Nuova Repubblica - anno I - n. 11 - 5 giugno 1953

NUOVA REPUBBLICA 5 AI PRUDENTISSIMI dover diventare il servo, e meno che mai il servo sciocco: continuando a dire schietto il proprio pensiero. E a desiderare che l'America, che il mondo sappiano che il popolo ita• liano (come il francese) non tende af– fatto a compiere altri passi verso il comunismo, ma è ostile a regimi auto– ritari. Ch'esso vuole rispettata la sua Costituzione, attuata la sua libertà, e desidera una politica di pace; che gra– vita verso gli altri popoli che voglio– no l'unità europea a patto che l'Euro– pa sia un insieme di Stati liberi, che si opporrà con ogni risolutezza a chi, vicino o lontano, desidererebbe schie– rata contro il fronte bolscevico, a co– prire i Paesi liberi, una fascia di dit– tature di tipo franchista. I prudentissimi e noi I prudentissimi dunque, che conti– nuano anche oggi, alla vigilia delle elezioni, a deplorare nei loro migliori fogli l'affarismo di ampie zone demo– cristiane, la cattiva amministrazione, gli abusi della burocrazia, gli sper– peri, la rovina della scuola di Stato, il confessionismo, il ritorno alle leve di comando dei burocrati fascisti e degli uomini del Ministero della cul– tura popolare, le sciocchezze della cen– sura, conchiudono: - dunque votate in modo da dare alla democrazia cri– stiana più potere che mai abbia avuto, in modo da dare al mondo l'impres– sione che gl'italiani sono contentissimi del loro governo. Noi opponiamo: - votiamo in mo– do da dire la reale insoddisfazione de– gl'italiani, il loro desiderio non di ri– voluzioni, ma di rettifiche, di muta– menti di rotta in più d'un settore. Sarà bene per tutti, anche per i mi– gliori uomini della democrazia cri– stiana, che troveranno l'energia per scuotere certi pesi morti, per respin– gere certe alleanze. Se a~essimo torto Ma se davvero ci fosse quella volon– tà delle supreme gerarchie ecclesiasti– che in cui non crediamo, di dare opera per un'alleanza di cattolici con fa. scisti e monarchici, ciò che significhe– rebbe instaurare da noi un regime sa– lazariano? Diciamo « delle supreme gerarchie ecclesiastiche » : perché una svoltata di tal genere non potrebbe essere com– piuta se non, più che con l'assenso, dietro la spinta, e possiamo dire l'or– dine, di quelle gerarchie. Ora se la coscienza dicesse loro di farlo, che il bene della Chiesa ed il bene - come da loro interpretato - dell'Italia questo impone, credono pro– prio gli amici liberali, repubblicani, saragattiani, di poterlo essi impedire? Non si rendono conto che di fronte all'accresciuto numero dei deputati de– mocristiani anche il loro dissenso (e pure se qualche po', in virtù del pre– mio di maggioranza, il loro numero fosse cresciuto) a nulla varrebbe, che il blocco dei deputati democristiani con monarchici e fascisti sarebbe schiac– ciante' Ma sono così illusi di poter contare su tutti i loro eletti? Sono così accecati quei miei cari amici li– berali, che camminarono così bene sulla scìa di Francesco Ruffini fino a che · non li assalì il demone della manovra, da non accorgersi che poi, per costi– tuire un'unità di partito, hanno assun– te, sotto il loro denominatore anche nostalgici di \.1111bçrto Il, agrari e conservatori che sono già con un piede e tre quarti nel terreno ne– mico? che alcuni dei nomi compresi oggi nelle loro liste sono più a de– stra, più nostalgici del fascismo, dei più « destri » della democrazia cri– stiana? E gli amici repubblicani e sa– ragattiani non si rendono conto neppure oggi che son note le liste della demo– crazia cristiana, con l'inclusi one di notissimi e mai convertiti fascisti, dove abbia portato l'essere l'alleato che non pone mai condizioni? La loro coscien– za non dice nullj, se pure la posta del puntiglio, del non voler riconoscere di avere errato, sia la libertà degli Italiani? Una fiducia scomparsa No, cari amici prudentissimi, al– l'insegna liberale, o repubblicana, o saragattiana, non vi offendete se vi di– ciamo di non credere che v(,i pos– siate e vogliate