Nuova Repubblica - anno I - n. 11 - 5 giugno 1953

B1 • NUOVA REPUBBLICA CONDIZIONI PERUNA CRISI DEL P.S.I. Caro Direttore, Come la pace del mondo merita un po' di ardimento, e un po' di moderala e vigile fiducia, così anche la causa del socialismo in Italia. Non abban• donare mai le nostre posizioni, ma non escludere a priori che altri possa raggiungerle, obbligatovi dalla realtà più forte delle sue intenzioni. auspica (come tutti noi auspichiamo) un gesto d'indipendenza del P.S.I.: ma un gesto d'indipendenza effettivo, e non puramente tattico ed opportuni– stico come l'attuale presentazione di liste separate. Solo in tal caso (come Ella riconosce) si potrebbe pa.rlare di un P.S.l. al governo con Dc Ga– speri o di una nostra alleanza con Nenni. Le dico francamente, però, che ad un simile avvenimento (che sarebbe il più fausto fra quanti ne possano accadere per la politica italiana) io non credo affatto. Non si tratta di chiedere al P.S.I. che rompa col P.C.I. il patto d'unità d'azione sul piano sindacale: patto che già, pochi mesi prima della scissione, lo stesso Saragat aveva entusiasticamente sottoscritto, senza badare lì per lì alla parte poli– tico-organizzativa di esso; si tratta invece di chiedere al P.S.I. proprio la rottura di questa parte politica e or– ganizzativa d'un patto d'unità che pra– ticamente significa il totale asservi– mento del P.S.I. al P.C.I. suo pieno fallimento elettorale farebbe forse meditare i Faravelli e i Mondol– fo, gli Zagari e i Vigorelli, ed anche - perché no? - Peppino Romita). Né si venga fuori col solito 1loga11 dei nenniani: « fateci forti e ci vedre– te indipendenti». Forti, anzi fortissi– mi, lo sono stati già, il 2 giugno del '46: quasi mezzo milione di voti più dei com111iisti. E che cosa hanno sa– puto fare, se non suicidarsi gettancio– s: nelle braccia del P.C.I.? Basta, dunque, con le promesse. E basta con le utopie. Resta solo una speranza: che l'involucro si rompa e l'edificio crolli. Da che mondo è mondo, prima di riedificare si è sempre finito di demolire. EHA.NUELECA.STORINA. Via Asilo S. Agata, 27 Catania Per la verità, il mio fondo « Il cen– t,.ismo 11011esiste » 11011poteva pre– star1.i ad equivoci; ma tant'è, 11el/'at- 1110,feraeleitorale 11111i 101pe1ti Ji fa11110 legittimi. Dicevo i11 q11e//' arti– colo che 11n'a1trallapolilica di cent1'O in Italia è oggi impoJJibile; o Ji lavo– ra al ,in1101 1 ame11to o si lavora alla restaurazione: e mi rivolgevo, com'è o,;vio, alla D.C. Quanto al P.S.T., esso venivfl in cam– po 10/o come ,ma delle pro1pe11ivepoJ– sibili nel caso-di non raggi1111gi111e1110 del q11orum:come la pro1pe11ivapirì rosea. Se 1111 frm1co e coraggioso chia– ,.imento del P.S.I. verso i comunisti PveJJe l11ogo, Ji aprirebbe in/alti la Jtrada alla poJJibilità di 1111largo accordo di governo fra socialisti e democris1ia11l, Ili 1111 tel'reno demo– cratico e riformatore: foptimum che la Jituazione italiana poua offrire i,1 que– Ito momento. lieti; le baJJe polemiche e le 10,·bide diffamazioni cui si sfanno abbandonan– do i suoi dirigenti nei nostri co11fro11ti 1 hanno dato la misura dei loro metodi: che sospetlavamo, ma 11011 - franca– mente - fino a queJ/o p111110. Ciò premeJJO,che 1ig11ifica non ave– re fiducia, 11011 credere a 11ess1111a pos– sibilità di evoluzione, cercare di rom– pere l'involucro e non sperare che Ii apra da 1è? Non vedo in tale po1i– zione