Nuova Repubblica - anno I - n. 2 - 20 gennaio 1953

b 4 J ITALIA, oggi I Jf diseot•so della falsa 1dternatlv11 I L discorso di Riccardo Lombardi al Congresso del P.S.J. ha sorpre– so qualcuno: quelli che vedono la po– litica dell'unità socialista e della ripresa democratica in Italia come un facile problema di buona volontà da parte di alcuni uomini. Non ha sorpreso noi, non ha sorpreso quelli che ricordano come Lombardi, per un anno padrone del P.S.I., abbia rifiutato allora ogni autentica politica socialista, abbia rifiu• tato di allentare i legami del patto di unità d'azione, abbia volontariamente rifiutato l'appoggio della «destra» romitiana allora nel partito, e come succc,sivamcnte abbia dato prova in tutti i modi di aver accettato la posi– zione maggioritaria del partito. Pensare, in queste condizioni, a un discorso, se non autonomista, almeno con un vago sentore di eresia, sarebbe stato immagi– narsi un uomo diverso da quello che è: ben deciso, cioè, una volta rientra– to nell'ortodossia, a non riprovare le vicende degli « anni difficili». Ciò non toglie che Lombardi abbia ripreso i motivi che un tempo gli erano familiari di propaganda per una « alternativa » socialista, anzi sempli– cemente, per una « alternativa » demo– cratica. Secondo lui « un'alternativa alla de11ra economica e clericale è pouibile in [Jalia qua/or:, a qunta oper,1 11011 venga meno l'apporlo del– le forze Jocia/iJJe ». Se queste paro– le avessero un senso, o $C avessero il senso che dimostrano a una prima e ingenua riflessione, vorrebbero dire che il partito socialista, autonomo dai co– munisti, autonomo dalla Russia, si ri– volge ad altre forze democratiche esi– stenti in Italia per delineare insieme una politica democratica, una politica che garantisca quelle forze democrati– che contro l'ascesa al potere di tota– litari e dittatoriali, che garantisca la difesa del paese, naturalmente in condi– zioni di riforma e di progresso sociale. E questo che vuol dire Lombardi? E questo che il P.S.I. si propone? Mai più! Come da tempo oramai nella bocca dei totalitari, e anche in quella di Riccardo Lombardi, le parole signi– ficano esattamente il contrario di quel che parrebbe alla persona dotata di solo semplice e ingenuo senso comune. Muoversi senza i comunisti è « 1111 1 alter- 11a1it-a i11acce11abile; il P.S.l. dovrebbe, anziché porJi i p,·oblemi della riforma democratica , dell 1 a1111azio11e co1tilu– zionale, abbandonare la Jua po1izio11e polilira ed i J11oiimpegni di opera111e 10/idarietà i,11ernazio11ale (con la Rus– sia, n.d.R.) nel fronte della pac,, ade– ,.;,., alla politica a1h1111ica, lla co1idet- 1a difeJa dell'Occide11Je, che 1ig11ifica poi purame1lle e u111plicemente difesa de/l'ordine capilaliuico ». Ora, che ci siano forze le quali chiedono al P.S.I. di abbandonare la sua posizione inter– nazionale, e poi di non far nulla, non ne dubitiamo affatto; ma la vera alternativa posta al P.S.I. dagli uomi– ni liberi, e anche da forze democrati– che organizzate, è stata sempre un'al– tra: abbandonare la politica russa, che non consente né riform,c d,moe,,.. tica né atJuazione co1tituzion«l1, ma lo logora in una sterile lotta per spo– stare i limiti delle zone di influenza, senza poi neppure garantire che la Russia marcierà in questa direzione, per attuare, sul terreno interno, una vera politica di riforma. La verità è che comunisti e P.S.I. oggi non offrono a De Gasperi l'alternativa di andare a sinistra sul piano interno, in rnmbio di che essi modificherebbero l'attuale tat– tica catastrofica, ma precisamente il contrario: e si dimostrano pronti, co– me lo furono già duran:e il tripartito, a abbandonare