fare da contrappeso a qualsiasi manovra di conversione a destra e ad estrema destra del partito più forte. Vi scorgiamo di fronte alla democrazia cristiana in posizione assai simile a quella del partito socialista di Nenni di fronte ai comunisti. Molti di noi hanno avuto fiducia in voi nel 1948, io ho ancora votato liberale nelle elezioni comunali roma– ne. Ma oggi la nostra posizione verso di voi è quella degli antifascisti verso Vittorio Emanuele III dope il 1925: la fiducia è morta. (Né ci si opponga il 2 5 1 uglio : anche un ragazzo sa distinguere tra la manovra di abban– donare per salvarsi chi va a fondo, e 1~ resistenza virile al potente in asce– sa). Non ve ne offendete: Dio solo ,·ede il futuro e può darsi che l'uno o l'altro o molti di voi se venissero -- la Provvidenza ce li risparmi - giorni torbidi, mi dareste lezioni , i coraggio virile, come qualcuno di ,·oi (non lo dimentico) ne diede in pas– sato. Ma guardati in blocco non ispi– rate più fiducia. Quando avete accettato la nuova legge elettorale (ed impegnato per essa vostri uomini: né il relatore in Senato né il Presidente del Senato sorio stati democristiani) senza condi– zionare in alcun modo la vostra ade– sione, permettendo a chi abbia il suf– fragio della metà più uno degli elet– tori di sfiorare la maggioranza occor– rente per la riforma della Costituzione (di averla, in realtà; ché si troverebbe subito al di fuori il piccolissimo nu– mero di aderenti per avere quella mag– gioranza), e questo senza domandare né ottenere nulla - né le libertà per le minoranze religiose pur garantite dalla Costituzione, né un più sano co– stume di polizia, né l'impegno di non tentar misure illiberali per la stampa, né il rialzamento della scuola pubbli– ca, né una sola rettifica liberista nel– l'ambito dell'economia (una sola sod– disfazione data ad Ernesto Rossi ri– spetto alle molte piaghe purulente che mette a nudo) -; quando cosi vi siete comportati, non potete più pre– tendere a credito di fiducia. Non penso che il giudizio dei più tra voi sarà pervertito. Molti tra voi continueranno a deplorare la prepo– tenza della burocrazia, tutta permeata di spirito fascista, che siede in ogni Ministero e che qua vuole dirigismo e corporativismo, licenze e permessi a tutto spiano, là continua la tradizione mussoliniana della politica antinglese e degl'intrighi in Paesi arabi, altrove ;chiaccia ogni autono1nia localç, dornn. que non tiene alcun conto dei comodi, dei desideri, dei pensieri dei cittadini; continueranno a deplorare l'incredibile settarismo delle Prefetture che destitui– sce sindaci rossi, scioglie consigli co– munali, denuncia come colpe non tol– lerabili, talora come reati, ogni ap• poggio ed aiuto dato al proprio par– tito, ogni adesione a manifestazioni politiche, allorché sulla scala di dieci ad uno tutto ciò viene fatto della Amministrazioni democristiane; a de– plorare gli arresti e le denunce di pentecostali colpevoli di riunirsi in una casa od in una stalla a cantare salmi e pregare; a deplorare tutta l'assisten– za alla gioventù affidata con mezzi di Stato all'Opera pontificia, a deplorare lo strapotere della Federazione dei Con– sorzi agrari, le gestioni fuori bilan– cio, la censura, che non consente una commedia di Franco Monicelli perché pone i valori civili sopra quelli mili– tari, i valori della vita sopra quelli della morte. Deplore<ete ogni giorno una dj queste cose, direte ohibò, e voterete per il Governo. Siete di quel– li che credono che si salvi l'anima con un ohibò. Senza illusioni Giacché abbiamo il senso della real– tà, sappiamo che oggi sarebbe una grandissima cosa, una diana salutare per l'Italia e forse oltre i confini, se il partito di maggioranza e parenti non ottenessero il 50,01 % dei voti; ma che la terza forza (la vera: non quel– la che voi pretendete incarnare) non può avere un'affermazione numerica imponente. Non importa. Tutto sta nel comin– ciare: nel ridare la fiducia, nel rom– pere l'incantesimo di certe formule, che erano « Roma o