J11jjicie11/e aper/11rapolitica. li P.S.l. entrerà in crisi nel momento in cui si formerà in IJalia una posi– zio11e socù,lista seria, non disposta a transigere né punto né poco coi co- 11umi;ti, ma decisa a battersi per il ri1111ovamento del paeJe. li P.S.l. e11tre– rà in crisi nel momento in cui la tensione i11tenU1zionalesi allenterà per davvero. Quali saranno le forme con– crete di questa crisi, 11011 è prevedibile; 11énoi poJJimuo far altro che il nostro dovere, quello cioè di contribuire, per nostro conto, alla formazione di q11ella /Joiizione socialisla democratica seria di Clii parlavo. P11òdarJi che, dete,-mina11do1i q11elle condizioni, la bau del P.S.l. reagiJca t1i vertici; o che si determinino delle f.-a1111re organizzative (J11llequali per altro 11011p11111erei t,-oppo pe11Jaydo alla traielloria percorsa con vertigino– Ifl rapidità non soltanto da Saragat e Simonini, ma poi da Lombardo, e da Romita, e infine da Giancarlo Mal– teolti.0; o che una consultazione elet– torale dia torto al P.S.l. Può darJi che le intenzioni delle liJte 1epara1e foJJero 10/tanto tattiche, ma p11òa11che darsi che le conseguenze diventino - al di là della volontà dei capi - Jlra– tegiche. Non si può escludere a prio- 3 ri che la 1ituazio11e obblighi anche i dirige111idel P.S.l. a cambiare Jlrada. Ricordiamo che in politica la volo111à e la p1icologia co111a110 meno delle forze effe11ive che determinano quella volontà e quella p1icologia. Non i dunque il modo che interessa, quanto la sostanza: Nenni 11011 p11òpretendere d'impersonare l'alternativa Iocialista finché parla di coJe ottime (diJtemio– ne, neutralità, costituzione, riforme), nw si ostina a 11011rispondere alla domanda essenziale: Iiete o non Iiete disposti a fare una politica a11to11oma, chiaramente disJiuta dai comrmisti? siete o 11011 siete disposti a condannare in 11iodoi11eq11ivoco il metodo dei co- 111u11iJti, ad_affermare che per i JOcia– liJti esiJte 1010 1111 metodo, quello della democrazia? Se J/, Je vi riur– vale la pi,ì ampia libertà d'azione nei co11fro11ti di tutti, siete sulla buona shada, e vi ai11teremo. Se 110, no: la • ve.stra sarà un'alternativa non sociali– sta, ma socialcomunista, e continue– remo a combalterla. La differe11za e lo JcetticiJmo non Jervono a nulla. U11aPdrle de//'opi– nio11eamericana e, ahimé, italiana par– le dal preJ11ppo110 che il governo YIIJ• so sia soltanto 1111' accolta di delin– q11e11ti e che le offerte di diJten1io11e siano 11natrappola per i topi, e non possa11O invece essere 1111aneceuità i111pre1ci11dibile d lla politica rrma per evitare il peggio. C'è voluto 1111 uomo della ge11iali1àdi Ch11rchi//per dire: a/le11zio11e,essere prudenti 11011 signi– fica eJJere ciechi! Se la politica rrma continuerà come i,er il passato, noi continueremo a dife11derci. Ma Ie ac– cennasse a 11111/are, dobbiamo essere pronti a trarre da questa svolta tutti i frulli che può d-are. La pace del mondo merita 1111 po' d'ardimento, e 1111 po' di moderata e vigile fiducia. A11chela ca111a del JocialiJmo in Ita– lia, la merita. Non 1bbando11aremai le nostre posizioni, 111anon escludere /Jerdefinizione che altri poJJa raggir111- gerle, obbligatovi dalla realtà pirì for– te anche delle sue intenzioni. Il mon– do si muove: guai a chi non se ne accorge. T, f. Ella conosce già la mia piena ade– sione al Suo Movimento, l'unico ve– ramente socialista oggi