Nuova Repubblica - anno I - n. 11 - 5 giugno 1953

• 4 NUOVA REPUBBLICA DISCORSO DI c. A. JEMOL N ELL 0 0CCASIONE delle imminenti elezioni nulla ho da dire agli amici che già posseggono un orientamento il quale li lascia tran– quilli e soddisfatti. Siano essi fascisti o monarchici, democratici cristiani o socialisti ncnniani o comunisti, o sia– no anche tra quei repubblicani socialde– mocratici e liberali, perfettamente sod– disfatti dell'orientamento, delle ~icen– de, dei successi del loro partito, non potrebbe certo la mia voce scuotere una base ormai radicata di convincimenti e di sentimenti. E neppure avrei nulla da dire agli amici - assai pochi nella mia cer– chia - che non sentono la politica e che non voteranno o voteranno con completa indifferenza, pensando che « tutti si equivalgono », e che « venga– no gli uni o gli altri, le cose vanno sempre lo stesso». Questi sono per me quasi incomprensibili. Che ci sia chi non si accorge che la storia la fanno gJi uomini, che ci sia chi riterrebbe follia non curare le malattie e non pen– sare all'igiene dei propri bambini, ma trovi naturale di disinteressarsi di chi prenda in mano le redini dello Stato, quando una recente esperienza ci ha mostrato a quali disastri i governanti possano condurre i popoli, e per poco che si guardi oltre frontiera si vede come la vita pubblica possa essere feli– ce là dove il costume politico è buono e J' amministrazione retta (si pensi alla Svizzera od alla Svezia), mi sembra in– credibile cecità. Ma non sarebbero cer– to le mie povere parole a poter com– piere il miracolo di aprire gli occhi ai ciechi. Gli amici a cui desidero dire una pa– rola sono quegli altri - incredibilmen– te numerosi nella mia cerchia - che a sentirli parlare ogni giorno hanno un orientamento preciso, e deplorano tutto l'indirizzo essenziate di un deter– minato partito; e mostrano chiaramente di volere un definito orientamento, un certo programma, mutamenti legislativi e riforme concrete; ma che poi, quando si viene al dunque, danno il loro suf– fragio al partito che hanno sempre cri– iicato, ad uomini che è ben certo che non attueranno mai quel programma cr.'essi desidererebbero vedere attuato. Che essendo anticomunisti decisi e de– plorando altamente che non ci sia un partito socialista autonomo, svincolato da quello comunista, votano per il partito socialista italiano; che avendo deplorato la legge elettorale ma.,giori– taria, essendo laicisti (a volte con ac– centi di un anticlericalismo che mi offende), antifascisti (magari anche con qualche punta che pare settaria a me, cui pure un po' di settarismo in que– sto capitolo è stato rimproverato), fau– tori di riforme economiche che pos– sono ben dirsi socialiste, contrarissimi ad arbitri di Ministeri, di Prefetti, di polizia, contrarissimi ad ogni invaden– z_adi tribunali militari nell'ambito di chi non è in atto alle armi, contrarissi– mi ai metodi del sempre vivo, se pur con nome mutato, Ministero della cul– tura popolare, fautori di una reale e sincera attuazione della Costituzione votano per uomini che da anni realiz~ zano tutto ciò ch'essi detestano, e ri– spetto ai quali neppur essi nutrono speranza alcuna di conversione. Che essendo contrarissimi alla recente legge elettorale (perché ricordano che in un regime liberale un Parlamento non mo– difica pro se la legge elettorale in corso, ma s'indicono le elezioni an4 nunciando al corpo elettorale la ri. fc1tna che il partit(l mioiiteri~lç inten- de di compiere nella prossima legisla– tura; perché un premio di maggioranza è in sé un alterare il principio di pa– rità, e potrebbe trovare giustificazione nella forza delle cose solo a por ter– mine ad un periodo d'instabilità gover– nativa, di un Parlamento che non riu– scisse a formare una maggioranza e ogni sei mesi rovesciasse un governo : ossia proprio in condizioni antitetiche a quelle