Nuova Repubblica - anno I - n. 12 - 20 giugno 1953

4 TRE PUNTI PERDUTI PER L'UMANITÀ COREA Se quatcuno aveva ancora dei dubbi sulla reale figura di Syn– gman Rhee e sulla reale fisiono– mia delle forze che gli servono da puntello, oggi dovrebbe veder chiaro grazie al colpo di testa del presidente sud-coreano volto a far naufragare l'armistizio im– minente. Egli si è opposto con l'energia che resta al suo mise– rando corpo di satrapo orientale e quando ha capito che gli ameri– cani non intendevano più cullar– lo nei suoi sogni egemonici, ha aperto i campi di concentramento sguinzagliando migliaia e migliaia di prigionieri nel paese. Secondo il comando U.S.A., il numero dei prigionieri finora evasi ammonta a 26.952. Tutto era stato ben pre– disposto : carte d'identità, vestiti civili, case ospitali ( abbiamo sot– t'occhio una fotografia ossessionan– te, che riproduce un gruppo di donne sud-coreane disperate e piangenti a causa dell'armistizio). Ora Singman Rhee sogghigna, il colpo a sorpresa è ben riuscito ( non crediamo assolutamente che sia il caso di parlare di malafede - è l'accusa comunista - da par– te dei maggiori responsabili ame– ricani, ma piuttosto di dabbenaggi– ne); il suo degno compare sen. McCarhy, nel corso di una con– ferenza stampa, si è affrettato a esprimergli una « calda approvazio– ne » per quel gesto di generosità. Naturalmente non importa che già un centinaio di prigionieri sia caduto sotto i colpi del personale di guardia, o meglio di scono– sciuli nascosti nelle risaie, come ci dicono vuole il regolamento nei casi di sommossa, non importa che molti altri debbano cadere nella caccia all'uomo di questi giorni - e avrebbero potuto vivere fra bre– ve tempo in un paese neutrale, ri– nunciando, ove fosse loro deside– rio, al ritorno in Russia -, non importa che sia stata messa in gra– ve pericolo la prospettiva di pace. Ma forse I'i1ì:eparabile non ac– cadrà. Ci auguriamo che gli uomi– ni di buona volontà prevalgano, che gli stessi criteri di convenien– za militare e politica suggeriscano l'eliminazione di quelle forze che ostacolano la lotta per la pace e la democrazia nel mondo. BERLINO EST I fatti di Berlino e di altre città della Germania orientale e dell'est in genere, ci confermano nella no– stra irriducibile opposizione agli autoritarismi cli qualsiasi impron– ta; nella fattispecie, ci confermano l'illusorietà del benessere econo– mico e della libertà autentica che offrirebbero , regimi comu111st1. Si è parlato di agenti provocato– ri, di fascisti che aizzavano paci– fiche masse operaie. Può darsi vi sia stata anche l'opera di « provo– catori », ma essa non poteva sor– tire un esito così imponente se non esistesse una reale insoddisfazione nelle classi lavoratrici; costrette a un ben misero tenore cli vita dalla cappa di piombo dell'economia so– vietica. Più esatta probabilmente l' inter– pretazione che l'allentamento dei freni in"terni conseguente alla svol– ta politica di Malenkov, e il sen– so di una qualche possibilità di pa– ce e quindi di riconquista d'una vita migliore per tutti, abbiano creato le condizioni psicologicl1e per la rivolta di Berlino: rivolta di poveri, evidentemente, di lavo– ratori soggetti a un regime brutale di lavoro e di fame. STATI UNITI Purtroppo si è voluto far « giu– stizia » dei Rosenberg. Breve è stato il rinvio della esecuzione co– raggiosamente provocato dal giu– dice Douglas. Alle 1,16 ( ora ita– liana) la signora Ethel è morta dopo cinque scosse, esattamente in quattro minuti e 30 secondi; il marito Julius invece è morto dopo tre scosse, in due minuti e 45 se– condi. Poco prima si erano visti e parlati per l'ultima volta, sa– pevano ormai che nessuno avrebbe più impedito la discesa della ca– lotta d'acciaio sulla loro testa ra– sata. Il sen. Mc Carthy poteva dormire tranquillo, dopo anni di lotte instancabili in difesa della pa– tria americana; i bigotti e le bigot– te della America11 Legion potevano riporre i loro cartelli inneggianti al– la sedia elettrica. Su quei particolari la nostra commozione può