esistente in Italia. Ella sa che vengo dalrala si– nistra « laica » (non dossettiana, cioè) della D.C. e che resto tuttora fedele ai programmi sociali da essa misera– mente traditi: erano programmi vera– mente democratici e veramente cristia– ni, così come lo sono quelli dei la– buristi inglesi, dei quali altissimi espo– nenti (Morrison, Cripps, ecc.) hanno più volte ufficialmente riconosciuto di rappresentare una autentica democra– zia cristiana (non cattolica!). Per que– sto, pur accettando tutto quel che di vero e di sano è propugnato dal marxismo, non posso aderire affatto a movimenti o partiti esclusivamente o massimalisticamente marxisti. In un partito socialista tutte le correnti, dal– la riformista alla rivoluzionaria, devo·– no avere diritto paritetico di cittadi– nanza. Un partito soda.lista esclusiva– mente massimalista è già comunista. Per questo, nel '22, Nenni e Turati non poterono più restare uniti. Per questo, invece, lo possono (e lo de– vono) Morrison e Bevan: entrambi sono d'accordo su un punto essenziale: la differenziazione (teorica e pratica) dal comunismo. Nel P.S.I. ciò non è ammesso. Tutt'al più (e a parole) è « tollerato ». Quando R. Lombardi, Cianca e gli altri a~ionisti estremisti decisero di entrare nel P.S.I., misero le mani avanti e dissero: « noi entriamo in un partito dove non esistono di– scriminazioni dottrinali, filosofiche e religiose>>; e chiaramente intendevano dire: « a differenza dal P.C.I. ». In realtà, nel P.S.I. coesistevano due « par– titi », non due « correnti »: ecco per– ché ha un pu7ito di giustificazione (a prescindere dai modi, senz'altro im– provvisati e quindi erronei) la scissione di Palazzo Barberini. Spezzare in due un partito è certo un delitto; ma non lo è disgiungere due parti)i ibrida– mente fusi in uno. (Tutto questo - sia detto incidentalmente - vale per i comunisti «nazionali» del M.L.I. ora U.S.l.: a parte ogni altra con– siderazione, la loro intran"sigenza estre– mista rende impossibile ogni avvicina– mento: eppure Libertini era compa– gno di corrente di Vassalli e persino di Zagari, Pischel proviene dalla de– stra del Partito d'Azione e Andreoni dall'estrema destra del P.S.L.I. !). Ora, secondo me, questo il P.S.I. non farà mai. Il P.S.l., cioè, non ces– serà mai di essere una succursale del P.C.I., buona solo ad attirare gli inge– nui che col P.C.I. non vogliono avere a che fare. L'ultima illusione, per chi ne avesse ancora qualcuna dopo il Congresso di Bologna di due anni addietro, dovrebbe essere caduta dopo l'ultimo Congresso di Milano, chiuso addirittura in anticipo pur di non fare nemmeno pronunziare le deboli espres– sioni autonomiste che ancora esistono in quel partito. Il P.S.l. è ormai tutto, come apparato, nelle mani di Togliat– ti: l'ha detto Togliatti stesso già nel '49, durante il 28° Congresso del P.S.l.; ma lo aveva già detto nel '48 lo stesso Nenni, approvando entu– siasticamente il suo collega cecoslovac– co Fierlinger, che aveva appena finito di distruggere il suo partito socialista fondendosi coi comunisti. Vorrà il P.S.l. co11ti1111are 11ell'eq11i– vocD, che ci ha regalato il 18 aprile, con tulle le sue conseguenze? ]11 tal caso, dicevo, nulla da fare; ed allora reiteremo noi• soli a conse11til'e una svolta a Iinislra del/'a situazione ita– liana, nella democl'ttzia. VOTA UNITI\ POPOLA 1l innegabile, per contro, che un Movimento come il