dell'Italia d'oggi) si accingo– no a votare per i partiti che hanno, sia pure obtorto ,olio, votato la legge elettorale. All'insegna della paura • Perché mai agiscono così? ·La risposta che di solito vi daran– no è che non si può fare altrimenti, e quando chiederete spiegazione vi accenneranno ai mali che incomberebbe– ro se essi, ed il corpo elettorale. con loro, votasse come sente, e così po– nesse in minoranza uomini e partiti il cui indirizzo non condivide. Ora io vorrei dire a questi amici, credenti e non credenti in Dio e nella ed a Londra non si voleva che mante– nimento dei trattati del 1814; che so– spiravano che l'unità italiana sarebbe stata una bella realizzazione, ma ch'era impossibile, che il concerto europeo non l'avrebbe mai permessa, e poi che gl'italiani non avevano mai avuto'l'uni– tà, e quindi non erano fatti per lei. Ma per fortuna allora gli uomini del– l'insegna della paura non prevalser9; né prevalsero più tardi, quando ad ogni allargamento di suffragio, ad ogni minima riforma, avevano l'incubo del caos della rivoluzione. Le cose d'Italia cominciarono ad ar.dar peggio allorché vennero i « po– litici», i « manovratori», persuasi che essendo bene il bianco occorresse co– minciare, per estrema prudenza, a fare e dire nero. Tuttavia lino a che i prudenti e gl'in– genui si equilibrarono, si ebbe ancora il periodo· argenteo dell'Italia. E si piombò nel periodo buio quando l'in– segna della paura prevalse. Quando nel 1922-25 il fascismo s'instaurò in una Italia ch'era allora in massima parte non fascista, ma dove dominavano i pru– dentissimi: quelli che prima del 28 JI oliamo in modo da dire la reale insoèldi– sf azione degl'italiani, il loro desiderio non di rivoluzioni ma di rettifiche, di mutamenti di rotta in più di un settore. Sarà bene per tutti, anche per migliori uomini della D. C. Provvidenza, questo anzitutto: che quando da bambini fu insegnato loro a dir sempre Ja verità, ciò si estendeva alJa verità in tutte le manifestazioni, e cosl anche a quella funzione che è l'elettorato, che è giudizio sopra uomi– ni e sopra partiti; ed altresì che quan– do da bambini s'insegnava loro « fa quel che devi, avvenga quel che può », genitori e maestri muovevano dal pre– supposto, che si può esprimere in ter– mini religiosi o filosofici, non importa, che il mondo non è costituito così male da rendere necessaria la menzogna si– stematica, né di una costruzione così illogica che occorra andare sempre a sinistra quando ci si vuole portare a destra; ma che Ja verità, la sincerità, il muovere subito verso la direttiva che ci si prefigge, sono il comportamento sempre possibile, il comportamento normale dell'uomo dabbene, e che la storia ammonisce e la pratica conferma che con quel comportamento si può nuscire, si può realiZ?.areanche il pro– prio interesse, nelle piccole e nelle grandi cose. « All'insegna della paura» non è soltanto una insegna vergognosa, ma è l'insegna alla quale nessun privato si è arricchito, nessun Paese è diven– tato grande. L'Italia fu fatta e le sue vicende fu– rono relativamente liete fino a che do– minarono gli uomini del « fa quel che devi, avvenga quel che può », della via piana, dei programmi esposti alla luce del sole e delle azioni chiaramen– te congrue rispetto a quei programmi. C'erano anche cento anni fa gli uo– mini che vivevano all'insegna della pau• ra, che sospiravano che gli ordinamenti liberi sono una bella cosa, ma che era assurdo sperare di conservarli in Pie– monte quando •~no crollati dappertut– to 111 Italia, ecl m Germania, ed in Ungheria, e di f~_t_t,:,_ ~nch~ i,\\ f(~(\(ia, ottobre pensarono che occorresse lasciar sfogare i fascisti, che dopo aver man– ganellato un po' i rossi, si sarebbero squagliati come neve al sole; e poi che occorresse ratificare il co~po di Stato (che i ministri ed uomini politici li– berali ma prudentissimi avevano