ricostruire il dramma. Ma oltre il dramma umano, oltre le aberrazioni giuri– diche, oltre la questione della col– pevolezza o meno (la condanna poggiava in realtà su indizi assai tenui), sta la colpa enorme e ag– ghiacciante di chi ha ceduto a una miserabile paura del comunismo, a tutte le miserabili pressioni inter– ne, e ha compiuto un gesto che vorrebbe essere autoritario ed esem– plare, mentre è solo di debolez– za e anche, può ben dirsi, di fol– lia. Noi scrivemmo, a suo tempo, su questo giornale, in polemica con la tesi del « ma, i comunisti ... »: La peggiore colpa di mi la de– mocrazia possa macchù,rsi è pro, prio quella di conselllire "i tal,,li, lari di di/ e11dere1111a giusta causa NUOVA REPUBBLICA di u111nnilàe di giuslizia. La ra– gione per cui milioni di uomm, sono disposti a morire per I' ordi– ne democralico co11sis1eproprio in questo: che l'ordine democralico garanlisce che cerle cose, abiluali sollo le ditlalure, 11011 possono ve– ri/ icarsi nella democrazia. Se per difenderci polemicamellle d"i tola– litari si scende sul loro slesso /er– reno, si cessa di essere democratici e ci si avvia a nostra volJa alla dillalltra .... Se i Rosenberg saran– no uècisi, queslo fallo peserà a lungo sulla coscienza di ogni uomo civile; esso coslil11iràuna /erribile arma di propaganda nelle mani dei tolalilari. Giustizia bifronte Speravamo allora in un atto di giustizia o di clemenza, che dir si voglia. Oggi, che la leva è stata abbassata non solo sui corpi dei Rosenberg ma anche sulla fiducia di tanti nella bontà della democra– zia americana, non abbiamo nulla da aggiungere. * In pochi giorni, ci sono passati sotto gli occhi le ombre tragiclle dell'operaio berlinese innocente, fu– cilato dai russi; cli due ebrei citta– dini americani uccisi sulla sedia elettrica sotto un'imputazione non accertata; dei prigionieri coreani fuggitivi dai campi ed inchiodati dalla mitraglia. Tre immagini do– lorose di un mondo di violenza e di demenza da cui gli uomini non riescono ad uscire. E' per uscire da questo mondo che gli uomini de– vono ritrovarsi uniti in una crocia– ta di umanità. Credevamo di avere ormui fut• to una discreta ussucfuzionc ui funamholisrni e alla muncunzu di serietà dei politicanti ituliuni. ltu i cornpagnucci della purrocchicttu che, per un beffardo disguido, si intitola olla Giustizio possono at– tribuirsi il merito di super uncoru sbalordire gente srnaliziatu con1e noi ritenianto - o ritenevurno - di essere. Continciò Surugut, all'indon1a11i del 7 Giugno, prendendosela con il destino, gridando ungosciosu– rnente che se c1uest'ulti1110 « non è un cinico baro >>, dovrà pur ,•c– nire il giorno della rivincitu. Vi– brazioni poh·erose in chiave di 1ne– lodrantmn, che in fondo erano da prevedersi per chi sa egregiu1nente esprimere la cuhura eclettica del comn1esso vinggiatorc o dell'avvo– catuzzo di provincin genuflesso di• nunzi alla « sca1a dei ,·ulori » (et in prin1is lo strapazzato e irricono• scibile vulore della libertà) o del professorl;ICOlo di latino che hn up• preso, ohre alla co11sccutio tem.• rurr1, la filosofiu dcll'ungosciu ne) riassunto del 11ostro corrispon.• <lente dn Pnrigi. Ma poi sono "enutc le note del• la Giustizia, ispirale probubil1nen• te dall'«operuio» Zuguri o dallo sti• lista Bettinotti. li suddetto <ruoti• dinno, ìn data 14•6•1953, am1noni• sce: « il proble1nu politico di quc• ~lo 1no1nento risiede ... proprio nel• l'apertura ,•erso sinistra e non in un im1nobilisn10 centrista che n1a• schererebbe sostanziul1nentc una soluzione di destra >>. E ancora, in data 18-6-1953: « la grm1dc mag– gioranza dei cit1adini italiani che ha \'Otato per il P .. I. ed una parte anche degli ele1tori che han• no dato il loro suffragio ul P.C.I. non intendevano portare ucquu al 1nu1ino di Togliatti, non "olevano né la ditlatnra né l'asservimento alla politica sovieticn, n1a solo la realizzazione di an1pic riforn1e so• ciali. Tocca ullu D.C. agire in con• seguenza. 