nostro ha del so– cialismo la concezione più vasta ed umana: e l'invito a tutti i veri cri– stiani rivolto per es. da Greppi a Mi– lano, presentando il M.A.S., lo confer• ma in pieno. In sostanza, il M.A.S vuol essere un P.S.U. riveduto e cor– retto. Non ha, purtroppo, i venti par– lamentari che aderirono subito al P.S.U.; ma ha, in cambio, la consa– pevolezza dei suoi due errori fonda– mentali: l'essersi subito chiuso in par– tito e l'aver trascurato il lavoro di base, per giunta tentennando assai pre– sto al vertice. Stando così le cose, a me sembra che abbiano equivocato coloro i quali (come alcuni miei amici) hanno in– terpretato il Suo recente editoriale « Il Centrismo non esiste » nel senso che Ella vede possibile un'alleanza e (per- . d1é no?) un~ rifusione col P.S,T. Ella 1oteca G Ed allora? Cosa dobbiamo deside– rare che avvenga al P.S.l.? Salute e prosperità? Perché continui il doppio giuoco? Caro Codignola, mi perdoni per quello che sto dicendo: ma io credo che per il bene del socia! ismo italiano si debba desiderare solo il completo fallimento del P.S.I. Esso è ormai un involucro comunista che rac– chiude come in una ferrea gabbia tanti veri socialisti. Bisogna dunque rompe• re l'involucro, e non sperare che esso si apra da sé. Ma come romperlo' Non c'è, purtroppo, che una via: es– sendo rigorosamente sbarrata la porta principale, bisogna che la base auto– nomista esca dalla porta di servizio. In tal modo il P.S.l., rimasto coi soli voti dei fidi elettori di comunisti au– tentici, o eterni succubi dei comuni– sti, quali i vari Morandi, Mancinetli, Bartalini. Lizzadri, Basso,' De Mar– tino e Nenni stesso, cesserebbe di essere l'unico partito socialista di mas– sa: cesserebbe, cioè, la funesta pre– dilezione accordata dagli ingenui al P.S.I. solo perché « è l'unico partito socialista forte». Ed i vari Lombardi e Pertini, vedendosi abbandonati dai loro elettori, potrebbero ricordare fi. nalmente che una volta erano a brac– cetto coi Calamandrei, coi Pieraccini e cogli Zanardi. (Lo stesso discorso, naturalmente, vale per il P.S.D.l.; un Nessuno di noi ha mai pensato né di fo11der1i col P.S.l. 11é di tenta.-e dall'interno la Jlla conver1io11e,Abbia– mo vislo come sono finiti Lombardi e co111/}(lg11i. E abbiamo provato come 1ia difficile co11ve.-ti.-e dall'interno lo 1/eJJo P.S.D.l., 1ebbe11e non abbia /'apparato del P.S.l. A noi intereJJa sviluppare 1111a posizione di socialismo auto.nomo,' che possa a 1111 dato mo– mento mettere in crisi le due espres– sioni degenerative del socialismo, che il P.S.l. e il P.S.D.l. rapprew1ta110. !?., come dice C., la via del P.S.U.: ma il P.S.U. f11in pa,-ievelleitario, e - alla prima prova - piegò J11llepo1izio11i tM.sfo,.miste di Romita, che dovevano distr11ggeflo. Noi siamo Jorti iu clima di ba/taglia, e la Jliamo conducendo con decisione: è appunto in queste condizioni che si può formare una linea politica co11JiJte11/e. E poi, il P.S.U. e il P.S.D.l. nacquero (1ia pure in diversa misura) da i11discri- 111inatefusioni: noi siamo ben decisi ,1 non ritentare la prova, perché per la nostra lotta occorre anzitutto una sele– ;:,ione rigorosa di nuclei, politicamente e mora/men/e i11diJc111ibiU. Potevamo fare 1111'unificazio11e af– /retlata col M.L.l.: 11on0Jta11te molte pressioni l'(,bbùuno e1 1 itata, e ne siamo .VOTA UNITI( POPOLA

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