prefe– rito alla resistenza dei poteri legittimi), per non compromettere il prestigio del– le istituzioni; e quindi ancora eh/ fos, se necessario che Mussolini avesse i «fiancheggiatori». Mentre i pochi uo– mini d'un pezzo non esitarono mai un momento e mai votarono, neppure nel novembre del '22, la fiducia a Mussoli– ni; mentre altri si ripresero presto da un momento di smarrimento, e furono dal 1923, o dal 1924, o al più dal gennaio del '25, aperti antifascisti; con– tinuò dai vecchi partiti, ed in partico– lare da quello ch'era già stato il li– beralismo, ad alzarsi l'implorazione: « non lasciamolo solo! che imprudenza sarebbe lasciarlo solo! ». Ci sono ancora abbastanza macerie ed abbastanza lutti nei cuori, a ricor– dare quale sia stato il successo di quei prudentissimi. D'accordo che le situazioni non so– no identiche. De Gasperi non è M us– solini; De Gasperi è un l~mo che molti di noi hanno amato, e con doti alle quali tutti rendiamo omaggio. Ma i popoli che hanno una ma– turità politica si distinguono da quelli che tale maturità non hanno proprio, per votare secondo programmi e non secondo uomini. Gl'inglesi mostrarono di avere una mirabile coscienza politi– ca quando, all'indomani quasi della fine della guerra, col cuore pieno di riconoscenza per Churchill, che aveva veramente salvato il Paese nella sua ora più buia, votarono contro il suo programma ed il suo partito, e lo ,~strinsero ad abbandonare li gover. ns>; 5,\IYO ~- ri hi~marlopoi, CQI\ vn~ tenuissima maggioranza, dopo un lungo intervallo; salvo ancora a riconge– darlo domani, sempre con gratitudine immutata per ciò ch'egli è stato per l'Inghilterra. Dietro le nebbie Quando si fugano queste nebbie del– la paura, cosa resta? Proprio nulla, come nel · 46 dopo il plebiscito e la proclamazione della Repubblica, nulla rimase delle paure dei molti che da mesi ripetevano: che se fosse cadu– ta la monarchia si sarebbe avuto un pauroso salto nel buio, « tutto si sa– rebbe sfasciato ». Nessun pericolo di trionfo di rossi alle urne: né con la seguente instau– razione di un regime rosso, né con l'altra conseguenza: il colpo di forza d'invalidazione di elezioni rosse, che fatalmente seguirebbe in ogni Paese dominato dagli Stati Uniti ç che ac– coglie già basi militari :tmericanc. Ed invero non è questo che i pru– dentissimi temono: anche se purtroppo non sappiano indulgerè alla tenta– zione di considerare l'elettore ita– liano uomo di scarso comprendonio, e d'infliggergli, anche nelle elezioni co– munali di Buco di Sotto, il cartello: << se voti rosso, voti per l'ultima vol– ta ». Non questo oggi temono i pru– dentissimi, e neppure riprese e sensi– bili progressi comunisti; bensì la loro saggezza si sostanzia su questa pro– pos1z10ne: se la democrazia cristiana (e partiti apparentati) non vincerà le elezioni, non otterrà cioè il ~O,1 % dei voti, ed il 65% dei seggi, essa si alleerà con fascisti e monarchici e governerà con loro. Un calcolo assurdo Se gli uomini della democrazia cri– stiana avessero la pelle più delicata romperebbero l'alleanza soltanto in vir– ti'• di questa difesa che ne sentono fare; come ciascuno di noi resterebbe offeso se un suo socio dicesse di lui che è persona senza alcun convinci– mento né alcuna serietà, disposta ad andare a destra od a sinistra, e che solo l'utile può tenerlo in una data direzione. Ed anche un bambino sa– prebbe che pensare della saggezza di chi narrasse che ha con sé una per– sona di cui non si fida affatto, capace di tutto, e che pertanto le fornisce un buon mitra,· munendosi per proprio conto ·di un moschetto; ché i seggi di premio che con la legge elettorale potrà ottenere (se iÌ blocco degli ap– parentamenti abbia la metà dei voti) la democrazia cristiana 1 potranno ben dirsi un mitra, e quelli che potranno avere i partiti minori, il moschetto. Ma, queste considerazioni a parte. il