1 ullu indica in,•ecc che la D.C. lo ,·oglia fure, e ciò si risoh•e, obbiettivtunente, in un ,•antaggio t>er la propugundu cstre• rnista ... >>. Un ostacolo ali' armistizio Guarda guarda. Per unni ci sm• 1110 battuti contro l'imniobilis,rw centrista clte maschera &osta11zial• "te11te una soluzio11e ,Ii tle&tra e i 1nuggiorenti socialdemocratici ghignazzuvano, apertan1ente o in cuor loro, dulie poltrone dei teatri di Bologna o di Genova, J>erché - a giudizio di essi - lu politica centrista del1a d.c. garan– tiva un largo 1nargine dernocratico e quindi la via ap erta verso il so• ciulisn10; da an.ni ripeti unto che o si fanno an1pie rifor111e sociali o i (a,.orntori volano PSI e anche PC[ senza per questo volere la ditta– tura SO\'Ìetica - e quindi lu re• sponsabilità della radicalizzuzione agli estremi va fatta risalire ulla sordità clericale - e quei n1uggio• renti ci hanno riso in faccia dicen• do alla fine che noi eravamo degli uffossutori di professione, che solo l'alleanza con il baluardo den10- cris1iano avrebbe salvuto la den10• cruzia in llalia. Che il fatto di u,•er perso 111ohe rnedagliette li ubbia i111pro,•visarnente convertiti? Ma c'è dell'altro. L'agenzia Ro– rna, portavoce del P.S.D.I., cornu• nica e la Giustizia chiussosan1ente riporta: « per una di quelle vie. che Vico cornprenderebbe fra le astu• zie della Provvidenza, il P.S.D.l. si trova ad avere raggiunto il se· condo obieui"o dell'accordo del 17 nprile, ossia la limitazione dello strupotere democristiano ». Ora non busta la consultazione di un son1111ario di storia della fLlosofiu per giustificare una ap• parente sorpresa politica (u <1uat1• do le astuzie della ragione hege– lianu o - putacaso - il processo circolare dello spirito'?). Il cittudi– no di buon senso ha tutto il di• ritlo di ricorrere ui piì1 crudi sher– leffi. I << socialdcn1ocratici », at– traverso l'agenzia Rorna, hunno cercato di co1npierc un supremo sforzo di coerenza: « o il blocco vinceva o era il caos. on ha vin• to, rna l'astuzia della Provvidenzu fa sì: 1) che, anziché il caos, si. offra la possib_ilità di un governo di centro•sinistra; 2) che, deter• n1inanti in q·uesta situazione, siano proprio i deputati del P.S.0.1. quantunque falciuli di numero!•· E •1uesta gente pretenderebbe di J>0rtare il socialisrno al potere. Fi– no a ieri ahbia1110 sostgnulo pro– prio in difesa dellu proporzionale e in polemica con l'irnparentu• n1ento tutte le rugioni suddcne. È chiaro che muggiore peso avreb– be avuto il socialismo de1nocrutico se, dall'interno, avesse agito lu cor• rcnte di sinistrn. Se perfino oggi esso può ancora essere detcrnti• nante ai fini dell'e<1uilibrio par• lan1entarc e dalla for111azionc di un nuo,·o go,•erno, la nostru po• sizione era <ruindi irreprensibile, del tutto legata ud unn realtà O· biettiva. Invece si dettero u inten• derc fischi per liasclLi: non poter• si governare con dh•erse decine di d~pulati di rnuggioranza - se ne è richiesti, alla fine, ben 170 - 11011potersi elin1inure il n1ito CO· n1unista se non schiacciandone (ur1ificiosa1nente) lu rappresen• tanza parlaincntare. Del reslo noi avevan10 previsto anche l'ultima e"entualità: che il P.S.D.l., per ,•irtù noslru !, uvrebhe potuto ri– prendere la chiave incnuta,nente per,luta ( "edi, ad es., « li ccn– trisrno non esiste » di Tristano Codignola, su .R. del 5 rnuggio 1953), lntcndian1oci. ron crediu1no che il P.S.D.l. sappia e ,·ogliu usure quella chiuve nella misura do,•uta. Ad ogni n1odo coraggio: si è an• coru in tempo per s1nentirci. i chiedano la difesa delle libertà del cittadino, l'attuazione della Co· stituzione, il rigetto delle leggi li– berticide, la nazionalizzazione del– l'industria idroelettrica e pochissi• 111caltre cose. Voi,"'a parole, chic• detc « a111pie riforn1e sociali »: specificatele e tenele duro. ~la c'è purtroppo da ten1ere che quest'ultima non siu una virtù dei Surugal e dei Ron1ita, l'espcrien• za insegnando ad ess~ quanto sia più con1odo il ritrarsi con la necessaria elasticità, l'anunosciarsi, in una parola, sollo i colpi del ba1ti1>anni clericulc. MEl!CUZIO

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