gravi danni che ne deri– vano 11011 010 alle finanze Jtata/i, ma anche a lii/le le ii1d11slrie che dov,·eb– bero paga,-e pi,ì cttri i comb111tibili e 1111/e le alt,-e fon/i di energia. Secondo lo S1at11todella C.E.C.A. gli Stati p,-o. dimori di ca,-bone si obbligano di abo- Il governo e le Oaa .... e loeall Nelle pubblicazioni storico-slaliJJiche che si sono moltiplica/e in periodo eleJ– torale per mellere in buona luce /' ope– ra del govemo, si è parlalo anche delle finanze locali, che dalla legge 2 luglio 1952 am·ebbero avuto finalmenle un primo avviamento al loro risanamento. Indice più significativo di queJto Ja– rebbe la Jo,-te di'111.i1111zione d l contri- della pace nel mondo: se l'Europa lo attenderà dagli altri, forse non lo avrà mai e ne farà le spese; se, in– vece, l 1 Europa a sei cerca di inserirsit come abbiamo proposto, nel collo– quio fra i tre grandi, avrà dato un contributo concreto alla causa della pace e avrà difeso nell'ambito della futura stabilizzazione mondiale il pro– prio posto al sole. Vi è poi il problema dell'unità te– desca, che può essere unità fuori dell'Europa a sci o dentro l'Europa a sci. Nenni sa bene - e glielo han– no insegnato i russi quando hanno attribuito al patto di Locarno del 1925 la responsabilità del riarmo te– desco - che una Germania unita al di fuori dell'Europa a patto di rimanere neutrale e disarmata, fra pochi anni comincerà a riarmare per poter cessare di essere neutrale. E allora, questa Germania unita rico– stituita all'esterno dell'Europa, si metterà contro l'Europa o contro la Russia. Una Germania unita nell'Eu– ropa a sei, anche non neutrale e non disarmata, può invece essere un fat– tore di stabilizzazione europea. Si co– minci a discutere anche in Italia di questo problema, perché, con le ele– zioni tedesche nel prossimo autunno, il problema dell'unità della Germa– nia sarà posto sul tappeto dalle stesse masse tedesche di cui i social– democratici saranno probabilmente i principali interpreti. Questo cd altri problemi possono essere posti anche nel nostro paese e servire, attraverso una proficua di– scussione, al di fuori degli schemi astratti e delle posizioni pregiudiziali, a formare una parte Sostanziale di una larga piattaforma di interesse demo– cratico. Una piattaforma di questo genere non si improvvisa e deve es– sere il frutto di un dialogo paziente: se il P.S.I. andasse oggi al governo farebbe un compromesso meccanico sull'equilibrio di forze all'interno di quet governo, ma lo farebbe scnz~ alcun accordo sostanziale sul fondo dei problemi. Si cominci a discutere e la soluzione maturerà da sola. P. \'. b11Jo Jtatale (la co1ideJJr1 « integrazio– ne») disceso da 25.131 milioni di li,-, nel 1948 ad 8.860 1llilioni nel 1952; diminuzione compensata pure dal forte aumento dei mutui autorizzati, saliti nello s/esso intervallo di tempo da 9.089 a 27.119 milioni. In 1·ealtà i 11uovi provvedimenti ben poco 11a111aggio hanuo recalo alle fi– nanze degli. Enti locali e 1pecialmente dei grandi Comuni; essi hanno dimi- 1111ito, ma in misura p,·essoché i11Ji– g11if icante, l'onere per vr1ri servizi 1111- tali; hanno permeJSo che 1i co11tin11r11- Je l'esazione dell'impo1ta di ft1J11i– glia, 111r1 limita11do11ein maniera auur– da ed ingiusta le aliquote Jm· i red• diti medi e maggiori; e - quel che è pi,ì grave - hanno 1110/tipliwto in misura q11a11tomai antieconomica le voci dei geueri soggeui all'imposta di co111umo, che tende Jempre pi,ì a di– ventare la maJJima, se non l'unica fon– te delle entrate comunali. Si /amen/a che gli Enti locali e so· prat111110 i Comuni, rivelano 1111a teu– denza pericolosa all 1 a11mento delle 1pe– se; ma quest'aumento è determinalo soprallullo dai servizi obbligato,·i di aJSiJtenza, che in molti Comuni aJJor– bono pii, dei due quinti delle entrate; dalla ricostruzione e 111a1111tenzio11e del– le strade rovinate da/Ja guerra e dalla inevitabile iucuria dei /1rimi 111111i del dopoguerra. In ogni modo si /n1ò facilmente dimoJtfare che il bilancio de/Jo Stato è creJCi1110nel/'11/timo de– cennio in misura se11Jibil111entesupe– riore alla svalutazione della moneta, 11Jet1lre. per quella degli enli locali il rappor/o reJ/a 1110110 al disollo. Di q11e1tasituuzione la con1eg11enza più grave è la effe11iva e lo/aie sop– preJJione de/J'a11lo110111ia locale, perché basta che 1111 Comune od