qualunque piano rifor– matore in cambio di un mutamento del fronte internazionale. E serio tutto questo? .Il serio darsi l'aria di ignorare che ai congressi del P.S.I. sono ormai presenti, non solo in sala, ma in molti casi nelJe commis– sioni di lavoro, i membri del P.C.I.? Di ignorare che il modo con cui è diretta la lotta conduce non alla di– stensioru, e. all'alternativa socialista, ma a.lla rottura c all'a.lternativa clccicalc. monarchica? No, tutto questo non è serio, sul piano della discussione obiettiva, o almeno su quello di un certo minimo di corrispondenza tra impostazione pro– pagandistica e politica reale. Certo, nel fondo del cuore di Lombardi una speranza c'è, o una « speranziella », o un « wishful thinking »: che Stalin, messosi d'accordo con gli Americani, or– dini la vera distensione; dopo di che essendosi assicurato il concorso del partito con la propria fedeltà a Sta– lin, resterebbe la possibilità a Lom– bardi e anche a Nenni di fare una politica democratica, con il concorso e l'applauso anche dei comunisti. E, naturalmente, una ipotesi irreale per– ché una « distensione » verrà alla lun– ga solo da un logoramento della volon- • tà offensiva sovietica, da una sparti– zione di zone di influenza assai più severa dell'attuale e giungerà proba– bilmente, soprattutto se molti democra– tici avranno seguito le orme di Lom– bardi, troppo tardi, cioè quando in Europa di democrazia ne sarà rimasta ben poca; ma fa tanto bene sperare, soprattutto quando l'esperienza fatta in campo inttrnazionale è quella dei congressi di Vienna! Che se poi la di– stensione non venisse, anche allora una speranza c'è; è vero che quasi tutti i fedeli comunisti sono finiti, al di là della Cortina, con il nodo scor– soio alla gola, ma vari ex democratici ed ex anticomunisti sono utilizzati tut– tora .1ell'apparato della dittatura, e mangiano e bevono e prosperano : esempi Vishinski, Ehrenburg, Tarlé. Amare ironie a parte, il caso di Riccardo Lombardi non è un caso ec– cezionale o isolato Un po' dappertut– to, le forze rivoluzionarie della Re– sistenza hanno finito per accettare un posto nelle cornici dell'ordine esisten– te, di cui comuoi~ti e P.S.J. sono una parte. Dopo il tentativo del Partito d'Azione, la loro esperienza in seno a partiti socialisti li ha portati spesso a concludere che l'unico modo di esistere era qudlo di essere nella maggioranza, di essere un po' più ortodossi del se– gretario del plrtito, sola condizione per essere tollerati, e anche parcamente uti– lizzati e applauditi. Non tutti hanno resistito in queste condizioni, molti si sono demorali22at1. Ma la responsa– bilità di tutto questo non è solo loro. 'UOVA REPUBBLICA la quindicina parlamentare TRE RITIRATE e un CO lpo di forza La maggioranza mezzo per varare l' approvazi'!ne d. c. costretta a ricorrere ad ogni la legge elettorale e per imporne con procedura inco3tituzionale Q UANDO q111sta brtve noia di cro– naca parlamtntare .sarà Jtampata, la legge el,11orale Jarà !la/a con tullu probabilità già approvata dalla maggio– ranza dega1ptriana della Camera dei Depu1a1i. Tocchtrà poi al Sena/o il giudizio d'appello ed è augurabile che l'altro ramo del Par/amen/o non Ji comporli come Ji comporlò nel 1923 con la « legge A'cerbo ». Prima di 1piegare la tecnica del col– po di Sia/o meua in atJo dal governo e dalla maggioranza che lo soJliene, giova precisare i caratteri diJti11ti11i della riforma maggioritaria. Ci Jervi– remo, a tal uopo, delle precisazioni che /' aulore della legge elellorale fa1ciJ1a del 1923, Giacomo Acerbo, ha dato in ordine alle caratJeriJJiche della 111a legge e a quelle della legge Scelba, nel cono di