Mosca » col fa. scismo, che continuano ad essere: - comunismo od accettazione dei più ibridi contatti e delle peggiori con– fusioni: cristianesimo e fariseismo; ti. berismo che si rassegna a nulla realiz~ zare, ed anti-Risorgimento; simboli so– cialisti e repubblicani, dietro a cui non c'è proprio nulla, ed il peggior conservatorismo agrario. Quel dilemma, « Roma o Mosca», o « con De Gasperi o con Togliatti », è la grande forza della re_azione e àel comunismo. L'una e ]'altro s'in– ferociscono contro chi tenta di spez– zarlo. Da parte comunista si rappre– senterà sempre ogni terza forza come una quinta colonna capitalista e bor– ghese, da p-arte democratico-cristiana ed ancor più dagli elementi schietta– mente conservatori, si dichiareranno !cmpre paracomunisti (o con indulgen– za utili idioti) quanti vogliano nega– re il dilemma. Mi addolora sempre veder mentire uomini che si dicono buoni cristiani; ma qui dò loro l'at– tenuante di lottare per la conservazio– ne della loro forza politica. Solo riu– scendo a fare « utili idioti » tutti gli italiani ed a convincerli che ogni uomo di terza forza è una quinta colonna, è possibile conservare la situazione at– tuale, il dominio, sotto l'egida della democrazia cristiana, di forze schietta– mente conservatrici, contrarie ad ogni innovazione nel senso delle libertà po– litiche e della maggior giustizia so– ciale. Se le elezioni diranno che gl'italiani pensano con la loro testa, non votano secondo le direttive dei grandissimi giornali « indipendenti • - ciascuno con un proprietario grande industriale ben noto -: ,e diranno che 1\l'it~l[an! non sono contenti di come si è go– vernato in questi cinque anni, senza diventare perciò comunisti né. fascisti, !"aria sarà subito purificata, ed i pro– gressi potranno essere rapidi. Uomini e programmi Da gruppi che non possono pen– sare a prendere domani il potere ma solo a mandare in Parlamento un nu eleo di uomini decisi a comportarsi come uomini liberi ed a non sacrifi– care mai quei valori il cui sacrificio costituisce il p,opter vitam, 11ive11di perdere ca111am, non è possibile pre– tendere programmi dettagliati. Bisogna aggiungere che di fronte al significato politico della battaglia d'oggi, ed anche ad espiare il peccato (tanto rimproverato agl"intellettuali di terza forza) di essere incaplci di riu– nirsi, perché ciascuno vorrebbe il trion– fo completo delle proprie idee, né' sa piegarsi anche poco a quelle degli altri, occorre restare uniti in alcuni capisaldi. Ma indipendentemente da que– sto, gli uomini mi destano fiducia, a parte l'affetto che ho per qualcuno dì loro. Sono uomini che hanno mostrato di non restare attaccati allo scranno,. giornalisti che per non celare il loro pensiero hanno dovuto rinunciare alle prime ed alle terze pagine dei massimi quotidiani, professionisti cui la posizio• ne che oggi prendono potrà forse costare la migliore clientela: qualche vecchio uomo che non ha mai piegato, qualche altro che ha scritto pagine mirabili nei giorni della resistenza. Vidi Parri al lavoro nella sua breve presidenza del Consiglio, ed ammirai l'antico professore di lettere, il com– battente ed il cospiratore, che s'im– padroniva con rapidità, con grande chiarezza, di problemi amministrativi; conosco da tanti anni il grande ani– mo di Piero Calamandrei, e so oltre il suo affiato umano, i I buon senso, l'ampia visione di tutti i problemi del– lo Stato, che l'ispira. Conoscenza di tutti i dettagli dell'Amministrazione. senso sempre presente dello Stato quale non scorgo in nessun uomo di go– verno attuale, ma dominato da un profondo senso di giustizia; sincero desiderio di giustizia sociale e di ra– pide realizzazioni, e prudenza che non farebbe mai compiere salti nel vuoto. scorgo in Leopoldo Piccardi, di cui più d'uno rammenta quale sia stata r l'opera nel breve Ministero Badoglio. continuata poi nel governo di Salerno. Conosco Garosci dalla sua prima giovi– r:eiza, e so a qual punto sia ognora stto incurante dei propri interessi. La lunga vita