una provincia debba chiedere l'autorizzazione di 1111 mutuo, perché 1ia 1ogge110, in 11111i Juoi atti, non Jolo al controllo di le– gittimità e di merito della Pre/ellurr, e della Giunta Provinciale Amministrati– va, ma anche a quello della Commis– sione Centrale per la finanza locale, che 110110/0 ,-ivedè, ma modifica arbitraria– mente i 111oi bilanci. GINOLIJZZATTO RETROSPETTI Uenio giorni di lndulgen~a 5 li vescovo di Vicenza ha fatto dif. fondere nella sua diocesi, alla vigilia delle elezioni, il testo della seguente preghiera: O Geuì, che hai tanto prediletto l'Italia nostrr,, noi ci ,·ivolgiruno al Tuo Cuore divino J,e,. im/1lorr1re 111 di eSJr1 il 1110 particolrtre aiuto in ocra1ione de/Je prouime elezioui. Da eue dif,ende il uoJtro a111 1 e11ire1 1(1.sorte delle nostre famiglie, Ja, gi11- 11izia. 1ocir1/e e specir,Jmente /11 con– sen1azione di quella. fede crislùma, che non è soltrmto la religioue degli ila– lirmi, ma è insieme e!eme1110 essen– ziale per la g,-andezza dellt, P11tria JJ0Jtra. Fa, o Signore, che il cammino a/Je urne sia 1111crm,mino t!i pace, e che le prossime elezioni 1i svolgano in quella atmosfera di iiberlà, di 11111111a compre,JJione, di frr1terna armonù,, de– gna davvero di 1111 /1opolo civile e rri– stia110. Sopm/111/Jo non /1ermellere che 11eJ– s11n cattolico si lasci .fuorviare da fr1l- 1i miraggi, adesc11red11.1 1 r111e /1romeJ– se1 iutimorire da sco11siglù11e minac– ce, ma che invece, coerente ai propri principii i·eligiosi, di11 il volo soltanlo ri quei crmdidali i cui progmmmi e la cui condolla danno certezzr, che ri• speuera,1110 e difendcr,111110l'ouer111111- Zt1della Legge di Dio e i di,-i11i della Religione e della Chies" nella vita /1riv11tr1 e /mbblicr1. Esaudisci, o Signo,·e, q11e1taJ1reghie- 1'a, che ti /n·esentiamo per mezzo de/Ja Tua Mad.-e, Mm·ia SS., del Tuo Pt1d,-e /JU/ativo Srm Giuseppe, dei nostri Pa– troni, Srm FranceJco di AJSisi e Srmta Caterina da Siena, e degnati di bene– dire 1 1 Italia 11ostr11,perché poJSa ri– ton1are rl.'Ieuere Ira j popoli maeJtra di vera civiltà. Così Jia. Concediamo 100 giorni di ind11l– ge11zrta quanti reciteranuo /11 /n·ese111e p,-eghie,-a. GH lntJulllnl g,mdenil Un « gruppo cli proprietari cli case milanesi » ha diffuso alla fine cli mag– gio, sotto il simbolo del P.L.I., un accorato appello per la difesa della proprietà contro gli inquilini raffigt1rati come « topi 1oditori », che qui ri– produciamo. Mil,1110, maggio 1953. Eg.-egio collegt1, Ven1i ,wni di blocco degli t1f/i11i dovuto t1I ft1scis1110; 0110 dt1ll<l fine della guerra con cinque di politica a ,·ovncio deliri Democrazia C,ù1iaur1, che per .frtre il pro/n·io 'gioco è sceJa r1.com/1romeui con gli estremisti Jo– pratullo quando si 1r11tlr11111 di noi: ecco le ragioni /1er cui lulli noi pro– prietm-i di ca1r1 ci troviamo a 11edere 1/1111U1li i frulli di 1111 1 i 1Jera vita. di lavoro e di Sflcrifici. E così, grazie a questa politicr, della Democrazia Cristiaua, gli inquilini fan– no tutti i loro comodi nelle nostre case e si divertono con i denari che risparmiano negli affitti, mentre la pro• prietà, che la Democrazia Cristiana avrebbe dovuto proteggere e difendere secondo il volere della Costituzione e gli stessi comandamenti del Sommo Pontefice, 1 1 iene ogni giorno 1·01icchù1- lr1, 1gre1olata con lr, conuguenza di portarci a. svendere le 11ostre ca1e. Que/Jo che ci è st,,to d(ltO a titolo di elemosina è stato in/erio,·e a/Jo Jteuo deprezzamento de/Ja lim, 111a in compeuso la f,o/itica finanziari(( demo– cristia1111 è st11tr1 inr1J/1rita verso di noi e il jJeso delle lfWe 11011 è più so1111or· labile. Dimostriruno a/Ja Demouazia Crislia– nrt di rssere mllhe noi forti e com– patii e che.. tulli i 11odi 11eugono al pettine. Rivolgiamo altrove la 11ostm allen– zione e guardiamo a 1111 altro Partito. Il solo che "bbia avuto il co,-aggio di auic11rare apertamente la difes4 dei HO– slri di,-itti è il Partilo Liberale. E l'unico Parli/o che ha la possibilità di imporre uriamente alla Democrazia CriJtiana 1111a politica meno indulgen– te verso coloro che cercano di distrug– gere la proprietà e la iniziativa privata. La legge eleJJorale evita q11es1avol– ta ogni pericolo di diJJ,ersione dei 1·oti. Un voto /1er i w11dida1i liberali 11aal Pa.-tilo Libe.-ale e ad essei soltanto. ,

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