una conferenza tenuta " Roma, la ,era del 16 1cor10, in 1111 circolo monarchico presieduto da Ro– berto Cantalupo. « Mai e poi mai - ba fatto oue, • riare l'ex gerarca fascilla - avrei immflginato che la maggiore notorietà mi Jarebbe 1Ie1111ta da 1111a legge elet– lor~le della quale Jono comiderato /' ar– tefice principale e per la quale mi fu comminala dal giudice democriJtiano dell'A/Ja Cor/e i,, pen-, capitale». Quindi egli Ji è rifatJo al dibaJlito che t•i fu 51,/ J/10 caJo nell'Al1t1 CorJe per i crimini faJciJJi dopo la Libem– zio11e, diballito dal quale emerse la tni, 1011e1111ta dal giudice dernoai- 11ia110,ucondo la quale egli, Acerbo, 1i era meritata la pena di morte per– ché la Jlla legge elellorale fu il p,-i. mo formidabile colpo di piccone in– ferto all'euritmia proporzio11aliJJa e alla Jradizion, liberale del Rùorgi- 111e,110 italiano. V ero è - ha aggiun10 Acerbo - che i de111ocriJJiani, a diffe– renza dei 1odali11i , dei co11111niJ1i, trovarono comodo di far datare I' ini– zio del faJCiuno vero dal 3 ge1111aio e 11011dalla Ma,-cia JII Roma, E pour cause - ha dello malizio,amente l'inventore del JÙtema maggioritario 1ruflaldino. Se i democwtiani a1•e1- uro adollalo la JteJJa tni 1ulle ori– gini del faJCiJmo J0J/enuta dai co– muniJti e 1ocialisti, molti dei loro ,,ttuali dirigenti e non fra i minori (De Ga1peri, Gronchi, Cingo/ani, ecc.) avrebbero riuhiato di e11ere coinvolti nel proceJJo inlenlato 11i fa1ciJJi che, con m,, si r111ro r11pon1abi/i di a/li rilevanti, contro le istituzioni. Qu111i 1ignori, che a loro diuarico oggi a11triuono di aver votalo come •otarono allora perché falli ugno a prtuioni, chie1ero , olle1111erodal– /' A/Ja Co,-Je la pena capitale per me, .renza badare al fatJo che 3)0 deputati (tra i quali quelli del Par/ilo Popo– lare) 1a11zio11a,-ono nel 1923 il 1istema che porta il nome di Acerbo, ma che in realtà non porla la JJM firma ma quella di J\iuuolini. Se era gitmificata la condanna a morte, perché non donebbe eJJere giu- 1tificata la condanna a morte di Jt1tti gli a/tua/i dirige/I/i della D.C. non 10/0 per il concorJo che del/ero al perfezionamento della legge Acerbo, ma per il fallo, ben più grave, di aver ripe1cato quella legge e di euer- 1e11aJerviti nelle elezioni amminiJtra• Jive e di voleru11e 1ervire in que/le po/iliche? E l'ex ministro di MuJJo– li11i ha a q11eJ10pu1110JJabUita /'iden– Jilà perfetta dei due Jistemi maggio– ritari, il JU0 e quello a cui Scelba ha legato ormai il 1110 nome. Di fronte a 1/ aUJorevole te11i1110- 11ia11zanon ti è che ecliuar1i, pren– dendo allo del _parallelin110che il più q11alificttto dei temici ele11orali faJci– JJi ha JJabi/iJo Ira la vecchia e la n1101°flegge ,frerbo. E 1•e,lia1110 ·,ra alla /emica del colpo di forza meJJo in allo dal governo per stroncare la re1iJte11zaopposta df1i Jellori p,·oporzio11aliui della Camera alla rei11camazio11edella legge Acerbo. leg:;e dr caraJ/erc ,lettomle (a,nmilati lllle leggi co11i111ziona/1) l'art. 72 del/• ,01tit11zront P"tvtde la proctdura nor• male ,be consisti in 11na diJfuuione generale del proget/o di /egg,, nella 1·otazrone per il pauaggio ali'tJam, degli arlicoli, 11el/' efame pu1110 ptr punto di lii/li glr articoli e dei rela– Jivi emendamenti propoJti, nelle uo- 1t1zioni1ui 1ingoli emendamenti e nelle dichiarazioni Jul voto finale. Non è certo una maggioranza !lm– plice anche ,e a110/u1a, di 1111 grup•, parlamentare, q~alificalo ad interp. ·• lare e modif ica,-e un diJpo1to costitu– zio,rale. L'accento è Jtato perciò po. ~l.' dagli omlori proporziònalùti, Ira i quali Za11fagnini, JUlia re1pon1abilil:ì della Pre,idenza della Camera che non può la1ciare chs si modifichi con un colpo di ,emplice maggiora11za la leg- 11• iJJitutiva dello Stato Repubblica11., e, peggio, che /'e,ecutivo ,alpe11i le prerogative eumziali del lsgiJlati.