di Zanardi che non ha co– nosciuto debolezze; l'espwienza di am– ministratore del comune di Milano in ore difficilissime di Greppi; la lealtà di Tristano CodigQola, che non è mai venuto meno a quella somma e diffi– cilissima virtù che è la sincerità con. sé stesso: tutto questo mi dice cli confidare. Dietro agli uomini c'è comunque un programma. Rispetto ed attuazione· della Costi– tuzione; onestà nell'Amministrazione ed eliminare sia dall'attività di que– sta verso i cittadini, sia dalla sua for– mazione, dalla carriera dei cittadini, ogni inAuenza di partito; assicurare la giustizia fiscale; sottrarre al monopo– lio lo sfruttamento di beni collettivi; estirpare con una politica orga~ica di Investimenti la disoccupazione: 'l"~!to è nel loro primo manifesto, E, se non sono cieco, questo do– vrebbe anche implicare: oppos1Z1one ad ogni legge eccezionale limitatrice di libertà e controllo sulla indipen– denza della stampa mediante la pub– blicità dei bilanci ed il controllo delle ~ovvenzioni; libero esercizio delle atti– vità sindacali ed opposizione ad ogni ritorno corporativistico; oppos1z1one alla legge polivalente; attuazione del– l'autogoverno locale; giungere alla sop– pressione dei Prefetti o ricondurre al– meno il Prefetto a ciò che era intorno al 1910, non alla specie di vicario del– l'Onnipossenza nella provincia, con incensamenti e flabelli, che il fascismo ne ha fatto; superare le timidezze ini– ziali della riforma fiscale, far gravare di più il bilancio sulle imposte dirette che sulle indirette, inasprendo non poco le aliquote della tassa sulle suc– <.~ssioni per i grandi patrimoni; sot– trarre la C1ssa del Mezzogiorno alle pressioni delle clientele politiche; coor– dinare in un unico Ente i vari enti di riforma agraria; non burocratizzare, non statizzare in forme burocratiche alcuna industria, ma assicurare la mag– gioranza delle azioni allo Stato, attra– verso l'I.R.I., nelle industrie d'impor– tanza nazionale. I pericoli imminenti C1ri amici, io non vi dirò che se ,·otate oggi in un senso voterete per l'ultima volta, né vi dipingerò l'equi– valente del mongolo col pugnale in bocca che altri vi propinò su un ma– nifesto. Non illudetevi però: se perdiamo ora, saremo (quelli di noi che ancora ci saranno) in condizioni infinitamente meno favorevoli alle prossime elezioni (con quali leggi? avranno ancora tutti gl'italiani il voto?). In fatto, non ci sarà più, almeno per una generazione, possibilità di riscosse (a non pensare ad eventi più grandi di noi, che Dio tenga sempre lontani, e che sono i soli che fanno crollare con i colpi di maglio dal di fuori strutture che dal– l'interno nulla avrebbe potuto smuo– vere). Siamo già addentro nel vischio del regime di partito, dove all'egua– glianza giuridica del cittadino, quali siano le sue opinioni, corrisponde in fatto la decisa situazione di meno– mazione per il dissenziente. Abbiamo già visto il licenziamento in blocco dagli opifici militari degli operai appartenenti ai partiti di estrc- . ma sinistra, anche se come operai fos– sero irreprensibili, l'esclusione dai con– corsi, in virtù della « facoltà discrezio– nale» dell'Amministrazione, di laureati comunisti. Non illudiamoci: si comin- • t:ia dai comunisti, si passa ai cripto– comunisti o para-comunisti, si giunge a tutti i malpensanti, a tutti gli oppo• sitori; la via ha come sbocco la tessera del partito « tessera del pane ». E, più prossimo ancora, dappertutto, il peso asfissiante del conformismo, l'epi– teto insultante (che potrà essere: anti– italiano o filocomunista o asservito o traditore della classe o corruttore della gioventù secondo gli ambienti ed i gusti), la gente che si discosta da chi « pensa male » e la cui amicizia può compromettere. Per noi, per i nostri figli, per i nostri nipoti, evitiamo di dover avere domani rimorsi. Facciamo oggi quel che possiamo, senza altre preoccupa• zioni: diciamoci almeno una volta: « fa quel che devi, avvenga quel che può».

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