discorso dei prudentissimi è cucito di filo bianco. Esso ha al fondo un vecchio anti– clericalismo grossolano, la , isione po– cirecchiana di un Papato in veste di lupo deciso a mangiare l'Italia a qualunqu~ costo, ed insensibile a .ciò ;he l'opinione pubblica esprima. Chiun– GUesi guardi attorno sa invece benis– simo che la S. Sede, come ogni regi– me, anche assoluto, ha sempre il senso dell'opinione pubblica; le mète indi– cate ai partiti cattolici nei vari Stati sono diversissime, ed i loro limiti sono dati dalle reazioni che destereb– bero nell'opinione pubblica pretese trop– po spinte. Nelle repubbliche sud-ame– ricane, dove cc nella borghesia intel– let\ltfile 11n certo residuo fondo ma • sonico, non si domanda Ciò che si chiede in Irlanda; quel che si pretende in Italia non si pretende nel Belgio, che ha pure il più potente partito cattolico; in Francia non si solleva neppure un problema di abolizione del divorzio, anche quando i rapporti tra Chiesa e Stato sono più cordiali. Se il paese dirà « no » Siamo certi che se !'elezioni segne– ranno per il blocco dei partiti appa– rentati lo scacco di non ottenere la maggioranza assoluta dei voti, vedre– mo subito moderarsi le pretes~ cleri– cali, lo stesso tono dei loro polemi– sti, avremo la possibilità di rapporti cordiali tra Chiesa e Stato pur con minori concessioni da parte di que– sto, pur senza che la vita pubblica debba assumere un tono di accentuato confessionismo. Perché è un fenomeno storico co– stante quello di ciò che può la voce dell'opinione pubblica: l'uomo poli– tico si sentirà più disposto a conti– nuare nella via dei piccoli intrighi, dell'interesse di parte o bassamente elettorale anteposto a quello del Paese; il funzionario si sentirà più proclive agli arbitrii; la censura teatrale e ci– nematografica sarà più dura e più goffa; la magistratura più incline a ravvisare legittimo quanto faccia il potere esecutivo, 'se il corpo elettorale risponderà che è contento, che vuole che il partito al potere sia ancora più saldamente ancorato al potere, di quanto è stato fin qui. E tutti invece ri,·edranno le loro posizioni, e sen• tiranno il dovere di soddisfare meglio il Paese, se questo alle urne dirà che non è soddisfatto. Anche in politica estera le ripercus– sicni di elezioni che fossero nel se~so da noi desiderato non potrebbero es– sere che favorevoli. Non sono un megalomane, e so bene il posto limitato che l'Italia ha purtroppo nel mondo politico (assai minore di quello che ha nel mondo spirituale), e conosco la molto limi– tata attenzione che oltre Atlantico si dà alle cose italiane. Non si deve però neppure- esagerare in senso oppo– sto. Come talvolta nella politica in– terna il principio di un mutamento fu dato da un'elezione comunale, così in politica estera molti mutamenti di indirizzo sono partiti da atteggiamenti che non erano di una grandissima Po– tenza. Negli Stati Uniti ci sono certo fe– nomeni d'isterismo, e si vedono eclissi della libertà per l'innanzi mai viste. Ma si scorgono anche coraggiose e tutt'altro che isolate resistenze. I fogli comunisti dovrebbero girare al largo da quegli argomenti: perché i dati che essi usano a mostrare le offese alla libertà negli Stati Uunti sono pubblicati su fogli americani, da ame– ricani che non sono in prigione. Am– mirevole resta il desiderio di pubblico esame di coscienza, la denuncia pub– blica di magagne nazionali, le ind1ieste sui negri o sulla corruzione pubblica. impensabili tra noi, dove si gride– rebbe al disfattista, al diffamatore del– l'Italia, contro chi le tentasse. Preferivamo J' America di Roose".elt a quella attuale, ma ci sono molte cose nell'Amerif'.\ d'oggi che continuiamo ad amare, molti americani cui conti• nuiamo a sentirci vicini. E sappiamo che si può essere l'ami– co povero di un amico ricco, l'amico umile di un amico potent~. ~~0_1~

RkJQdWJsaXNoZXIy