-o. Diciotto mesi d'apparentamento • ID Francia Quesl, tabelle, estralte da Le Monde, mostrano come le destre franc,si, che si trovavano a terra dopo la libtra.:ion,, sono riuscite a riprendere, gra.:ie al premio di mai,ioran:a, il ,ontrollo po– litico del pa,se. I. LugUo 1951-Febbraio 1952: la coa– li:ione gov,r·natiua presieduta da Pl,vfn o da Faure poggia ancora sui partiti « apparextati • dell, elezioni d,l giu1no 1951, svoltesi col sistemo dell'apparen– tamento; ma gra:ie al premio, le de– stre costituzionali possono far, a m,no della collaborazione dei socialisti (SF/O), che appo11iano il governo sen.:a però farne parte, per la prima volta dal t945. Difesa 1lella Libertà? Col preteJJo dr 11ro1uare /' 01truzio- 11i11no (e 01tr11zioniJmo vi Jarebbe stato - 1eco11do i maggiorilari - perché la diJcuJJione è a11da1a pe,· le l1111ghe.EJJi però 0111et10110 di ri– co,·dare che i dirige111idei q11allropar– Jiti ministeriali Ji Jono palleggiati la « maggioritaria » per heu quattro me1i e che, per lo meno, la Camera do– ., ,·ebbe ave,-e diriJli uguali a quelli che hanno in ude privata Oronzo Reale, Paolo Rrmi, Villabl'Jma e Go- 11ella), il governo ha improvvùamente (dopo Ire Jenlatit i falli :I.i Be11iol per mandare a moute gli emendamenti del– /'oppo1izione, andati a v11010) po1ta la fiducia J11ll'i11terochilometrico ar– ticolo di cui JÌ compone la Jlla rifor– ma e/et/orale, p,etendendo che con la fiducia abbina/Il al dùegno di le1,ge e ad alcuni em,ndamenli della mag– gioranza non ancora 1volti, decadrebbe il dirillo dell'oppo1izio11e e de, 1ingoli deputali di JVolgere e far mettere ili 1·otazio11ele modifiche propo!le, Jtam– pate ma non ancora illu1trate. La Cetere pronta a pal'tù-e per disperdere m1U11f'.:sta11ti contro la legge elettorale, o Si tratta in realtà di 1,111a patente oro/azione delle più euenziali prero– gatit·e ricono1tir11e dalla Co1tit11zione (ari. 71 e 72) ai Pa..lame11/ari;perché Je foue 1 1 era la teJi 1oslen11tain aula da Codacci-PiJa11ellia nome della mag– giora11za goz,er,rativa e confutata da 1 arre parli del/' Auemblea, di11e.rebbe pratic:,-:neute aleatorio I'e1erciz10 della iniziativa legiJla11va dei deputati, iu quanto il potere esecmit-o, rol trucco del/' abb111,mze11to della fiducia alle we p,-opom di legge, impedirebbe alla Ca– mera di entrare nel merito delle pro– poJte JteJJe, defraudando il Pa,·lamenlo della Jutt attribuzione eJJenziale. LA leJi del gove1110 poggia 111 u11 sofu111a. Siccome nel 1947 fu meJJa in 1 1 otazione ima mozione di fiduci,1 al go1•er110 in toto e 11011particolar– mente tome Jµ/1111i richieuro, uguale p,-ocedum do, ,·ebbe euere adoJlala per , di,eg111 di leu.e 111cui il governo ha poJJo la fi,Jucia. LA teJi del go– ,,,, 110 però no11 regge, perché la mo– zione è una C0Ja e i diJeg11i di legge 10110 un'altra. Infatti per la mozione di fiducia o .ii ,fiduria la coJtitJ,. zione (ari, 94) preud, 1111a proc,drira par 1 ico/111e, me~,ir~ pn I dtsttm d1 2. Marzo-Dicembre 1952: nella 11•ag• gioran:a Pinay i socialisti non fanno parte del 1overno e PIOn l'appo11ill'flll pi~; sono stati sostituiti nella mag1io– ran:a governativa dai dissidnti 1olli– sti (ARS). 3. Gennaio 1953-... : i socialisti son11 fuori dal governo t dalla mot,ioronu, come prima ma dichiarano di restare; per molto tempo; i golli.sti ortodossi si sono aggiunti ai di.ssidenti nell'appoggù al governo, mtntr, i di.ssid,nti dtll'AR~ sono addirill'ura ,ntrati a far p,u1, d,i fOt-'•NiO

RkJQdWJsaXNoZXIy